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Tavernaro

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Tavernaro Scorcio
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Tavernaro è una frazione della città di Trento da cui dista circa 3 chilometri. Essa si trova a sud-ovest della frazione di Villamontagna e nord-est da quella di Cognola. Assieme a Bergamini, Cognola, Maderno, Martignano, Moià, Montevaccino, San Donà di Cognola, San Vito di Cognola, Villamontagna e Zell forma la circoscrizione amministrativa numero 6 di Argentario di Trento. A Tavernaro vi si trova una piccola chiesetta dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano. Tavernaro conta 744 abitanti, di cui 389 uomini e 355 donne. Dal 1º giugno 2000 esiste a Tavernaro il gruppo sportivo con una squadra di calcio a 5. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tavernaro Circoscrizione n. 6 - Argentario, su comune.tn.it. URL consultato il 23 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Tavernaro (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Tavernaro
Via per Villamontagna, Trento

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Via per Villamontagna

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38045 Trento
Trentino-Alto Adige, Italia
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Tavernaro Scorcio
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Cognola
Cognola

Cognola è una frazione del comune di Trento situata sulla collina ad Est del capoluogo trentino, alle pendici del monte Calisio. Cognola è stato comune autonomo dal 1850 fino al 1926, quando è stato accorpato a quello di Trento (in base al R.D. del 16 settembre 1926, n. 1798). Assieme a Bergamini, Maderno, Martignano, Moià, Montevaccino, San Donà di Cognola, San Vito di Cognola, Tavernaro, Villamontagna e Zell forma la circoscrizione amministrativa numero 6 (Argentario) di Trento. Cognola si trova sulle pendici del monte Calisio, in destra idraulica del torrente Fersina, con esposizione prevalentemente sud sud-ovest. L'area è composta soprattutto da rocce sedimentarie calcaree con affioramenti di tufi basaltici di colore rossiccio. Il clima e la vegetazione sono caratteristici del limite settentrionale della zona prealpina. La collina est di Trento è stata interessata da attività antropica in tempi preistorici, a partire dal periodo mesolitico ed in particolare nel periodo neolitico, come testimoniato dall'importante sito archeologico del Riparo del Gabàn nella vicina Martignano. Durante l'Età del bronzo nella zona sono state attive fonderie, che lavoravano i metalli provenienti dalla zona mineraria di Pergine Valsugana; nello stesso periodo sono cominciati i disboscamenti e le prime coltivazioni di cereali e della vite. Come nelle altre zone attorno a Trento, anche a Cognola era presente un Castelér, luogo di rifugio e difesa comune, che corrisponde all'attuale Dos Castion. In epoca romana la zona di Cognola è organizzata in piccoli gruppi sparsi di case e case coloniche, localizzate secondo le necessità di sfruttamento agricolo della zona, caratteristica di organizzazione del territorio rimasta fino al diciannovesimo secolo. Cognola era attraversata da un ramo minore della Via Claudia Augusta, in corrispondenza delle attuali Via alla Veduta, Via alla Pellegrina e Via alle Coste. In epoca medioevale la zona subisce l'influenza dei signori di Povo (de Pao); è documentata nel Codex Vangianus la restituzione del Castello di Povo da parte di Federico Vanga durante un'assemblea solenne "nel prato di Cognola" nel 1210. Della fine del XIII secolo la prima menzione della chiesa intitolata a San Vito, San Modesto e Santa Crescenzia, fino al 1907 dipendente dalla Pieve di S. Pietro di Trento (proprietà del Capitolo della Cattedrale) e poi parrocchia autonoma. Dalla sua costruzione l'edificio sacro costituisce luogo di aggregazione religioso, sociale