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Chiesa di Santa Giustina (Santa Giustina)

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Santa Giustina (Italia)
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La chiesa arcipretale di Santa Giustina Vergine e Martire è la parrocchiale di Santa Giustina, in provincia di Belluno e diocesi di Belluno-Feltre; fa parte della convergenza foraniale di Sedico-Santa Giustina. Non si sa di preciso quando venne edificata la precedente chiesa di Santa Giustina, ma è sicuro che le sue dimensioni erano piuttosto esigue. Certo è, invece, l'anno di costruzione del vecchio campanile, ovvero il 1682. L'attuale parrocchiale fu costruita tra il 1782 ed il 1791 e consacrata nel 1832. Nel 1855 venne rifatto il pavimento della chiesa e, nel 1878, edificato l'attuale campanile, dopo che quello precedente era stato distrutto da un fulmine. Nel 1918 i soldati austriaci rubarono le tre campane, che furono rimpiazzate da altrettante nel 1920. Nel 1935 venne rifatto nuovamente il pavimento e, infine, nel 2000, fu ricostruita la guglia della torre campanaria. Parrocchie della diocesi di Belluno-Feltre Diocesi di Belluno-Feltre Santa Giustina (Italia) Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Giustina Parrocchia di S. GIUSTINA V. E M., su parrocchiemap.it. URL consultato il 31 gennaio 2021.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Giustina (Santa Giustina) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Giustina (Santa Giustina)
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Santa Giustina Bellunese (Santa Justina, o semplicemente Santa, in veneto) è un comune italiano di 6 595 abitanti nella provincia di Belluno in Veneto. Situato interamente nella destra orografica del fiume Piave che ne costituisce il confine meridionale, il comune di Santa Giustina è posto nel baricentro ideale dell'ampia Val Belluna, equidistante dai due principali comuni della provincia, Feltre e Belluno, collegato ad essi dalla strada statale n. 50. A occidente il territorio è delimitato dal torrente Salmenega, e a oriente è ancora un altro fiume a segnarne i confini, il fiume Cordevole che proprio su questo territorio si immette nel fiume Piave costituendone il principale affluente. Il territorio è caratterizzato da un esteso e variegato paesaggio di colline prima di spingersi alle pendici delle vette dolomitiche del Monte Pizzocco (2186 m), il Monte Tre Pietre (1965 m) e il Monte Palmàr (1484 m) al confine settentrionale. Sul livello del mare il punto più alto viene toccato a 2168 metri. Da un punto di vista morfologico, considerando l'ampio dislivello altimetrico all'interno del comunale (1900 metri circa), possono essere individuare tre aree distinte: L'area montana: comprendente una porzione dell'altipiano carsico di Erera-Brendol e Piani Eterni, il gruppo dolomitico del Pizzocco, il monte Palmar e il monte Tre Pietre, e il corso superiore del torrente Veses che discende dalla Val Scura. L'area presenta i tratti salienti del settore dolomitico delle Alpi Feltrine. Un territorio caratterizzato da pendii scoscesi, talvolta accidentati, gole, crinali e costoni rocciosi. Ha uno sviluppo dai 700 metri circa fino ai 2.187 della cima più elevata. La vegetazione dominante fino ai 1300 metri è quella tipica della faggeta con l'ultimo tratto frammisto a pineta. Sopra questo livello inizia l'areale del pino mugo e delle vegetazioni di tipo rupestre. Buona parte del territorio è compresa all'interno dei confini del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi L'area collinare: compresa fra i 320 e i 700 metri e caratterizzata da una morfologia irregolare, più dolce nell'area posta a Sud della frazione di Cergnai, più ripida nella parte a Nord del paese, verso l'abitato di Campel. Rilevante è stata l'eredità è l'azione dell'ultima glaciazione su questa fascia altimetrica, riscontrabile ancor oggi con la diffusa presenza di depositi morenici. L'area di fondovalle: è caratterizzata dalla morfologia regolare tipica di un settore alluvionale. È stata l'area storicamente più antropizzata e vi sorgono tuttora i principali centri abitati del comune: Santa Giustina, Formegan, Meano, Salzan, Campo, ecc. Il