place

Chiesa di San Biagio (Cittiglio)

Chiese dedicate a san Biagio di SebasteChiese della diocesi di ComoChiese della provincia di VareseCittiglioPagine con mappe
Voci con modulo citazione e parametro coautori
Chiesa di San Biagio a Cittiglio
Chiesa di San Biagio a Cittiglio

La chiesa di San Biagio è un edificio religioso romanico, di origine altomedievale, situato nel comune di Cittiglio, in provincia di Varese. L'area su cui sorge costituisce un sito d'interesse archeologico. L'edificio è situato sul colle denominato Sanbiagio, che domina l'abitato di Cittiglio; tale area fu probabilmente colonizzata già durante la preistoria e sicuramente in epoca romana, come testimoniano alcune epigrafi funerarie rinvenute nelle campagne di scavi archeologici. Una di queste epigrafi (appartenente ad un quadrumviro forestiero, che probabilmente villeggiava nel cittigliese) è stata riutilizzata come soglia della chiesa stessa. La chiesa di San Biagio è il più antico edificio religioso di Cittiglio; dal punto di vista strutturale si presenta come una cappella a navata unica, con l'altare a ovest e il campanile allineato alla facciata (ove si trova l'unico ingresso). La facciata della chiesa è a capanna, con singolo portale centrale ad arco a tutto sesto sormontato da una piccola monofora. L'edificio viene aperto solo in occasioni particolari, come ad esempio durante la festa di San Biagio protettore della gola (nel calendario cristiano, San Biagio si festeggia il 3 febbraio) quando avviene la distribuzione del pane benedetto, e vi si celebra settimanalmente una messa in rito romano (giacché la locale parrocchia di San Giulio appartiene alla diocesi di Como). Nell'VIII secolo d.C. sul colle venne eretta una prima chiesetta, di dimensioni estremamente ridotte. Si trattava essenzialmente di una cappella privata, appartenente alla famiglia nobile dei Sanbiagio, proprietaria di un contiguo castrum militare, e portava l'intitolazione a San Biagio e Sant'Andrea (questo secondo titolo venne poi eliminato in epoca ignota). Siffatta chiesa si trovava ad un livello più basso rispetto all'edificio corrente ed era strutturata in maniera diametralmente opposta ad esso: altare ed abside erano rivolti ad oriente, mentre il vestibolo guardava ad occidente. Attorno all'anno 1000 la primitiva chiesa venne abbattuta e ricostruita: la navata venne allungata e il pavimento rialzato. Sempre in questo periodo venne edificata la torre campanaria, di struttura cuspidata, avente nella sommità una cella aperta su tre lati da bifore, inframezzate da una colonnina con capitello a stampella. Tra gli anni 1050 e 1075 fu edificato dinnanzi all'ingresso un nartece, adibito ad ospitare tombe gentilizie. Tale struttura aveva egual larghezza della chiesa vera e propria e una lunghezza pari circa 1/2 dell'aula. Nella sacrestia sopravvive una porzione della facciata di tale ambiente, la cui costruzione non comportò tuttavia la demolizione della facciata della chiesa. Nel XIV secolo, nel corso di lavori di ristrutturazione che portarono ad un ulteriore innalzamento del pavimento, tale diaframma fu abbattuto e chiesa e nartece divennero un unico ambiente. Nel XVI secolo la proprietà della chiesa e la nomina dell'amministratore ecclesiastico furono assunte in giuspatronato dalla famiglia Besozzi (tra le maggiori stirpi gentilizie locali), che mantenne il privilegio fino al XIX secolo. Nel periodo intercorrente tra gli anni 1627 e 1635 l'orientamento della chiesa venne modificato con la demolizione dell'abside, ove fu ricavato il nuovo ingresso; quello vecchio fu murato e tramutato nel nuovo presbiterio. Il piano di calpestio fu ulteriormente sopraelevato, mentre a ridosso della parete settentrionale dell'edificio fu realizzato un ossario. La chiesa aveva ormai assunto la fisionomia che conserva a tutto il III millennio: l'unica aggiunta, nel 1722, consistette nella costruzione di una nuova sacrestia poco dietro il campanile. Sempre nella prima metà del XVIII secolo fu aggiunto sull'altare un paliotto su base gessata. Nel corso dei secoli seguenti la chiesa fu oggetto di un certo degrado: ai primi del XX secolo fu aggiunto un solaio al di sotto delle capriate del tetto (fino a quel momento a vista), mentre negli anni seguenti le pareti furono intonacate e ricoperte con dei listelli di perlinato bianco. Tali aggiunte stravolsero l'aspetto della chiesa, che perse così la sua connotazione romanica: negli anni 1980 le pareti esterne risultavano pesantemente intonacate e l'interno appariva come uno spoglio e basso corridoio completamente