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Biblioteca di chimica Cesare Pecile

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La Biblioteca di Chimica "Cesare Pecile" è una biblioteca scientifica che si trova a Padova in Via Marzolo. Dal 2003 la Biblioteca fa parte del Polo bibliotecario di Scienze, Farmacologia e Scienze Farmaceutiche dell'Università degli Studi di Padova. La biblioteca conserva, aggiorna, sviluppa e rende fruibile il patrimonio bibliografico e documentario a supporto della ricerca scientifica e dell'attività didattica che si svolgono in Ateneo e in particolare al Dipartimento di Scienze Chimiche. Il patrimonio è costituito da: periodici (2.400 titoli a stampa), libri (13.000 circa), una collezione di volumi storici-rari (3.100 circa) e un centinaio di libri antichi (pubblicazione antecedente il 1830), a cui si aggiungono numerosissime risorse elettroniche (e-book e periodici elettronici) del Sistema Bibliotecario di Ateneo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Biblioteca di chimica Cesare Pecile (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Biblioteca di chimica Cesare Pecile
Via Francesco Marzolo, Padova Stanga

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Luoghi vicini

Chiesa dell'Immacolata (Padova)
Chiesa dell'Immacolata (Padova)

La chiesa della Madonna Immacolata conosciuta anche come chiesa di Santa Maria Iconia, è un edificio religioso che si erge in borgo Portello, ora via Belzoni a Padova. L'attuale costruzione sorse negli anni cinquanta dell'Ottocento su una precedente medievale, dedicata a Santa Maria Iconia che fu prima dei Cavalieri Templari, poi commenda dei Cavalieri di Malta che la ressero, con San Giovanni Battista delle Navi, sino alle soppressioni ecclesiastiche napoleoniche. Al suo interno si conserva il corpo del beato Antonio Manzoni detto "il Pellegrino". La chiesa di Santa Maria Iconia nacque come luogo di culto di una importante precettoria templare che accoglieva i crociati in viaggio, diretti a Venezia e quindi verso la Terra santa. Il primo documento a citarla è datato 1165, mentre il 25 settembre 1174 Gerardino donava alla chiesa 100 soldi, mentre il visdomino Ottaviano il 29 settembre 1182 concedeva a "Santa Maria del Tempio" due mansi. Importante fu l'indulgenza speciale che concesse Nicolò IV il 28 luglio 1290 a quanti avessero visitato il luogo di culto nelle festività mariane e nei conseguenti otto dì. L'ultimo precettore fu fra' Francesco da Piacenza poi, a seguito della soppressione dell'ordine Templare, divenne parrocchiale per un breve periodo sino al 1312 quando divenne, conservando la cura d'anime, commenda dei Cavalieri di Malta che la ressero al 1807, quando fu acquistata da un certo Luigi Gaudio che la convertì ad altri usi. Venne demolita entro il 1834. La chiesa, di modeste dimensioni (metri 16,80 per 9,5) aveva l'abside rivolta verso levante, era praticamente parallela alla vicina strada. Sino alla demolizione conservava ancora aspetto pressoché medievale, senza contare di alcuni interventi che l'alterarono nel 1683. Molto simile alla chiesa di Sant'Agnese, aveva facciata dotata di protiro e forata da un oculo. La fiancata era aperta da piccole finestre alla palladiana e da un portale. Sopra, verso l'abside si ergeva un piccolo campanile romanico. L'interno era dotato di tre altari: sul maggiore vi era l'Assunta con gli Apostoli di Palma il Giovane, su quello di destra Battesimo di Cristo di Paolo Caliari (già a San Giovanni alle Navi) e su quello di sinistra Deposizione di Pietro Damini. La particolare titolazione alla Vergine "Iconia" pare derivare da una deformazione popolare di "cuneus" ovvero appezzamento stretto da due fiumi. L'attuale chiesa fu principiata nel 1854 per volere di don Antonio Troilo su progetto in tardo stile neoclassico dell'architetto Tosini. Si intendeva erigere una nuova sede parrocchiale a sostituzione della chiesa di Ognissanti (che ebbe il titolo di parrocchiale a seguito delle legislazioni napoleoniche) per agevolare quei fedeli che già negli anni '30 dell'Ottocento lamentavano dell'eccessivo decentramento della chiesa di Ognissanti. Si occupò in parte lo spazio della vecchia chiesa di Santa Maria Iconia, a cui i portellati erano molto legati, dando così un senso di continuità alla nuova costruzione che fu inaugurata il 28 novembre 1864. Prima fu titolata ad Ognissanti, ma poi assunse il nome di Immacolata. Nella chiesa confluirono gli arredi e suppellettili delle chiese di Ognissanti e della Beata Elena, tra cui i corpi del Beato Ongarello e del beato Antonio Manzoni detto "il Pellegrino" questo proveniente dalla omonima chiesa di borgo Molino. Oggi la parrocchiale appartenente al vicariato della Cattedrale. È assoggetta alla parrocchia la chiesa della Beata Elena con i titolo di oratorio e la cappella dell'istituto del Sacro Cuore. La chiesa ha la facciata rivolta verso meridione, perpendicolare rispetto alla via. L'imponente costruzione, assai sviluppata in altezza, è stata eretta con particolare opus che alterna l'uso di pietra e cotto. La facciata intonacata è caratterizzata da due coppie di semicolonne di ordine ionico, che reggono un attico decorato da altorilievi raffiguranti vasi sacri, insegne vescovili e papali. Vi si inserisce un'arcata su cui sotto si apre il grande portale e sopra, l'iscrizione che ricorda la titolazione della chiesa. Il severo interno è arricchito da altari e opere provenienti da altre chiese, scomparse e no: oltre all'antica statua quattrocentesca della Madonna dei Barcaroli, due tele di Francesco Maffei (San Giovanni in Patmos e Crocifissione già ad Ognissanti), un'Assunta di Sante Peranda, pala con Madonna con i Santi Mauro e Agnese di Bonifacio de' Pitati, una serie di tele di Gaspare Diziani (Giobbe schernito dalla moglie, Uccisione di Agar, Cacciata di Eliodoro, Miracolo di Gedeone, La veste di San Giuseppe mostrata a Giacobbe, Agar e Samuele). Sopra la grande cantoria, all'interno di una cassa lignea in stile classico, si trova l'organo meccanico opera di Angelo Agostini, databile agli anni intorno al 1865. La facciata è caratterizzata da 27 canne disposte a cuspide centrale con ali laterali, tutte appartenenti al principale 8'. La consolle a finestra è composta da un manuale di 58 tasti in osso ed ebano e da una pedaliera piatta di 24 tasti. Azionamento ad elettroventilatore. Giovambattista Rossetti, Descrizione delle pitture, sculture, ed architetture di Padova, in Padova 1780 Stamperia del Seminario Giannantonio Moschini, Guida per la città di Padova, Atesa editrice AA.VV., Padova Basiliche e chiese, Neri Pozza Editore Giuseppe Toffanin, Le strade di Padova, Newton e Compton Editori Maria Cristina Forato, La chiesa di Ognissanti in Padova AA.VV., Padova, Medoacus Chiese di Padova Diocesi di Padova Monumenti di Padova Cavalieri di Malta Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Beata Vergine Immacolata

Chiesa di Sant'Eufemia (Padova)