paesaggio, al di fuori del tessuto urbano e delle aree produttive, è in buona parte quello agricolo-montano. L'area è solcata da importanti corsi d'acqua: il fiume Piave, il fiume Cordevole, il torrente Veses, Salmenega e Morol. L'ecosistema fluviale, soprattutto riscontrabile lungo il confine meridionale (le Grave del Piave) o Orientale (Cordevole), ha una particolare valenza ambientale. La golena del Piave in questo punto della valle ha uno sviluppo molto ampio, fatto da un greto prevalentemente arido, intervallato da aree acquitrinose e fortemente boscose in cui possono essere frequenti i fenomeni di risorgiva. Clima In estate il clima beneficia dei monti che la circondano e le temperature estive sono mitigate. Nonostante la modesta quota il clima è abbastanza rigido nei mesi invernali. La neve cade copiosa ogni anno. La preistoria e la storia antica dell'area santagiustinese non possono che essere fortemente intersecate a quelle molto più ampie e articolate dell'intera Valle del Piave. Dopo lo scioglimento dei ghiacciai che ricoprivano la valle, l'uomo iniziò ad attraversare questo territorio e popolazioni di diversa origine, fra cui Euganei, Etruschi e Galli si succedettero nel tempo, divenendo anche stanziali. Segni di questi passaggi sono ancora oggi evidenziabili dai nomi di alcuni paesi, come Formicano, Meano, Ignano, Salzano. Tracce certamente più concrete sono quelle dell'epoca romana. A quel tempo il territorio dell'odierna Santa Giustina dipendeva dal Municipio Romano di Feltre. Oggetti in bronzo, monili e monete, ma anche lapidi sono venute alla luce in scavi praticati nel 1835 dall'Arciprete M. Bellati a S. Margherita e nel 1871 a Bivai dal Conte Carlo degli Azzoni Avogadro. Altre lapidi romane sono state individuate nelle chiesette di Campo e Callibago. All'epoca romana un ramo secondario della Via Claudia Augusta Altinate collegava Cesiomaggiore a Belluno, attraversando nell'area pedemontana di Santa Giustina e San Gregorio nelle Alpi i paesi di Villa di Pria, Velos e Callibago, denotando come anticamente i principali collegamenti viari di questo territorio privilegiassero la zona collinare al fondovalle, troppo soggetta alle piene spesso devastanti del fiume Piave. Il passaggio dal paganesimo al cristianesimo avvenne approssimativamente tra il V e i VI secolo ad opera dei vescovi di Feltre. Il dominio longobardo durò dal 568 al 774. In questa fase il territorio era diviso in due deganie (piccole ripartizioni di un ducato longobardo) dal corso del torrente Veses. Da una sponda verso il corso del fiume Caorame la Degania di Fianema, dall'altra sponda verso il fiume Cordevole la Degania di Bolpezo. Una forma organizzativa che prese a formarsi in questo periodo e che caratterizzò l'area santagiustinese priva di grossi centri abitati fu quella della Parrocchia, o Pieve, cioè un'unione di tipo religiosa intorno ad una chiesa. Il legame si spingeva anche oltre, abbracciando la sfera economica ed amministrativa. La Pieve di cui si ha notizia più antica e quella di Formicano. A quello longobardo si sostituì dal 774 all'888 il dominio dei Franchi. A questa epoca si fa risalire la dedica della chiesa di Formicano a Santa Maria. Giovanni, Vescovo di Belluno, nel tentativo di annettersi la Diocesi di Feltre, intorno all'anno 1000 rase al suolo il castello di Villa di Pria (o Villa di Pietra). Tra la fine del XIII secolo e l'inizio XIV ci fu il trasferimento della Pieve da S. Maria di Formicano alla Chiesa di S. Giustina d'Ignano. L'abitato d'Ignano era considerato più baricentrico al territorio rispetto al paese di Formicano, ed in più era sede di un Chiericato, una scuola per chierici. Da quel momento la Parrocchia prese il nome di Pieve di S. Giustina d'Ignano, e con il tempo Pieve di S. Giustina. Nel 1404 tutta l'area del Feltrino passò sotto Venezia. Il confine con il territorio bellunese era segnato dal corso del fiume Cordevole. Nel 1422 la Serenissima impose la distruzione di tutti i castelli e le fortificazioni presenti nel territorio feltrino. Si voleva così imporre un più diretto controllo sui signorotti locali, ed evitare che questi potessero tradire Venezia in favore degli imperatori germanici. Nei