bianco. Nel 1988 fu costituita l'associazione Amici di San Biagio, avente l'obiettivo di raccogliere fondi ed indirizzare gli sforzi verso il restauro dell'edificio sacro; nel 1990 fu approntato e approvato dalla Soprintendenza per i Beni culturali della Lombardia il progetto dei lavori, che partirono nel 1992, con la rimozione delle superfetazioni di maggiore entità (solaio, perline ai muri) e rifacimento del tetto a capriate. Nel 1994 fu asportato l'intonaco dalle pareti esterne ed interne; in tal modo, entro il 1995, venne riportato alla luce un primo ciclo di affreschi. Sempre nel 1995 si lavorò sulla porta d'ingresso, i cui contorni furono rifatti in granito, e venne installata una nuova vetrata istoriata sulla monofora; l'anno successivo un falegname del posto ne ricostruì i battenti. Nell'aprile 1999 fu attuato un secondo intervento di restauro di interni ed esterni, mentre nel 2000 fu restaurato il paliotto settecentesco dell'altare. Nel 2006, data la necessità di realizzare un vespaio di aerazione, si iniziò ad intervenire sul pavimento della chiesa: ebbe così inizio un'opera di scavo archeologico, finanziata dagli Amici di San Biagio ed effettuata dalla SLA (Società Lombarda di Archeologia) sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologica lombarda. Il pavimento in uso fino a quell'anno era stato posato negli anni 1970: asportata tale superficie, si procedette allo scavo vero e proprio, che fece rinvenire tre livelli di calpestio più antichi, l'uno sovrapposto all'altro. Segnatamente ne riemerse uno in cotto risalente al 1630, uno del 1200 in malta rossa e un altro dell'anno 1000 in battuto di malta. Oltre a siffatti pavimenti, lo scavo riportò alla luce i resti della piccola chiesa ancestrale e dell'antico abside dipinto, demoliti a seguito dell'inversione di orientamento della chiesa. Vennero altresì rinvenute diciassette monete risalenti al XII-XVI secolo, alcune ciotole, coltelli, frammenti di tessuto, un anello, fibbie, borchie e altri oggetti quali una capasanta (tipico souvenir dei pellegrini che si recavano a Santiago di Compostela). Riemersero altresì ventuno sepolture, sia semplici inumazioni che loculi "stabili" realizzati con lastre di pietra. In particolare, nel loculo in pietra di forma antropomorfa numero 19 venne rinvenuto lo scheletro di un'adolescente, mentre nel sacello 13 venne trovato lo scheletro di un maschio adulto, deceduto a seguito di decapitazione e presentante varie fratture riconducibili a colpi di spada (da questo sepolcro riemersero anche una lucerna vitrea, chiodi bronzei e frammenti di vaso fittile). Tale individuo decapitato era probabilmente un membro della famiglia De Citillio, i cui appartenenti usavano farsi seppellire nell'atrio dell'antica chiesa di San Biagio e Sant'Andrea. Dai livelli interrati della chiesa riemersero anche alcuni affreschi, tra i quali uno del periodo 1000 – 1100 raffigurante la chimera, animale mitologico con tre teste (a forma di leone, serpente e capra) ed effigie insolita in uno spazio sacro, che venne restaurata nel mese di luglio 2007. Conclusi gli scavi, nel 2009 partirono i lavori di ripristino del pavimento interno, che fu realizzato allo stesso livello di quello degli anni 1970, in materiale cotto alternato a lastre di vetro, per consentire di osservare quanto rinvenuto durante la campagna di rilievi archeologici. I rilievi ripresero tra il 2016 e il 2019 grazie a finanziamenti privati, focalizzandosi sull'area del sagrato, ove venne ritrovato un ulteriore ossario comune, verosimilmente composto in epoca medievale previo svuotamento di un più antico camposanto. Tutti i reperti ossei rinvenuti nelle varie campagne di scavo sono stati esaminati dai ricercatori del dipartimento di biotecnologie e scienze della vita dell'Università degli Studi dell'Insubria, allo scopo precipuo di indagare le caratteristiche della vita quotidiana (alimentazione, malattie e speranza di vita) dei secoli passati. (IT) Jolanda Lorenzi, Roberto Mella Pariani, Terra e gente, Varese, Comunità Montana Valli del Verbano, 2009. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Biagio Scheda Archiviato il 7 maggio 2006 in Internet Archive. sul sito del comune di Cittiglio Scavi nella chiesa di San Biagio a Cittiglio (VA) su fastionline.org Siti dedicati alla chiesa: [1], [2] Archiviato l'8 marzo 2020 in Internet Archive.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Biagio (Cittiglio) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Biagio (Cittiglio)
Via Venticinque Aprile, Comunità Montana Valli del Verbano

