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Chiesa di Sant'Agata la Vetere

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La chiesa di Sant'Agata la Vetere fu la prima cattedrale di Catania, dal 380 al 1094, e si trova nella piazza omonima nel quartiere San Biagio della Calcarella o Anfiteatro romano di Catania. Assai antica, è stata più volte distrutta e riedificata a causa di eruzioni e terremoti che hanno colpito la città. 264 – È consacrata una piccola edicola dal vescovo catanese Everio occultata tra le rovine dell'ex "pretorio", il palazzo del proconsole romano Quinziano, ovvero presso il carcere, area oggi occupata dall'edificio della chiesa di Sant'Agata al Carcere. 313 – Editto di Milano accordo sottoscritto dai due Cesari Augusti dell'impero romano, Costantino per l'Occidente e Licinio per l'Oriente. 380 – Col patrocinio di Severino hanno inizio i lavori della primitiva chiesa e sede della cattedra vescovile che vi rimase per 770 anni. Con la proclamazione dell'edificio a chiesa cattedrale avviene il trasferimento delle spoglie o reliquie di Agata già custodite nella chiesa di San Leone. 436 – Completamento del Tempio. 536 c. – Belisario libera Catania dai Goti. 547 e 555 – Tra i visitatori illustri Papa Vigilio nelle due soste siciliane durante il viaggio verso Costantinopoli. 776 c. – Il vescovo Leone detto il "taumaturgo”, ampliò e migliorò la struttura cambiandone l'antica forma. 1040-1126 – Giorgio Maniace generale inviato dall'imperatore bizantino Michele IV il Paflagone per la riconquista della Sicilia, che dal 975 era soggetta alla dominazione saracena, sottrae alla città le reliquie di Sant'Agata. Le reliquie furono custodite nella basilica cattedrale di Santa Sofia e per ben ottantasei anni rimasero a Costantinopoli. 1094 – La cattedra vescovile è spostata dal vescovo Ansgerio nella nuova cattedrale normanna eretta dal gran conte Ruggero. Da questo momento l'ex cattedrale è chiamata la Vetere ovvero "l'antica". 1135 – Pellegrinaggio di Silvestro basiliano. 1191 – Riccardo Cuor di Leone fratello di Giovanna Plantageneta e cognato del re di Sicilia Guglielmo II d'Altavilla durante il viaggio in Terra santa per la terza crociata, offre in dono alla Santa il suo prezioso diadema in oro gemmato, con cui tuttora il busto è adornato. 1355-1375 – Il vescovo Marziale eleva la chiesa a Priorato, la dota di molti beni e la concede in commenda ai Padri benedettini canonici del Duomo. 1465 – Subentrano i frati Minori Osservanti per opera di San Bernardino da Siena o uno da uno stretto suo discepolo. ? – È assegnata ai Padri dell'Ordine dei frati minori riformati di Santa Maria di Gesù. 1605 – La chiesa fu concessa ai Padri Cappuccini dal Capitolo della Cattedrale, che però non la occuparono. 1613-1614 – Istanza del vescovo Bonaventura Secusio calatino per la cessione ai Minori Osservanti. Appartenente all'Ordine dei Frati Minori, già Ministro generale, fu a spese proprie costruito l'annesso convento che egli stesso abitò fino alla morte. Il prelato fu tumulato nella cattedrale di Sant'Agata fra le porte della Cappella del Santissimo Crocifisso e della sagrestia. 1693 – Il terremoto dell'11 gennaio distrusse il convento e chiesa. 1772 – La ricostruzione comportò un aggregato edilizio leggermente più spostato a ponente, di dimensioni più ampie, con un'unica navata, di stile più austero rispetto al primitivo tempio, più affine al sobrio modello dell'ordine francescano cui apparteneva: Padri Minori Osservanti. 1818 – Col terremoto del 20 febbraio collassa la volta. Il vicino convento è adibito ad ospedale. 1933 – costituzione dell'ente morale che gestisce la chiesa 1990 – Con l'evento sismico noto come Terremoto di Carlentini, detto anche "di Santa Lucia" perché avvenuto il 13 dicembre, la chiesa è temporaneamente chiusa per restauri ed è stata riaperta al culto solo nel 2003. I lavori di restauro hanno reso l'edificio un tempio agatino, hanno riportato alla luce numerosi reperti riguardanti la Santa e altre scoperte archeologiche. La chiesa ha una sobria facciata in stile tardo barocco, racchiusa tra paraste di candida pietra calcarea. Al centro, spiccano il massiccio portale con timpano ad arco spezzato e la grande finestra intermedia. Oculi, fanali e targhe marmoree completano il prospetto che si chiude in alto con un cornicione aggettante sormontato da frontone. L'interno costituito da un'unica navata, è molto lineare e semplice. Nelle adiacenze dell'ingresso, protetta da una teca, è collocata la cassa in legno che per oltre 500 anni custodì le spoglie di sant'Agata. Mausoleo di Mario Musumeci storico, archeologo, architetto