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Chiesa dei Diecimila Martiri Crocifissi

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Genova Diecimila Martiri Crocifissi (Borgo Incrociati) vecchia facciata
Genova Diecimila Martiri Crocifissi (Borgo Incrociati) vecchia facciata

La chiesa di Diecimila Martiri Crocifissi è luogo di culto cattolico situato nel quartiere di San Fruttuoso, in via Canevari, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato di San Fruttuoso dell'arcidiocesi di Genova.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa dei Diecimila Martiri Crocifissi (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa dei Diecimila Martiri Crocifissi
Via Canevari, Genova Bassa Val Bisagno

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Chiesa dei Diecimila Martiri Crocefissi

Via Canevari
16142 Genova, Bassa Val Bisagno
Liguria, Italia
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Genova Diecimila Martiri Crocifissi (Borgo Incrociati) vecchia facciata
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Luoghi vicini

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Genova)
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Genova)

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è un edificio religioso nei pressi della stazione di Genova Brignole, in salita delle Fieschine, e la sua comunità parrocchiale fa parte del vicariato di Carignano-Foce dell'arcidiocesi di Genova. Voluto principalmente dal cardinale Placido Maria Tadini, assieme ad altre personalità del clero genovese, il convitto fu istituito nel 1841 e ufficialmente inaugurato il 15 aprile del 1842 nella sede provvisoria sulle alture del quartiere di Granarolo. Trasferito nel 1843 presso le mura di Santa Chiara e ancora, nel 1848, in una casa presso Brignole, il primo edificio della chiesa prese corpo dal 1872 sulla collina di Montesano. Fu il progetto dell'ingegnere Giovanni Novella, nel 1874, a dare forma all'odierna chiesa; quest'ultima si presenta rotonda a forma di piccolo tempio e con soprastante cupola. Il 21 giugno dello stesso anno venne consacrata dall'arcivescovo genovese Salvatore Magnasco. Eretta in vicaria autonoma con il decreto arcivescovile del 21 gennaio 1961, fu elevata al titolo di parrocchiale dal 16 novembre 1968. Al suo interno sono conservate opere dei pittori Dino Beroggio e Nicola Fava (I quattro evangelisti nei peducci della cupola) e il gruppo ligneo dello scultore rapallese Antonio Canepa raffigurante Nostra Signora della Guardia. Sono presenti inoltre due tele ad olio rappresentanti la Sacra Famiglia e la Pietà del pittore genovese Francesco Romanello. Arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Pietro e Paolo Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2010).

Chiesa di Sant'Agata (Genova)
Chiesa di Sant'Agata (Genova)

Il complesso e chiesa di Sant'Agata è luogo di culto cattolico situato nel quartiere di San Fruttuoso, in via Giuseppe De Paoli, nel comune di Genova nella città metropolitana di Genova. Il complesso conventuale di Sant'Agata con annesso ospitale di via, situato presso l'originaria imboccatura di levante del ponte omonimo, è citato per la prima volta in documenti del 1191 come S. Agata de capite pontis Bisannis. Il monastero ospitò inizialmente le Monache Cistercensi. Il 30 settembre 1452 fu gravemente danneggiato da una eccezionale piena del Bisagno; le cistercensi vi rimasero fino al 1514, quando vi si insediarono le Canonichesse Lateranensi e dal 1531 i frati agostiniani. Chiuso nel 1797 in seguito alle leggi di soppressione degli ordini religiosi, il convento fu venduto a privati; nel 1825 il complesso fu acquistato dal sacerdote don Angelo Cervetto che lo mise a disposizione di suor Vittoria Giorni, fondatrice dell'Istituto delle Maestre Pie di Sant'Agata che vi si trasferì con le consorelle nel 1827 dopo i necessari lavori di ristrutturazione; ancora oggi le Maestre Pie operano nel complesso, dove tengono una scuola materna ed elementare. Si accede al complesso per uno stretto archivolto, sormontato da un dipinto murale raffigurante Sant'Agata e due santi, identificati come san Fruttuoso di Tarragona e sant'Antonio; appena fuori dall'ingresso del convento una breve rampa dissestata è quanto rimane dell'antico accesso al ponte di Sant'Agata, del quale si possono ancora vedere due arcate, parzialmente interrate, incluse in un cortile privato. La chiesa attuale, integrata nel complesso conventuale, ha tre navate. La navata centrale ha quattro campate, di cui tre coperte da volte a crociera sostenute da massicci pilastri. Le navate laterali, di altezza inferiore, hanno ciascuna tre campate, anch'esse con volte a crociera. La chiesa ospita al suo interno la statua di Sant'Agata, opera di Filippo Parodi, eseguita fra il 1680 ed il 1690. Guida d'Italia - Liguria, Milano, TCI, 2009. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006, ISBN 88-7563-197-2. Arcidiocesi di Genova Maestre pie di Sant'Agata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant'Agata

