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Chiesa di San Martino Vescovo (Oleggio Castello)

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Oleggio Castello Chiesa parrocchiale di San Martino
Oleggio Castello Chiesa parrocchiale di San Martino

La chiesa di San Martino Vescovo, o solo chiesa di San Martino, è la parrocchiale di Oleggio Castello, in provincia e diocesi di Novara; fa parte dell'unità pastorale di Arona. Secondo la leggenda, l'originaria cappella di Oleggio Castello fu fondata nel IV secolo dai santi Giulio e Giuliano. La chiesa, rimaneggiata in epoca romanica, venne interessata da un intervento di rifacimento tra il 1668 e il 1677. La facciata a salienti della chiesa, che volge a ponente, presenta al centro il portale maggiore, abbellito da un affresco soprastante e protetto dal protiro sorretto da due colonne su cui s'impostano degli archi a tutto sesto, e una finestra semicircolare, mentre ai lati si aprono gli ingressi laterali e altrettante finestrelle a lunetta. Annesso alla parrocchiale è il campanile in pietra a base quadrata, la cui cella presenta su ogni lato una monofora ed è coronata dalla cupoletta. L'interno dell'edificio si compone di tre navate, separate da colonne in pietra sorreggenti degli archi a tutto sesto, sopra cui corre la cornice sulla quale si imposta la volta; sono presenti pure quattro cappelle, di cui una ospitante il fonte battesimale e le altre tre dedicate rispettivamente a Sant'Anna, alla Beata Vergine Maria e a San Michele. Parrocchie della diocesi di Novara Regione ecclesiastica Piemonte Diocesi di Novara Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Martino Parrocchia di S. MARTINO V., su parrocchiemap.it. URL consultato il 10 ottobre 2021.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Martino Vescovo (Oleggio Castello) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Martino Vescovo (Oleggio Castello)
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Chiesa parrocchiale di San Martino

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Oleggio Castello Chiesa parrocchiale di San Martino
Oleggio Castello Chiesa parrocchiale di San Martino
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Luoghi vicini

Oleggio Castello
Oleggio Castello

Oleggio Castello (Olesc Castel [u'lɛʃ] in piemontese) è un comune italiano di 2 201 abitanti della provincia di Novara in Piemonte. Il paese si fonda topograficamente in un incrocio di alcune provinciali provenienti dai paesi vicini con la Strada statale 142 Biellese, del quale risulta diviso in due; per inciso la suddetta Regionale segna l'esatto punto di inizio del Vergante (assimilabile alle prealpi) dalla pianura padana: il paese risulta perciò per metà in pianura e per metà lievemente in collina. Fortunata anche la posizione, poiché dista pochi chilometri da Arona, noto centro turistico del Lago Maggiore; negli ultimi anni ha visto crescere notevolmente la sua popolazione proprio per la felice posizione e per l'accoglienza dei paesani. Venne probabilmente fondato dai Celti, poi conquistato dai Romani e infine popolato dai Longobardi, che ne lasciarono il nome antico Olegio qui dicitur Longobardorum. Un ramo della famosa famiglia milanese dei Visconti fu legato fin dal XIV secolo a questo paese e al suo castello (con l'esponente più famoso Giovanni Visconti da Oleggio, signore di Bologna e marchese di Ancona), ramo tutt'oggi esistente e che ottenne il titolo ereditario di marchese nel maggio 1946 con Aldo Visconti di Oleggio Castello. La dignità di comune affonda nella notte dei tempi, salvo un periodo fra il 1928 e il 1947 nel quale venne fuso coi comuni di Paruzzaro e Montrigiasco, con capoluogo a Paruzzaro. Al momento della scissione nel 1947, Montrigiasco rimase frazione, e rimase sotto Paruzzaro fino al 1960, anno in cui diventò frazione di Arona. Il paese poggia la sua economia locale su alcune piccole fabbriche nei dintorni, in prevalenza nel comune del vicino Paruzzaro. Oggi è sostanzialmente un pacifico centro residenziale. Castello Dal Pozzo, antico castello di origine medievale rimodellato nel XIX secolo in stile neogotico Tudor. Abitanti censiti Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Giancarlo Andenna, Castelli di Invorio Inferiore, di Invorio Superiore, di Oleggio Castello e di Paruzzaro, in Da Novara tutto intorno, Andar per castelli, Novara, Milvia, 1982, pp. 392-394. Ospitato su Calameo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Oleggio Castello Sito ufficiale, su comune.oleggiocastello.no.it.

