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Case di Trento

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Italy provincial location map 2016
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Case di Trento è una frazione del comune italiano di Giulianova, nella provincia di Teramo, in Abruzzo. Il borgo nacque nella prima metà del XVIII secolo, quando venne costruita una cappella a servizio di un nucleo poderale che si stava andando a formare, in memoria del concilio di Trento. La località prese così il nome di Case di Trento, anche se non raramente la si ritrova menzionata come Case di Trenta. Lo sviluppo maggiore della frazione si ha avuto però nel corso del XIX secolo. Fino al 1987 era presente anche una scuola elementare, ad oggi utilizzata solo all'occorrenza per l'allestimento del seggio elettorale locale. La chiesa principale della frazione è dedicata alla Santissima Trinità e venne costruita in origine come cappella nella prima metà del XVIII secolo, per ricordare la controriforma. Storicamente sede parrocchiale, venne successivamente annessa alla parrocchia di Maria Santissima degli Angeli di Mosciano Sant'Angelo. L'edificio presenta una facciata a capanna in laterizio, con un colonnato che va a formare il portico che precede il portone d'ingresso. Sulla parte superiore della facciata si trova scolpita la scritta «SS. Trinitas Unus Deus» e, immediatamente sopra, una nicchia ad arco a tutto sesto contenente la statua di Maria. La lunga navata è frutto di vari ampliamenti e interventi di ristrutturazione operati durante i secoli. Sul retro svetta un piccolo campanile a vela dotato di due campane. A circa 1 km dal centro urbano c'è un Ex-Tiro al piattello ormai dismesso da anni, voluto nel 1987 dall'amministrazione comunale di Giulianova.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Case di Trento (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 42.74644 ° E 13.93236 °
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Indirizzo


64021
Abruzzo, Italia
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Italy provincial location map 2016
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Stadio Rubens Fadini
Stadio Rubens Fadini

