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Stazione di Castiglione Olona

Castiglione OlonaPagine che utilizzano collegamenti magici ISBNPagine con mappeStazioni ferroviarie attivate nel 1915Stazioni ferroviarie soppresse d'Italia
Stazioni ferroviarie soppresse nel 1977
Castiglione Olona stazione ferroviaria ex piazzale binari
Castiglione Olona stazione ferroviaria ex piazzale binari

La stazione di Castiglione Olona era posta lungo la ferrovia Castellanza-Mendrisio, dismessa nel 1977, e serviva il comune di Castiglione Olona. L'impianto venne attivato il 31 dicembre 1915 contestualmente all'inaugurazione della tratta da Cairate-Lonate a Valmorea, avvenuta a cura della Società Anonima per la Ferrovia Novara-Seregno (FNS). L'11 dicembre 1938 il capolinea della ferrovia fu arretrato a Malnate in conseguenza degli eventi correlati con la seconda guerra mondiale; l'anno successivo la ferrovia venne attestata a Castiglione Olona e l'impianto assunse conseguentemente la funzione di stazione di testa. In conseguenza di ciò il traffico passeggeri diminuì, per essere definitivamente soppresso nel 1952, lasciando alla stazione la sola funzione di scalo per le merci. Il 16 luglio 1977 la linea, e con essa la stazione di Castiglione Olona, venne definitivamente soppressa. La stazione disponeva di un binario di raddoppio lungo 336 metri posato in prossimità del fabbricato viaggiatori; quest'ultimo ha subito un restauro nel 2015 a servizio del tratto di sede trasformato in pista ciclabile. Giovanni Cornolò, Cento anni di storia... delle Ferrovie Nord Milano, Trento, Globo Edizioni, 1979. FENIT 1946 1996, FENIT - Roma, 1996. Franco Castiglioni, Il treno in Valmorea, in I Treni, n. 101, febbraio 1990, p. 28. Giorgio Gazzola, Marco Baroni, La ferrovia della Valmorea, Regione Lombardia, 2008. Scaricabile gratuitamente su www.lavoro.regione.lombardia.it. Paolo Ladavas, Fabio Mentesana, Valle Olona Valmorea. Due nomi, una storia. La ferrovia Castellanza-Mendrisio. Editoriale del Garda, 2000. ISBN 88-85105-08-4 Castiglione Olona Ferrovia di Valmorea Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Castiglione Olona

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Stazione di Castiglione Olona
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Castiglione Olona stazione ferroviaria ex piazzale binari
Castiglione Olona stazione ferroviaria ex piazzale binari
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Luoghi vicini