ed amministrativo. Nel XVI secolo Cognola è considerata alla stregua di un quartiere di Trento (Colondiello di Cognola) e nel 1672 viene concesso lo statuto comunale di Cognola, che regola la gestione del territorio ed i rapporti della popolazione con le autorità. Il magistrato consolare di Trento mantiene la competenza urbanistica. Il comune di Cognola è stato accorpato a quello di Trento il 16 settembre 1926. Storicamente Cognola comprende due nuclei distinti. Costruita sul tracciato della Via Claudia Augusta ai piedi del Dos del Oseléra, si sviluppa attorno alla piazza storica del paese, all'incrocio tra le attuali via alla Veduta e via Grezoni. È costituita da tre nuclei storici con corti interne a cui si accede attraverso portali in pietra del XVI e XVII secolo. Ha ospitato in passato i servizi della frazione (ufficio postale e negozi). Si trova ad est del Dos Castion (castelliere preistorico) tra la via omonima e Via alle Campanelle ed è costituita da un insieme compatto di edifici di epoche diverse, costruiti attorno ad un nucleo medioevale. Il complesso è detto el convent (il convento). L'origine del nome è incerta: si ipotizza derivi dall'essere stato confinante con una proprietà dei frati francescani nel XVIII secolo, oppure dall'aver ospitato per alcune settimane nel 1810 suore dell'Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo a seguito della soppressione dell'ordine. La casa torre centrale è nella sua configurazione attuale databile al XVI secolo, epoca a cui risalgono gli affreschi interni ed esterni, ma le origini sono di epoca medioevale e si ipotizza sia costruita su una torre di guardia di epoca romana. Il complesso è appartenuto in origine ai conti Lodron, il cui stemma è stato rimosso negli anni quaranta del secolo scorso dall'arco all'ingresso del cortile est per essere sottoposto a restauro (attualmente è conservato presso il lapidario del Museo Provinciale del Castello del Buonconsiglio a Trento). Il complesso passò poi ai Ferrari ed infine ai de' Lupis, a cui si dovrebbe riferire lo stemma affrescato sulla parete esterna che si affaccia sul cortile sud-est. Gli altri edifici sono costruiti in epoche successive, a partire dalla torre di guardia all'estremità dell'edificio lungo Via alle Campanelle. Questo edificio ha ospitato la sede del Comune di Cognola fino al 1922 ed un'aula della scuola elementare. Una lapide a fianco dell'ingresso del cortile nord-est ricorda la morte di due bambini, Maria Fedrizzi di 10 anni e Iginio Dorigatti di 5 anni, uccisi da un proiettile durante la Prima Guerra Mondiale, il 9 giugno 1918. Lungo il perimetro sud è presente l'unica fontana in funzione a Cognola all'inizio del XXI secolo, sulla quale in periodo natalizio viene allestito un suggestivo presepe. Nell'ultimo cinquantennio, soprattutto dopo l'edificazione del villaggio di case popolari di San Donà subito a valle di Cognola all'inizio degli anni sessanta del secolo scorso, vi è stata una grande espansione edilizia soprattutto nella zona verso la frazione di Martignano, da cui comunque Cognola rimane di fatto urbanisticamente distinta, pur facendo parte della stessa zona urbanistica denominata "Circoscrizione Argentario" (dal secondo nome del monte Calisio che sovrasta sia Martignano che Cognola e da cui nel Medioevo si estraevano minerali di argento). La chiesa di Cognola, intitolata ai santi patroni del paese, i santi Vito, Modesto e Crescenzia, risale all'inizio del XVII secolo. Cognola ospita diverse ville costruite soprattutto durante il Concilio di Trento, la più famosa è Villa Madruzzo, ora albergo ristorante. Altri edifici notevoli sono: Villa Fontanasanta, Villa Giupponi, Villa Mirabel, Villa Spath - Poli, Villa Travaglia, Casa Bernardi e Maso Bergamini. A Cognola si trova l'Orrido di Ponte Alto, la cui parte iniziale è accessibile con visite guidate. Come altri paesi circostanti, Cognola è teatro