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Zianigo

Frazioni di MiranoPagine con mappe
Italy provincial location map 2016
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Zianigo è una frazione della Città di Mirano, nella città metropolitana di Venezia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Zianigo (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.504167 ° E 12.081111 °
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Indirizzo

Via Trento

Via Trento
30035
Veneto, Italia
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Italy provincial location map 2016
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Luoghi vicini

Villa Barbarigo (Mirano)

Villa Barbarigo, Astori, Carraro è una villa veneta di Mirano, in provincia di Venezia. Sorge poco più a ovest del centro storico, circondata da una recente zona residenziale. Documentata a partire dal 1661, quando i Barbarigo la acquistarono dai Michiel, venne poi ereditata dagli Albrizzi i quali, nel 1807, la vendettero ad Antonio Astori. È divenuta di Gianni Carraro nel 1962 il quale, con la collaborazione dell'Ente per le ville venete, si è occupato del restauro dell'intero complesso. I lavori hanno permesso di ripristinare le antiche condizioni dell'edificio, eliminando le alterazioni degli interni e recuperando gli elementi originali. La casa padronale mostra le linee tipiche del Seicento veneziano, ma il suo aspetto massiccio e squadrato risente forse degli influssi del secolo precedente. Il fronte principale è rivolto a sud, verso un piccolo giardino, e presenta grandi aperture arcuate, disposte con ritmo "incalzante", ovvero più ravvicinate al centro (in corrispondenza del salone centrale) e diradate alle estremità (per poter meglio collocare il camino e la mobilia). Le linee sono però ingentilite da alcuni elementi architettonici e artistici come le lunette cieche in corrispondenza delle finestre, la balconata centrale, le cornici a dentelli sotto la copertura e attorno alle aperture. Per quanto riguarda gli altri prospetti, è degno di nota quello a est su cui è addossata una torretta che racchiude una scala a chiocciola. Gli interni sono organizzati secondo il tipico schema veneziano, con il salone passante orientato in direzione nord-sud. In seguito ai recenti restauri, sono stati recuperati numerosi componenti architettonici e decorativi di pregio, come la travatura alla Sansovino del piano terra, i pavimenti in terrazzo veneziano, le volte a vela di alcune stanze. Fra tutti, spiccano cinque resti di affreschi, individuati sotto uno spesso strato di intonaco, che decoravano lo spazio sotto le finestre del piano nobile; oggi si possono ammirare nel salone del piano terra e in una camera adiacente e raffigurano, su fondi ocra e azzurri, degli zeffiretti tra festoni e le allegorie della Fede e della Fortezza. Accanto al palazzo, sul lato ovest, si allunga una barchessa di un solo piano, con mattoni a vista e quattro archi. Degni di nota anche il parco, dove è stata collocata un'interessante vera da pozzo (che, tuttavia, non fa parte della dotazione originaria), e la cancellata d'ingresso. Villa Barbarigo, Astori, Carraro (PDF), su irvv.regione.veneto.it, IRVV. URL consultato l'11 luglio 2018. Mario Esposito, Luca Luise, Giorgio Meneghetti, Giovanni Muneratti (a cura di), Ville venete nel territorio di Mirano, Venezia, Marsilio, 2001, p. 64, ISBN 8831778161.