Battistero di Castiglione Olona
Battistero di Castiglione Olona

Il Battistero di Castiglione Olona è un edificio del complesso della collegiata dei Santi Stefano e Lorenzo, celebre per ospitare un notevole ciclo di affreschi di Masolino da Panicale (Storie di san Giovanni Battista, del 1435). Il vano del "battistero" nacque probabilmente come cappella gentilizia, dedicata a San Pietro, all'interno dello smantellato castello di Castiglione Olona. A sua volta, l'edificio religioso sarebbe stato edificato sulla base di una delle torri del castello. All'epoca del cardinale Branda Castiglione fu ristrutturato e decorato dal famoso ciclo di Masolino, che aveva già lavorato per il cardinale a Roma, nella basilica di San Clemente di cui era stato titolare. Nel corso dei secoli subì usi anche impropri, come nell'Ottocento quando fu utilizzato come deposito attrezzi. Si accede all'ambiente tramite una porta fiancheggiata dalla sinopia di un'Annunciazone di Masolino, il cui affresco - staccato nel 1964 - si trova oggi nell'ambiente antistante. L'interno è composto da un vano quadrilatero voltato, separato tramite un'arcone ogivale dal presbiterio, coperto a botte. Davanti al piccolo altare si trova un fonte battesimale del XV secolo, con il fusto decorato da putti, opera del ticinese Francesco Solari di Carona. La parete esterna del fonte ospita una raffigurazione del peccato originale, nonché l'emblema della famiglia Castiglioni. Sulle pareti e sulle volte si dispiega il ciclo di affreschi di Masolino, opera della maturità, datata 1435. Gli episodi della vita del Battista si svolgono lungo le pareti con una forte compenetrazione dell'architettura dipinta con quella reale e, in alcuni casi, il tentativo di superare la barriera stessa della fine della parete legando le scene contigue con effetti illusionistici. Importante è l'uso della prospettiva brunelleschiana, qui applicata per la prima volta in Lombardia, legata anche a raffinatezze cromatiche e materiche (come l'uso della lamina metallica in aureole e armature), che fanno di Masolino un artista di transizione tra i linguaggi del Tardogotico e del Rinascimento in senso stretto. Lo stato di conservazione del ciclo è diseguale: se la parete di destra e quella di fondo sono ben leggibili, quella di sinistra e parte di quella centrale sono invece danneggiate, poiché più esposte all'umidità e alle intemperie. Sulla volta si trovano i quattro evangelisti attorno a una raffigurazione dell'Agnello mistico nella chiave di volta. Le storie del Battista iniziano in controfacciata a destra, con l'Annuncio a Zaccaria, ambientato in un edificio a pianta centrale e vicino a una straordinaria veduta di Roma sopra la porta d'ingresso, seguito dalla Visitazione (scarsamente leggibile). Proseguono sulla parete sinistra si trova la Natività del Battista, quasi completamente perduta, e l'Imposizione del nome, ambientata sotto un'arcata che forma un "cannocchiale prospettico", capace di dilatare a dismisura lo spazio fisico della cappella. Sull'arcone si trovano i quattro Dottori della Chiesa, seduti presso i loro scranni da studiosi, e due Profeti. Nella scarsella, senza soluzione di continuità tra le pareti, sono raffigurati la Predica del Battista, il Battesimo di Cristo (al centro) e la Cattura e prigionia del Battista. Nella volticciola Dio Padre tra angeli, scena collegata al sottostante battesimo, in una raffigurazione complessiva della Trinità. Segue sulla parete di tramezzo la Decollazione del Battista, e in alto, sull'arco, due angeli con cartiglio (uno quasi illeggibile). Sulla parete destra infine il Banchetto di Erode, forse la scena più nota dell'intero ciclo, che comprende anche la consegna della testa ad Erodiade (a destra) e la sepoltura del Battista (sullo sfondo). Soprattutto in quest'ultima scena compaiono diversi astanti in eleganti abiti contemporanei, probabilmente il cardinale Branda e altri dignitari del luogo, secondo un espediente già usato anche nella cappella Brancacci. Carlo Meazza e C. Alberto Lotti, appendice, in Castiglione Olona, Castelseprio, Mazzucchelli Celluloide S.p.A., 1979. AA. VV., Lombardia, Touring Club Italiano, Milano 2007. Federica Armiraglio, Castiglione Olona. Un borgo d'arte, Sagep editori, 2017. Banchetto di Erode (Masolino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul battistero di Castiglione Olona