dell'Argentario Day, una giornata annuale di volontariato collettivo promossa dal Comune di Trento e dalla Circoscrizione Argentario. Negli anni '10 del XXI secolo la manifestazione è stata insignita di un'onorificenza da parte della Presidenza della Repubblica. Presso il centro civico ha inoltre sede il CCC, il Circolo Culturale Cognola. La squadra di calcio con base a Cognola è il Calisio, che trae il nome dal monte sovrastante il paese, militante in una delle più basse divisioni dell'agonismo sportivo locale. Come tutte quelle del Comune di Trento, la Circoscrizione Argentario possiede il proprio Corpo di Vigili del Fuoco volontari, con sede nei pressi della scuola media dell'Argentario, fondato nel 1896 quando l'abitato di Cognola era ancora comune autonomo. La circoscrizione Argentario, e quindi anche Cognola, è gemellata dal 2009 con il Comune di Schwaz in Austria. Già nel 1999 era stato firmato un Protocollo di Amicizia. La associazione Amici di Schwaz per il Gemellaggio, con sede a Cognola, coordina i progetti di collaborazione e scambi culturali ed economici. Quella di Cognola è la zattera più vincente del Palio dell'Oca con ben cinque successi, oltre ad un secondo e ad un terzo posto. Il simbolo di Cognola è il Muflone ed i colori degli zatterieri sono il rosso ed il giallo. Inoltre, altra partecipante alla zatterata è San Vito di Cognola (che gareggia con il simbolo della vipera) che però non ha mai ottenuto grandi risultati. Giuseppe Gorfer e Aldo Gorfer, La collina di Trento, Arti Grafiche Saturnia, Trento, 1986, ISBN 88-85013-35-X. Sergio Casetti e Claudio Tonina, Dentro l'inverno per leggere la natura del Trentino, Erre Edizioni, Trento, 1992. Enrica Buratti Rossi, Tante immagini, una storia. Cognola ed il Novecento, Bertelli Editori, Trento, 2008, ISBN 978-88-95841-03-8. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cognola Circoscrizione n. 6 - Argentario, su comune.trento.it.

Povo
Povo

Povo è dal 1926 una delle frazioni oltre ad essere la circoscrizione amministrativa numero 7 della città di Trento, nella provincia autonoma di Trento. Povo conta circa seimila abitanti, sorge a circa tre chilometri dalla città sulla collina est ai piedi del monte Chegul e del monte Celva, appartenenti al massiccio della Marzola, ad una quota variabile, intorno ai 400 metri s.l.m., è attraversata dal rio Salé, affluente del torrente Fersina. Con Celva, Cimirlo, Gabbiolo, Mesiano, Oltrecastello, Povo forma la circoscrizione amministrativa numero 7 del comune di Trento. Comune autonomo fino al 1926, è stato soppresso dal regime fascista, nell'ambito del progetto denominato "La grande Trento". Sede di insediamenti preistorici e poi romani testimoniati anche dal ritrovamento di quattro iscrizioni ritrovate in loco, è ricordato poi come "arimannia" longobarda. Il primo documento menziona Povo è datato 1151; si tratta, come riportato da molti storici locali dei secoli passati, di un canone del decreto di Graziano, che presenta per esteso l'accusa di simonia contro il vescovo Altemanno che, a detta degli accusatori, nel 1131: La cosa fece uno scalpore tale da giungere persino alle orecchie dell'allora Papa Innocenzo II. Ci fu un processo ed alla fine il vescovo fu prosciolto dall'accusa perché: Chiesa dei Santi Pietro e Andrea Chiesa di Sant'Agata A Povo sono presenti alcuni centri di ricerca: il centro di ricerca per la fisica fondamentale Trento Institute for Fundamental Physics and Applications (TIFPA), uno dei tre centri nazionali dell'Istituto nazionale di fisica nucleare; FBK-irst, centro di ricerca, polo scientifico della Fondazione Bruno Kessler; CoSBi (Centre for Computational and Systems Biology), centro di ricerca inaugurato nel 2003, frutto di una collaborazione tra Microsoft Research e Università di Trento, che si occupa di biologia computazionale e biologia dei sistemi; CREATE-NET, un centro di ricerca internazionale