del 1854 opera di Antonio Calì. Sulle pareti sono presenti iscrizioni marmoree, una reca inciso il dialogo avvenuto durante l'apparizione di San Pietro apostolo a Sant'Agata. Recenti scavi archeologici, all'interno e all'esterno della chiesa, hanno riportato alla luce le strutture appartenenti alla precedente chiesa medievale. Prima arcata. Varco: uscita laterale destra. Seconda arcata: Cappella di Sant'Agata. Il dipinto Antonio Pennisi del 1851 raffigurante il Martirio di Agata. L'episodio ritratto fa riferimento al martirio praticato con la recisione delle mammelle, è presente la figura di San Pietro Apostolo e un angelo. Un'iscrizione reca una breve biografia della martire. È presente un piccolo quadro raffigurante Santa Lucia. le due sante martiri quasi coeve sono accomunate dal medesimo destino. La santa siracusana si reca personalmente in questi luoghi del martirio di Agata per impetrare la grazia nei confronti della madre gravemente ammalata. È consuetudine durante i solenni festeggiamenti agatini la collocazione in questo sito di una urna col corpo giacente della santa. Terza arcata: Cappella. Dipinto. Prima arcata: Dipinto. Nicchia: ambiente contenente reliquie e simulacri. Seconda arcata: Cappella della Vergine dei bambini. L'altare presenta un dipinto su tela raffigurante la Madonna della Maternità o Madonna dei bambini, olio su tela del 1898 di Giuseppe Sciuti. Un piccolo quadro raffigurante San Bonaventura da Bagnoregio cardinale, San Ludovico d'Angiò vescovo di Tolosa e la Madonna in alto, dipinto molto simile a quello esistente nella chiesa di San Francesco d'Assisi all'Immacolata nella terza cappella della navata meridionale. Terza arcata: Cappella della Vergine degli Angeli. Sulla sopraelevazione è custodito il dipinto di Paolo Ferro Vaccaro del 1851 raffigurante la Madonna degli Angeli. Primitivo sepolcro di Sant'Agata con iscrizione di Francesco Castro. Il sarcofago inferiore d'epoca romana con rilievi, sulla superficie anteriore sono presenti due grifoni speculari e simmetrici. Il coperchio è d'epoca bizantina con rilievi di carattere religioso. Negli ambienti sotterranei della chiesa è possibile accedere ad ambienti ipogei anticamente usati dai cristiani per sfuggire alle persecuzioni, le fondamenta della chiesa primaziale, la cripta cimiteriale, la camera mortuaria e due colatoi seicenteschi. L'istituzione transita dai religiosi dell'Ordine benedettino agli Osservanti, per passare ai riformati, cappuccini per riapprodare fra i beni dei religiosi Osservanti seguita da una breve parentesi dei chierici regolari teatini. Le fabbriche del tempio e del convento sono compresi nel forte denominato della Carcarella della cinta muraria. Dopo l'emanazione delle leggi eversive e la confisca dei beni da parte dello stato, nel 1869 le strutture furono utilizzate come sede per clinica. Giuseppe Rasà Napoli, Guida alle Chiese di Catania, Tringale Editore, Catania, 1984 (IT) Francesco Ferrara, "Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII", Catania, 1829. Cattedrale di Sant'Agata Chiesa di Sant'Agata al Borgo Chiesa di Sant'Agata al Carcere Chiesa di San Biagio (Catania) Chiesa della Badia di Sant'Agata Chiesa di San Placido Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Sant'Agata la Vetere

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Chiesa di San Domenico (Catania)
Chiesa di San Domenico (Catania)

La chiesa di San Domenico, detta anche chiesa di Santa Maria la Grande, si trova a Catania, in piazza San Domenico, nel quartiere di Santa Maria la Grande. Primo insediamento Il primo luogo di culto, insediamento dell'Ordine domenicano, è identificato con l'area ove oggi sorge la chiesa di San Sebastiano nell'allora "piazza Castello Ursino", oggi "piazza Federico II di Svevia". Annessa al convento dei domenicani fu edificata nel 1313. Nel 1405 il convento fu demolito ed i padri ottennero in cambio un edificio vicino alla rotonda con annessa la chiesa di "Santa Maria la Grande", sul cui sito fu costruito il convento per la comunità religiosa. Secondo insediamento e successiva riedificazione: Il terremoto del Val di Noto del 1693, che distrusse Catania, rese impraticabili sia il convento che la chiesa. Nel corso della successiva ricostruzione della città, fu riedificata la chiesa accanto al già esistente e ristrutturato convento. Il titolo dell'opera del Gagini, Madonna della Neve, la raffigurazione di Papa Liberio e l'appellativo di «Santa Maria la Grande» sive ad nives, sono indici del titolo di «chiesa liberiana». Titolo che affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa, strettamente legato al sorgere della basilica