dintorni di S. Giustina vennero fatti demolire i castelli di Bivai e Castel (S. Tomaso e S. Giorgio della famiglia De Teuponi) e di Cergnai (della famiglia Da Cergnaio) esistenti fin dal 774. Le principali famiglie dovettero andare a risiedere all'interno delle mura della città di Feltre, città sede del Podestà e a cui l'area santagiustinese faceva riferimento. Tra il 1728 e il 1729 Carlo Goldoni soggiornò presso Villa Bonsembiante a Colvago, ospite del medico fisico Girolamo Gasparetti. Fu proprio a Colvago che scrisse per il carnevale del 1730 i due lavori teatrali, Il buon padre (andato perduto) e La cantatrice, con cui debuttò al Teatro de la Sena di Feltre. La chiesa di Santa Giustina, su disegno di Antonio De Boni da Villabruna, fu iniziata il 25 agosto 1782 e terminata nel 1791. All'interno è custodita un'Annunciazione di Carlo Saraceni, terminata da Jean Le Clerc nel 1621. Con la caduta della Repubblica di Venezia del 1797 questo territorio passò sotto il dominio della Repubblica Francese. La popolazione fu provata dalla guerra tra francesi e austriaci. All'inizio del 1797 truppe austriache stanziarono per circa due mesi nei pressi di Pez (nell'odierno comune di Cesiomaggiore). Il territorio nei primi anni dell'Ottocento passò ripetutamente sotto il dominio prima dell'una, poi dell'altra potenza contendente. Dopo vari aggiustamenti, conseguenti alle diverse dominazioni succedutesi fino a quella definitiva austriaca, la data di nascita del Comune di Santa Giustina come oggi lo conosciamo è il 1º gennaio 1816. Tra il 1816 e il 1817 il territorio è profondamente segnato da una memorabile carestia che porterà allo stremo la popolazione. Il 1817 verrà ricordato come l'anno della fame. Durante il corso dell'Ottocento, Santa Giustina venne colpita da tre epidemie di colera: nel 1835, nel 1836 e nel 1855. Nel solo 1836 sul territorio comunale morirono 389 persone, di cui 256 per colera, cifra elevatissima se si considera che in quel periodo per varia natura morivano annualmente 130 persone. Tra il 29 giugno e il 31 luglio 1855, in poco più di un mese si segnalano 236 casi di contagio e 112 morti. Nel 1866, dopo le battaglie di Custoza e Lissa, il Veneto (e conseguentemente l'area santagiustinese) passa sotto il Regno d'Italia. Sotto lo Stato Italiano le prime elezioni comunali sono datate 7 ottobre 1866. Il conte Carlo degli Azzoni Avogadro fu nominato primo Sindaco di Santa Giustina. Il 10 novembre 1886 viene inaugurato il tratto ferroviario Treviso-Feltre-Belluno, che toglie parzialmente dall'isolamento la provincia bellunese. Santa Giustina viene così dotata di una stazione dei treni. Il 28 giugno 1917 arriva la 35ª Squadriglia fino al 23 luglio ed il 3 ottobre la 117ª Squadriglia fino a dopo il 6 novembre. Dopo la Battaglia di Caporetto arrivano gli austro-ungarici e divenne base delle Flik 11D, Flik 14D, Flik 30J, Flik 60J, Flik 65D, Flik 70D e per due mesi anche della Flik 101G da bombardamento. Dall'8 settembre 1943 al maggio 1945 la lotta di Resistenza al nazifascismo vide i partigiani organizzati nel Battaglione "De Min" della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci (Feltre). Pieve di Santa Giustina Vergine e Martire Abitanti censiti Venerdì Santo: alla sera, dalle singole chiesette della parrocchia di Santa Giustina partono in processione verso il centro gli abitanti delle varie frazioni cantando inni sacri tratti da un repertorio consolidato ormai da secoli. Dalla chiesa di Santa Giustina i santagiustinesi così riuniti proseguono la loro testimonianza di fede incamminandosi e cantando verso Sartena, ai piedi del Col Cumano, dove ha luogo la rappresentazione della crocifissione. Tutti assieme percorrono quindi il cammino inverso per ritornare al proprio centro abitato. Mostra mercato: durante il primo weekend di ottobre, presso la piazza Maggiore, è allestita una mostra delle attività agricole, artigianali e commerciali di Santa Giustina e di comuni vicini. Venerdì Santo: alla sera, dalle singole chiesette della Parrocchia di Santa Giustina partono in processione verso il centro gli abitanti delle varie frazioni cantando inni sacri tratti da un repertorio consolidato ormai da secoli. Dalla chiesa