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Casa Crespi (corso Venezia)

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9016 Milano, C.so Venezia Casa Crespi Foto Giovanni Dall'Orto 22 Apr 2007
9016 Milano, C.so Venezia Casa Crespi Foto Giovanni Dall'Orto 22 Apr 2007

Palazzo Crespi è un edificio storico di Milano situato in corso Venezia n. 20

Estratto dall'articolo di Wikipedia Casa Crespi (corso Venezia) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Casa Crespi (corso Venezia)
Corso Venezia, Milano Municipio 1

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.4697388 ° E 9.2001213 °
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Indirizzo

Corso Venezia 33
20121 Milano, Municipio 1
Lombardia, Italia
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9016 Milano, C.so Venezia Casa Crespi Foto Giovanni Dall'Orto 22 Apr 2007
9016 Milano, C.so Venezia Casa Crespi Foto Giovanni Dall'Orto 22 Apr 2007
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Luoghi vicini

Sestiere di Porta Orientale
Sestiere di Porta Orientale

Il sestiere di Porta Orientale è uno dei sei sestieri in cui era anticamente divisa la città di Milano limitatamente ai confini del moderno centro storico, che è delimitato dalla Cerchia dei Navigli, ovvero dal tracciato delle mura medievali di Milano, di cui la Cerchia costituiva originariamente il fossato difensivo. Prende il nome dall'antica Porta Orientale medievale, che è stata demolita nel 1818. Questo sestiere deriva il nome da Porta Orientale medievale, che a sua volta prende la denominazione dalla precedente Porta Orientale romana. Porta Orientale romana fu costruita durante il periodo repubblicano dell'epoca romana, era ricavata nella cinta delle mura romane di Milano. Venne fatta presumibilmente erigere, insieme alle mura, da Ottaviano dopo l'assunzione di Mediolanum al rango di municipium nell'anno 49 a.C.. Da Porta Orientale dipartiva verso oriente (da cui il nome della porta) l'arteria stradale che, attraverso Bergomum (Bergamo) e Brixia (Brescia), portava a Verona (Verona). Con l'estensione della cinta muraria verso nord est, che venne realizzata dopo il 290 su volere dell'imperatore Massimiano in seguito all'elevazione di Mediolanum a capitale dell'Impero romano d'Occidente, Porta Orientale si trovò ad essere compresa all'interno del perimetro della città, visto che il vecchio tratto della cinta mura su cui sorgeva non venne demolito ma fu trasformato in un muro interno di separazione del centro abitato. In sua sostituzione, come nuovo varco cittadino verso la strada che, attraverso Bergomum e Brixia, portava a Verona, fu costruita Porta Argentea. Poi in epoca medievale, con la costruzione delle nuove mura cittadine, più esterne rispetto a quelle precedenti, "Porta Orientale" venne spostata, seguendo la direttrice della strada lungo cui sorgeva, più esternamente, lungo il nuovo vallo difensivo. Sorte analoga ebbe Porta Orientale spagnola che venne eretta, analogamente, lungo le mura spagnole di Milano, che sostituirono quelle medievali. Lo stemma del sestiere di Porta Orientale ha subito, nei secoli, poche variazioni, perlopiù di carattere stilistico e mai sostanziale. Bonvesin de la Riva lo descrive così: Analogamente Galvano Fiamma, dello stemma del sestiere di Porta Orientale, dà la seguente definizione: Similmente Bernardino Corio riporta che: I documenti non danno però notizia della posa del leone: questa informazione ci è però fornita dagli stemmi dei sestieri scolpiti sulla loggia degli Osii in piazza Mercanti, che è stata realizzata nel 1316, dove il leone di Porta Orientale è rappresentato in posa rampante. Identica posa è confermata sul disegno riportato all'interno del Codice Cremosano, dove il leone è di colore oro su campo bianco. Per quanto riguarda i colori, i documenti degli scrittori sopracitati, come si può leggere negli stralci delle loro opere, danno un'informazione diversa: un leone nero su campo bianco. Per quanto riguarda il soggetto, il leone riportato sullo stemma del sestiere di Porta Orientale richiama probabilmente il leone in pietra che è situato sulla sommità della colonna che si trova, ancora oggi, in piazza San Babila. Il sestiere di Porta Orientale era a sua volta suddiviso in cinque contrade: Alessandro Colombo, I trentasei stendardi di Milano comunale (PDF), Milano, Famiglia Meneghina, 1935, ISBN non esistente. Milano Mura di Milano Sestiere (Milano) Contrade di Milano Porta Orientale (medievale) Porte e pusterle di Milano I sestieri e le contrade di Milano - Con le mappe delle antiche suddivisioni di Milano, su filcasaimmobili.it. URL consultato il 17 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2017).