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Collegamenti esterni Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Chiesa di San Biagio (Cittiglio)Continua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.89285 ° E 8.6627 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Chiesa di San Biagio

Via Venticinque Aprile
21033 Comunità Montana Valli del Verbano
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

linkWikiData (Q16540034)
linkOpenStreetMap (290209814)

Chiesa di San Biagio a Cittiglio
Chiesa di San Biagio a Cittiglio
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Chiesa di San Giulio (Cittiglio)
Chiesa di San Giulio (Cittiglio)

La chiesa di San Giulio è la parrocchiale di Cittiglio, in provincia di Varese e diocesi di Como; fa parte del vicariato di Cittiglio. L'esistenza di una curazia a Cittiglio è attestata per la prima volta in un atto datato 2 giugno 1235 e riguardante degli appezzamenti di terra a beneficio della collegiata di San Lorenzo Martire di Canonica di Cuveglio. L'originaria parrocchiale era la chiesa di San Biagio e solo in un secondo momento il titolo fu traslato nella chiesa di San Giulio, più ampia e più degna. Dalle relazioni delle visite pastorali dei vescovi Gianantonio Volpi e Feliciano Ninguarda, effettuate rispettivamente nel 1571 e nel 1592, si apprende che questo luogo di culto si componeva di tre navate, ognuna dotata di un altare, ma che al contempo versava in cattive condizioni. In paese esisteva anche un'altra chiesa, dedicata a santa Maria, che fu ricostruita nel XVII secolo: nel 1627 i lavori risultavano ancora in corso, mentre nel 1643 erano stati ultimati. Questa chiesa viene descritta nel 1702 dal vescovo di Como Francesco Bonesana come "di forma elegante, fatta a volta, bene illuminata, recentemente decorata, così che presenta in ogni sua parte la magnificenza e il decoro". Il 16 dicembre 1788, con decreto del vescovo Giambattista Muggiasca, la chiesa di Santa Maria assunse il titolo di parrocchiale, mentre la chiesa di San Giulio fu sconsacrata ed alienata; nel 1892 il vescovo Andrea Carlo Ferrari, durante la sua visita, annotò che il numero dei fedeli era pari a 1627 e che nella parrocchiale, da cui dipendevano gli oratori di San Biagio, di Sant'Antonio e di San Carlo, avevano sede la confraternita del Santissimo Sacramento e le due società del Carmelo e del Rosario Perpetuo. Nel 1907 la facciata della chiesa venne risistemata su disegno dell'architetto Luca Beltrami e, intorno al 1925, si procedette al restauro dell'altare maggiore. La parrocchia entrò a far parte nel 1969 del vicariato di Canonica, per poi passare nel 1984 a quello delle Valli Varesine; successivamente, con un'ulteriore riorganizzazione territoriale della diocesi, confluì nel vicariato di Cittiglio. La facciata a capanna della chiesa, rivolta a occidente e anticipata dal pronao mistilineo le cui colonne sorreggono archi a tutto sesto, è scandita da lesene angolari, presenta al centro il portale d'ingresso e sopra una finestra termale ed è coronata dal timpano di forma triangolare. Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, abbellito da lesene angolari; la cella presenta una monofora per lato ed è coronata dalla cupola poggiante sul tamburo. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano le cappelle laterali, introdotte da archi a tutto sesto, e le cui pareti sono scandite da paraste sorreggenti la trabeazione modanata e aggettante sopra la quale si impostano le volte; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, ospitante l'altare maggiore e chiuso dalla parete di fondo piatta. Di particolare valore artistico sono le sculture lignee dello lo scultore Bernardino Castelli di Velate, attivo tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento. A lui è attribuito il pulpito del 1702, le cui formelle intagliate sono ispirate ai Vangeli Apocrifi: la presentazione al tempio di Gesù, lo sposalizio e la presentazione al tempio della Vergine, e la monumentale cassa d’organo (1702-1713). Cittiglio Diocesi di Como Parrocchie della diocesi di Como Regione ecclesiastica Lombardia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giulio S. GIULIO PRETE Cittiglio, su orarimesse.net. URL consultato il 5 marzo 2024. Chiesa di San Giulio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Cittiglio
Cittiglio