Chiesa di San Siro (Paruzzaro)
Chiesa di San Siro (Paruzzaro)

La chiesa di San Siro, detta anche chiesa dei Santi Marcello e Siro, è la parrocchiale di Paruzzaro, in provincia e diocesi di Novara; fa parte dell'unità pastorale di Arona. L'originaria cappella di San Siro, sorta nel XII secolo, era filiale della pieve di San Giuliano di Gozzano. Tra il 1591 e il 1595 la chiesa venne interessata da un intervento di rifacimento, voluto dal vescovo Cesare Speciano; la consacrazione fu poi impartita dal vescovo Carlo Bascapè in quello stesso 1595. Nel 1874 la volta dell'edificio fu rialzata e decorata, mentre poi nel 1934 si provvide ad abbellire la facciata con quattro statue. La facciata a salienti della chiesa, rivolta a nordovest, è suddivisa da una cornice marcapiano in due registri, entrambi scanditi da lesene: in quello inferiore, preceduto dal protiro sorretto da colonnine tuscaniche, si aprono il portale d'ingresso e quattro nicchie ospitanti le statue dei Santi Siro Vescovo, Francesco d'Assisi, Giuseppe e Marcello Papa, mentre quello superiore è coronato dal timpano triangolare. Annesso alla parrocchiale è il campanile in pietra a base quadrata, risalente alla seconda metà del XII secolo; la cella presenta su ogni lato una bifora ed è coronata da una merlatura. L'interno dell'edificio si compone di tre navate, divise da colonne; qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali l'organo, costruito dalla ditta Franzetti nel 1852, l'altare minore di Sant'Antonio da Padova, costruito nel 1696 ed impreziosito da una statua settecentesca, le due tele ritraenti rispettivamente il Giudizio universale e il Miracolo della mula di Bonvillo, dipinte nel 1648, l'altare maggiore, risalente al 1793, e gli affreschi raffiguranti Cristo Risorto e i Santi Rocco, Antonio Abate, Grato, Marcello Papa, Agata, Giovanni Battista e Lucia. Paruzzaro Diocesi di Novara Parrocchie della diocesi di Novara Regione ecclesiastica Piemonte Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Siro Parrocchia dei SS. MARCELLO E SIRO, su parrocchiemap.it. URL consultato l'8 febbraio 2022.

Mercurago
Mercurago

Mercurago è una frazione del comune di Arona, in provincia di Novara, nella regione Piemonte. Questa frazione del comune di Arona, dal cui centro dista circa 1 km, si sviluppa a 225 metri sul livello del mare in un territorio caratterizzato dalla presenza del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago. Il toponimo pare derivare dall'antroponimo Mercurius, un mercante romano. Prime notizie sul paese risalgono al X o, più probabilmente, all'XI secolo, mentre il castello viene menzionato nel 1223. Nel comune erano comprese anche le frazioni di Dormello e Dormelletto, staccate da Mercurago ed elevate nel comune autonomo di Dormelletto con legge del 1901, in vigore dall'anno successivo. Mercurago fu comune autonomo fino al 1928, anno in cui fu soppresso e divenne frazione di Arona. Degna di nota la Chiesa di San Giorgio, menzionata per la prima volta nel 1351, che sorge su un luogo sacro già ai tempi dell'Antica Roma, fatto testimoniato da due iscrizioni in latino, dedicate a Matrone e a Mercurio, rispettivamente del II e I secolo d.C., e dai resti di un'ara, ora inglobati in un pilastro della chiesa. Nel territorio del paese verso la metà dell'Ottocento ci furono numerose scoperte archeologiche. Nel 1860 vennero ritrovate una palafitta, prima in Italia, e una piroga, conservatesi nella torbiera, risalenti all'età del bronzo. Sull'altura detta Motto Lagone è stata scoperta una necropoli appartenente alla cultura di Golasecca. Nella località Colle del castello sono inoltre stati ritrovati vasi gallici ed una tomba di un guerriero longobardo. È sede del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago. Giancarlo Andenna, Rocca di Arona, castelli di Dormelletto e di Mercurago, in Da Novara tutto intorno, Andar per castelli, Novara, Milvia, 1982, pp. 384-385. Ospitato su Calameo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mercurago Percorsi storici attorno ai Lagoni di Mercurago, su parchilagomaggiore.it.