Lo stadio "Rubens Fadini" è lo stadio comunale di Giulianova (TE). Ospita le partite casalinghe del Giulianova ed ha una capienza di 4.347 posti. Costruito nel 1923 e inaugurato nel 1924, all'inizio era uno spiazzo chiamato Campo della Fiera, ed ha di certo rappresentato nel corso degli anni uno dei maggiori punti di forza della compagine abruzzese, che ha sempre potuto contare su di un pubblico a ridosso del campo. A tal proposito fu popolarmente denominato "Lu callarò" (il calderone), poiché quando era pieno, si diceva ribollisse. Lo stadio, dopo aver abbandonato nel dopoguerra il nome Castrum, risalente al periodo fascista, assume il nome più generico di Comunale. Fu nel novembre 1951 che assunse la denominazione attuale di "Rubens Fadini", in ricordo del giocatore perito, insieme con gli altri atleti dell'indimenticabile Grande Torino, nella nota tragedia di Superga del 4 maggio 1949. La tribuna centrale viene costruita nel 1954, negli anni sessanta fu coperta e ai lati vennero edificati due settori di tribuna laterale. Nel 1970 iniziarono i lavori per il settore distinti così come sono oggi. Invece nel 1985 fu abbattuta la vecchia tribuna, rimpiazzata da una totalmente coperta nel 1986. La costruzione della Curva Ovest avviene nel 1994 e inaugurata nell'incontro contro il Livorno del campionato 1994-1995. Nel settembre 2021, esternamente lo stadio, è stato realizzato un grande Murale opera dell'artista Marco Tentarelli e dedicato ad alcuni personaggi storici del calcio giuliese, tra cui il presidente Tiberio Orsini, Danilo Di Vincenzo, Renato Curi, Giovan Battista Fabbri, Emilio Della Penna, Roberto Vernisi, Adelmo Capelli. In alto alla struttura è stato ritratto il logo originale. Nel maggio 2024, nei locali attigui allo Stadio Fadini e per il Centenario del Club, è stato inaugurato un museo sulla storia del calcio giuliese. Lo stadio venne intitolato a Rubens Fadini in onore di uno dei grandi calciatori della formazione del Grande Torino, purtroppo scomparso nella Tragedia di Superga, da un'estrazione a sorte scaturita da un'urna, in cui un ragazzo del posto scelto a caso, estrasse un bussolotto con il nome del calciatore. Successivamente, la decisione fu presa e diramata all'ingresso delle tribune, tramite un megafono, alla presenza di autorità politiche, religiose e militari, e un compagno di squadra di Rubens Fadini ai tempi del Venezia, il giuliese Giannino Di Teodoro, tenne un discorso di commiato all‘indirizzo dello sfortunato giocatore ferrarese scomparso. Incontro amichevole contro il Teramo dell'11 novembre 1951 (2-1). Lo stadio contiene 4.347 posti (di cui 2700 omologati) ed è così suddiviso: Tribuna (Centrale, Laterale Est e Laterale Ovest): 790 Distinti (settore ospiti): 375 Distinti (tifosi di casa): 710 Curva Est (già settore ospiti): inagibile Curva Ovest (tifoseria di casa): 825 Disabili: 6 posti TOTALE 2700 posti omologati. Di questi, le due tribune laterali e la tribuna centrale godono di copertura, mentre gli altri settori sono scoperti. Il tifo locale si concentra tutto in Curva Ovest (dal 1994, anno di costruzione della curva, precedente prendeva posto nel settore Distinti), mentre gli ospiti vengono fatti sistemare nei Distinti Est. La Curva Est è inagibile dal 2010. Nell'estate 2021 lo stadio è stato sottoposto ad ampi lavori di manutenzione riguardante tutti i settori, gli spogliatoi e il manto erboso, inoltre nel 2024 è stato messo a norma il settore distinti. Posti a sedere totali: 4.347 (omologati 2.700) Larghezza campo: 68,00 m Lunghezza campo: 105,00 m Fondo: Erba Copertura campo: Scoperto Nel 1973 il Giulianova di Fabbri affrontò il Genoa. Le formazioni: Giulianova: Candussi, Carloni, Giorgini, Bertuccioli, Agostinelli, Caucci, Vernisi, Curi, Santonico, Alessandrini, Conte. All.: Fabbri. Genoa: Lonardi, Manera, Ferrari, Derlin, Benini, Garbarini, Perotti, Piccioni, Listanti, Simoni, Corradi. All.: Silvestri. Nel 1975 ci fu un'amichevole di lusso fra il Milan di Gianni Rivera (il quale però non fu schierato) ed i padroni di casa. Il Milan schierava in porta il giuliese Franco Tancredi, in seguito ceduto alla Roma. Le formazioni titolari furono le seguenti: Giulianova: Restani, Perazzini, Giorgini, Bertuccioli, Tancredi, Caucci, Ciccotelli, Bernardini, Iachini, Tartari, Grop. All.: Corelli. Milan: Tancredi, Sabadini, Citterio, Zecchini, Bet (61' Allievi), Busnardo (31' Collovati), Gorin (51' Sartori), Biasiolo, Bigon, Lorini, Ferraris (46' Skoglund). All.: Giagnoni. Nel 1989 la Juventus di Zoff, Cabrini e Altobelli, giocò al Fadini un'altra storica amichevole. L'incontro contro i locali, disputato in notturna e in uno stadio gremito, vide la vittoria dei bianconeri per 4-2. Nelle file juventine giocò anche il giovane giuliese Federico Giampaolo, il quale fornì un assist ad Altobelli. Le formazioni: Giulianova: Pisano (D'Arcangelo), Tribuiani, Netti, Iaconi (Statuto), De Angelis (Casimirri), Marco Giampaolo, Ruffini (Pinciarelli), Voltattorni, Faraone, Minincleri (Bonomo), Damiani (Di Giannatale). All.: Oddo. Juventus: Tacconi (Bodini), Bruno, Cabrini, Galia (Napoli), Brio, Tricella (Favero), Mauro (Magrin), Rui Barros (Buso), Altobelli, Zavarov (Federico Giampaolo), De Agostini (Marocchi). All.: Zoff. Nel 1999 il Fadini ha ospitato, con diretta RAI, il match dell'Italia Under-21 contro la Bielorussia Under-21. La formazione di quell'anno, che avrebbe vinto i successivi europei, era guidata da Marco Tardelli, e possedeva giocatori che sarebbero diventati campioni di livello internazionale. L'undici azzurro titolare era composto da: Christian Abbiati, Alessandro Grandoni, Luca Mezzano, Marco Zanchi, Cristiano Zanetti, Gennaro Gattuso, Gennaro Scarlato, Roberto Baronio, Nicola Ventola, Andrea Pirlo e Gianluca Zambrotta. Nel 2002 ci fu il bis, con il match degli azzurrini contro i pari età della Turchia. Quella volta, sotto le direttive di mister Claudio Gentile, c'erano, tra gli altri, Marco Amelia, Cristian Zaccardo, Daniele Bonera, Paolo Cannavaro ed Angelo Palombo. Due volte gli azzurrini di Sergio Vatta furono ospiti al Fadini, per le qualificazioni e per la fase finale del Campionato europeo Under-19, che si giocò in Grecia e vide l'Italia arrendersi solo in finale, alla Spagna. I convocati a quella spedizione furono: De Sanctis, Baronio, Zauri, Ambrosini, Margiotta, Giubilato, Farabegoli, Stancanelli, Longo, Pesaresi, Scarlato, Buffon, C. Zanetti, Pirlo, Cernicchi, Di Donato, Magnani, Mutarelli e Totti. Dal 23 al 29 ottobre 2009 il Fadini ospita il torneo di qualificazione al Campionato europeo Under-17, gruppo 9. Vengono disputati i seguenti incontri: Italia-Moldavia 5-0, Moldavia-Norvegia 0-0, Norvegia-Italia 2-0. Il girone è completato dalla Grecia. Lo stadio è stato campo neutro dei seguenti eventi sportivi: Pescara - Como 2-0 (30 ottobre 1994, Serie B 1994-1995); Castel di Sangro - Chievo 0-4 (22 marzo 1998, Serie B 1997-1998); Hatria - Notaresco 1-3 (12 maggio 2007, finale Play-Off Eccellenza Abruzzo 2006-2007); Pescara - Sorrento 1-1 (26 aprile 2009, Lega Pro Prima Divisione 2008-2009); Pescara - Pistoiese 2-0 (10 maggio 2009, Lega Pro Prima Divisione 2008-2009); Castelnuovo - Santegidiese 1-1 (12 maggio 2019, finale play-off Promozione Abruzzo 2018-2019). Lo stadio Rubens Fadini ha ospitato i seguenti concerti: Pooh, estate 1980; Luciano Ligabue, primi anni '90; Antonello Venditti, 6 agosto 2005, Campus Live Tour; Caparezza, 30 giugno 2006 (piazzale retrostante lo stadio); Ivano Fossati, 9 agosto 2006; Premiata Forneria Marconi, 3 agosto 2007. Cesare Marcello Conte, Walter De Berardinis, Sandro Galantini, Il calcio a Giulianova dalle origini al 1960, a cura di Sandro Galantini, Pescara, Paolo de Siena editore, 2004. Maurizio Franchi, 1971-1996 - 25 anni di vittorie, Giulianova, Digiprint Group, 2004. Rubens Fadini Giulianova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Rubens Fadini

Museo civico archeologico Torrione la Rocca
Museo civico archeologico Torrione la Rocca

