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Chiesa di San Donato (Genova)

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La chiesa di San Donato è un edificio religioso cattolico del centro storico di Genova, situato nell'omonima piazza del quartiere del Molo. La sua comunità parrocchiale fa parte del vicariato "Centro Est" dell'arcidiocesi di Genova.

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Chiesa di San Donato (Genova)
Vico di San Donato, Genova Molo

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Liguria, Italia
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Museo di Sant'Agostino
Museo di Sant'Agostino

Il Museo di Sant'Agostino è situato a Genova, in piazza Sarzano, nel complesso dell'ex convento dei frati Eremitani di Sant'Agostino, risalente al tredicesimo secolo, una delle parti più antiche del centro storico del capoluogo ligure. Denominato anche “Museo di Architettura e Scultura Ligure” custodisce opere, prevalentemente scultoree, provenienti da numerosi edifici genovesi, in gran parte religiosi, scomparsi nel corso dei secoli. Sede del museo una serie di strutture facenti parte di un antico complesso conventuale che risale al secolo XIII. Comprende la chiesa di sant'Agostino che risale al 1260, oggi sconsacrata e utilizzata come auditorium. Il complesso va dalla piazza Sarzano, da cui si ha accesso al museo, allo stradone di sant'Agostino e piazza Renato Negri e vico dei Tre Re Magi. L'area del museo è intorno a due chiostri. Il primo ha pianta triangolare e risale al tardo medioevo. Il secondo a pianta quadrangolare risale al seicento. A seguito della sconsacrazione avvenuta all'epoca del dominio napoleonico di fine settecento, il complesso ebbe numerose destinazioni, magazzino militare, officina, laboratorio di falegnameria, teatro dei burattini, finché all'inizio del novecento ne fu decisa la destinazione a museo. Inaugurato nel 1939, fu oggetto di restauro iniziato prima negli anni '20 e '30 affidato a Orlando Grosso e poi proseguito nel dopoguerra negli anni tra il 1977 e il 1992 condotti dallo studio Albini-Helg-Piva, a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale che distrussero un'ampia parte del complesso. La chiesa è stata anche utilizzata come auditorium. All'interno di essa si sono svolti molti spettacoli della cooperativa del Teatro della Tosse. È il museo più importante della scultura in Liguria. Un viaggio nella scultura genovese da quella più antica e tardo medievale sino ai periodi più recenti con reperti dal X al XVIII secolo. Nel museo sono presenti anche alcuni riferimenti ad altri ambiti territoriali. Il percorso museale è anche un viaggio attraverso i resti di antichi edifici religiosi e civili e nella storia dell'architettura del genovesato. Edifici ormai scomparsi come i complessi dei conventi di San Domenico e San Francesco di Castelletto. Particolare interesse hanno le collezioni di affreschi e dipinti e di opere su tavola del periodo dal 1200 al 1500, la collezione di opere in ceramica che è una testimonianza dell'epoca del commercio nel bacino del Mediterraneo. Fra le opere più antiche conservate vi sono i capitelli provenienti dallo scomparso convento di San Tommaso in capite Arenae, posto alla periferia occidentale della città e demolito alla fine dell’Ottocento, in stile bizantino, databili attorno all'anno Mille, ed il pregevole Capitello con leoni attergati proveniente dallo stesso convento, opera di maestranze antelamiche del dodicesimo secolo. Della stessa epoca sono i leoni stilofori dell'originario protiro della basilica di San Siro. Di epoca gotica sono importanti affreschi strappati, provenienti dalle distrutte chiese di Sant’Andrea della Porta (presso Porta Soprana) e di San Michele a Fassolo, attribuiti a Manfredino da Pistoia. Alla stessa epoca appartiene il Monumento sepolcrale di Simone Boccanegra (1363), proveniente dalla chiesa di San Francesco di Castelletto, opera di un anonimo scultore in memoria di Simone Boccanegra, primo