Fereggiano

Il Fereggiano (Fêuxàn in lingua ligure /føːˈʒaŋ/) è un torrente di Genova che nasce dalla confluenza tra il rio Molinetto e il rio Finocchiara in località Pedegoli a Genova Quezzi; è un affluente in sinistra idrografica del torrente Bisagno. Il nome risale al 1012 e compare con diverse varianti, tra cui Felexano, Falesiano, Faresiano e Faregiano. Le sue acque e quelle dei suoi affluenti sono state sfruttate fino alla seconda metà del XX secolo per varie attività industriali, come i frantoi per la produzione dell'olio d'oliva (molti gli oliveti ancor oggi presenti nella valletta) e per l'attività di lavanderia il cui sviluppo è testimoniato dalla presenza di vari lavatoi civici lungo il suo percorso. La valletta del rio Fereggiano, così come quella di molti altri corsi d'acqua genovesi, subì varie trasformazioni a causa dell'espansione del tessuto urbano; già nella prima metà del XX secolo, gran parte del letto del Fereggiano fu coperta: la parte terminale del torrente, all'altezza del quartiere di Marassi, scorre sotto le vie Fereggiano e Monticelli. Più a monte il letto del torrente rimase per lo più inalterato, anche se furono realizzate alcune costruzioni all'interno degli argini, se non addirittura a cavallo dell'alveo, ed un tratto del torrente fu coperto con la realizzazione di uno slargo (largo Augusto Merlo) sul quale fu realizzato il capolinea tranviario. Il boom edilizio che interessò la zona negli anni sessanta portò alla cementificazione del torrente che in vari punti è ora costretto in un letto più stretto di quello naturale. Negli anni ottanta furono realizzate sul torrente tre piastre destinate a parcheggio. Il 7 aprile 2006, il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha annunciato durante una visita al quartiere di Quezzi che il Fereggiano sarebbe stato interessato da lavori di messa in sicurezza che avrebbero comportato interventi sugli argini e sul letto del torrente, l'estensione della copertura di largo Merlo e la demolizione di alcuni edifici. L'8 febbraio 2007, l'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi ha dichiarato lo stato di emergenza "in relazione alla grave situazione di pericolo, che interessa il reticolo idrografico del torrente Ferreggiano e del torrente Sturla" nominando Commissario delegato per la gestione dell'emergenza il presidente della regione Liguria Claudio Burlando. Nel marzo 2007 il Consiglio dei ministri ha stanziato un importo pari a 9,5 milioni di euro per la messa in sicurezza del torrente; i cantieri per il primo lotto di lavori sono stati aperti nel giugno 2008 e dal febbraio 2010 sono stati avviati anche i lavori relativi al secondo lotto. Il 4 novembre 2011 il Fereggiano è esondato a causa delle forti precipitazioni e della massa di detriti portata a valle dalla forza dell'acqua. Nonostante i lavori di messa in sicurezza iniziati nel 2009, il torrente è straripato comportando l'allagamento di via Fereggiano, corso Sardegna e piazzale Marassi. L'acqua ha invaso negozi, abitazioni e magazzini e ha portato alla morte di 6 persone che avevano cercato rifugio nell'androne di un palazzo. La causa è stato un forte temporale nato alla convergenza tra la tramontana e lo scirocco. Tutto ciò ha impedito il movimento di esodo che si è andato letteralmente ad incastrare nella Val Fereggiano, scaricando in sole 4 ore una massa d'acqua che di solito cade in 5-6 mesi. Ma il Fereggiano non è nuovo alle esondazioni: si ricordano, fra le altre, quelle del 29 ottobre 1945 e dell'8 novembre 1951. Attualmente sono in corso dei lavori di pulizia del torrente ed è stata messa in parte in sicurezza la frana presente prima della copertura. Il 9 ottobre 2014 ha avuto luogo una nuova alluvione che ha creato meno danni di quella avvenuta tre anni prima, grazie all'argine ricostruito proprio dopo l'alluvione del 4 novembre 2011, che, in questo caso, non è andato distrutto. In seguito all'esondazione del Bisagno, anche il Fereggiano è uscito dagli argini allagando la parte bassa di Quezzi e Marassi, contribuendo a danneggiare le zone interessate e in seguito causando la morte di un uomo. Negli anni novanta iniziò la costruzione di un deviatore del torrente che avrebbe dovuto portare le acque da Quezzi direttamente al mare per evitare il rischio di straripamenti, ma i lavori furono interrotti prima della loro conclusione. Dopo l'alluvione del 2011 è stato ripreso in mano il progetto del canale scolmatore del torrente Bisagno che interesserà anche il Fereggiano, dovendone raccogliere gran parte delle acque lungo il suo percorso. Il 7 aprile del 2015 sono iniziati i lavori che prevedono una galleria di 3717 metri di cui 909 già esistenti realizzati negli anni '90, la galleria ha una forma policentrica con un diametro di 5,2 m, il valore dei lavori è di 45 milioni di euro. La portata è di 160 mc/s, che comprende la portata del Fereggiano di 111 mc/s verificatasi nell'alluvione del 2011, oltre a questo si aggiungono le portata del Rio Rovere per 26 mc/s e il rio Noce per 23 mc/s. A giugno del 2017 il fronte di scavo è arrivato in corrispondenza del monoblocco sul mare. Nel 2019 i lavori minimi per considerare lo scolmatore funzionante in caso di necessità sono terminati. A marzo del 2020 i lavori sono conclusi. Sulla sponda sinistra del Fereggiano si trova il santuario della Madonna del Monte. Alluvione di Genova del 4 novembre 2011 Alluvione di Genova del 9 e 10 ottobre 2014 Pagina web sullo scolmatore del Fereggiano, su comune.genova.it. Rai Sapiens, servizio sullo scolmatore del Fereggiano, su raiplay.it. Sito web ufficiale dello scolmatore del Bisagno, su scolmatorebisagno.it.