Il torrione la Rocca è un monumento di Giulianova che attualmente ospita la sezione archeologica dei musei civici della cittadina. Il torrione fa parte del rione della “Rocca”, posto nel punto più elevato di Giulianova e che conserva i resti della roccaforte, realizzata alla fondazione della città negli anni '70 del quattrocento da parte del duca Giulio Antonio I Acquaviva d'Aragona. La roccaforte presentava originariamente otto torrioni circolari collegati da mura a scarpa protette da fossati, secondo gli schemi di architettura militare finalizzati a far resistere le muraglie ai colpi delle armi da fuoco. Il torrione della Rocca è uno dei tre torrioni che sono sopravvissuti al corso del tempo, dato che il recinto murario è andato quasi interamente perduto a causa del cedimento di diversi punti della struttura, insieme al torrione di Porta Napoli e quello inglobato nella fabbrica tardo ottocentesca di Palazzo Re. Dal 3 Marzo 2001 il torrione ospita la sede della sezione archeologica del Polo Museale Civico, dove sono conservati i reperti della città romana di Castrum Novum Piceni, fondata dai romani attorno al 290 a.C. alla foce del fiume Batinus, l’odierno Tordino, a sud della città. Il Torrione fu costruito in tecnica mista di pietrame e laterizio. Faceva parte di un quadrilatero irregolare di circa 200 x 270 m inclinato verso il mare, con i lati minori perpendicolari alla linea costiera ed i maggiori allungati lungo i lati del crinale. Come parte integrante della cinta difensiva, il torrione presenta le caratteristiche teorizzate da Leon Battista Alberti, con una base ampia e costituita da grandi pietre e con i profili inclinati, per far sì che i proiettili di artiglieria vengano deviati, superando le vulnerabilità delle strutture squadrate medievali. Da questo punto di vista, lo schema difensivo giuliese presentava tutte le caratteristiche tipiche di altre strutture abruzzesi di età aragonese. Il torrione presentava in origine una merlatura, attualmente sostituita con una balaustra. Le aperture in laterizio, corrispondenti alle antiche feritoie, sono state realizzate quando la torre venne utilizzata come civile abitazione. All'interno, i due ambienti circolari, con un diametro di poco più di 6 m e un'altezza di circa 5 metri, presentano due volte differenti: quella inferiore presenta una crociera centrale che si innesta con delle unghiature angolari, mentre quella superiore è a cupola. Mario Bevilacqua, Giulianova, Electa Napoli, 2002. Sandro Galantini, Giulianova monumentale, in Guida turistico-culturale di Giulianova, Comune di Giulianova, 2007. Giulio Antonio I Acquaviva d'Aragona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su museo civico archeologico Torrione la Rocca Polo museale civico: museo archeologico torrione "la Rocca", su visitgiulianova.com. URL consultato il 29 maggio 2024. Torrione "La Rocca" - Giulianova (TE), su abruzzoturismo.it. URL consultato il 29 maggio 2024.

Santuario della Madonna dello Splendore
Santuario della Madonna dello Splendore

Il santuario della Madonna dello Splendore è un importante edificio di culto a Giulianova, con l'annesso convento, la fontana miracolosa e il Museo d'arte dello Splendore e la Biblioteca "Padre Candido Donatelli". Il santuario è una delle principali attrazioni religiose e artistiche della città, ed è meta di numerosi pellegrinaggi. Nel 1559 fuori le mura di Giulianova i Cappuccini ebbero un primo luogo in donazione degli Acquaviva, costruendo una chiesa dedicata a san Michele Arcangelo, dove oggi si trova la "casa Maria Immacolata". Il santuario sorse nel luogo dell'apparizione della Vergine il 22 aprile 1557, secondo la tardiva storia redatta dopo la metà del Seicento dal monaco celestino Pietro Capullo. In realtà, studi storici hanno chiarito come il monaco cronista abbia scambiato la data della costruzione dell'antico portico, eretto per la fine della guerra del Tronto, con quella dell'apparizione; dato anche che il santuario appare nei documenti come eretto già negli anni venti del Cinquecento, l'apparizione sarebbe da riferire alla fine del Quattrocento, in contemporanea alla fondazione di Giulianova per volere di Giulio Antonio I Acquaviva d'Aragona. Nel settembre del 1847, con decreto di Ferdinando II delle Due Sicilie e con rescritto della Santa Sede, ottenuto dal vescovo di Teramo monsignor Berrettini, i cappuccini presero dimora nell'antica abbazia dei monaci celestini da questi lasciata nel marzo 1807, a seguito della soppressione napoleonica. Soppressa anche la comunità dei cappuccini nel 1866 per le leggi piemontesi, il santuario non fu mai del tutto abbandonato, grazie anche alla fondazione della Confraternita della Madonna dello Splendore nel 1826. Giacché l'antico monastero nel frattempo era divenuto Ospedale civile, tornati i Cappuccini e ospitati in alcune stanze, il 7 marzo 1927 fu acquistato un sito adiacente al santuario e il 28 agosto fu posta la prima pietra del nuovo convento, che nel 1938 fu costituito sede dello studentato del liceo classico, rimastovi fino al 1965. La chiesa barocca, ornata per volere dei duchi Acquaviva, venne