Stazione di Lozza-Ponte di Vedano

La stazione di Lozza-Ponte di Vedano era una fermata posta lungo la ferrovia Castellanza-Mendrisio, dismessa nel 1977, che serviva i comuni di Vedano Olona e di Lozza. L'impianto, che non comprendeva un fabbricato viaggiatori ma solo un casello e biglietteria, venne attivato il 31 dicembre 1915 contestualmente all'inaugurazione della tratta da Cairate-Lonate a Valmorea, avvenuta a cura della Società Anonima per la Ferrovia Novara-Seregno (FNS). L'11 dicembre 1938 il capolinea della ferrovia fu arretrato a Malnate in conseguenza degli eventi correlati con la seconda guerra mondiale e l'anno successivo la ferrovia venne ancora arretrata alla stazione di Castiglione Olona. In conseguenza di ciò il traffico passeggeri diminuì, per essere definitivamente soppresso su tutta la linea nel 1952 e lasciando alla stazione la sola funzione di luogo per l'eventuale carico e scarico delle merci. Negli anni 60 il casello fu demolito ed i passaggi a livello rimossi per permettere la costruzione della strada provinciale 57 de La Selvagna che partendo da Ponte di Vedano sale ancor oggi fino a Gazzada. Il 16 luglio 1977 l'intera linea venne definitivamente soppressa. Giovanni Cornolò, Cento anni di storia... delle Ferrovie Nord Milano, Trento, Globo Edizioni, 1979. FENIT 1946 1996, FENIT - Roma, 1996. Franco Castiglioni, Il treno in Valmorea, in I Treni, n. 101, febbraio 1990, p. 28. Giorgio Gazzola, Marco Baroni, La ferrovia della Valmorea, Regione Lombardia, 2008. Scaricabile gratuitamente su www.lavoro.regione.lombardia.it. Paolo Ladavas, Fabio Mentesana, Valle Olona Valmorea. Due nomi, una storia. La ferrovia Castellanza-Mendrisio. Editoriale del Garda, 2000. ISBN 88-85105-08-4 Ferrovia di Valmorea Lozza Vedano Olona Fotografia aerea della stazione risalente al 1953 sul sito dell'Ufficio federale di topografia, su api3.geo.admin.ch.

Lozza
Lozza

Lozza (Lòza in dialetto varesotto) è un comune italiano di 1 232 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. In epoca romana Lozza era attraversata dalla Via Mediolanum-Bilitio, una strada romana che metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Luganum (Lugano) passando da Varisium (Varese). Abitata (come l'intera zona) già dal Neolitico, Lozza venne conquistata nell'Alto Medioevo dai Longobardi e successivamente dai Franchi per entrare a far parte dell'Arcivescovado di Milano verso il 1200. In questi anni appare nei documenti ufficiali come Locotia e Locia e è annessa al feudo di Varese. Nel 1648 risulta nei possedimenti della nobile famiglia dei Castiglioni di Lozza e, nel XVII secolo, il conte Marco Fabrizio vi costruì un palazzetto di villeggiatura estiva (tuttora inserito nel tessuto urbano) che appartenne alla famiglia Castiglioni fino alla fine del XIX secolo. Agli inizi del XX secolo e con il succedersi delle grandi trasformazioni socio economiche, anche Lozza subì gli effetti dell'industrializzazione e così vi sorsero vari opifici cartari e di filatura, imprese queste favorite anche dalla costruzione della vicina Ferrovia della Valmorea che fino alla metà dello stesso secolo la serviva tramite il casello di Lozza-Ponte di Vedano. Il nome del paese ha origine da diverse lingue, anche se il concetto rimane identico: Lozza (nome latino Lotia), sembra derivi dal celtico lossa o luth, parola che indica la melma di terra e rifiuti vegetali che veniva accumulata al ciglio delle strade per marcire e fornire concime per le coltivazioni. Tuttavia potrebbe derivare dal greco luma, ovvero sudiciume, evolutosi poi nel latino lutum (fango) e quindi lotza, Lozza. Ancora oggi in lingua lombarda occidentale loegia significa terra concimata e nel dialetto parlato in Canton Ticino slozz significa fradicio e nella lingua corsa lozzu vuol dire melma. Chiesa patronale di Sant'Antonino martire Chiesa di Santa Maria in Campagna 150 nel 1751 218 nel 1805 annessione a Castiglione nel 1809 331 nel 1853 Abitanti censiti La fermata Lozza-Ponte di Vedano, attivata nel 1915, era posto lungo la ferrovia di Valmorea; privata del traffico passeggeri nel 1938, fu soppressa definitivamente l'anno successivo. Lozza fu in provincia di Como dal 1801 al 1927. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lozza Sito ufficiale, su comune.lozza.va.it.