Duomo di Mirano
Duomo di Mirano

Il Duomo di san Michele Arcangelo è il principale luogo di culto cattolico della città di Mirano, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Treviso; è sede del vicariato di Mirano. La pieve di Mirano ha avuto un'origine di tipo conventuale. Nel XV secolo fu priorato dell'Ordine degli Agostiniani. Nel 1477 il priorato fu incorporato al convento della antica Congregazione di San Giorgio in Alga di Venezia. Nel 1668 i beni della pieve furono venduti dalla Repubblica di Venezia al priore del Convento della Lattuga, sempre in Venezia. Il duomo di San Michele Arcangelo, patrono della parrocchia, è il rifacimento avvenuto nel XVII secolo di una precedente chiesetta rinascimentale, annessa ad un convento. I lavori iniziarono il 6 luglio 1680 e terminarono con la consacrazione del vescovo della Diocesi di Treviso, Giovanni Battista Sanudo, il 3 giugno 1696. Dal 1768 è gestito dal clero della Diocesi; dal 1771 è chiesa arcipretale. A fianco del duomo sorge una cappella di stile rinascimentale, nota come "Scoletta" per essere stata la sede della confraternita del SS. Sacramento. Attualmente è sede della parrocchia ortodossa romena. L'esterno della chiesa si presenta estremamente spoglio. Nessuna decorazione, infatti, è presente nella facciata con timpano triangolare. Anche l'interno è, dal punto di vista architettonico, essenziale: la navata è unica, l'ordine corinzio e le decorazioni a finto marmo sono di colore grigio. Il soffitto, piatto, è maestosamente affrescato con il Giudizio Universale, opera più significativa del pittore di Belluno Giovanni De Min. Le altre principali opere sono: le statue degli angeli e del San Michele Arcangelo sono dello scultore di Asolo Giuseppe Torretto maestro di Antonio Canova inserite nel grandioso Altar Maggiore, dello stesso autore. Una pala d'altare Miracolo di Sant'Antonio è opera di Giambattista Tiepolo, eseguita nel 1760. Il pittore villeggiava in zona, in un suo palazzo di Zianigo. Un'altra pala importante del 1583 è quella del pittore Paolo Fiammingo per l'altare di San Girolamo. Nel Duomo di Mirano, sopra la cantoria, si trova l'organo Mascioni opus 442, costruito nell'anno 1931. A trasmissione elettrica, conta 28 registri suddivisi fra le due tastiere e la pedaliera. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla duomo di Mirano L'organo a canne , su marzorg.org. URL consultato il 2 agosto 2011.

Campocroce (Mirano)
Campocroce (Mirano)