Cittiglio (Stì in dialetto varesotto) è un comune italiano di 3 829 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Il comune fa parte della comunità montana Valli del Verbano e dell'Unione dei comuni del Medio Verbano. A nord del centro si trova la frazione di Vararo. Nell'alto medioevo il nome del paese fu Cistellum, come attestato da una pergamena del 998, edita nel Codice Diplomatico Lombardo (alcune fonti hanno erroneamente attribuito tale toponimo a Cislago). Fu sede della nobile famiglia Luini o Luvini di Cittiglio. Il primo Consiglio comunale fu eletto nel 1827. Nel 1902 vi nacque il celebre ciclista Alfredo Binda. In età napoleonica e in età fascista il comune fu unito a quello di Brenta. Chiesa parrocchiale di San Giulio: in origine dedicata a S. Maria "in loco Palanzana", fu completata nel 1643 sul sedime di un antico luogo di culto, come chiesa sussidiaria alla vecchia parrocchiale di S. Giulio, in seguito demolita. La chiesa di S. Maria, grazie al contributo della famiglia Luini, mecenate di questa chiesa, presenta opere d'arte di un certo pregio collocate all'inizio del Settecento: altare, pulpito, cantoria e cassa d'organo e il pronao con colonne binate datato 1703. In particolare, il pulpito e il complesso cantoria-cassa d'organo sono opere attribuite a Bernardino Castelli da Velate, che realizzò anche il primo ciclo decorativo, poi integrato dalle aggiunte di Luca Beltrami. La chiesa fu eretta a parrocchiale sotto il titolo di San Giulio soltanto nel 1788, sostituendo l'antico tempio con medesima dedica, giudicato troppo piccolo e distante dal borgo. Nell'interno, a navata unica, si segnala un antico affresco del XV secolo, oltre alle opere lignee già citate. Dal XX secolo, grazie all'azione del parroco don Rodolfo Molteni, vennero effettuati importanti lavori: posa di un nuovo organo Mascioni a trasmissione pneumatica (1907) in sostituzione del precedente settecentesco, di cui venne comunque preservata la cantoria; restauro dell'altare ligneo dorato (1925); collocazione sul campanile di un nuovo concerto di otto campane in Re bemolle (1934) della fonderia "A. Bianchi" di Varese; rifacimento della facciata sopra il pronao e innalzamento del tetto (1936). Infine, a partire dal 2005, chiesa e campanile hanno subito un restauro integrale degli esterni, mentre nel 2011 la ditta Mascioni ha rimesso in funzione l'organo, precedentemente reso inservibile da oltre un secolo di scarsa manutenzione. Chiesa di San Biagio: primitiva parrocchiale del borgo, sorge sul colle omonimo, già luogo fortificato. La sua esistenza è documentata sin dal 1235; tra il XIV e il XV secolo la cura d'anime si separò dalla Pieve di Cuvio e divenne parrocchia a sé stante. La costruzione risale al primo periodo romanico, tuttavia la facciata e altre parti del complesso (sacrestia) hanno subito rifacimenti tra il XV e il XVII secolo. Il campanile, estremamente semplice, dal fusto liscio e cella campanaria a bifore con colonnina e capitello a stampella, risale al 1000-1020 circa. Gli scavi e i restauri condotti all'inizio del terzo millennio hanno riportato alla luce l'originale impianto romanico dell'edificio (che nel corso del XX secolo era stato occultato a causa di aggiunte e ristrutturazioni inappropriate), consentendo di ricostruirne le fasi di costruzione e ampliamento. Nelle fondamenta sono inoltre stati rinvenuti numerosi reperti archeologici. Chiesa di San Bernardo: divenuta parrocchiale della frazione Vararo nel 1756, è una costruzione dalle linee molto essenziali, a navata unica, restaurata nel XX secolo. Nel campanile sono collocate tre campane delle quali due (la piccola e la grande), risalenti rispettivamente al 1643 e al 1577, sono dedicate a S. Giulio e probabilmente appartenenti all'antico campanile della demolita chiesa omonima di Cittiglio. Cascate di Cittiglio: si tratta di 3 salti d'acqua formati dal torrente San Giulio lungo le pendici boscose del Sasso del Ferro, alle spalle dell'abitato. Le cascate si trovano ad altezze comprese tra i 324 e i 474 m s.l.m. e sono raggiungibili con un sentiero che parte dal nucleo antico del paese; il tracciato è tuttavia mantenuto irregolarmente, in particolare nella parte alta dopo la prima cascata: la via d'accesso ai "salti" superiori è quindi a tratti praticamente impercorribile e pericolosa. 350 nel 1751 796 nel 1805 annessione a Brenta nel 1809 1110 nel 1853 Abitanti censiti La festa patronale di San Giulio cade il 31 gennaio; la parrocchia considerà altresì festivo il 16 luglio in onore della Madonna del Carmine. Presso l'antica chiesetta romanica sul colle viene quindi celebrata, ogni 3 febbraio, la festa di San Biagio, che si conclude con la benedizione della gola e un falò. La festa viene poi riproposta anche la mattina della prima domenica successiva al 3 febbraio (negli anni in cui il 2 febbraio cade di domenica la festa è anticipata al sabato sera) e, in quell'occasione, oltre alla benedizione della gola, si distribuisce il pane benedetto. Il comune di Cittiglio è servito dalla linea ferroviaria FN Saronno-Varese-Laveno Mombello tramite la stazione di Cittiglio. Camerota Stazione di Cittiglio Tranvia della Valcuvia Comunità montana Valli del Verbano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cittiglio Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Cittiglio Sito ufficiale, su comune.cittiglio.va.it.