completamente stravolta tra il 1937 e la metà degli anni Cinquanta del Novecento. Ad oggi restano i quattro dipinti che erano posti sugli altari laterali, opere di Giacomo Farelli con i Misteri della Vergine. Negli anni 1968-71 il convento ha ospitato un piccolo seminario serafico; nel triennio 1989-92 con interventi di bonifica e ristrutturazione degli ambienti attorno alla "sorgente della Madonna", è stato riedificato un tempietto votivo circondato da ambiente verde. Interventi di largo respiro negli anni 1990-2000, riservando alla fraternità dei cappuccini alcuni ambienti, hanno ristrutturato i piani superiori per ospitare il Museo d'arte dello Splendore, e la vecchia legnaia accolse la biblioteca del convento. Lungo la via Bertolino è stata realizzata una Via Crucis monumentale con sculture in bronzo dell'artista Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini; nel 2001 fu sostituito il vecchio organo con uno più monumentale di A. Girotta. L'interno della chiesa, completamente spogliato della elegante decorazione barocca seicentesca, è oggi a croce latina, ed è decorato con grandi pitture murali, eseguite nel 1954 da Alfonso Tentarelli su progetto di padre Giovanni Lerario; sull'altare maggiore vi è custodita la venerata e miracolosa statua della "Madonna dello Splendore", scultura lignea policromata della Madonna col Bambino benedicente, di autore ignoto, della prima metà del XV secolo, proveniente con tutta probabilità dalla città medievale di Castel San Flaviano. Il 15 agosto 1914 con solenne cerimonia sul capo della Madonna fu posta una corona d'argento laminato d'oro, cesellata dalla famiglia Migliori, proprietaria di una nota manifattura di corallo. Intorno al 1950 la statua è stata inserita in una raggiera, simbolo della luce divina, posta sopra un tronco d'albero per rievocare l'olmo su cui apparve. Nella sacrestia notevole è la pala cinquecentesca della Vergine col Bambino in Gloria tra santi Pietro, Paolo, Dorotea e Francesco, secondo alcuni opera di Paolo Veronese, mentre secondo gli ultimi studi una copia seicentesca, facente parte della galleria ducale e donata dalla duchessa Giulia Colonna, e il bel tabernacolo ligneo con inseriti d'ebano realizzato tra il 1720 e il 723, attribuito ai maestri cappuccini Fra' Serafino da Nembro, Fra' Michele della Petrella Tifernina e Fra' Stefano da Chieti, proveniente dal Convento di San Michele soppresso dai francesi all'inizio dell'Ottocento, oggi Casa "Maria Immacolata". Del pittore Giacomo Farelli sono i quadri olio su tela presenti nel coro, rappresentanti L'Immacolata Concezione - L'Annunciazione dell'Angelo - Natività di Gesù - Assunzione di Maria in cielo. Gli interventi di recupero e valorizzazione avviati nel 1986, oltre ad aver interessato la facciata, ricostruita in stile neo-romanico secondo il progetto degli anni trenta, con portico d'accesso ad arcate a tutto sesto, a capanna con rosone centrale. L'acqua della fontana miracolosa è stata canalizzata e raccolta in apposite vasche nei giardini del convento, dove è stato realizzato un tempietto impreziosito da mosaici artistici e bassorilievi in marmo raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento; il piccolo belvedere è adornato dalle statue bronzee di san Michele che schiaccia la serpe di Satana, e di san Francesco d'Assisi, rappresentato con le braccia alzate per glorificare Dio. L'ampliato piazzale di accoglienza è dominato da una grande statua in bronzo del Cristo, dove campeggia la scritta "EGO SUM VIA VERITAS ET VITA". Gli eventi dell'apparizione vengono narrati dalla Cronaca redatta dal monaco Capullo negli anni settanta del Seicento. Il contadino, dopo aver accumulato della legna sulla collina a Nord di Giulia, si riposò all'ombra di un olmo e mentre dormiva una luce abbagliante lo investì. La Madonna col bambino gli apparve assisa sull'albero, comunicandogli di aver scelto la città di Giulia come luogo per la sua venerazione e di recarsi presso i governanti perché sul colle fosse costruita una chiesa. Bertolino così si recò nel palazzo ducale e la corte Acquaviva lo cacciò bruscamente; nonostante i dubbi, il contadino si convinse a tornare al Palazzo dopo una seconda apparizione mariana durante la quale la Vergine gli promise che sarebbe stato creduto. Stavolta, alle parole del veggente un membro della corte prese a malmenarlo, ma la Madonna paralizzò la mano dell'aguzzino togliendogli anche la parola. Stupefatti dall'accaduto, il governatore con la corte, il clero e tutto il popolo, guidati da Bertolino in solenne processione, si recarono verso il luogo delle apparizioni, dove la Vergine apparve di nuovo raggiante di luce sull'olmo e fece scaturire una sorgente di acqua miracolosa ai piedi dell'albero, oggi in corrispondenza dell'altare maggiore. Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Edizioni Ares, 2020, ISBN 978-88-815-59-367. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Santuario Maria Santissima dello Splendore Sito ufficiale, su madonnadellosplendore.it. Santuario della Madonna dello Splendore, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.