Campocroce è una frazione del comune di Mirano nella città metropolitana di Venezia. L'omonima parrocchia, dedicata a Sant'Andrea, dipende dalla diocesi di Treviso, vicariato di Mirano. L'abitato si trova a circa 5 km verso sud ovest dal capoluogo, in direzione di Santa Maria di Sala. Principali corsi d'acqua sono il Lusore e il rio Caltressa. Secondo l'ipotesi più accreditata il toponimo sarebbe di origine romana, coniato quando fu realizzato un luogo di culto paleocristiano erigendo su un campo (conferma delle peculiarità agricole del graticolato) la Croce di Cristo. (Stangherlin, Venezia-Mestre, 1970). In effetti, molti altri toponimi della zona hanno origini latine, quali Veternigo (Veter vicus), Zianigo (Julii vicus), Campocesarano (località tra Campocroce e Zianigo, Campus Caesarianus). Nei documenti medievali in latino viene riportata la forma Campus Crucis. È da ritenere, quindi, che l'origine del nome Campocroce sia successiva alla colonizzazione del territorio a causa del tardivo affermarsi del cristianesimo in questi luoghi. La località, inserita nel graticolato romano, appartenne al territorio di Padova sin dall'epoca romana. Il Bonamico (Padova, 1874) afferma che la prima citazione del toponimo compare nel XIII secolo. Si tratta di una "ordinanza pubblicata nel 1265 dal podestà Gerardino Longo, nella quale tra le ville designate a concorrere alla costruzione dei ponti sparsi sul territorio padovano per quello sul torrente Tergola vennero a contribuire i villaggi di Ballò, Campocesarano, Cavorlegia, Canaceo, Campocroce, Fratte, Mirano, Scaltenigo, Vetrego e Zianigo". Un altro documento, datato 6 dicembre 1292, conferma l'esistenza di Campocroce come rettoria dipendente da Zianigo assieme a Veternigo e Salzano. Si tratta della notifica della scomunica lanciata dal Patriarca di Aquileia Raimondo della Torre alla città e alla diocesi di Treviso (Verci, Venezia, 1786-1791). Nel 1919 il conte Marco Soranzo donò al Santo Luigi Orione la villa veneta e la sua intera proprietà terriera per raccogliere gli orfani della prima guerra mondiale. Nel 1930 diventò un seminario. Codex Tarvisinus f. 49 presso A.S. VE Francesco Scipione Fapanni, La Congregazione di Mirano, M.S. 1850, n. 1377 presso la Biblioteca comunale di Treviso Antonio Scotti, Raccolta di Documenti, M.S. 1741, Tomo II presso la Biblioteca Comunale di Treviso catalogo n. 975. Luigi Zangrando, Note storiche del 1915 ms. A.V. TV busta Campocroce n. 21a. Luigi Zangrando, Memoria storica di Campocroce Padovana in occasione della Vis. Past. compiuta da Mons. A. G. Longhin il 7 dic. 1926 ms. A.V.TV.b. Campocroce di Mirano n. 21 Carlo Agnoletti, Memorie Storiche delle Chiese e Parrocchie della Diocesi di Treviso, Treviso, Premiato stabilimento tipografico Istituto Turazza, 1897. Carlo Agnoletti, Treviso e le sue Pievi, Treviso 1896-1898 (rist. anastatica, Bologna, Sala Bolognese Forni, 1978. ASCI, (a cura di), Mirano e il suo passato, Scorzé, 1968 Pierluigi Bembo, Delle istituzioni di beneficenza nella città e provincia di Venezia, studii storici-economici-statistici, Venezia, Naratovich, 1859. Emilio Bonamico, Mirano, monografia, Padova, 1874. Cesare Cantù, (a cura di) Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto, ossia storia delle città, dei borghi, comune, castelli, ecc. fino ai temi moderni, Milano, Corona e Caimi ed., 1858, vol. II Filippo Fanzago, Fotografia di Padova, Padova, 1856. Luigi Gallo, Mestre - Marghera - Abb. S.Ilario, Venezia, 1964. Giovanni Muneratti, Ricerca sulla costruzione della Torre Campanaria nel I Centenario dalla gettata delle fondamenta, in “La voce della Comunità Parrocchiale di Campocroce”, Bollettino della Parrocchia di Campocroce, c.i.p. luglio 1976. Dante Olivieri, Saggio di una illustrazione generale della toponomastica veneta, Città di Castello, 1915. Dante Olivieri, Toponomastica Veneta, Firenze, 1962. Luigi Pesce, Ludovico Barbo Vescovo di Treviso (1437—1443), Padova, 1969. Luigi Pesce, La Visita Pastorale di Sebastiano Soldati nella Diocesi di Treviso (1832-1838), Roma, 1975. Jacobus Salomonius, Agris Patavinis Inscriptiones, Padova, 1696. Gaetano Sorgato, Memorie Funebri, Padova, 1856. Antonio Stangherlin, Ville Venete nel Comune di Mirano, Venezia Mestre, 1970. B. Toderini, Mirano, memoria storica, Venezia, 1845. Giovanni Battista Verci, Storia degli Ecelini e Codice Diplomatico Eceliniano, Bassano, St. Remondini, 1779. Giovanni Battista Verci, Storia degli Ecelini, Venezia, st. Fontana, 1841. Giovanni Battista Verci, Storia della Marca Trivigiana e Veronese, Venezia, Storti, 1786-1791, ristampa anastatica, Bologna, Sala Bolognese Forni, 1980.

Villa Morosini (Mirano)