Santuario di Santa Maria del Sasso (Caravate)
Santuario di Santa Maria del Sasso (Caravate)

Il santuario di Santa Maria del Sasso è una chiesa dedicata all'Assunzione di Maria, che si trova a Caravate, in provincia di Varese, nel territorio della diocesi di Como. La denominazione "del Sasso" è dovuta al fatto che il santuario è costruito su un rilievo di roccia calcarea. Il santuario è annoverato nell'elenco dei Santuari e templi votivi della Diocesi di Como. La prima notizia sicura della chiesa è contenuta in un documento del 1159 che indicava i possessi nella zona di Varese del monastero di San Vittore in ciel d'oro di Pavia. Nel 1515, accanto al santuario fu fondato dagli eremitani di Sant'Agostino un convento che, però, fu abbandonato, prima del 1600. In seguito, la proprietà dell'edificio passò a privati. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, alcuni missionari passionisti svolsero diverse predicazioni nella zona di Caravate. Nel febbraio del 1904, durante le quarant'ore eucaristiche a Gemonio, padre Giovanni Battista Peruzzo fu colpito dal colle e visitato l'edificio, decise di iniziare le pratiche per l'acquisto. Il 13 novembre del 1904 i passionisti si insediarono ufficialmente a Caravate. A partire dal 1912 il convento di Caravate assunse la fisionomia di "Casa di spirituali esercizi per il clero". Negli anni venti furono eseguiti lavori di abbellimento della chiesa e nel 1935 il santuario fu nuovamente consacrato dal vescovo di Como, monsignor Macchi. Nel 1999 la diocesi di Como scelse il santuario come chiesa giubilare e in questa occasione venne restaurata la facciata della chiesa, unica parte rimasta dell'edificio cinquecentesco. G. Pozzi, I Passionisti a S. Maria del Sasso di Caravate, 1986, Centro di Spiritualità e cultura religiosa Padri passionisti, Caravate (VA). G. Armocida-G. Pozzi a cura di,Il nostro paese Caravate,2004, Viganò Grafiche, Sangiano (VA). Sito ufficiale della comunità dei padri passionisti di Caravate, su passionisticaravate.it. URL consultato il 9 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).