di Santa Maria Maggiore in Roma considerata il più antico santuario mariano d'Occidente. Precisamente al IV secolo, sotto il pontificato di papa Liberio. Questa è la tradizione, anche se non comprovata da nessun documento; le chiese sotto il medesimo titolo sono dette "liberiane" dal nome del pontefice, dal popolo sono chiamate familiarmente ad Nives, della Neve. La facciata, edificata su due ordini, è sita su piazza San Domenico e ai suoi piedi è presente un'ampia gradinata contornata da un'artistica cancellata in ferro battuto. Il portale d'accesso è contornato da due colonne e sull'architrave si trova una statua calcarea del beato Bernardo Scammacca, opera dello scultore Epifanio Licata. Sulla destra della chiesa vi è l'accesso all'ex convento oggi occupato dalla caserma Agostino Malerba. Sull'ingresso è ubicato l'organo. La chiesa è ad una sola navata ed ha sei altari laterali. Prima arcata: Altare. Nicchia: Altare del Santissimo Crocifisso. Seconda arcata: Altare della Madonna del Rosario. Sulla sopraelevazione è custodito il dipinto su tavola raffigurante la Vergine del Rosario, opera di grandi dimensioni realizzata nel 1531, attribuita a Innocenzo Franucci detto Innocenzo da Imola. Nicchia: statua del Sacro Cuore. Prima arcata: Altare della Madonna della Neve o Altare di Santa Maria Maggiore. La nicchia ospita la pregevole scultura di Antonello Gagini raffigurante la Madonna della Neve, sul piedistallo sono presenti i bassorilievi della Madonna della Neve, Papa Liberio e il Patrizio Giovanni fra gli stemmi dell'Ordine domenicano. Varco: ingresso laterale. Seconda arcata: Altare. Nicchia. L'altare maggiore è situato nell'abside, sormontata da un'ogiva in cui è inserito un antico coro ligneo. Sull'altare è posta una immagine raffigurante San Domenico di Guzmán. Il 29 aprile 1974 mons.Picchinenna ha inaugurato il nuovo altare della chiesa San Domenico di Catania. Esso è costituito da una base in granito scuro che sostiene la mensa in marmo bianco di Carrara. Le linee semplici dell'insieme, che si confanno perfettamente con la scenografia dell'antico altare maggiore barocco, sono impreziosite da un ricchissimo paliotto, che è formato da una cornice, nella quale si alternano 14 formelle in bronzo con 12 formelle dipinte a smalto su lastre di argento, opera del domenicano padre Leonardo Gristina (Prizzi 1915 - Catania 1998), che inquadra una croce greca, composta da cinque formelle dipinte con la stessa tecnica, ma di dimensioni maggiori. Le formelle di bronzo, assieme alle quattro colombe che si trovano a sostenere i quattro angoli della base, sono opera dello scultore prof.Rosario Frazzetto. Sempre all'interno della chiesa ed del convento dei domenicani di Catania si trovano altre opere del padre Leonardo Gristina: il candelabro per il cero pasquale il calice il copri Lezionario il Crocifisso il porta candela la Via Crucis il tabernacolo Inoltre: ?, San Vincenzo Ferreri, dipinto XIX secolo, Beato Bernardo Scammacca, dipinto custodito sull'altare della Cappella di San Vincenzo Ferreri, opera di Giuseppe Rapisardi. Convento dei Padri Domenicani sotto il titolo di «San Domenico» a «Porta del Re». Terza istituzione dell'Ordine dei frati predicatori in terra di Sicilia fondata nel 1224. Gioacchino di Marzo documenta una commissione di venti Colonne, manufatti marmorei realizzati nel 1524 da Antonino Berrettaro verosimilmente per realizzare i portici del chiostro. Dopo le leggi eversive del 1866 le strutture furono destinate ad ospitare il distretto e uffici militari. I religiosi grazie al confratello Benedetto Tornabene, eressero nel 1904 una nuova ala prospiciente alla Villa Bellini e attigua alla chiesa e all’ormai ex-monastero. I Frati Domenicani continuano tutt’oggi a svolgere la loro opera. 1611, Convento sotto il titolo di «Santa Caterina» presso la cattedrale di Sant'Agata. Giuseppe Rasà Napoli, Guida alle chiese di Catania, Catania, Tringale editore, 1984 AA.VV., Enciclopedia di Catania, Catania, Tringale editore, 1987 Gioacchino di Marzo, "I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI; memorie storiche e documenti", Conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana Lazelada di Bereguardo, Volume I e II, Palermo, Stamperia del Giornale di Sicilia. (IT) Francesco Ferrara, "Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII", Catania, 1829. Giuseppe Contarini, L'altare del San Domenico - Immagine dell'eterno, in La Sicilia, 30 aprile 1974. Carlo Longo o.p., Consacrato a Catania il nuovo altare maggiore, in Eco di S. Domenico, Anno XLII, n.6/1974, pp.110-111. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Domenico