Chiesa di Sant'Antonino Martire (Lozza)
Chiesa di Sant'Antonino Martire (Lozza)

La chiesa di Sant'Antonino Martire è la parrocchiale di Lozza, in provincia di Varese ed arcidiocesi di Milano; fa parte del decanato di Azzate. La prima citazione di una chiesa a Lozza risale al 1488, mentre dagli atti relativi alle visite pastorali compiute nei secoli XVI e XVII s'apprende che essa era compresa nella pieve foraniale di Carnago. Nella relazione della visita pastorale dell'arcivescovo di Milano Giuseppe Pozzobonelli del 1747, si legge che a servizio della cura d'anime v'erano il parroco e un sacerdote cappellano mercenario, che i fedeli ammontavano a 520 e che la parrocchiale, in cui aveva sede la confraternita del Santissimo Sacramento, aveva come filiali gli oratori della Beata Vergine Maria Immacolata Concezione, di Santa Caterina in località Gornate Superiore, di San Michele e dei Santi Nazario e Celso. Nella Nota parrocchie Stato di Milano del 1781 si legge che, al censimento dell'anno precedente, i fedeli risultavano essere 296 e che il reddito ammontava a circa 658 lire. Nel 1829 venne impartita la benedizione sulle nuove campane da installare sulle torre e nel 1845, viste le pessime condizioni in cui versava, la chiesa fu sottoposta a una radicale ristrutturazione e risistemazione. Nel 1901 l'arcivescovo Andrea Carlo Ferrari, compiendo la sua visita pastorale, annotò che il reddito era pari a 827 lire, che il numero dei fedeli era 886 e che la parrocchiale, compresa nel vicariato di Carnago e in cui avevano sede la confraternita del Santissimo Sacramento, la pia unione delle Figlie di Maria, la compagnia di San Luigi Gonzaga e i Terziari Francescani, aveva alle proprie dipendenze le cappelle di Santa Caterina Vergine e Martire, della Santa Croce, della Madonna Immacolata e di San Michele. In quello stesso anno iniziarono i lavori di ampliamento della chiesa, che furono poi terminati nel 1903; nel 1910 la copertura del campanile fu dotata di balaustre e di una statua come coronamento, mentre nel 1930 la facciata venne completata tramite la collocazione di quattro statue. Nel 1972, con la riorganizzazione territoriale dell'arcidiocesi, la chiesa passò dal vicariato di Carnago al decanato di Varese, per poi essere aggregata il 2 maggio 1974 al decanato di Azzate. Il 10 marzo 2022 la parrocchia entrò a far parte della comunità pastorale "Santa Teresa Benedetta della Croce", formata dalle parrocchie dei comuni di Gazzada Schianno, Lozza e Morazzone. La facciata della chiesa è suddivisa da una cornice marcapiano, dotata centralmente di un fregio con metope e triglifi, in due registri, entrambi scanditi da lesene; quello inferiore, più largo, presenta nel mezzo il portale d'ingresso, sopra il quale si legge l'iscrizione "D.O.M. SS. MARIAE V. ET B. ANTONINO M. DICATUM", e nelle due ali laterali altrettante nicchie ospitanti le statue raffiguranti Sant'Antonino e Santa Giovanna d'Arco; quello superiore, coronato dal timpano triangolare a sua volta sormontato da una croce di ferro, è caratterizzato da una serliana e da due nicchie in cui trovano posto le statue di San Pietro e di San Paolo. L'interno della chiesa, abbellito da diverse decorazioni, è composto da un'unica navata, sulla quale s'aprono le due cappelle laterali; al termine del presbiterio si sviluppa l'abside di forma semicircolare. Opere di pregio qui conservate sono le statue raffiguranti San Giuseppe e San Luigi Gonzaga, la rappresentazione di Sant'Antonino martirizzato, un lacerto d'affresco con la Madonna in trono con Gesù Bambino, gli stucchi dell'abside ritraenti i Quattro Evangelisti, l'affresco avente come soggetto il Battesimo di Cristo e quelli raffiguranti i Santi Agostino, Ambrogio, Gregorio Magno e Gerolamo e l'altare laterale della Madonna della Cintura. Lozza Arcidiocesi di Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Regione ecclesiastica Lombardia Pieve di Brebbia Parrocchia di S. ANTONINO M., su parrocchiemap.it. URL consultato il 2 marzo 2021.