di Santa Giustina i santagiustinesi così riuniti proseguono la loro testimonianza di fede incamminandosi e cantando verso Sartena, ai piedi del Col Cumano, dove ha luogo la rappresentazione della crocifissione. Tutti assieme percorrono quindi il cammino inverso per ritornare al proprio centro abitato. La principale arteria stradale che serve il Comune è la SS50 "del Grappa e del Passo Rolle" che lo collega principalmente con Feltre e Belluno. Il paese è servito dalla stazione di Santa Giustina-Cesio, appena fuori dal centro, sulla ferrovia Calalzo-Padova. São Valentim Alcune tradizioni orali raccontano che la frazione Colvago, in precedenza chiamata nella forma dialettale Cullach, debba il suo nome attuale al drammaturgo veneziano Carlo Goldoni. Nel comune ha sede la società calcistica A.S.D. Plavis 2021 che attualmente milita in seconda categoria. Santa Giustina, Grafiche Antiga, 1995. Cambruzzi, Vecellio, Storia di Feltre. Dino Dal Pan, Santa Giustina. Un comune. La sua storia. 1775-1875, 2 voll. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Santa Giustina Sito ufficiale, su comune.santagiustina.bl.it.

Cordevole
Cordevole

Il Cordevole (Cordeol, Cordol o Curdëivul in ladino) è un torrente del Veneto, principale affluente del Piave e il più lungo corso d'acqua fra quelli interamente compresi nella provincia di Belluno. Assieme al Piave è il più importante corso d'acqua delle Dolomiti, in quanto segna il confine tra le Dolomiti Occidentali (a ovest del Cordevole) e le Dolomiti Orientali (a est del Cordevole). Nasce presso il Passo Pordoi, in comune di Livinallongo del Col di Lana e confluisce nel fiume Piave presso Bribano, a 275 metri di quota. Il torrente estende il suo bacino idrografico quasi totalmente nell'Agordino. A Caprile (in comune di Alleghe) riceve l'apporto del torrente Fiorentina (che raccoglie le acque dell'altopiano di Mondeval e del monte Pelmo) e del Pettorina (il quale nasce a ridosso del versante meridionale della Marmolada), poi ad Alleghe forma l'omonimo lago (originatosi nel 1771 da una frana del monte Piz e ora sbarrato da una diga artificiale; sono in corso opere tese a svuotarlo dai sedimenti che ne minacciavano altrimenti la sopravvivenza). Prosegue quindi il suo corso verso Cencenighe Agordino, dove riceve il Biois (che raccoglie le acque del settore settentrionale delle Pale di San Martino e della parte meridionale del gruppo della Marmolada) e forma il lago del Ghirlo. Poco oltre, a Listolade, riceve le acque della Val Corpassa (gruppo del Civetta e della Moiazza). All'altezza di Taibon Agordino confluisce il Tegnas (formato dalle acque provenienti dal gruppo delle Pale di San Martino), passa Agordo ricevendo le acque del Missiaga, del Bordina e della Rova (provenienti dalla Moiazza e dal gruppo Tamer-San Sebastiano) e prosegue lungo una valle non molto ampia (dove talvolta rimane in secca a causa dei prelievi operati a scopi idroelettrici) fino a Peron (comune di Sedico). A pochi chilometri dalla foce, a quota 320 m s.l.m. riceve dalla destra le acque del Mis, che sono più abbondanti di quelle del Cordevole stesso in quanto all'altezza di Gron di Sospirolo vengono restituiti i prelievi effettuati a monte dal lago di Santa Giuliana (meglio conosciuto come Lago del Mis), nel quale si riversano le condutture che partono dall'Agordino. Anticamente il Cordevole era chiamato Cordubium. La tradizione racconta che tale nome è legato ad una frase detta da Giulio Cesare, il quale - incerto se attraversare o meno il corso d'acqua - avrebbe esclamato: "Cor dubium habeo!". Secondo il Pellegrini il proconsole romano avrebbe pronunciato la "storica frase" mentre andava da Feltre a Belluno, e avendo trovato il torrente gonfio per le piogge, era indeciso se tentarne il guado. I suoi principali affluenti sono i torrenti (S=sinistra, D=destra; il valore indica la superficie del bacino): Biois (D; 135 km²) Rio Andraz (S; 26 km²) Pettorina (D; 53 km²) Fiorentina (S; 58 km²) Tegnas (D; 50 km²) Rova Mis (D; 117 km²) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cordevole Sito del magistrato alle acque, su magisacque.it. URL consultato il 22 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2006).