Palazzo Castiglioni
Palazzo Castiglioni

Palazzo Castiglioni è uno storico palazzo di Milano, sito in corso Venezia al civico 47. Costruito da Giuseppe Sommaruga (1867-1917) nel 1901-1904, costituisce il "manifesto" artistico del liberty a Milano. L'edificio fu realizzato dall'impresa Costruttori F.lli Galimberti a tre piani, con due facciate, una principale sulla strada e una secondaria sul giardino, più gli annessi staccati dal corpo principale e costituenti le scuderie e la rimessa. Questo palazzo ha un basamento con bugnato grezzo che riprende le forme naturali della roccia; le altre decorazioni presenti sono una ripresa dello stucco in stile settecentesco. Attualmente è sede dell'Unione Commercianti di Milano. (Unione del commercio - Confcommercio) Il palazzo deriva una parte consistente del suo interesse dall'elevata qualità dei materiali e delle lavorazioni artistiche e artigianali, secondo l'obiettivo tipicamente liberty dell'opera d'arte "totale" che coinvolge tutte le discipline artistiche e artigianali. Tra i fornitori e artigiani, per esempio, giocarono un ruolo particolarmente importante la ditta Porroni di Canzo, che si occupò con elevata perizia dei sarizzi, e la ditta Corda e Malvestito che fornì i ceppi. L'imprenditore Ermenegildo Castiglioni, che nel 1886 aveva ereditato dal nonno Ermenegildo Castiglioni una grande fortuna, decise nel 1900 di costruire un palazzo in corso Venezia, a Milano. Nelle sue intenzioni l'edificio doveva differenziarsi da tutti gli altri ed a questo fine incaricò della progettazione l'architetto Giuseppe Sommaruga, noto per diverse interessanti soluzioni. Questo atteggiamento del committente, quasi da nobile del Seicento, volenteroso di manifestare la propria grandezza, si può ritrovare nel palazzo (particolarmente imponente se paragonato al restante liberty italiano) e nella volontà di realizzare un edificio di uno stile piuttosto nuovo per l'Italia (il liberty, appunto) in un contesto tra i più nobili della città, quasi in un atteggiamento di sfida ai benpensanti e conservatori concittadini. Una sfida probabilmente persa dato che, quando nel 1903 furono tolti i ponteggi dalla facciata, l'opinione pubblica si schierò fortemente contro fino ad ottenere di far rimuovere due statue di figure femminili colossali poste sopra il portale d'ingresso. Le due statue, opera di Ernesto Bazzaro, suscitarono scandalo tanto da far pubblicare vignette satiriche sulla vicenda del palazzo Castiglioni sul giornale Il Guerin Meschino nei mesi successivi all'inugurazione (17-24-31 maggio e 11-14 giugno e 19 luglio). Le figure femminili risultavano incomprensibili nel loro significato simbolico (in realtà ben rappresentavano l'una la pace e l'altra l'industria), secondariamente erano criticate perché non avevano un ruolo preciso, non erano cariatidi a sostenere il portale o un balcone, e in ultimo (ma sicuramente era questo l'argomento principale) si accusavano di essere troppo procaci e nude (il popolino milanese prese a definire ironicamente il palazzo la Ca' di ciapp, ovvero Casa delle chiappe). Le due statue furono così trasferite nei magazzini della ditta Galimberti, l'impresa a cui era stata affidata la costruzione del palazzo, e successivamente poste su un fianco di villa Luigi Faccanoni, sempre a Milano. Il portale, rimasto privo di questi due elementi importanti, dovette essere modificato: fu rialzato occupando parte della finestra superiore, la quale nella restante parte fu tamponata da un bassorilievo: il risultato finale fu quello di togliere forza all'elemento centrale del palazzo, ovvero il portale e il gruppo di finestre del piano nobile che lo sovrastavano, che adesso risulta della stessa enfasi del portale laterale di servizio, che è arricchito superiormente da una bella finestra tripartita. A proposito della modifica delle decorazioni in facciata, scriveva nel numero dell'aprile 1905 de L'Edilizia Moderna l'architetto Formenti: Gli arredi interni furono distrutti dalle truppe americane che occuparono il palazzo nel 1945 e li utilizzarono come legna da ardere. Si salvarono le decorazioni, i ferri battuti e le lampade. L'edificio fu sottoposto a vincolo monumentale il 5 marzo 1957. Nel 1965 l'Associazione Calcio Milan trasferì la sua sede in questo palazzo, dove rimase fino all'anno successivo, quando si spostò in via Filippo Turati 3. Nel 1967 gli eredi della famiglia Castiglioni vendettero il palazzo all'Unione del Commercio a causa degli eccessivi costi di manutenzione e della tassa relativa alla costruzione della linea metropolitana 1. L'arch. Eugenio Gerli e l'ing. Giorgio Keffer firmarono il progetto di trasformazione dell'edificio in uffici con il mantenimento del solo ingresso, dello scalone, della veranda, di alcune sale al piano nobile, delle facciate e della palazzina su via Marina. Il resto dell'edificio fu svuotato, sotto il giardino venne costruito un auditorium, la palazzina su via Marina fu inglobata in un edificio moderno. Al progetto si oppose la studiosa del Liberty Rossana Bossaglia che chiese alla Soprintendenza di negare la autorizzazione e di destinare l'edificio a museo del Liberty. Nonostante il vincolo il Soprintendente dell'epoca Gisberto Martelli approvò il progetto dopo un lungo carteggio con l'Unione del Commercio che minacciava di abbandonare il palazzo al degrado. Almanacco illustrato del Milan, 1ª ed., Panini, 1999. Eleonora Bairati e Daniele Riva, Guide all'architettura in Italia: il Liberty in Italia, Editori Laterza. Arch. C. Formenti, Il palazzo Castiglioni - Corso Venezia - Milano, in L'Edilizia Moderna, Anno XIV, fasc. IV, Milano, aprile 1905. Pierfrancesco Sacerdoti, L'influenza di Giuseppe Sommaruga nell'architettura milanese in ITALIAN LIBERTY. Il sogno europeo della grande bellezza, a cura di Andrea Speziali, CartaCanta, 2015, pp 63-65 Ville e palazzi di Milano Liberty a Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Castiglioni