La chiesa di Sant'Eufemia ora Palazzo Mocenigo Querini era un edificio religioso di origine paleocristiana che si affacciava sulla strada (ora via) Sant'Eufemia a Padova. La chiesa rovinò durante il XIV secolo. A ricordo della chiesa rimane l'antico toponimo della strada prospiciente chiamata appunto "di Sant'Eufemia". Sui resti della chiesa nel 1540 Antonio Mocenigo intraprese la costruzione di un grande palazzo, concluso poi dal figlio Lunardo, per il quale è documentata una consulenza tecnica di Andrea Palladio. Della chiesa rimane una parte ipogea ed il campanile, trasformato in torrazzo. Nel palazzo morì Ferdinando, ultimo duca di Mantova e nacque Ippolito Nievo. Oggi il palazzo è occupato dal collegio universitario "Lina Meneghetti" Secondo la tradizione il luogo di culto dedicato ad Eufemia martire di Calcedonia, risaliva all'epoca di Prosdocimo primo vescovo di Padova. I ritrovamenti archeologici confermano che la chiesa si principiò sul luogo di un hospitium del III secolo forse già domus nel I secolo (ipotesi mossa da Cesira Gasparotto). Citata nel 1091 non compare nell'elenco delle chiese parrocchiali del 1308. Nel 1440 la chiesa era probabilmente in stato di rudere tanto che l'Ongarello ne notò solo il campanile. La chiesa aveva l'abside orientato a settentrione che comportò il sinuoso andamento della strada. Carlo Frison (1992) ipotizzò una similanza tra l'antico edificio padovano e la primitiva basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Sopra i resti della chiesa Antonio Mocenigo fece costruire nel 1540 un grande palazzo su progetto di Agostino Righetti: questo edificio rispettò i resti della chiesa che vennero inglobati nei piani interrati poi in parte convertiti a cappella, a riverenza del primitivo sacro luogo di cui si conservarono alcune pareti e colonne, ancora visibili. Nel 1557 il figlio di Antonio, Lunardo Mocenigo, fece subentrare nel cantiere Andrea Palladio che lo portò a compimento. Nel 1619, i Mocenigo cedettero l'intero complesso al veneziano Vincenzo Belloni. Belloni, aggregato al patriziato nel 1647, avviò una nuova fase di lavori nel Palazzo, creando tre ampi appartamenti sovrapposti con numerose stanze, gallerie coperte da travi di legno o volte affrescate e camini in marmo. Al XVI e XVII secolo risalgono anche le decorazioni presenti nel palazzo. A metà cinquecento venne decorata l'ala sud da Giovanni Battista Zelotti, affiancato con probabilità dallo specialista in grottesche Eliodoro Forbicini e da Benedetto Caliari. A metà del seicento, invece, venne decorata l'ala nord dal pittore fiammingo Daniel van den Dyck, con Pietro Ricchi e il poco conosciuto Giovanni Battista Accolla. Dopo l'estinzione della linea maschile dei Belloni nel 1673, il palazzo passò ai Battaglia, un'altra famiglia patrizia veneziana che trasformò ulteriormente il palazzo fra sette e ottocento. In quel periodo il Palazzo si legò anche a due figure note. Il 5 luglio 1708 morì nel palazzo Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers ultimo duca di Mantova, poi sepolto nella chiesa di San Francesco Grande. Il 30 novembre 1831 nacque nel palazzo lo scrittore Ippolito Nievo. In due acquisti effettuati nel 1955 e 1962 il palazzo è stato acquisito dall'Università di Padova che l'ha trasformato nel collegio universitario femminile "Lina Meneghetti" su progetto di Daniele Calabi e Giulio Brunetta. Più tardi trasferito all'ESU e chiuso a seguito del terremoto del 2012, il collegio è oggi in ristrutturazione. Chiese di Padova Diocesi di Padova Monumenti di Padova Palazzo Mocenigo - Querini, su salvalarte.legambientepadova.it, Legambiente. URL consultato l'11 settembre 2021 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2021).