Villa Morosini, Monico detta "XXV Aprile" è una villa veneta di Mirano, in provincia di Venezia. Di proprietà comunale, i suoi edifici sono oggi adibiti a spazi per attività culturali (la casa padronale ha ospitato la biblioteca civica sino al 2003). Il parco costituisce il giardino pubblico "XXV Aprile" ed è in continuità con quello della limitrofa villa Belvedere. Il complesso fu fatto erigere attorno alla metà del Seicento (risulta terminato nel 1661) dalla famiglia Giustinian, già proprietaria della vicina villa Piarotto sin dal Cinquecento. Dopo aver attraversato un periodo di lento degrado dovuto alla decadenza della casata, nel 1792 fu ereditato dai Morosini "dalla Sbarra" che provvedettero a un radicale restauro. Nella seconda metà dell'Ottocento divenne del marchese Paulucci delle Roncole e, all'inizio del secolo successivo, di Jacopo Monico. Villa Morosini è costituita dalla casa padronale e, poco più a nordovest, da una barchessa. Come dimostrato dalle carte dei catasti napoleonico e austriaco, in passato esisteva anche una seconda barchessa identica, che sorgeva a sudovest simmetricamente rispetto alla villa. La casa padronale, il cui fronte principale è rivolto a est, verso la strada, ha linee neopalladiane. Il primo livello è rialzato da un basamento e il portale d'accesso è quindi accessibile tramite una grande scalinata che introduce direttamente al salone centrale. Il corpo centrale dell'edificio è più alto rispetto al resto del volume e si caratterizza per una loggia di colonne ioniche di ordine gigante che diventano pilastri alle estremità. La sopraelevazione è coronata da un grande timpano triangolare sormontato da statue secentesche attribuite ad Angelo Marinali. Gli interni sono organizzati secondo il consueto schema veneziano, con il salone centrale affiancato da quattro locali più piccoli disposti simmetricamente. I soffitti erano un tempo ornati da affreschi. Lo stile architettonico della barchessa si discosta da quello della casa padronale, risultando comunque in armonia con il contesto. Ha uno sviluppo orizzontale e simmetrico rispetto all'asse centrale, in corrispondenza del quale si trova un corpo sormontato da un timpano triangolare. Le aperture sono pure timpanate, alternativamente triangolari e curvilinei, così come la testata dell'edificio, coronata da un timpano sorretto da paraste pseudo-ioniche. Il parco si estende su oltre tre ettari in cui sono disposte numerose statue a tema aulico risalenti all'Ottocento. Nello stesso si trova una vera da pozzo recante le iniziali dell'antico proprietario Francesco Morosini. Villa Morosini, Monico, detta "XXV Aprile" (PDF), su irvv.regione.veneto.it, IRVV. URL consultato il 12 marzo 2014. Mario Esposito, Luca Luise, Giorgio Meneghetti, Giovanni Muneratti (a cura di), Ville venete nel territorio di Mirano, Venezia, Marsilio, 2001, ISBN 8831778161.

Villa Piarotto