Caravate
Caravate

Caravate (Caravaa in dialetto varesotto, AFI: [karaˈvɑː]) è un comune italiano di 2 541 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Fa parte dell'Unione dei comuni del Medio Verbano. Il comune è bagnato dal fiume Viganella. Centro della zona occidentale della provincia di Varese, è collegato all'altezza di Gemonio con la Statale n. 394 Varese-Laveno. Caravate è un medio centro urbano protetto dalle colline digradanti verso il lago Maggiore. Il centro è collegato con le varie frazioni sparse ai piedi del San Clemente, del Picuz e del Sasso Poiano. Il paese si estende lungo le campagne bagnate dal fiume Viganella. Confina a Nord-ovest con Laveno Mombello, a Nord con Cittiglio, a Ovest con Sangiano, a Sud-Ovest con Leggiuno, a Sud con Besozzo, a Est con Gemonio. Caravate deriva dal nome celtico di persona Carevus con l'aggiunta del suffisso -ate oppure dal prelatino carabus o caravos che a sua volta deriva da karra, pietra (da caravum, mucchio di pietre) . Al nome Caravate viene anche attribuita origine preistorica, neolitica: il nome Caravate si dice provenga dall'antico Caravè (maceratoio di canapa) . Tale ricerca fu suffragata da ritrovamenti di fossili e indizi tali da far presupporre che la zona intorno al fiume Viganella fosse in realtà una grossa palude, popolata da coltivatori di canapa aventi come abitazione palafitte. Inoltre in una pergamena dell’anno 712 in cui sono elencati i possedimenti in Valcuvia del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia, sono citate diverse località tra cui quella di Calariate, corrispondente all'attuale Caravate. Calariate compare anche tra gli antichi nomi della città di Gallarate (VA) e si suppone derivi il termine latino glarea, 'ghiaia', rispetto al quale mostra assordamento della consonante iniziale e epentesi di /a/ dopo /g/(*gala-rea > cala-riate). Le tracce del più remoto passato del paese parlano di genti celte, mentre molto più vive e conservate nel tessuto di Caravate sono quelle medioevali. Ad inizio del XX secolo, Caravate vantava alcune presenze di attività artigianali ed agricole, contadini, muratori, come attestano alcuni mulini tuttora funzionanti, un torchio per olio, una segheria idraulica, una fornace a fuoco continuo e fabbriche di laterizi. Aveva una discreta rinomanza anche il vino che veniva prodotto a Caravate in particolare quello dei vigneti del “Sassa” e quello ricavato dalle uve del Ronco chiamato “Pancotto”. Il paese è oggi un centro molto operoso e dinamico, ove convivono industria ed agricoltura. Caravate offre esempi di architettura sacra e tradizioni rurali (rinomata la scuderia Castelverde per cavalli da corsa). Un paese attivo e partecipe dove sono presenti numerose associazioni sportive, socio-culturali e di solidarietà che arricchiscono il calendario di eventi e manifestazioni. La