sull'ICT fondato da Imrich Chlamtac; Fondazione GraphiTech (Centre for Advanced Computer graphics Technologies), fondata nel 2002 con lo scopo di promuovere attività di ricerca scientifica nel campo della computer grafica e delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione; CNR, sede locale del Consiglio Nazionale delle Ricerche comprendente gli istituti ISTC, IMEM, IFN, IBF e INO. Sul territorio della circoscrizione di Povo ci sono una scuola primaria e una secondaria di primo grado (quest'ultima si trova nella frazione di Gabbiolo). In varie zone della frazione sono dislocati: Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM), in località Mesiano; Ex Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, comprendente il Dipartimento di Matematica (DMath), il Dipartimento di Fisica (DPhys), il Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII), il Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell'Informazione (DISI) e parte del Centro per la Biologia Integrata (CIBio), su vari edifici: Vecchia sede della Facoltà di Scienze MM. FF. NN. (informalmente "Povo 0") e laboratori didattici (malga); Polo Scientifico e Tecnologico "Fabio Ferrari" ("Povo 1" e "Povo 2"); Laboratori alla Cascata; Povo è gemellata con: Znojmo, dal 1996 Trento Oltrecastello Cimirlo Stazione di Povo-Mesiano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Povo Comune di Trento: Circoscrizione 7 Povo, su comune.trento.it. Cartografia di Povo (PDF), su comune.trento.it. URL consultato il 2 luglio 2011 (archiviato dall'url originale l'8 giugno 2015). Centre for Computational and Systems Biology, su cosbi.eu. Tuttapovo, su tuttapovo.it. Sito ufficiale dell'U.S.D. Vipo Trento, su vipotrento.it.

Complesso fortificato di Civezzano
Complesso fortificato di Civezzano

Il complesso fortificato di Civezzano è un sistema di fortificazioni austro-ungariche, in località Civezzano, in Alta Valsugana, in provincia di Trento. È parte della fortezza di Trento (Festung Trient) oltre che appartenente al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano. La Valsugana è già stata usata dal generale Medici, nelle operazioni militari del 1866, come porta di accesso alla città di Trento. Essendo questa via una buona entrata per degli ipotetici invasori, la stretta gola del torrente Fersina in Valsugana fu fatta fortificare dal generale Kuhn. L'area compresa tra il monte Celva, il monte Calisio e il Soprasasso costituiva il IV distretto di Trento. Lo sbarramento previsto era articolato in tre opere permanenti volte ad impedire l'accesso alla città di Trento attraverso le uniche due vie possibili: un forte (Hauptwerk); due tagliate stradali poste a sbarrare il controllo delle due strade dirette a Trento: quella superiore (Obere Strassensperre); quella inferiore (Untere Strassensperre). I lavori di costruzione furono affidati all'impresa trentina di Francesco Ranzi, e durarono dal 1868 e il 1876. Nell'ambito della fortezza di Trento il sistema fortificato di Civezzano offre motivo particolare interesse per lo studio di architettura militare, per la ragione che il progettista, Daniel von Salis da Soglio, lo utilizzò come laboratorio di ricerca di nuove soluzioni per le fortezze di montagna. Tanto nell'opera principale che nella tagliata stradale superiore, Salis stabilì di proteggere il fronte delle cannoniere tramite masse di terra nelle quali si aprivano le feritoie (sistema Haxo). Tale gioiello di architettura dove si erano sperimentate moderne soluzioni militari non entrò mai in guerra. Vari recuperanti riutilizzarono i materiali ancora presenti per la ricostruzione delle proprie abitazioni mentre le diverse gallerie e trincee vennero riutilizzate durante la seconda guerra mondiale. A causa della scarsa superficie disponibile, l'opera principale venne sviluppata in senso verticale, con un duplice ordine dei cannoniere su due livelli diversi: una