Villa Bon, Giustinian, Giustinian-Recanati, Piarotto è una villa veneta di Mirano in provincia di Venezia. Sorge poco più a nord del centro, di fronte a villa Morosini "XXV Aprile". Il complesso ha origini cinquecentesche, ma ha subito rimaneggiamenti e ampliamenti nel Seicento e nel Settecento. È raffigurato in un affresco di Giuseppe Borsato del 1803 conservato a palazzo Giustinian Recanati, il che ha permesso di ricostruire le modifiche che ha subito nel corso degli ultimi due secoli. I primi proprietari di cui si ha notizia, nel 1619, sono i Bon i quali, forse, ne furono i costruttori; più tardi passo ai Giustinian, detti in seguito Giustinian Recanati. Dal secondo dopoguerra appartiene ai Piarotto. Grazie agli accurati e costanti interventi condotti dagli attuali proprietari, sia gli edifici che il parco si presentano in ottimo stato di conservazione. La casa padronale è un edificio a pianta quadrata affiancato da due piccole ali, adiacenti ma leggermente in modo da dare maggior risalto al corpo centrale. Il fronte principale si rivolge, come di consueto, a sud e si organizza in tre partiti. Quelli laterali sono più semplici, ma non per questo poveri, e si caratterizzano per la presenza di finestre assai elaborate, coronate da trabeazione al piano terra e da timpani triangolari al piano nobile; queste ultime sono ulteriormente arricchite con cornici a bugnato e corrispondono, nella fascia sottogronda, a finestrelle sviluppate in larghezza. Fulcro della facciata è però la fascia centrale. Quattro lesene bugnate delimitano il portale d'ingresso, accessibile mediante una breve scalinata di andamento curvilineo. Ad esse corrispondono i pilastri e le colonne ioniche del primo piano che formano una loggia con balaustrata di ispirazione palladiana. Il partito è coronato da un timpano pseudo-trabeato; in origine, esso era racchiuso da un ulteriore frontone più ampio recante lo stemma dei Giustinian; attualmente risulta sormontato da un corpo con funzioni di abbaino, sormontato da elementi curvilinei terminanti al centro con un vaso acroteriale; ai lati si innesta alla facciata mediante volute. Gli interni sono organizzati secondo uno schema a T con due stanze perpendicolari fra loro. Il salone del piano nobile è ornato sul soffitto da un ciclo di affreschi che in origine proseguiva anche sulle pareti; i dipinti sono a tema mitologico e sono incorniciati da finte architetture; si aggiungono poi dei finti loggiati da cui figure femminili osservano i visitatori dall'alto, chiaro rimando alla loggia della facciata. Dei rustici va citata la barchessa, saldata sul lato est della casa padronale. Pur essendo più tarda, si inserisce perfettamente nel complesso grazie alla ripresa di alcuni elementi, in particolare quelli della fascia di sottogronda. Sul lato opposto, invece, si colloca l'oratorio di San Giovanni Battista. Presenta la facciata incorniciata da paraste coronata da un timpano triangolare dentellato. All'interno è esposto il Battesimo di Cristo, pala di un anonimo cinquecentesco di scuola veneta. Villa Bon, Giustinian, Giustinian-Recanati, Piarotto (PDF), su irvv.regione.veneto.it, IRVV. URL consultato il 7 agosto 2014. Mario Esposito, Luca Luise, Giorgio Meneghetti, Giovanni Muneratti (a cura di), Ville venete nel territorio di Mirano, Venezia, Marsilio, 2001, ISBN 8831778161.