Museo d'arte dello Splendore
Museo d'arte dello Splendore

Il Museo d'Arte dello Splendore (MAS) è un museo di Giulianova, situato all'interno del complesso del Santuario della Madonna dello Splendore, che raccoglie opere d'arte dal XIII secolo fino all'età contemporanea. Inoltre ospita mostre temporanee ed eventi di carattere culturale, come concerti, presentazioni di libri, performance teatrali, conferenze e convegni. Il Museo d'arte dello Splendore è stato inaugurato il 27 luglio 1997 per volontà del frate cappuccino Padre Serafino Colangeli, nella struttura che, dal 1938 al 1965, ospitava uno studentato. Dal 2002 è divenuto una fondazione pubblico-privata, attualmente costituita dalla fondazione Piccola Opera Charitas e dal Comune di Giulianova. La Regione Abruzzo lo ha riconosciuto come museo di prima categoria. Il museo si estende su tre piani, per un totale di circa 1200 m² e i suoi contenuti sono così organizzati: il piano terra ospita, come deposito aperto, la Collezione d'arte dei Frati Cappuccini d'Abruzzo; le opere sono collocate nel museo a partire dal 2010, a seguito dei danni provocati dal terremoto del 2009 al complesso di Santa Chiara dell'Aquila, da cui esse provenivano; il secondo piano, inaugurato il 14 dicembre 1997, ha ospitato fino al 17 dicembre 2019 la Collezione Bindi, lascito di Vincenzo Bindi (1852-1928) al comune di Giulianova; la collezione originale comprende 377 opere di pittura di artisti legati alla città di Napoli, in particolare della Scuola di Posillipo, e di pittori abruzzesi. Le opere vanno dal XVII secolo al 1920, con particolare riguardo alla pittura del periodo tra il 1820 e il 1870. Attualmente le otto sale sono adibite alle mostre temporanee; il terzo piano, aperto il 4 ottobre 1998, ospita la sala conferenze, adibita a concerti, conferenze, convegni, presentazioni di libri ed eventi culturali, oltre che all'esposizione di mostre temporanee. Il primo piano, che non fa parte del Museo, è sede del Convento dei Frati Cappuccini. La Collezione d'arte dei Frati Cappuccini d'Abruzzo, ospita opere di Giulio Cesare Bedeschini e seguaci, di artisti della scuola di Pompeo Cesura e della scuola di Giacinto Brandi, di Bernardino Ciferri, di Carl Ruthart, Padre Alfonso da Torino di Sangro e Jusepe de Ribera. Il museo possiede una collezione permanente che include pitture, sculture e grafiche di artisti contemporanei, tra i quali Mimmo Paladino, Francesco Messina, Aligi Sassu, Georges Rouault, Simon Benetton. Il museo, fin dalla sua fondazione, ospita mostre di artisti contemporanei. Giulianova http://www.museodellosplendore.it/

Montone (Mosciano Sant'Angelo)
Montone (Mosciano Sant'Angelo)