Palazzo Zorzi
Palazzo Zorzi

Palazzo Zorzi è una antico palazzo situato nel centro storico di Mel; costruito nel 1510, fu per secoli sede della Magnifica Comunità di Mel ed è ora municipio del comune di Borgo Valbelluna. Nel 1422 la contea zumellese venne concessa alla famiglia Zorzi e nel 1622 lo zumellese Costantino Zorzi fu nominato consigliere del Serenissimo Ducal Dominio e portò la cittadina di Mel nelle grazie della Serenissima. Il ritratto del ben voluto signore di Mel (dal 1619 al 1642) Costantino Zorzi, accanto a quello della madre Lucrezia Zorzi, realizzato nel 1593 da autore ignoto per riconoscenza dell'attività svolta nella Magnifica Comunità di Mel, troneggia nell'attuale ufficio del sindaco della cittadina bellunese. Il palazzo inizia la linea continua di edifici che racchiudono la piazza nel lato occidentale, a tale linea appartiene anche il Palazzo delle Contesse. Di particolare interesse l'antico orologio della torre civica perfettamente funzionante. Sauro Francescon, Nino Sartori, Mel nella storia e nell’arte, Tipografia Piave, Belluno 1982, pp. 188-189, 284-287. Erminio Mastellotto, Il Palazzo della Magnifica Comunità di Mel: 1510 e dintorni, in Miriam Curti, Gianluigi Dal Molin (a cura di), Il contado di Mel nel Cinquecento, atti del convegno, Lentiai 2012, pp. 13-23. Miriam Curti, Luciano Riposi, Stemmi e antiche famiglie di Mel, Tipografia Piave, Belluno 2012, pp. 99-102, 236-244. Palazzo delle Contesse Castello di Zumelle Mel Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su palazzo Zorzi Sinistrapiave, su sinistrapiave.it. Galleria fotografica della Valbelluna, su webdolomiti.net. URL consultato il 13 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2006).

Mel
Mel

Mel è il capoluogo del comune italiano sparso di Borgo Valbelluna, di cui costituisce un municipio. Si trova in provincia di Belluno, in Veneto. Già comune autonomo (con le frazioni Bardies, Campo, Campo San Pietro, Carve, Carve Montagna, Col, Conzago, Cordellon, Corte, Farra, Follo, Gus, Marcador, Nave, Pagogna, Pellegai, Puner, Samprogno, San Candido, Signa, Tallandino, Tiago, Torta, Tremea, Valmaor, Vanie-Rive di Villa, Villa di Villa, Zottier), il 30 gennaio 2019 si è fuso con i comuni di Lentiai e Trichiana per costituire il nuovo ente. Conserva uno dei più interessanti centri storici della provincia tanto da conseguire la bandiera arancione del Touring Club Italiano per due volte consecutive. Inoltre, dal 2018 fa parte de I borghi più belli d'Italia. Mel si trova al centro della Valbelluna, equidistante da Belluno e da Feltre e collegato a queste con la scorrevole strada provinciale della Sinistra Piave. Il territorio municipale si trova compreso tra il Piave e le Prealpi bellunesi. La parte più abitata risulta nella zona collinare e semi-pianeggiante, il resto è totalmente montuoso. Il paese di Mel sorge sulla riva sinistra del fiume Piave e alla destra del torrente Puner suo affluente. Il toponimo deriva dal vicino castello di Zumelle, a sua volta derivato dal termine gemellus (gemello) ad indicare che la fortezza si contrapponeva al vicino Castelvint. Mel ha sicuramente una storia antichissima: le sue origini sono primitive, più precisamente paleovenete. Infatti, un gruppo di questi abitanti si stabilirono nella zona intorno all'VIII secolo a.C. Negli anni sessanta del XX Secolo, a circa un chilometro dal centro cittadino, venne alla luce un loro insediamento, con una necropoli ancora ben conservata. I numerosi reperti sono conservati nel Museo Civico del paese. Successivamente tra il V e III secolo a.C. vi si stabilirono i Galli, che lasciarono tracce nella toponomastica del territorio. Come per il resto della vallata, anche la zona zumellese entrò a far parte della storia romana, della quale ancora oggi si possono vedere i numerosi reperti conservati nel paese: lapidi, sepolcri, armi, monete e oggetti di vita quotidiana. Inoltre il