Paruzzaro
Paruzzaro

Paruzzaro (Parscé in piemontese) è un comune italiano di 2 153 abitanti della provincia di Novara in Piemonte. Paruzzaro è un comune collinare del Piemonte orientale che si trova a circa 334 m s.l.m. al confine con Invorio tra il Lago d’Orta e il Lago Maggiore- comune considerato "Porta" del Vergante - e il vicino basso Novarese. L'etimologia del toponimo è assai discussa. Alcuni studiosi accostano Paruzzaro a “paluciarius”, cioè "palizzata" con riferimento a una probabile origine palafitticola. Altri, invece, rimandano alla voce piemontese “parussina”, nel significato di ‘cinciallegra', dando al toponimo il valore di "luogo ricco di cinciallegre". Dei primi abitanti di quest'area non sono state recuperate tracce certe, anche se alcuni ritrovamenti evidenziano la presenza preromana e romana. Paruzzaro viene citato per la prima volta in un documento del 1034 d.C., dove viene definito "loco Olegio qui dicitur Paruciaro". Invece, in altri documenti, ha più volte assunto l'appellativo di "longobardorum", vista la stretta relazione coi Longobardi. In seguito, una volta passato dai Longobardi ai Franchi, Paruzzaro rientra nel "Comitato di Pombia". È documentata in quel periodo la presenza di un castello. Nel Medioevo passò dalla famiglia Da Castello, prima, e ai Conti di Biandrate, poi. Dalla fine del 1200 fino al 1700, Parruzzaro diventa - insieme a Invorio Maggiore e Superiore, Oleggio Castello, Montrigiasco e Massino Visconti - isola Viscontea e realtà inserita del feudo d'Invorio Maggiore e nella Corte di Massino Visconti. Nel 1928 a Paruzzaro sono stati aggregati, come frazioni, gli abitati di Montrigiasco e Oleggio Castello. Tuttavia, nel 1948, Oleggio Castello torna ad essere comune autonomo mentre Montrigiasco nel 1960 diventa frazione di Arona. A differenza del passato, oggi l'agricoltura è praticata da pochi abitanti. Numerose, invece, sono le aziende operanti nei comparti alimentare, chimico, tessile, delle confezioni, delle calzature, del legno, della carta, della lavorazione di articoli in gomma e in plastica. A Paruzzaro in comune con Oleggio Castello fino al 2007 c'era la sede della Mattel giocattoli, filiale italiana. Chiesa parrocchiale di San Siro Chiesa di San Marcello, chiesa romanica contenente un importante ciclo di affreschi del XV e XVI secolo Le due porte (XIII secolo) di Borgo Agnello, borgo franco che non riuscì ad attrarre abitanti: sorgono a Nord e a Sud della strada Borgomanero-Arona. Parchetto Abitanti censiti Il comune di Paruzzaro comprende le frazioni di Borgo Agnello, già parte del comune di Gattico fino al 1878, San Grato e Sant'Eufemia. Durante il fascismo gli erano stati aggregati due comuni, ovvero Oleggio Castello, che ne fu frazione dal 1928 al 1948, anno in cui riacquistò l'autonomia, e Montrigiasco, dal 1960 frazione di Arona. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Nel territorio comunale è presente l'azienda OMS Group, tra i maggiori produttori al mondo di macchine per l'imballaggio di fine linea. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Paruzzaro Sito ufficiale, su comune.paruzzaro.no.it. Paruzzaro, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa di San Marcello (Paruzzaro)
Chiesa di San Marcello (Paruzzaro)