Montone è una frazione del comune di Mosciano Sant'Angelo (TE) La frazione, costituita da un nucleo abitato e da case sparse per la campagna, è situata su una collina, al confine con il comune di Giulianova, e al censimento generale del 2001 risultava popolata da 315 abitanti. Le sue origini sono fatte tradizionalmente risalire al X secolo e in età medioevale fu sede di un'università, che si mantenne fino al 1390, quando Montone, insieme a Montecchio, Petecciano, al "Convento dei Santi Sette Fratelli" ed a Mosciano, entrarono in possesso del duca Antonio Matteo di Acquaviva. Chiesa di San Nicolò Chiesa di Sant'Anna, che in passato aveva nome di "Santa Maria ad fontem Vezzanum", situata presso una piccola fonte che dà origine ad un laghetto. Si trova a circa 1 km a nord-ovest dell'abitato, dove secondo le tradizioni locali si trovava l'antico centro abitato di Vezzano, oggi scomparso, ma oggetto di ritrovamenti (mattoni decorati ed oggetti di uso quotidiano). La chiesa nelle descrizioni settecentesche risulta essere a navata unica, con campanile a vela. All'interno si trovava un altare e piccole finestre laterali. L'edificio ospitava un quadro con cornice raffigurante Sant'Anna. Chiesa di Sant'Antonio abate, con convento dei padri celestini. Venuta in seguito in possesso del convento della Madonna dello Splendore di Giulianova. La chiesa ospita un gruppo scultoreo con l'Immacolata con sant'Antonio e san Camillo ai lati sull'altare maggiore, due dipinti con la Natività e la Sacra Famiglia e il "sarcofago del Bucciarello". Il "sarcofago del Bucciarello", in precedenza conservato nella chiesa di San Giacomo, era il monumento funebre di un certo Bucciarello, forse ufficiale al servizio del conte di Conversano, Antonio Acquaviva, insieme al padre Giacomo (Jacopo) e al fratello Roberto. Il sarcofago è sorretto da cinque colonnine, quelle alle estremità di maggiori dimensioni e con leoni stilofori, tra le quali sono stati inseriti stemmi della famiglia De Bartolomeis. Altre quattro colonnine sopra il sarcofago sostengono l'arco di copertura del monumento funebre, con un rilievo con l'Agnus Dei e figure di angioletti. Chiesa di Santa Maria Assunta, attestata nei documenti delle visite pastorali a partire dal 1582, sottoposta a diversi successivi restauri, definitivamente demolita nel 1914 e sostituita da una nuova chiesa inaugurata nel 1934, che conserva la pianta a tre navate. La chiesa conserva tre campane, opera moderna dell'artista abruzzese Francesco Patella. In origine aveva tre altari (dedicati rispettivamente alla titolare della chiesa, Maria Assunta in cielo, e allo Spirito Santo e a Santa Susanna. Nell'edificio si conservano dipinti seicenteschi anonimi. Le chiese dedicate a Santa Susanna e a San Pietro (tra Montone e Bellante) sono oggi scomparse. Si conservano inoltre alcuni tratti della cinta muraria datata al XIV secolo. Si conservano la Torre del mastio, a pianta quadrata, situata dietro la chiesa di Sant'Antonio Abate, la contemporanea "Torre dell'orologio" nel centro storico, e la "Torre di sud-ovest", di proprietà privata. Nel 2005 è stato inaugurato il "Monumento alla famiglia" a forma di porta, sul sito dell'antica porta cittadina che si apriva nel percorso delle mura tra la "Torre mastio" e la "Torre dell'Orologio". Montone è anche conosciuta per i suoi murales, presenti in varie zone della città. La festa patronale in onore di sant'Anna e San Giacomo si svolge tra il 24 e il 26 luglio, con processioni e messe, concerti bandistici e fuochi di artificio. La festa in onore di sant'Anna venne istituita nella sede diocesana dal vescovo Principio Fabriej nel corso del XVII secolo e si diffuse in seguito nelle chiese dedicata alla santa in tutta la diocesi. Ogni anno, nel mese di agosto, si svolge il Festival del Teatro di strada denominato https://sites.google.com/site/prolocomontone/tra-il-sole-e-la-luna, manifestazione della durata di 3 - 6 giorni, con artisti di strada, spettacoli, teatro ed opere di pittori e scultori moderni esposti per le vie del paese. Nel 2011 tale manifestazione ha subito uno stop per motivi economici, per poi riprendere il percorso con l'edizione del 2012. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Montone Mosciano Sant'Angelo: storia e arte, su mosciano.info. URL consultato il 24 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2011). Il sito della proloco di Montone, su prolocomontone.it.

Duomo di Giulianova
Duomo di Giulianova

Il duomo di San Flaviano è la principale chiesa di Giulianova (TE). Esempio di architettura rinascimentale, è consacrato a San Flaviano, le cui spoglie raggiunsero fortunosamente le coste giuliesi poco prima del 450. È monumento nazionale dal 1902. Edificato negli anni settanta del XV secolo il duomo è stilisticamente influenzato dall'architettura toscana e umbra del tempo. La tipologia militaresca ravvisabile nella straordinaria ampiezza delle mura (2 metri circa), nelle lesene di rinforzo agli angoli, nei beccatelli e nelle caditoie che ornano i lati, pone l'edificio per imponenza come il primo esempio nell'Abruzzo adriatico, dunque vero e proprio esperimento progettuale. Ha forma ottagonale, come solito nella simbologia di riferimento ai santuari mariani, ed era in principio isolato dal resto delle abitazioni (che dal XVI/XVII secolo vi si collegano nel lato meridionale), ancora a conferma del tentativo di rispettare i canoni di una costruzione ideale. A sormontarla una cupola, poggiante su un tamburo, dall'intradosso emisferico ed estradosso slanciato a congiungersi alla lanterna ottagonale. La calotta è rivestita di embrici semicircolari in cotto (un tempo in Maiolica azzurra con effetto rifrangente, che la rendeva un voluto punto di riferimento visibile dal mare a notevole distanza). L'interno, praticamente spoglio dopo i restauri del 1926 e del 1948 (questi ultimi ad opera di Arnaldo Foschini) volti al ripristino della spazialità quattrocentesca, erano stati decorati, in età tardorinascimentale e barocca con affreschi e ornamenti (come paraste e decorazioni a conchiglia). Altre opere ora non più presenti sono una croce processionale di Nicola da Guardiagrele e il reliquario in argento con i resti del santo, rimpiazzate nella seconda metà del Novecento da pregevoli dipinti e sculture di artisti contemporanei (fra cui spiccano i nomi del giuliese Venanzo Crocetti, di Renato Coccia e di Aligi Sassu). Posta al di sotto della collegiata, una cripta, dalla impegnativa copertura voltata ad ombrello e con volta anulare impostata su piloni albertiani. Sorta per contenere i resti del patrono e di alcune personalità giuliesi. Il campanile a vela ospita un concerto di 4 campane, fuse dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone nel 1961.. Il duomo è sede della parrocchia arcipretale di San Flaviano. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su duomo di San Flaviano Sito ufficiale, su giulianovaweb.it. Duomo di Giulianova, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Duomo di Giulianova, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.