doge di Genova, di cui ci tramanda il ritratto grazie alla resa naturalistica del volto del defunto. Dalla cattedrale di Genova proviene il Grifone, o Grifo, opera di un maestro campionese quale simbolo civico, allusivo alla volontà di Genova di alludere contemporaneamente al Papato (simboleggiato dal leone) e all’Impero (l’aquila), con un animale fantastico come il grifo, dalla natura doppia di leone e di aquila. Sempre all'epoca gotica appartiene una delle opere più celebri del museo, i frammenti del Monumento funebre a Margherita di Brabante, moglie dell'imperatore Enrico VII, morta a Genova il 13 dicembre 1311, opera estrema di Giovanni Pisano (1248 - 1315), massimo scultore del Trecento italiano. Del Periodo rinascimentale, il museo ospita una collezione di sovrapporte con San Giorgio e il drago (Seconda metà secolo XV), che ornavano soprattutto i portali delle famiglie più potenti della città, a partire dai Doria. In particolare, l'esemplare più pregevole può attribuirsi ad un autore della famiglia lombarda dei Gagini. Dello scultore Guglielmo Della Porta (1515 - 1577) è presente ll giovane David, che regge la testa decapitata di Golia. Particolarmente ricca è la collezione del periodo barocco, nella quale spiccano numerosi capolavori del maggiore scultore francese dell'epoca, Pierre Puget, attivo a Genova nella seconda metà del Seicento. Fra questi la Madonna col Bambino (detta Madonna Carrega in quanto proveniente dal Palazzo Carrega in Strada Nuova) del 1681, di ascendenza michelangiolesca, il Ratto di Elena, movimentata composizione barocca proveniente dal palazzo di Pantaleo Spinola in Strada Nuova, che rappresenta l'eroina troiana mentre sta per essere caricata sulla nave da Paride, e una serie di busti di imperatori romani. Il Barocco genovese è rappresentato da capolavori dei suoi massimi esponenti quali Filippo Parodi, Francesco Maria Schiaffino, Giacomo Antonio Ponsonelli. All'interno del museo vengono ospitate anche altre mostre periodiche. 2007: Azulejos Laggioni. Ceramica per l'architettura in Liguria dal XIV al XVI secolo. 2008-2009: Shozo Shimamoto Samurai, acrobata dello sguardo 1950-2008. 2010: Ceramiche tra Oriente e Occidente I reperti di epoca medievale e rinascimentale delle Raccolte Civiche. 2011: Bestiario: mitologia del contemporaneo. 2012: Raum Form Licht – Spazio Forma Luce. Mostra sul pittore austriaco Peter Nussbaum. 2013-2014: Le incredibili macchine di Leonardo. Mostra delle macchine funzionanti tratte dai codici di Leonardo da Vinci 2016: Genova nel Medioevo. Una capitale del Mediterraneo al tempo degli Embriaci Dal museo, vi è anche un percorso guidato che col camminamento che porta alle mura del Barbarossa giunge alla Porta Soprana con le due torri di San'Andrea e termina con la visita alla casa di Cristoforo Colombo. Prina V., Sant'Agostino a Genova. Storie di edifici e di luoghi, Genova, Sagep Editrice, 1992, ISBN 978-8870584387 Cerchiari Necchi E., Rosati C., Genova Mia. La città come non è mai stata raccontata. Taddei A. - Il Museo di Sant'Agostino, Faenza, Polaris, 2017, ISBN 978-8860592033 Taddei A., Genova. Museo di Sant'Agostino. Guida alla visita, Silvana Editoriale, 2017, ISBN 978-8836638253 Musei della Liguria Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Museo di Sant'Agostino Museo Sant'Agostino, su museidigenova.it. Museo Sant'Agostino, su coopculture.it. Museo Sant'Agostino (virtuale), su pinterest.it.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie la Nuova
Chiesa di Santa Maria delle Grazie la Nuova