Porta Ognissanti
Porta Ognissanti

La Porta Ognissanti (Omnium Sanctorum in latino, detta anche Portello Nuovo o Venezia, comunemente Porta Portello) è una delle porte tuttora esistenti nell'ambito delle mura cinquecentesche di Padova, realizzate dalla Repubblica Serenissima. Sorge nella zona della città chiamata Portello (ossia "piccolo porto", perché detta zona ospitava una sorta di arrivo - restaurato - per le imbarcazioni che collegavano lungo la Riviera del Brenta Padova con Venezia, ma è più probabile la recente ipotesi nel farla derivare al fatto che, precedentemente all'attuale porta, c'era un "Portello" (semplice porta pedonale o quasi). La porta risale al 1519, anno in cui prese il posto della porta Portello Vecchio, situabile nell'odierna via San Massimo. Presenta caratteristiche piuttosto diverse rispetto alle altre porte di Padova del medesimo periodo. Nella facciata che guarda all'esterno della città, è adornata da candida pietra d'Istria, con quattro coppie di colonne a loro volta sormontate da un architrave abbellito da quattro palle di cannone in trachite. A fianco alla base dell'antistante ponte sul canale Piovego a tre arcate, due leoni in pietra bianca montano perennemente di guardia. Nel complesso si tratta di un edificio che dissimula assai bene la sua natura di presidio tattico (in effetti, l'unico elemento funzionalmente collegabile alla guerra è rinvenibile in un paio di "cannoniere" che sfiorano l'acqua). Rimangono leggibili talune lapidi che commemorano le antiche origini della città, elogiandone al contempo il buon governo. Dal 1535 un orologio svetta da una sorta di torrino (vagamente simile a quello del Quirinale), realizzato in pietra di Nanto, costituente la sommità dell'intera costruzione. Nella parte interna della porta, sono ravvisabili tracce di affreschi. Il Portello presentava il bassorilievo di un leone marciano, tipico di queste porte. Staccato dai soldati francesi dopo la caduta di Venezia del 1797, fu gettato nell'adiacente canale. Ripescato, fu messo all'asta e acquistato dalle Assicurazioni Generali che nel frattempo lo avevano adottato come simbolo aziendale. Ora è incassato nella facciata del palazzo delle Generali a Roma, di fronte a Palazzo Venezia. Giuliana Mazzi, Adriano Verdi, Vittorio Dal Piaz, Le mura di Padova, Il Poligrafo editore, Padova 2002, ISBN 88-7115-135-6. Alessandro Baldan, Studio storico ambientale artistico della Riviera del Brenta (da Fusina al Portello di Padova), Edizioni Bertato, Villa del Conte, 1995. Mura di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Ognissanti Sito dell'associazione "Comitato Mura di Padova", su muradipadova.it. Foto delle Mura di Padova, su digilander.libero.it. Foto delle Porte della città di Padova, su digilander.libero.it.