Cappella Gentilizia de Bartolomei
Cappella Gentilizia de Bartolomei

La Cappella Gentilizia De Bartolomei, intitolata a San Gaetano Thiene, sorge nell'attuale Piazza della Libertà a Giulianova. L'edificio sorse nella seconda metà dell'Ottocento per volere dell'Ing. Gaetano De Bartolomei, che in questa cappella voleva inserire il Cenotafio alla memoria dello zio, Angelo Antonio Cosimo De Bartolomei, da cui aveva ereditato cospicue sostanze. Il progetto iniziale prevedeva "un tempietto semicircolare con pronao, copertura a terrazza balaustrata e primo piano di ridotte dimensioni, esagonale, finestrato" ma successivamente si preferì una struttura molto più semplice, a pianta rettangolare, che è quella oggi visibile su Piazza della Libertà. Nel 1863 moriva Angelo Antonio Cosimo de Bartolomei, controllore dei dazi a Teramo e membro di una delle famiglie notabili di Giulianova, lasciando, poiché celibe, suo erede il nipote Gaetano De Bartolomei, ingegnere e amministratore della cittadina giuliese. Gaetano decise di dedicare al defunto zio un monumento funebre, affidandone la realizzazione al conterraneo scultore Raffaello Pagliaccetti. Inizialmente il monumento fu pensato come un mausoleo da erigere nel cimitero locale ma, dopo aver visto i primi bozzetti dello scultore, si decise per la costruzione di una cappella in cui inserire l'opera come cenotafio. La cappella gentilizia, quindi, nacque in subordine al monumento funebre e il progetto iniziale fu opera dello stesso committente: Gaetano disegnò "un tempietto semicircolare con pronao, copertura a terrazza balaustrata e primo piano di ridotte dimensioni, esagonale, finestrato" ma successivamente, su consiglio dello stesso Pagliaccetti, preferì una struttura molto più semplice, a pianta rettangolare, che è quella che mantiene ancora oggi. L'edificio fu inserito nell'ambito della razionalizzazione urbana del centro di Giulianova, ed in particolare della zona del Belvedere, che si stava realizzando alla metà dell'Ottocento e di cui Gaetano De Bartolomei fu uno dei fautori, in qualità di tecnico e di amministratore: la cappella sorge di fronte al Palazzo de Bartolomei, edificio porticato che costituì il perno attorno al quale sorsero poi gli altri edifici che fiancheggiano oggi la Piazza della Libertà. I lavori di edificazione iniziarono dopo il 1868, sotto la guida dell'Architetto teramano Lupi (di cui non si conosce il nome, ma accreditato come direttore da Vincenzo Bindi in un articolo del 1916). La cappella venne consacrata a San Gaetano il 22 agosto 1876. Oggi la Cappella, divenuta di proprietà comunale e restaurata negli anni Novanta del Novecento, rientra nel polo museale civico di Giulianova ed ospita anche una collezione di opere dello scultore giuliese Alfonso Tentarelli (1906 - 1992). La Cappella, a pianta rettangolare, presenta al suo ingresso un piccolo vestibolo mentre la parete di fondo ospita un'abside, ricavata entro il perimetro dell'edificio attraverso la realizzazione di due piccole stanze laterali a mo' di sacrestia. Le pareti sono movimentate da lesene e nicchie laterali che ospitano dipinti o sculture. La copertura, piana, presenta una cupola centrale con una piccola lanterna per illuminare l'ambiente. La facciata, prospiciente la piazza, è realizzata in mattoni a faccia vista, sopraelevata rispetto al soffitto ed alla cupola e si caratterizza per la presenza di un balcone con balaustra, coperto da un arco a tutto sesto. Sopra il portone d’ingresso una lunetta vetrata, sormontata dallo stemma della famiglia De Bartolomei, funge da lucernario per l'interno. Ai lati del balcone due nicchie ospitano angeli in cotto. Il fastigio è più alto al centro, dov'è collocata una croce inscritta in un cerchio. All'interno della cappella sono ospitati tre monumenti sepolcrali di esponenti della famiglia De Bartolomei, tutti opera di Raffaello Pagliaccetti. Il cenotafio di Angelo Antonio Cosimo De Bartolomei è una delle prime opere realizzata da Raffaello Pagliaccetti su commissione: benché non si conosca la data esatta della sua realizzazione si possono assumere rispettivamente il 1868 come terminus post quem (da una lettera del Pagliaccetti al committente, Gaetano De Bartolomei) e come terminus ante quem il 1876, anno della consacrazione della Cappella. Il monumento, in marmo bianco, si compone di un grande blocco squadrato con epigrafe su basamento gradinato, su cui poggia un pannello rettangolare decorato a bassorilievo e sormontato da una copertura a timpano, al cui apice è collocato il busto, anch'esso marmoreo, del defunto commemorato. I volumi sono differenziati in modo che il corpo centrale del monumento risulti avanzato rispetto al resto, come poggiante su una parete, anch'essa decorata con modanature e bassorilievi. Sul blocco centrale, in basso, si legge l'epigrafe: ALLA CARA MEMORIA DI ANGELO ANTONIO COSIMO DE BARTOLOMEI DELLE ISTORIE E ANTICHITA’ PATRIE DILIGENTE CULTORE SCRITTORE E POETA GENTILE NATO NEL MDCCLXXXVII MORTO IL DI XXVI NOV. MDCCCLXII IL NIPOTE GAETANO DE BARTOLOMEI AFFETTUOSO RICONOSCENTE P. Il pannello centrale, simile ad una metopa ed imitante l'interno di un tempietto (di cui il timpano imita il tetto), contiene tre figure scolpite in bassorilievo, in atteggiamento luttuoso: da sinistra una fanciulla, in abito antico, con capelli fluenti e coronata di spighe, tiene la mano di una seconda figura femminile, in abiti e copricapo di foggia egizia, preceduta da un giovinetto alato, caratterizzato da chioma leonina e coperto da un panneggio alla cintola, che tiene una torcia spenta girata verso il basso ed un tralcio di alloro. Secondo Vincenzo Bindi, che ci ha lasciato la sola descrizione esistente dell'opera, le tre figure rappresentano i Geni della poesia, della storia e dell'archeologia, a ricordo dell'attività di storico, poeta ed archeologo del defunto. In realtà la figura maschile sembra presentare tutti i tratti distintivi di Tanato, anche se si tratta di un'ipotesi non suffragata da studi. Ai lati del pannello, due festoni di fiori e frutti confermano il gusto neoclassico dell'opera: in basso due vasi contengono rispettivamente grano e uva, seguiti in un movimento verticale da palmette e motivi decorativi vegetali tra i quali sono riconoscibili papaveri, mirto, fiori recisi e melograni, tutti simboli che rimandano all'iconologia sepolcrale. In alto, al centro del timpano, compare lo stemma della famiglia De Bartolomei, sormontato dal busto di Angelo Antonio Cosimo, cui è dedicato il cenotafio. Di questo busto il Bindi scriveva: " ... scolpito con sì elegante semplicità, con tanta espressione degli occhi e del volto e con così grande naturalezza da rendere il carattere arguto e festevole, e, nel tempo stesso, dolce e bonario dell’illustre Estinto: egli par vivo e parlante." I lati del piccolo vestibolo della cappella sono occupati rispettivamente da due lapidi commemorative, anch'esse opera di Raffaello Pagliaccetti, rispettivamente di Luigi De Bartolomei e Giovanni De Bartolomei, fratello e padre del committente Gaetano De Bartolomei. Luigi de Bartolomei, che era stato aiutante maggiore della Guardia Nazionale ed era morto a 25 anni, è ricordato da una lapide in marmo venato, alla sommità della quale, entro un medaglione in marmo di Carrara, la sua figura è rappresentata in altorilievo, in divisa e contornato da una corona di foglie di alloro e di quercia. In basso, il medaglione è incorniciato da un festone di sempreverdi e, sotto l'iscrizione lapidaria, è scolpito in bassorilievo lo stemma familiare. Sulla lapide si legge: A LUIGI DE BARTOLOMEI DA GIULIANOVA AIUTANTE MAGGIORE DE LA MILIZIA NAZIONALE DI FORTE ANIMO D’INGEGNO FELICE CHE PER L’AMORE ALLA PATRIA RISORTA SI FE’ SEVERO A’ SUOI E A SE STESSO VEGLIO’ INDEFESSO A’ MILITARI UFFICII DELLA TERRA NATALE CURA ED AMORE A DI’ XX OTTOBRE MDCCCLXIV GIOVINE QUILUSTRE MANCO’ ALLA VITA GAETANO FRATELLO POSE E DEDICO’ LAGRIMANDO AL GERMANO INCOMPARABILE A Giovanni De Bartolomei, sul lato opposto del Vestibolo, è dedicato un busto collocato in una nicchia di marmo verde entro una lapide, anch'essa arricchita dallo stemma familiare, su cui si legge l'epigrafe: A TE GIOVANNI DE BARTOLOMEI GENITORE VIRTUOSO E CARO VISSUTO XVI LUSTRI FINO AL MDCCCLXIX NOSTRO AMORE IN VITA SOSPIRO E DESIDERIO OLTRE LA TOMBA QUESTO MARMO GAETANO RACHELE ED ELISA TUOI FIGLI DEDICHIAMO ANNO MDCCCLXXIV A Raffaello Pagliaccetti si deve anche la realizzazione delle due piccole acquasantiere in marmo collocate ai lati del vestibolo, con testine d'angelo in bassorilievo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo Cappella de' Bartolomei Sito ufficiale, su giulianovaturismo.it.