territorio era attraversato dalla via Claudia Augusta Altinate, una strada notevolmente importante che collegava la Pianura Padana con l'oltralpe, i cui resti sono visibili ancora oggi. Con la fine dell'Impero romano subentrarono i barbari. Significativa la presenza dei Longobardi che lasciarono testimonianze nei luoghi di culto come la chiesa di San Donato.Con il Medioevo sorsero numerosi manieri a difesa della valle e delle vie di comunicazioni. Il più importante fu sicuramente il Castello di Zumelle, perno principale del sistema difensivo dell'intera Valbelluna. In questo periodo, il contado di Mel assunse importanza diventando protagonista nella scena storica della zona. Nell'anno 1404, il contado di Zumelle diede la sua dedizione alla Serenissima Repubblica di Venezia, causando la distruzione forzata di tutto il suo sistema difensivo, tranne il castello di Zumelle. Nel borgo di Mel dal 1420 risiedeva la nobiltà con a capo la famiglia veneziana Zorzi, potente amministratrice dell'intero contado che all'epoca comprendeva anche una parte degli odierni municipi di Lentiai e Trichiana. Mel rimase veneziana fino all'arrivo di Napoleone che stravolse tutto il sistema amministrativo: il territorio, infatti, era governato da Regole che amministravano singolarmente ogni paese. Nel XIX secolo il territorio ha subito la stessa sorte dell'intera vallata: le due guerre mondiali portarono un bilancio pesante di vite umane zumellesi. Da ricordare la figura di Angelo Pellegrino Sbardellotto, un anarchico e antifascista che tentò l'uccisione del Duce. Negli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, furono internati a Mel oltre 25 profughi ebrei (inclusi 6 bambini). Con l'occupazione tedesca, a differenza di quanto avvenuto in altri centri limitrofi, il gruppo restò in paese. Furono pressoché tutti arrestati nel dicembre 1943, condotti a Fossoli e di lì ad Auschwitz nel febbraio 1944. Solo quattro deportati fecero ritorno. Negli anni '50 si spopolò a causa dell'emigrazione. Con il boom economico il paese da totalmente agricolo e contadino mutò all'attuale forma, con importanti aziende industriali e artigianali. Lo stemma del comune di Mel aveva un'antichissima tradizione, infatti era lo stesso che rappresentava l'antica Magnifica Comunità di Mel, la sua origine è del 1520. L'esemplare più antico è scolpito in pietra nel basamento dell'antenna nella piazza del paese. Venne ufficialmente riconosciuto con decreto del capo del governo del 2 maggio 1929. Nello stemma era rappresentata la croce patriarcale rossa in campo bianco. Successivamente sul lato destro fu inserito un piccolo torrione a ricordo del grande maniero di Zumelle. Il gonfalone, riconosciuto con decreto del presidente della Repubblica dell'11 marzo 1953, era un drappo partito di rosso e di bianco. Il centro storico di Mel sorge su di un colle nelle vicinanze del Piave, un tempo fortificato e protetto da un gran castello. Oggi il perimetro delle mura è riconoscibile nei palazzi che racchiudono la piazza principale con al centro l'antica antenna del 1520; c'erano anche tre porte d'accesso di cui ne rimane a testimonianza solo una. Nella piazza principale si affacciano meravigliosi palazzi, un tempo sedi della nobiltà locale. Tra gli edifici più importanti vi sono la casa Fulcis (ora Zadra, XVII secolo), il Palazzo Fulcis (che oggi ospita l'"Antico albergo Cappello", XVIII secolo) il Palazzo Zorzi (attuale sede del municipio, XVI secolo) con una stupenda torretta dell'orologio nella cima e la tipica Loda (loggia) al pian terreno, il palazzo Del Zotto (XVII secolo), la casa Francescon (originaria del XIV secolo), il palazzo Karera (Pivetta) sorto lungo le antiche mura del feudo, che conserva ancora l'antica porta di accesso al borgo fortificato. Sulla piazza si protende imponente la settecentesca chiesa arcipretale di Santa Maria Annunziata di epoca barocca, particolare per la mancanza del