Biblioteca di geoscienze
Biblioteca di geoscienze

La Biblioteca di geoscienze è una biblioteca scientifica che si trova a Padova in via Gradenigo 6. Dal 2003 la biblioteca fa parte delle biblioteche afferenti al Polo di Scienze dell'Università degli Studi di Padova. La biblioteca possiede un ingente patrimonio librario, costituito da periodici, volumi monografici, una collezione di volumi antichi-rari antecedenti il 1830, quattro raccolte di miscellanee, raccolta di tesi di laurea e di tesi di dottorato, collezioni cartografiche. Le principali fasi che hanno portato alla costituzione del Dipartimento e della relativa biblioteca hanno radici profonde che risalgono agli studi dei naturalisti che frequentavano l'Università di Padova, come il religioso domenicano Alberto Magno (1206-1280) o Gerolamo Fracastoro (1476-1553), che aprì una via nuova sull'interpretazione dei fossili. Ma fu dal XVII secolo che illustri studiosi operarono con intenso fervore per dare maggior prestigio all'insegnamento della geologia a Padova. Nel 1869 il prof. Giovanni Omboni (1829-1910), venuto a Padova per ricoprire l'insegnamento di mineralogia e geologia, formò il primo modesto nucleo della biblioteca geologica, donando le collezioni librarie di sua proprietà e la raccolta privata di libri e di carte geologiche del barone Achille De Zigno (1813-1892), acquistate dopo la sua morte assieme alla collezione dei fossili. Dal 1909 Giorgio Dal Piaz iniziò anni di lavoro per trovare dei locali adeguati agli Istituti e ai musei nascenti con proposte e richieste di finanziamento al Ministero e all'Università. Con il sopraggiungere della prima guerra mondiale sorsero inevitabilmente molte difficoltà per l'attuazione di tale progetto. Dopo alcuni anni dalla fine della guerra, nel 1932 la Scuola degli Ingegneri si trasferì dall'antico edificio di Palazzo Cavalli in un edificio situato nella zona del Portello. Fu l'occasione eccezionale per trasferire l'Istituto di Geologia con annesso Museo nella sede di Palazzo Cavalli. Nel 1988 l'Istituto e Museo di Geologia, Paleontologia e Geologia Applicata e l'Istituto di Fisica Terrestre e Geodesia confluirono nel Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica e la biblioteca accorpò le collezioni bibliografiche dei due istituti. Dal 1° gennaio 2007 il Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica e il Dipartimento di Mineralogia e Petrologia sono confluiti nell'attuale Dipartimento di Geoscienze. Palazzo Cavalli fu la sede storica dell'istituto con annesso museo fino al 2010, anno in cui, sotto la direzione del prof. Domenico Rio, si attuò il trasferimento definitivo del Dipartimento di Geoscienze nel nuovo edificio (progettato dagli architetti Camillo Bianchi e Giorgio Garau) vicino all'antica Porta Ognissanti (comunemente detta Porta Portello), lasciando libere le sale per l'ampliamento del museo stesso. La biblioteca annovera tra le proprie collezioni il materiale documentario donato dal prof. Giorgio Dal Piaz (1872-1962) e confluito nell'omonimo fondo. Anche il figlio di quest'ultimo, il prof. Giovan Battista Dal Piaz (1904-1995) ha donato alla biblioteca la propria collezione composta da testi, carte e miscellanee. Sono di particolare rilevanza storica e scientifica i fondi del prof. Giovanni Omboni (in parte già del barone Achille De Zigno) e del prof. Luigi De Marchi composti da miscellanee di prevalente interesse geofisico. La biblioteca dispone di un patrimonio di circa 200 volumi antichi per la maggior parte stampati nei secoli XIX e XVIII, in prevalenza di carattere paleontologico. Attualmente, la biblioteca può vantare un patrimonio librario che comprende oltre 17 000 monografie e 2000 riviste. All'interno dei locali bibliotecari una sala è dedicata alla Cartoteca nella quale sono conservate oltre 19 000 carte geologiche e topografiche, alcune delle quali risalenti al secolo XIX. Le risorse bibliotecarie sono accessibili attraverso il discovery del Sistema Bibliotecario Padovano. La biblioteca ha digitalizzato e reso pubblico parte del suo patrimonio antico e di pregio attraverso la piattaforma Phaidra. Dal 2021 è attivo il portale Mapfly che permette la ricerca nel web su base geografica di quasi 30 000 carte geotematiche e geografiche conservate presso l'Ateneo di Padova e fornisce lo scarico della loro riproduzione digitale, quando lo consentono i diritti, principalmente per la cartografia storica. Per valorizzare le proprie collezioni, il personale bibliotecario promuove iniziative di terza missione a beneficio della cittadinanza Dal Piaz, Giorgio: Guida dell'Istituto e del Museo di Geologia e Paleontologia. Pubblicazione postuma con introduzione di Giambattista Dal Piaz e Giuliano Piccoli, Padova, Società Cooperativa Tipografica, 1971, p. 146 : ill. + 3 tav. Accordi, Bruno, Storia della Geologia, Bologna, Zanichelli, 1984, p. 114: ill. Piccoli, Giuliano & Sitran Rea, L., Il Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica dell'Università di Padova e le sue origini. Padova, Società Cooperativa Tipografica, 1988, p. 76. Roda, Cesare, C'è Padova sugli scudi con la nuova sede del Dipartimento di Geoscienze, in GeoItalia n. 35 - settembre 2011. Achille De Zigno Giovanni Omboni Giorgio Dal Piaz Biblioteca di chimica Cesare Pecile Biblioteca di matematica Università degli Studi di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Biblioteca di geoscienze. Università degli studi di Padova Sito ufficiale, su bibliotecageoscienze.cab.unipd.it. Biblioteca di geoscienze, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico. Sezione cartografia-Mapfly, su bibliotecageoscienze.cab.unipd.it. Sistema Bibliotecario di Ateneo dell'Università di Padova, su bibliotecadigitale.cab.unipd.it. Servizio Bibliotecario Nazionale, su iccu.sbn.it. Archivio Collettivo Nazionale dei Periodici, su acnp.unibo.it. Dipartimento di Geoscienze, su geoscienze.unipd.it. Museo di Geologia e Paleontologia di Padova, su musei.unipd.it. Polo di Scienze, su polodiscienze.wordpress.com. Collezione "Achille De Zigno", su galileodiscovery.unipd.it. Portale Mapfly, su mapfly.unipd.it. Sezione "Ultime notizie" del sito della biblioteca, su bibliotecageoscienze.cab.unipd.it.