La chiesa di San Marcello risalente alla fine del X o all'inizio dell'XI secolo, fu parrocchiale di Paruzzaro sino all'edificazione, negli anni 1591-1595 della nuova chiesa intitolata a San Siro divenendo in seguito chiesa cimiteriale. L'interesse artistico dell'edificio è legato al bel campanile romanico e al vasto ciclo di affreschi risalenti al XV e XVI secolo, che ricopre quasi interamente le pareti interne L'edificio presenta una struttura romanica, con la facciata a capanna, una navata unica che termina con l'abside semicircolare, costruita interamente con conci di pietra. Sul fianco nord della chiesa s'innalza un alto ed elegante campanile la cui superficie è suddivisa in specchiature da cornici di archetti pensili, secondo il tipico stile romanico di scuola comasca. Il primo documento attestante l'esistenza della chiesa - reperito nel capitolo di Gozzano - risale al 10 ottobre del 1034: esso notifica una donazione eseguita da due coniugi in favore della chiesa di San Marcello di Paruzzaro Nei secoli la chiesa ha conosciuto numerosi rifacimenti che, tuttavia, non hanno modificato troppo la sua fisionomia. Intatta è rimasta la struttura del campanile costruito verosimilmente tra il 1050 e il 1075, con murature nelle quali non si trovano ciottoli o materiale di recupero, ma solo pietra spaccata, messa in opera secondo corsi orizzontali. L'alta costruzione è suddivisa in più piani dalle arcate cieche e dalle aperture che alleggeriscono l'edificio. Le finestre che si aprono sulle pareti sono di grandezza crescente: si parte dalle feritoie dei piani inferiori, per passare poi alle bifore di diversa grandezza degli ultimi due piani. Anche l'abside semicircolare ha mantenuto intatta l'originale fisionomia romanica, con la sua superficie esterna decorata da archetti pensili e lesene, e con le tre finestre a feritoia dalla strombatura molto profonda. L'apparato di pitture a fresco che ornano, all'interno della chiesa, le pareti della navata e dell'abside fu realizzato nel corso del XV secolo sino ai primi decenni del secolo successivo. Numerose sono le notizie storiche sulla chiesa che derivano dalle visite pastorali del vescovo di Novara. Nella sua visita del 1595 il vescovo Bescapè – sempre attento al decoro delle chiese della sua diocesi - ordinò di sostituire il vecchio soffitto fatto di tegole a vista con una copertura a cassettoni: l'opera, tuttora visibile, fu realizzata nel 1608 ad opera della bottega di "Mastro Marcello Merino" di Paruzzaro. Con la visita di mons. Taverna nel 1618 viene ricordata l'indulgenza concessa dal papa nel 1524, e riportata sopra l'immagine di san Marcello raffigurata su uno dei pilastri dell'arco trionfale. La chiesa ha subito innumerevoli furti nel corso degli anni, con danni agli affreschi e in generale alla struttura dell'edificio. Nel 2021 diversi errori nel rifacimento del tetto della sagrestia hanno causato alcune infiltrazioni d'acqua nella chiesa, con gravi danneggiamenti degli affreschi della parete est. La chiesa contiene al suo interno uno straordinario complesso di affreschi che documentano bene l'operato di botteghe attive nel vercellese e nel novarese tra il XV e il XV secolo. Recenti restauri hanno restituito agli affreschi una sufficiente leggibilità dei soggetti, dei colori e delle tecniche utilizzate. Alcuni frammenti pittorici rinvenuti durante i restauri, posti nella parte bassa della parete sud vicino alla Crocifissione e alle immagini limitrofe di santi, testimoniano l'esistenza di affreschi trecenteschi ricoperti dalle pitture più tarde. Gli affreschi più antichi che si sono conservati sono quelli che ricoprono interamente la parte superiore della parete sud: si tratta di una grande raffigurazione delle Scene della Passione da leggere da sinistra verso destra percorrendo l'intera navata, come un grande libro fatto di immagini che si offre - anche per la grande massa degli illetterati a quel tempo presente tra i fedeli - alla meditazione sul racconto evangelico. L'evidente intenzione pedagogica del ciclo è da riferirsi verosimilmente alla predicazione francescana incentrata sull'"Imitatio Christi". Gli affreschi sono databili tra il 1450 e il 1470, il loro autore è stato identificato con il cosiddetto "Maestro della Passione di Postua", il cui nome convenzionale è legato ai dipinti presenti nella chiesa di San Sebastiano