La chiesa di Santa Maria delle Grazie "la Nuova" costituiva, con l'annesso convento delle monache agostiniane, un complesso religioso situato in piazza S. Maria in Passione, nel quartiere genovese del Molo; chiuso all'inizio dell'Ottocento, dopo i restauri terminati nel 2004 ospita il centro studi "Casa Paganini". Il complesso, costruito nel XV secolo, è così denominato per distinguerlo dal vicino santuario di Nostra Signora delle Grazie al Molo. Sulla stessa piazzetta di S. Maria in Passione si trovano i resti della chiesa omonima, quasi completamente distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. La collina di Castello, che vide il primo insediamento urbano intorno alla metà del I millennio a.C. ospitava in epoca medioevale la residenza vescovile e la corte fortificata della potente famiglia feudale degli Embriaci. Tra il XIV e il XV secolo con la decadenza di questa famiglia sul colle si insediarono attività artigianali e commerciali e comunità monastiche. Fu proprio tra la fine del XIV secolo e la prima metà del XV che le canonichesse lateranensi, religiose che seguivano la regola di Sant'Agostino, in gran parte provenienti da famiglie della nobiltà cittadina, acquisirono alcune proprietà su quello che era stato l'insediamento degli Embriaci allo scopo di costruire una chiesa e un convento dedicati alla Madonna delle Grazie. Il complesso, che inglobava i resti di due delle torri degli Embriaci e quelli delle mura preromane, fu costruito nella seconda metà del XV secolo. Nei secoli successivi l'edificio subì numerose modifiche. Particolarmente importante la ristrutturazione iniziata nel 1623, quando le monache, la cui comunità era cresciuta fino a raggiungere il numero di cento religiose, avanzarono una richiesta di fondi al papa Gregorio XV per poter adeguare i locali del convento, segnalando la necessità di ampliare il refettorio, gli spazi di lavoro e la cappella interna ed aumentare il numero delle celle. Altri restauri si resero necessari a seguito dei danni causati dal bombardamento navale francese del 1684. In occasione dell'ampliamento del complesso, nel 1623, le monache fecero costruire, adiacente ad esso, un grande edificio, destinato a scuola per le giovani delle famiglie nobili, che si estende tra salita Mascherona, via Mascherona, vico Alabardieri e vico Vegetti, collegato al convento da un passaggio sopraelevato su via Mascherona; oggi l'edificio, rimaneggiato e sopraelevato, si presenta come un normale caseggiato suddiviso in appartamenti. Il monastero, risparmiato in un primo tempo dalle leggi di soppressione del 1797, venne espropriato nel 1810, quando la ex Repubblica Ligure era stata annessa all'impero napoleonico. Le monache si trasferirono nel vicino complesso di S. Maria in Passione, insieme a quelle provenienti dai monasteri di San Bartolomeo dell'Olivella e Sant'Andrea della Porta, anch'essi soppressi. Gli spazi del convento e l'Educandato furono trasformati in abitazioni, mentre la chiesa, inizialmente utilizzata come caserma, divenne un deposito di legname; trasformata in teatro alla fine dell'Ottocento, fu in seguito tipografia, sala da ballo e palestra, prima di un lungo periodo di abbandono. Il complesso, in grave stato di degrado, fu acquistato nel 1987 dall'Università di Genova, e grazie ad un accordo siglato nel 2001 tra la stessa università, la regione Liguria, il comune di Genova e il Ministero per i beni e le attività culturali, fu completamente restaurato tra il 2003 e il 2004. Al termine dei restauri il monastero è stato in parte destinato all'edilizia universitaria, mentre la zona monumentale, comprendente l'ex chiesa, il coro delle monache e gli spazi adiacenti è sede del centro di ricerca Casa Paganini - InfoMus dell'Università di Genova, su scienza e tecnologia per le arti performative (musica, danza), per la cultura (fruizione attiva di contenuti museali), sistemi interattivi multimediali per terapia e riabilitazione. Nel corso dell'intervento di recupero sono state portate alla luce importanti testimonianze degli insediamenti urbani sulla collina di Castello a partire dal V secolo a.C. fino al Medioevo ed approfondite le conoscenze sulla storia e le tecniche costruttive del complesso, dalla costruzione quattrocentesca, che ha inglobato preesistenti strutture medioevali, alla ristrutturazione seicentesca, fino ai restauri successivi al bombardamento del 1684. I restauri hanno anche recuperato gli affreschi di scuola genovese