campanile crollato per un incendio nel '700 e mai più ricostruito. A poca distanza sorge la più antica chiesa dell'Addolorata, che conserva dipinti risalenti al Quattro-Cinquecento. La struttura che oggi vediamo è solo la parte absidale della vecchia chiesa distrutta dal crollo del campanile. Sul lato nord sorge un torrione mozzato adibito a campanile. Nel rione di Borgo Garibaldi sorge l'antica chiesa di San Pietro, oggi sconsacrata; sorge sui ruderi di un antico tempio, nel suo sagrato furono scoperti diversi sarcofagi. Poco distante sorgeva un'altra chiesa antica ,quella di San Lorenzo, di cui oggi rimane solo il portale. Nel Palazzo delle Contesse si trova il Museo Civico Archeologico, con corredi tombali provenienti dalla necropoli paleoveneta sita nella parte bassa dell'abitato. Tale necropoli è una fra le più interessanti del periodo dell'epoca del ferro. Tra gli altri reperti del museo, si ricordano ossari fittili e bronzei, oggetti di ornamento personale quali anelli, armille, spilloni, cinture con ganci decorati, fibule e oggetti di uso quotidiano come coltelli, punteruoli, fusaiole, aghi per la filatura e vasellame. Va segnalata inoltre Piazza Papa Luciani, dedicata a Giovanni Paolo I che fu vescovo della diocesi di Vittorio Veneto, a cui Mel appartiene. Questo magnifico salotto urbano è circondato da edifici di varie epoche. Nel territorio zumellese sorgevano tre castelli oltre a numerosi altri avamposti militari: il castello di Castelvint, quello del borgo fortificato di Mel e quello di Zumelle. Quest'ultimo sorge nei pressi della frazione di Villa di Villa, su uno sperone roccioso. Il Castello di Zumelle è l'unico maniero ancora intatto di tutta la vallata. Abitanti censiti Diversificate le attività culturali che si svolgono nel territorio zumellese. Mostre d'arte, le più recenti dedicate: a Bruno Milano, a Paolo Cavinato, a Tancredi Parmeggiani e allo spazialismo veneto nel 2005, a Luigi Cima e i suoi allievi nel 2004, a Fiorenzo Tomea nel 2003, a Toni Piccolotto, mostre fotografiche, mostre di collezionismo ecc. vengono regolarmente organizzate all'interno della cornice del Palazzo delle Contesse. La Rassegna Internazionale di Canto Corale, organizzata dalla Corale Zumellese in tre serate a partire dall'inizio di luglio all'interno del cortile di palazzo Guarnieri, ospita annualmente importantissimi gruppi corali provenienti da ogni parte del mondo. Da citare inoltre l'articolata e vivace stagione teatrale, il maggio teatrale zumellese, e i numerosi convegni di studio su temi storici; musicali e ambientali. Le due manifestazioni che a cadenza annuale si svolgono a Mel sono: Settembre zumellese che culmina con la presentazione dei carri allegorici allestiti dai comitati dalle numerose frazioni Mele a Mel in cui vengono presentati i prodotti tipici, si tiene una mostra dell'artigianato locale e una rassegna di canto popolare. Di rilievo anche le manifestazioni di carattere sportivo. Tra tutte la Prealpi Bike - Run Marathon, gara di biatlon a cui partecipano oltre 700 corridori e podisti e che prevede il valico delle Prealpi Venete in mountain bike su un percorso di 60 km di lunghezza e il successivo ritorno nelle formule Gran Fondo di corsa a piedi o in Nordic Walking. S. Francescon, N. Sartori, Mel Storia e leggende arte e usanze Tipografia Piave, Belluno, 1991 F. Vendramini, Le comunità rurali bellunesi, Belluno, Tarantola, 1979 AA.VV, Dizionario di Toponomastica, Storia e significato dei nomi geografici italiani, Garzanti, 1996. pp Castello di Zumelle Palazzo delle Contesse Palazzo Zorzi Corale Zumellese Rassegna internazionale di canto corale di Mel Antichi Veneti Bandiera arancione Stazione di Busche-Lentiai-Mel Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mel Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Mel Sito ufficiale , su comune.mel.bl.it. Sito delle Pro loco della Sinistra Piave bellunese, su sinistrapiave.it.