Scaltenigo
Scaltenigo

Scaltenigo è una frazione del comune di Mirano della città metropolitana di Venezia e conta circa 3 000 abitanti. Scaltenigo è situato a circa 5 km dal capoluogo comunale, Mirano. Il paese si sviluppa lungo due principali vie di collegamento: la prima, lunga ben 23 km, Strada Provinciale 30, Via Caltana, collega la località di Oriago di Mira (VE) a Campodarsego (PD); la seconda, Strada Provinciale 26, Via Scaltenigo-Ballò, collega il capoluogo, da Via Battisti, fino al centro della cittadina di Dolo (VE). Anche se di rilevanza inferiore, Via Scaltenigo rappresenta anticamente un collegamento dal capoluogo fino alla riviera del Brenta, a Dolo, ove, tramite il fiume Brenta giungevano commercianti con prodotti e merci. Via Caltana rappresentava il collegamento via terra tra Padova e Venezia e Scaltenigo si trova a metà strada in tale tragitto. Nell'incrocio di queste due direttrici sorge Scaltenigo, ove ancora oggi si possono vedere antichi segnali, sapientemente restaurati e conservati, che ricordano l'antica importanza del centro cittadino come punto di ritrovo o di scambio commerciale. Le vie, esterne, in cui si sviluppa il paese, invece, attorno alle due direttrici principali, sono costruite sulla base del graticolato romano, ovvero caratterizzate da lunghe direttrici esattamente perpendicolari tra loro, formando lotti di terreno esattamente quadrati o rettangolari. Anche queste sono di ampia importanza poiché collegano il centro con numerosi altri centri abitati, quali Canaceo, Zona Industriale Galilei, Campocroce di Mirano, Caltressa, Porara, Formigo, Vetrego e Ballò. A Scaltenigo scorrono alcuni corsi d'acqua: il fiume Lusore, che attraversa appena fuori dal centro del paese; il Cognaro e il Volpino a sud e il Caltressa a nord. Un altro è il Sezenego, considerato uno scolo e utilizzato principalmente per l'irrigazione estiva delle campagne ad est del paese e nel comune di Mira; l'acqua infatti è del fiume Lusore e viene immessa nello scolo tramite una pompa consortile durante l'estate. In località Formigo, tra il Cecenègo e il Lusore, è attraversato dal Passante di Mestre. Tra i monumenti nella località di Scaltenigo troviamo: - La Chiesa Arcipretale e parrocchiale, intitolata alla Cattedra di San Pietro, presenta un ottimo stato di conservazione ed originaria del XIV secolo. Si tratta di una chiesa (pieve) in stile romanico a campata unica ed a doppio abside, ampliata solo in epoca moderna con quattro piccoli altari nelle esistenti nicchie di sporgenza laterali. - Numerosi capitelli con sculture e affreschi, intitolati alla vergine Maria. Essi sono posti al delimitare antico del paese o in corrispondenza di confine o incrocio di collegamento e in tutte le direzioni. Verso nord, lungo la provinciale 26, (poco prima del ponte sul canale Caltressa), verso la località Porara (in Via Porara Gidoni), in Via Formigo, verso Marano (in Via Caltana), verso Ballò (al confine, in località Borgo Zucchero, sulla curva stretta della provinciale 26), verso Vetrego (in Via Vetrego (fronte civ.169) 500metri prima del confine con Vetrego), verso Caltana (in corrispondenza dell'incrocio con Via Don Orione) e, non meno importante, in direzione Campocroce, (nell'incrocio tra Via Caltressa principale e Via Caltressa verso Via Canaceo). Una piccola chiesa si trova in Via Accoppè Fratte; È anche essa molto antica e affrescata e si presenta ad oggi in ottimo stato di conservazione. - Un monumento ai "Caduti in Guerra" . Si tratta di un piccolo obelisco a base quadrata, con incisi sulle pareti i nomi dei soldati caduti in entrambi i conflitti mondiali, o dispersi a causa degli stessi. È situato nel giardino a lato sud della chiesa, ove anticamente erano collocate le tombe a terra, in un piccolo cimitero locale. Traccia dell'esistenza dell'antico cimitero è l'attuale conservazione, lungo la facciata sud della chiesa (adiacente al giardino), ed in parte anche nelle pareti est e nord, di antiche lapidi funebri. Dal 1974 esiste un Gruppo Sportivo Scaltenigo di pattinaggio in linea che ha raccolto con i propri atleti notevoli risultati sportivi a livello nazionale che internazionale. Tra gli atleti che hanno origini a Scaltenigo troviamo il pluri-medagliato [Daniel Niero]. Le scuole presenti in paese sono : - scuola materna e nido "santa Bernardetta" - scuola elementare "Giosuè Carducci" - scuola media "Leonardo da Vinci" La chiesa è dedicata alla Cattedra di San Pietro, che si ricorda il 22 febbraio. Una delle festività più rilevanti del paese si celebra per il giorno dei santi Pietro e Paolo, 29 giugno, in occasione della quale è organizzata la Sagra dei Santi Pietro e Paolo Apostoli in Scaltenigo . Altri eventi simili sono la "Festa d'Autunno" e la "Festa della Castagna", tra fine settembre e i primi di ottobre. Ogni anno si svolge la LUSORE RUNNING , gestita e organizzata dalla associazione “LUSORE SPORT A.S.D.” con il patrocinio del comune di Mirano e della provincia di Venezia, con la collaborazione dell'ente autostrade di Mestre-Venezia, consorzio di bonifica acque risorgive. Il percorso per i veri appassionati di corse e nordic walking. La manifestazione si svolge ogni Settembre. Il fine ultimo è di raccogliere fondi per associazioni, scuole, o strutture che ne abbiano bisogno, oltre al rilancio sportivo della zona di Scaltenigo. Il gruppo punk rock Veneto, Rumatera, ha dedicato all’omonimo paese una canzone dal titolo “Scaltenigo” contenuta nell’album del 2017 #Ricchissimi. Nella canzone si descrive il paese e la vita monotona di un piccolo paese di periferia, raccontando la giovinezza è l’adolescenza e una successiva fuga dal paesello da parte del protagonista, e un successivo ritorno all’insegna della nostalgia Sito chiesa di Scaltenigo Venezia www.cattedradisanpietro.it Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Scaltenigo