del XVII secolo, opera di Giovanni Carlone, Bernardo Castello e Giacomo Antonio Boni. Le indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria hanno confermato l'importanza del sito, già attestata dai primi interventi condotti da Nino Lamboglia nel 1952 e proseguiti negli anni sessanta, che avevano messo in luce i resti dell'oppidum preromano. Sotto alla chiesa di Santa Maria delle Grazie è stato rilevato, inglobato nelle fondamenta, un poderoso tratto di muro, dello spessore di 1,80 m, che faceva parte della cortina muraria che cingeva il primitivo abitato, databile tra la fine del VI e la prima metà del V secolo a.C. Questi reperti, situati ad un livello inferiore rispetto alla chiesa, sono visibili in una sala sotterranea, appositamente creata sotto al pavimento dell'attuale auditorium. Di notevole interesse anche i resti riconducibili al periodo medioevale, quando la collina, dopo secoli di abbandono, era divenuta sede del castello fortificato vescovile che le ha dato il nome. Sull'area dove sarebbe poi sorto il monastero, nel XII secolo aveva la sua roccaforte la potente famiglia feudale degli Embriaci, con la sua curia in corrispondenza della piazza di S. Maria in Passione. Nel complesso di S. Maria delle Grazie è inglobata una delle torri che svettavano sull'insediamento degli Embriaci, simile per struttura e tecnica costruttiva a quella ancora esistente, situata poco distante, accanto alla chiesa di Santa Maria di Castello. La torre, datata alla prima metà del XII secolo, ha pianta quadrangolare ed è costruita a conci di pietra squadrati con muri dello spessore di circa 2 metri. Le fondazioni di un'altra torre, di cui sono visibili alcuni conci a bugnato, sono inglobate nell'angolo sud ovest della chiesa, alla base dell'archivolto che dà accesso alla piazza S. Maria in Passione. Dagli scavi sono emersi anche resti di stoviglie di notevole raffinatezza per l'epoca, databili tra l'XI e il XIII secolo, che appartenevano alla dotazione della cucina e della mensa dell'insediamento degli Embriaci. La parte monumentale del complesso ospita dal 2005 il centro di ricerca Casa Paganini - InfoMus dell'Università di Genova ed è aperta a visite da parte del pubblico in giorni specificati nello stesso sito. Si tratta di un esempio suggestivo e culturalmente interessante di riutilizzo di siti monumentali. La chiesa è completamente integrata nel complesso monastico, con l'ingresso su piazza di S. Maria in Passione. Oggi l'ingresso è attraverso un locale posto alla sinistra di quello della chiesa; questo locale, che probabilmente ospitava la tomba della venerabile Battistina Vernazza, era in origine la prima cappella di sinistra della chiesa, ed è decorato con raffinati stucchi settecenteschi. Nella volta un affresco di Giacomo Antonio Boni, ritenuto raffigurare S. Antonio da Padova che ha la visione del Bambino Gesù, anche se l'abito da gesuita del santo fa oggi propendere gli studiosi per S. Luigi Gonzaga o S. Stanislao Kostka. La decorazione si completa con due ovali a stucco con figure femminili, probabilmente Caterina Fieschi e Battistina Vernazza. Da questa cappella un arcone vetrato sulla destra dà accesso alla prima campata della chiesa. La chiesa, sala principale per esperimenti scientifici condotti dal centro di ricerca Casa Paganini - InfoMus, è anche utilizzata per eventi pubblici in sintonia con la missione del centro. Essa conserva, nonostante i vari interventi succedutisi nel tempo, la struttura dell'originario edificio quattrocentesco, a navata unica con il coro delle monache sovrapposto alla prima campata, caratteristiche tipiche delle chiese degli ordini monastici femminili. Con il restauro del 2004 sono stati recuperati gli affreschi sulla volta e sulle pareti della chiesa, degradati dal tempo e dall'incuria da parte dei diversi utilizzatori dei locali. Il restauro è stato eseguito senza operare integrazioni ma lasciando in evidenza le lacune dei dipinti, colorate con intonaco a colori tenui monocromatici. Nella