a Postua (provincia di Vercelli), nonché a quelli dell'ex oratorio di San Quirico a Sostegno (ora staccati e ricoverati al Museo Borgogna) Il linguaggio pittorico del "Maestro della Passione di Postua" è caratterizzato da modi gotici, espressi in forma ingenua e popolare. Di grande interesse storico, sulla parete nord della navata, è il dipinto che raffigura una Madonna del latte, seduta in trono con a fianco San Grato e San Rocco: si tratta infatti di un'opera datata (1488) e firmata dal pittore Giovanni Antonio Merli, uno degli esponenti più importanti all'altezza degli ultimi decenni del Quattrocento in terra novarese. Si tratta di un artista nel quale si avverte l'attenzione per le novità artistiche del Rinascimento lombardo. L'affresco costituisce verosimilmente un "ex voto" della gente del paese come ringraziamento per lo scampato pericolo della peste degli anni precedenti (come attesta la presenza della figura di San Rocco). Gli affreschi eseguiti come decorazione dell'arco trionfale e dell'abside, nonché quelli presenti nella fascia inferiore della parete sud sono opera di una delle più impostanti botteghe novaresi attive all'inizio del XVI secolo, quella dei fratelli Cagnola. L'elevata qualità artistica riscontrabile in molte parti di tali dipinti, hanno convinto la critica a ritenerle opera di Sperindio Cagnola, il più dotato dei fratelli, che poté valersi di un importante alunnato presso Gaudenzio Ferrari. Si ritiene che gli affreschi siano stati eseguiti tra il 1514 e il 1524, dunque proprio all'altezza degli anni di apprendistato presso Gaudenzio Ferrari. Di grande effetto visivo, per cogliere subito l'attenzione di chi entrava in chiesa, sono gli affreschi dell'abside, con la figura di Cristo pantocratore posta al centro del catino e circondata dal Tetramorfo, vale a dire dai simboli dei quattro evangelisti. Nella raffigurazione un po' ieratica degli Apostoli, ciascuno recante un cartiglio con un verso del Credo, si avverte un qualche sforzo di connotazione psicologica dei soggetti. Nello zoccolo alla base del tamburo absidale sono raffigurate le Opere di misericordia, in conformità ad un'opzione iconografica molto diffusa nel territorio novarese. In tali scene il pittore riesce a tradurre il precetto morale del soccorso alle persone più umili in scene improntate ad un naturalismo nordicizzante, nel quale si intravede la lezione gaudenziana. Nel ciclo di affreschi qui realizzato, Sperindio esprime la sua migliore qualità artistica nella rappresentazione escatologica del Giudizio Universale, rappresentazione che occupa un ampio spazio della parete sud. Si tratta di una composizione complessa, che dovette essere a lungo discussa con il committente, ricca di insolite suggestioni iconografiche. Vi si osserva la figura Dio Padre che reca in una mano la spada della Giustizia e con l'altra regge una fiaccola accesa che rivolge in basso ad alimentare le fiamme eterne dell'Inferno. Alla sua destra è posta la Madonna (inconsuetamente rappresentata con i seni scoperti) e dietro di lei una fitta schiera di sante e santi (vi si riconoscono Santa Caterina d'Alessandria con la ruota, San Pietro martire, Sant'Orsola, San Francesco d'Assisi, e altri); in fondo alla schiera è posta la figura di San Pietro (simbolo della Chiesa) che aiuta le anime salvate a salire in Paradiso. Alla sinistra del Padre, inginocchiate e rivolte verso di lui, sono raffigurate le figure di Gesù e di San Giovanni Battista contornate da angeli che recano i simboli della Passione. Al di sotto del regno dei beati, sulla destra, si osserva, l'Arcangelo Gabriele che pesa le anime e che ne decreta il destino con l'aiuto di un Angelo accompagnatore. Alla sinistra i dannati che vengono introdotti, da un altro angelo vestito con corazza, nella mostruosa Porta dell'Inferno nella cui raffigurazione si fondano tra loro inquietanti figure di animali. Tra le fiamme eterne, alimentate dalla fiaccola del Padre, si osservano le Anime dannate tormentate dai diavoli. R. Cavallino, D. Godio (a cura di), Quaderni de "i sentieri del passato", Edizioni provincia di Novara, 2003, pp. 43-48 (il testo è disponibile in rete) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Marcello Quaderni dei "i sentieri del passato", pp. 43-48 Pagine sulla chiesa accessibili dal sito ufficiale del Comune di Paruzzaro [3]; [4]; [5]