Villa Gropallo dello Zerbino
Villa Gropallo dello Zerbino

Villa Balbi Durazzo Gropallo "Dello Zerbino" è una storica dimora cinquecentesca italiana, situata nel quartiere di Castelletto, in un'area che, quando la villa fu costruita, si trovava al di fuori delle mura cittadine ed era incolta (in Lingua ligure zerbo, da cui deriva il toponimo "Zerbino"). Costruita fra il 1599 e il 1603 come residenza estiva dei nobili genovesi Stefano e Giovanni Battista Balbi, nel Settecento passò a Marcello III Durazzo, quindi alla famiglia Gropallo. È di proprietà della famiglia Castelbarco Albani, utilizzata come sede di riunioni ed eventi. La villa fu costruita fra il 1599 e il 1603 come residenza estiva dei nobili genovesi Stefano Balbi, ambasciatore a Milano, e Giovanni Battista Balbi. Passata nel Settecento a Marcello III Durazzo, all'inizio dell'Ottocento fu rinnovata dall'architetto genovese Emanuele Andrea Tagliafichi, che si dedicò in particolare alla risistemazione del parco. Durante l'espansione urbana ottocentesca, la villa e il suo parco non furono toccate e la città circonda oggi la villa senza comprometterne l'unità monumentale. Alla fine dell'Ottocento, la villa passò alla famiglia Gropallo fino al 1995, quando l'ultima discendente, la marchesa Laura Gropallo della Sforzesca, la lasciò ai figli Cesare e Marcello Castelbarco Albani. La villa oggi viene affittata come sede di riunioni ed eventi. L'architettura della villa segue la tradizionale tripartizione alessiana della facciata. Anche l'impostazione interna è tradizionale, con ambienti centrati attorno alle stanze principali. La decorazione interna, ancora ben preservata, include gli affreschi secenteschi al piano nobile di Domenico Piola e Gregorio De Ferrari, quest'ultimo l'autore dell'affresco del salone centrale, rappresentante Il Tempo e le Stagioni. Il piano terra, rinnovato in stile neoclassico dal Tagliafichi nel Settecento, ha una grande sala aperta al giardino, decorata da Giovanni Barabino e Michele Canzio. Il parco fu rimodellato all'inizio dell'Ottocento dal Tagliafichi, con terrazzamenti, scaloni, un ninfeo e una grotto romantica. Il nobile Ippolito Durazzo, ritiratosi a vita privata dopo la caduta della Repubblica di Genova nel 1815, si dedicò alla ricerca botanica e contribuì ad abbellire il giardino con molte specie pregiate. Il giardino e la villa nelle foto di Paolo Monti, 1964 Catalogo delle Ville Genovesi, Genova, Italia Nostra, 1969, pp. 118-131. Riccardo Luccardini, La Circonvallazione a Monte. Genova. Storia dell'espansione urbana dell'Ottocento, Genova, SAGEP, 2012, p. 52, ISBN 9788863731965. Martin-Pierre Gauthier, Les plus beaux edifices de la ville de Genes, Paris, 1832, II, tav. 1-6. Guida d'Italia Liguria, Touring Club Italiano, 2009, p. 182. Ville di Genova Genova Villa delle Peschiere Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Gropallo dello Zerbino Villa Gropallo dello Zerbino, su fosca.unige.it. URL consultato il 25 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2018). Villa Gropallo dello Zerbino, su arte.it.