Colleranesco
Colleranesco

Colleranesco è una frazione del comune italiano di Giulianova, nella provincia di Teramo, in Abruzzo. La frazione rientrava nei possedimenti della nobile famiglia Acquaviva ed era nota per la coltivazione del riso fino al 1763, quando le risaie furono drasticamente ridotte: tale attività cessò definitivamente nel 1831. Il centro abitato si è sviluppato principalmente a partire dal XIX secolo, lungo la ferrovia Giulianova-Teramo tra i centri di Giulianova e Mosciano Sant'Angelo, fungendo da centro per le numerose località rurali dell'entroterra giuliese, dove sorgevano importanti tenute delle più facoltose famiglie di proprietari terrieri della città. Il paese ha conosciuto un notevole sviluppo urbano a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, incrementando vertiginosamente i propri abitanti a partire dagli anni sessanta, tanto da essere, con i suoi circa 1 500 abitanti, la più popolosa frazione del comune. Negli anni settanta è stata realizzata la nuova zona industriale, che porta tuttora il nome dell'abitato, principale area industriale del comune di Giulianova. Nel 1940 è stata edificata la scuola elementare, nel dopoguerra fu aperta anche la scuola dell'infanzia nel piano terra della stessa struttura. La chiesa di San Giuseppe è la chiesa parrocchiale della frazione ed è stata consacrata il 23 settembre 1951 dal vescovo Gilla Vincenzo Gremigni, dopo che Giuseppe Trifoni aveva donato gratuitamente nel 1949 un terreno da adibire al culto. La costruzione dell'edificio fu fortemente voluta dalla popolazione, poiché prima di allora gli abitanti di Colleranesco erano costretti per le funzioni a raggiungere le cappelle private rurali delle tenute dei Giordani, dei Cerulli e dei Trifoni, e solamente per le festività religiose più importanti. La parrocchia di San Giuseppe fu eretta il 19 giugno 1986. L'edificio ha subito importanti interventi di ristrutturazione ed ampliamento, venendo inaugurato nuovamente il 2 marzo 2003. La chiesa è stata costruita originariamente in stile neoromanico, su progetto dell'ingegnere Giuseppe Iannetti, e presenta una facciata a coronamento orizzontale – che richiama lo stile del duomo di Teramo – con al centro un rosone di vetro istoriato che reca lo stemma di monsignor Gremigni. Sulla parte sommitale è raffigurata una croce con il simbolo paleocristiano del pesce, mentre sulla lunetta del portale si trova il bassorilievo in cotto raffigurante Gesù Bambino che abbraccia san Giuseppe di Cecilia Cossentino. L'interno si presenta a navata unica, con un grande arco a sesto acuto in stile neogotico che delimita il presbiterio, frutto dell'ampliamento avvenuto dei primi anni duemila. Sono qui conservate una statua raffigurante la Madonna di Fatima, le statue lignee della Madonna Addolorata e di san Giuseppe. Annessa alla chiesa, sul lato sinistro, si trova la casa canonica. La parrocchia di San Giuseppe si estende su un territorio che conta circa 1 600 abitanti. Cappella di San Domenico, situata presso la tenuta dei Trifoni, è stata costruita nel 1873 per volere di Domenico Trifoni e della moglie Teresa De Berardinis. Fu utilizzata dagli abitanti di Colleranesco come luogo di culto, prima della costruzione della chiesa parrocchiale, sin dagli inizi del XX secolo, come si nota anche dalle visite pastorali effettuate nel 1904 e nel 1909, acquisendo particolare importanza tra gli anni cinquanta e sessanta. L'ultima funzione religiosa vi è stata celebrata nel 1973. Si presenta con facciata a capanna neoclassicheggiante, mentre l'interno ad aula unica conserva un dipinto di san Gabriele dell'Addolorata ed un crocifisso ligneo. La chiesetta è dotata di un piccolo campanile a vela. Cappella di Santa Lucia, situata presso la tenuta dei Cerulli, nella contrada Santa Lucia in direzione della frazione di Case di Trento, è stata costruita nel 1871 per volere di Elena e Serafino Cerulli e successivamente restaurata e decorata nel 1941 dal pittore Ugo Palchetti. Cappella di Santa Maria dell'Arco, situata presso la Villa Giordani-Paoloni, oggi Villa Fiorita, è stata costruita nel 1968 sul luogo di una chiesa precedente andata perduta. La chiesa originaria era già nota nel 1430, quando sul colle «nelle vicinanze della Chiesa di S. Maria dell'Arco» furono fatti impiccare tredici avversari politici dal duca d'Atri Giosia Acquaviva, da poco divenuto signore di Teramo. La chiesa attuale è stata realizzata con alcuni resti del vecchio edificio – architrave e parti di colonne ioniche – e si presenta ad aula unica, con una pala d'altare posta nell'area presbiteriale realizzata da Emilia Paoloni nel 1970, raffigurante la Madonna sotto un arco con alle spalle il mare ed il Gran Sasso. Il campanile a vela posto sopra la facciata conserva una campana fusa nelle note fonderie di Agnone, presso Isernia. Villa Fiorita, grande tenuta composta dalla villa padronale, la casa colonica, la cappella di Santa Maria e vari annessi rurali, è attestata sin dal 1812 come proprietà dei Giordani. Nel 1938 venne acquistata da Gaetano Paoloni, per poi passare alla famiglia Olivieri nei primi anni duemila, i quali vi realizzarono un'azienda agrituristica attiva ancora oggi. Villa Arfé, già De Nigris-Urbani e prima ancora Volpi Villa Rozzi Il centro urbano è attraversato dalla SS80, che la unisce al capoluogo comunale e provinciale. In passato fino alla Seconda Guerra Mondiale il centro urbano è stato servito da una stazione ferroviaria passante, posta sulla linee ferroviarie ferrovia Giulianova-Teramo. Nella frazione risiede Debora Sbei, 15 volte campionessa del mondiale di pattinaggio artistico. Dal 2005 esiste una squadra di calcio che porta il nome della frazione, ad oggi milita in Prima categoria. Andrea Palandrani, Residenze padronali e paesaggio rurale: le "Ville" nel quadro insediativo del territorio di Colleranesco, in "San Giuseppe" (rivista), 2009.

Pinacoteca civica Vincenzo Bindi
Pinacoteca civica Vincenzo Bindi

La pinacoteca civica Vincenzo Bindi si trova a Giulianova, in provincia di Teramo. La pinacoteca trae origine dalla donazione dello storico e giurista Vincenzo Bindi che lasciò al Comune di Giulianova alla sua morte nel 1928 parte del palazzo lungo Corso Giuseppe Garibaldi e la sua raccolta di circa 400 opere d'arte. L’esposizione venne aperta al pubblico nel 1978 ed è ospitata nell'appartamento di Bindi al secondo piano del palazzo (restaurato nel 2005), che conserva anche gli arredi lasciati dallo storico abruzzese. Ai quadri si aggiungono i volumi della biblioteca personale di oltre 5.000 volumi, ospitati al piano terra. Il nucleo principale di opere è quello della Scuola di Posillipo, collezionata grazie al matrimonio con la figlia del pittore Gonsalvo Carelli, con quadri di Anton Sminck van Pitloo, Giacinto Gigante, Teodoro Duclère, Consalvo Carelli e Raffaele Carelli. A queste opere si aggiungono quadri di artisti abruzzesi come Pasquale Celommi, Filippo Palizzi, Nicola Palizzi, Giuseppe Bonolis, Teofilo Patini, Raffaello Pagliaccetti, Gennaro Della Monica e Francesco Paolo Michetti. Altre opere sono attribuite a Domenico Morelli, Vincenzo Gemito, Francesco Solimena, Jusepe de Ribera, Pompeo Batoni, Valerico Laccetti e Vincenzo Camuccini. La collezione, appartenente al comune, è stata ospitata all'interno del Museo d'arte dello Splendore di Giulianova fino al 17 dicembre 2019. La biblioteca nasce grazie alla donazione dello storico e giurista Vincenzo Bindi che lasciò al Comune di Giulianova alla sua morte nel 1928 parte del palazzo lungo Corso Giuseppe Garibaldi e la sua raccolta di 8.000 volumi. La biblioteca è aperta al pubblico nel 1937 ed è ospitata nell'appartamento di Bindi al primo piano del palazzo (restaurato nel 2005). Vincenzo Bindi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su pinacoteca civica Vincenzo Bindi Sito ufficiale, su pinacotecabindi.it. Sito ufficiale, su biblioteca.comune.giulianova.te.it. Pinacoteca civica Vincenzo Bindi, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico. Pinacoteca civica Vincenzo Bindi, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico. Biblioteca Bindi