Montrigiasco
Montrigiasco

Montrigiasco è una frazione di Arona, un tempo comune autonomo. Nel paese si trovano la Chiesa di San Giusto di epoca romanica, ripetutamente rimaneggiata, con un portico risalente al 1770 e l'oratorio di San Rocco, affrescato con dipinti del Cinquecento. Il piccolo centro abitato si trova all’altitudine di 424m s.l.m. a 4,20 km dal nucleo abitato di Arona, a 0,98 km dalla frazione di Mercurago e a 2,30 km dalla frazione di Dagnente. La frazione è servita dalla strada provinciale che la collega con Dagnente e Arona, e da un servizio autobus gestito da Autoguidovie. In passato si chiamava Monte Olegiasco o Monte Oleggiasco. Oleggiasco è un toponimo di origine longobarda, mentre la parola Monte si riferisce al fatto che è situato sopra un monte sovrastante Oleggio Castello, del cui territorio faceva parte durante la dominazione dei Visconti. Fino al 1928 Montrigiasco fu un comune autonomo; in quell'anno fu integrato al comune di Paruzzaro, situazione che rimase immutata fino al 1960, anno in cui divenne frazione di Arona, in provincia di Novara. Il 16 marzo 1945 fu teatro della cosiddetta Strage di Montrigiasco. Nella parte più esterna a nord ovest della frazione sorge una piccola chiesetta costruita nel 1650 e ristrutturata negli anni 1950 a causa dei danneggiamenti riportati dalla seconda guerra mondiale. Gli edifici storici di Montrigiasco sono: La chiesetta in via Madonna delle crocette di epoca secentesca. La chiesa di San Giusto che si sviluppa a sud della città, costruita in epoca romanica; è il principale punto di riferimento dì Montrigiasco. Il cimitero, che si trova in prossimità della chiesa di San Giusto. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Montrigiasco Scheda sul sito ufficiale del comune , su comune.arona.no.it. Informazioni varie , su click-arona.com.