volta sottostante al coro delle monache è un affresco di Giovanni Andrea Carlone raffigurante il Trionfo di S. Agostino sull’Eresia. Dello stesso G.A. Carlone sono quelli nella volta della campata centrale (Incoronazione della Vergine) e alle pareti (Morte della Vergine).. Una ricca decorazione a stucco, attribuita a Taddeo Carlone, orna l'arcone di accesso, la volta e le pareti del presbiterio. La decorazione di queste ultime è formata da una serie di bassorilievi con episodi del Vangelo, solo in parte ancora leggibili. La volta e le pareti del presbiterio sono decorate con un ciclo di affreschi di Bernardo Castello raffiguranti episodi della vita della Vergine, volti a celebrare il ruolo di Maria come corredentrice, come sottolineato dal Concilio di Trento. Sulla parete di fondo, piccoli affreschi di Valerio Castello raffiguranti Angeli con cartigli e simboli vescovili. Nulla rimane invece dei dipinti attestati dalle fonti storiche prima della chiusura del complesso. La tela che si trovava sullo scomparso altare maggiore, raffigurante l'Annunciazione, opera di Giovanni Battista Paggi, è oggi conservata in una collezione privata, mentre il Cristo crocifisso e la Maddalena di Luciano Borzone, che era su uno degli altari laterali, e il dipinto raffigurante L'Angelo custode che indica l'immagine della Vergine dipinta da san Luca, di Giovanni Andrea Ansaldo, che era nella cappella da cui si accede alla chiesa, si trovano nella chiesa di San Rocco sopra Principe; una pala d'altare raffigurante l'Immacolata, opera giovanile di Bernardo Castello, è conservata nella chiesa di S. Maria della Vittoria di via S. Bartolomeo del Fossato, nel quartiere di San Teodoro. Accanto alla chiesa vera e propria si trova la chiesa interna, destinata all'uso esclusivo delle monache, realizzata con la ristrutturazione seicentesca, oggi adibita a foyer dell'auditorium. Al piano superiore si trovano altri ambienti, come la grande sala con soffitto ligneo, che aveva in origine un intonaco a bande bianche e nere, a cui nella ristrutturazione seicentesca è stata sovrapposta una decorazione con finte lesene alternate da raffigurazioni di vedute marine, paesaggi di campagna e composizioni floreali. Queste decorazioni profane, che si ritrovano in ambienti non strettamente collegati al culto, sono coerenti con il gusto artistico del tempo e riflettono il solido legame che univa le religiose alle famiglie aristocratiche di provenienza. Dal piano superiore si accede al coro delle monache, affacciato sull'interno della chiesa, che ospita le tecnologie di Casa Paganini - InfoMus per gli esperimenti scientifici condotti nella chiesa. Un'iscrizione sulla controfacciata riporta che fu realizzato nel 1584 e rifatto nel 1686 poiché gravemente danneggiato dal bombardamento francese del 1684. Gli affreschi alle pareti e sulla volta, raffiguranti Angeli con simboli lauretani e Immacolata Concezione, un tempo ritenuti anch'essi opera di G.A. Carlone, sono stati recentemente attribuiti da G. Bozzo a Giovanni Battista Resoaggi (1662-1732). Battistina Vernazza (1497-1587), monaca agostiniana, figlia di Ettore Vernazza, fondatore dell'Ospedale degli Incurabili; trascorse tutta la vita nel monastero di S. Maria delle Grazie in cui entrò giovanissima. Fu maestra delle novizie e per due volte badessa, dal 1547 al 1553 e dal 1577 al 1581; è nota anche per i suoi scritti letterari e spirituali. La sua causa di beatificazione iniziò nel 1639, ma non venne mai portata a compimento. Le sue spoglie con la chiusura del convento vennero trasferite in S. Maria in Passione ed infine dal 1970 nella chiesa della Santissima Annunziata di Portoria, accanto a quelle di S. Caterina Fieschi. Guida d’Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Genova Molo (Genova) Chiesa di Santa Maria in Passione Casa di Niccolò Paganini Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su ex chiesa di Santa Maria delle Grazie la Nuova Il centro di ricerca Casa Paganini - InfoMus, su casapaganini.org.