soluzione questa che il progettista aveva già visto applicare a Peschiera del Garda, nel cantiere del forte Monte Croce. In questo modo era possibile assicurare al forte una notevole potenza di fuoco. Esso era posto sull'appendice del Dos di Castel Vedro, una postazione strategica per osservare e controllare la fine della valle. Questo era inizialmente un antico castelliere romano, divenuto nel Medioevo un vero e proprio castello. Venne distrutto nel 1254 dalla spedizione di Ezzelino III da Romano. Era armato con cinque grossi cannoni da 15 cm modello 61 e, per la difesa ravvicinata contro l'assalto di truppe di fanteria, 2 cannoni da 9 cm modello 75/96 posti a fianco dell'ingresso rivolti verso est. Erano inoltre compresi profondi fossati sia nella parte anteriore che sul lato sinistro, il tutto ben circondato da filo spinato. La guarnigione in tempo di guerra era calcolata in 3 ufficiali e 146 uomini. Purtroppo esso fu totalmente distrutto già nel 1915 e al suo posto venne collocata una batteria in caverna ancora presente sulla cima del Dos di Castel Vedro. Altre artiglierie vennero invece ricollocate in località Le Finestre, Dos Castion e Campell. La tagliata stradale superiore è un'opera in muratura a un solo piano posta sull'odierna strada che collega Civezzano a Cognola. Fu costruita tra il 1869 e il 1872 in pietra calcarea squadrata e rimodernata nel 1914. In seguito divenne polveriera fino ad essere dismessa dal Demanio Militare. Infine ha ospitato una cantina mentre oggi è l'unica parte visitabile, infatti la tagliata è stata restaurata nel 2016. L'opera consisteva di una batteria di casematte attorniate da fossati asciutti e da un tratto difensivo con un grosso portone per tenere sotto sorveglianza il traffico lungo la strada. Mediante le feritoie poste lungo le mura esterne si riusciva a controllare anche l'ingresso al forte principale. Per la tagliata stradale superiore l'armamento era ben più modesto, infatti consisteva in soli due cannoni da 12 cm modello 61 entrambe rivolte verso Pergine, fungevano anche da finestrature. In totale, vi erano 30 feritoie. Questa fortificazione poteva ospitare in tempi di guerra 48 soldati. Quest'opera subì durante il conflitto una chiusura del cortile interno e alla copertura del tetto in calcestruzzo, e sempre ben collegate mediante trincea coperta alla tagliata sottostante. I suoi cannoni furono trasferiti sul Dos Castion. Questa tagliata stradale fu costruita nella parte più stretta della serra di Cantanghel sul torrente Fersina su una posizione quasi invisibile e protetta da solide rocce; questa sbarrava la cosiddetta "strada dei Crozi". Su questa fortificazione vennero adottate le soluzioni più innovative, furono infatti realizzate due casematte per artiglierie scavate interamente nella roccia. Una novità per l'impero austro-ungarico. Una terza cannoniera fu aggiunta nel 1896 con lo scopo di sorvegliare la ferrovia della Valsugana, allora da poco compiuta. In seguito all'apertura della linea ferroviaria, nel 1897 si aggiunse allo sbarramento un fortino per fucilieri alla sbocco del tunnel "Serra". Questo fortino era collegato tramite un passaggio nascosto alla tagliata. L'armamento comprendeva 3 cannoni da 8 cm modello 95 e una guarnigione in tempi di guerra composta da 1 ufficiale e 60 soldati. Questa tagliata fu l'unica a non essere disarmata infatti già nel 1898 era armata con una batteria composta da tre cannoniere posta in caverna e che puntavano verso Civezzano. L'armamento previsto per l'intero complesso fortificato era: per il forte principale: 2 cannoni da 9 cm M75/96 F.K. 5 cannoni da 12 cm M61 K. 3 cannoni da 15 cm M61 K. per la tagliata stradale superiore: 2 cannoni da 12 cm M61 K. per la tagliata stradale inferiore: 3 cannoni da 8 cm M95 K.K. Fortezza di Trento Ecomuseo Argentario Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su complesso fortificato di Civezzano