Parco naturale dei Lagoni di Mercurago
Parco naturale dei Lagoni di Mercurago

Il parco naturale dei Lagoni di Mercurago, noto anche semplicemente con il nome di Parco dei Lagoni, è un'area naturale protetta situata sul versante occidentale del Lago Maggiore in una zona collinare del Piemonte, tra i comuni di Arona, Dormelletto, Comignago e Oleggio Castello. Dal 1980 il parco è un'area naturale protetta e nel 2011 è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, rientrando tra i 111 siti palafitticoli preistorici localizzati attorno alle Alpi. Il Parco comprende una serie eterogenea di ecosistemi: la zona umida, ricca di stagni, torbiere e paludi, rappresenta il vero cuore pulsante del parco; nei prati e nei pascoli si coltiva e si pratica l'allevamento di cavalli da corsa, il tutto in un contesto poco urbanizzato e ricco di boschi e brughiere. Il Parco naturale si estende su di una superficie di circa 473 ettari circa, sulle ampie colline moreniche - vecchie di oltre diecimila anni - che circondano la parte piemontese del Lago Maggiore. Tale area naturale, che si sviluppa su più comuni del novarese, è poco lontana dal centro di Arona e ha come accesso principale Mercurago (frazione di Arona). La natura, che domina incontrastata nel Parco, non è stata scalfita da quelle attività umane residuali esistenti che, pertanto, si sono integrate in maniera esemplare. L'accesso principale al Parco dei Lagoni è quello della sede e del centro visite, in via Gattico 6 a Mercurago, frazione di Arona. L'area è annunciata da una serie di cartelli segnaletici (marroni con scritta bianca) e da stemmi con il martin pescatore. Con l'istituzione dell'area naturale protetta, nel 1980, si è riusciti a preservare una flora che tutt'oggi è ancora ricca di specie vegetali più o meno rare, tipiche di alcune zone umide. Tra queste, infatti, si possono annoverare la castagna d'acqua, le tife, mazzasorda, la cannuccia di palude, le ninfee, i carici e i mughetti. Il tutto in un contesto, quello del Parco dei Lagoni, ricco di boschi caratterizzati dalla presenza di querce, castagni, betulle, frassini, e di conifere. Molti sono anche i funghi presenti nel sottobosco. Importante nota è in ultimo costituita dal fatto che è stata rinvenuta una particolare specie di fungo: il Crepidotus roseornatus, unico esemplare presente in Italia. Nel corso degli anni il Parco dei Lagoni, protetto dalle politiche di edificazione e urbanizzazione, è riuscito a dare asilo a diverse specie di animali, tra i quali: mustelidi, rapaci, roditori, anfibie (rana rossa, rana verde, raganella e rospi) e oltre 113 specie di uccelli migratori e stanziali. Accanto a questa fauna di tipo "spontaneo" sono collocati i pascoli e i maneggi allestiti, alcuni decenni fa, da Federico Tesio come centri per l'allevamento di cavalli. Il Parco dei Lagoni, inoltre, rappresenta un interessante insediamento preistorico e archeologico. Nel corso degli anni, infatti, sono stati rinvenuti diversi insediamenti, risalenti all'età del bronzo e alcune domus romane. Nel 1860, nella torbiera del Lagone, sono stati rinvenuti - per la prima volta in Italia - i resti di alcune palafitte (impalcati di legno e pali sprofondati nel limo e nella torba). Oltre alle palafitte, nel tempo, sono stati recuperati una piroga scavata in un tronco, vasi di ceramica, resti di ruote di carri agricoli e di un carro da combattimento, spilloni per capelli, pugnali, una spada e una punta di lancia in bronzo. Il territorio è gestito dall'Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore ed è protetto insieme al Parco naturale della Valle del Ticino, alla Riserva naturale speciale Fondo Toce, alla Riserva naturale speciale dei Canneti di Dormelletto e, infine, alla Riserva naturale orientata di Bosco Solivo. Nella zona è stato istituito il Sito di interesse comunitario SIC Lagoni di Mercurago (IT1150002). Aree naturali protette del Piemonte Elenco delle riserve naturali regionali italiane Siti di interesse comunitario del Piemonte Riserva naturale speciale dei Canneti di Dormelletto Riserva naturale speciale Fondo Toce Siti palafitticoli preistorici attorno alle Alpi Villaggio delle Macine Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco naturale dei Lagoni di Mercurago Sito ufficiale, su parcoticinolagomaggiore.it. URL consultato il 15 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2015). Parco naturale dei Lagoni di Mercurago su www.parks.it, portale dei parchi italiani