Sarzano/Sant'Agostino (metropolitana di Genova)
Sarzano/Sant'Agostino (metropolitana di Genova)

Sarzano/Sant'Agostino è una stazione sotterranea della metropolitana di Genova. È posta nella parte orientale del centro storico, sotto piazza Sarzano e nei pressi della chiesa di Sant'Agostino, oggi sconsacrata e trasformata in museo. Nei dintorni della stazione si trovano anche la facoltà di Architettura, edificata sui resti del convento di San Silvestro (distrutto durante i bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale), la sconsacrata chiesa di San Salvatore e la basilica di Santa Maria Assunta. Inizialmente era denominata solo "Sarzano"; il nome fu poi cambiato in seguito ad una protesta degli abitanti del quartiere. Prima dell'inaugurazione della stazione, la zona di piazza Sarzano non era servita da nessun altro mezzo pubblico. Sul percorso della rete metropolitana, la stazione è intermedia tra le fermate di San Giorgio e De Ferrari , entrambe già operative all'epoca della sua inaugurazione (San Giorgio fu aperta nel 2003, De Ferrari nel 2005). L'inizio della sua costruzione risale al 2001: i lavori procedettero a rilento, anche per via dei ritocchi progettuali in corso d'opera. L'apertura è avvenuta il 3 aprile 2006. Nell'ambito del progetto "La tua metropolitana", nel febbraio 2021 la stazione è stata riqualificata e brandizzata da Terna-Rete Elettrica Nazionale. La stazione è costituita da due banchine laterali, della lunghezza di 80 metri, le quali presentano una marcata curvatura, sono leggermente in dislivello tra loro e con una struttura ad arcate che separa nettamente i due binari di scorrimento, in quanto in questo tratto la metropolitana è stata costruita riutilizzando i vecchi tunnel ferroviari delle Grazie, dei quali segue il percorso. In origine progettata dall'architetto genovese Renzo Piano, la stazione ha poi subito delle migliorie in fase di realizzazione: pannelli di vetro agli ingressi e gli interni rifiniti con piastrelle mosaico color acquamarina in luogo delle classiche mattonelle rosa (tipiche delle stazioni da Brin a San Giorgio) conferiscono alla struttura un aspetto più moderno e luminoso. Sarzano è dotata di due ingressi ben distinti: uno, dotato di ascensore, si affaccia su piazza Sarzano, l'altro è costituito da un lungo tunnel che si apre sulle Mura della Marina. Inizialmente era stato previsto un terzo accesso nella zona di Campopisano, poi non realizzato per mancanza di finanziamenti. La stazione è una delle più profonde della linea, essendo situata circa 27,5 metri sotto l'ingresso di piazza Sarzano e circa 7 metri sotto all'ingresso delle Mura della Marina. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Sarzano/Sant'Agostino Sito ufficiale AMT Genova, su amt.genova.it. Scheda della stazione su Metrogenova - Sito indipendente su metropolitana e trasporto pubblico genovese, su metrogenova.com. URL consultato il 16 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2012).