vecchia chiesa di Sant'Agostino stile romanico dell'inizio XI-XII secolo. La chiesa di San Clemente, del IX-X secolo posta sul colle omonimo. La Parrocchiale dedicata ai SS. Giovanni Battista e Maurizio, edificata sopra un'alta rocca in base al disegno dell'ingegnere nob. Lorenzo Bernago, nella frazione Castello, iniziata nel 1831 e recentemente restaurata. La Chiesa di S. Maria del Sasso, le cui origini risalgono al Medioevo, in località Fornazze presso il Convento dei PP. Passionisti, è stata riconosciuta "Chiesa Giubilare" in occasione del Giubileo. La nuova chiesetta di Sant'Agostino, costruita nel 1853 nella zona centrale del paese. La Chiesa di Santa Lucia (anni sessanta) progettata dall'architetto Luciano Baldessari espressione incantevole d'arte sacra moderna: è annessa a Villa Letizia, ex Casa di Riposo per ciechi. 336 nel 1751 657 nel 1805 annessione a Gemonio nel 1809 1 015 nel 1853 2 603 nel 2011 2 605 nel 2012 2 590 nel 2013 2 585 nel 2017 2 612 nel 2018 Abitanti censiti Nel territorio comunale c'è lo stabilimento dell'azienda Colacem, produttrice di cemento, mentre l'azienda INDA, accessori per bagni, ha chiuso l'attività. F.C. Caravate (calcio) Ciclistica Caravatese (ciclismo) Omnia sport Caravate (pallavolo e basket) Giuseppe Armocida, Gianni Pozzi, Caravate: storia, arte, società, Gavirate, Nicolini, 1990 Annalisa Motta, Gianni Pozzi, San Clemente sul Monte sentinella tra due diocesi, Caravate, Pro San Clemente, 2014 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Caravate Sito ufficiale, su comune.caravate.va.it. Caravate, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa dei Santi Giovanni Battista e Maurizio
Chiesa dei Santi Giovanni Battista e Maurizio

La chiesa dei Santi Giovanni Battista e Maurizio è la parrocchiale di Caravate, in provincia di Varese e diocesi di Como; fa parte del vicariato di Cittiglio. La primitiva chiesa di Caravate era la cappella di Sant'Agostino, attestata a partire già dall'VIII secolo. Verso la fine del XIII secolo fu menzionata l'ecclesia de Garavate, che era filiale della pieve di Cuvio, posta nella porzione più occidentale della diocesi di Como, al confine con le pievi di Leggiuno e di Besozzo dell'arcidiocesi di Milano. Negli atti relativi al sinodo diocesano del 1565 si legge che la chiesa di Caravate nella valle di Cuvio era retta da tre sacerdoti. Nel 1592 il vescovo Feliciano Ninguarda, compiendo la sua visita pastorale, annotò che i fedeli erano circa 410, che la parrocchiale, intitolata a San Maurizio e frequentata dalla confraternita del Corpo di Cristo, era situata su una collina, che presso il camposanto era presente un sacello-battistero dedicato a san Giovanni Battista e che entro i confini della parrocchia esistevano pure le chiese di Sant'Agostino e di Santa Maria del Sasso. Nel 1651 la parrocchia caravatese risultava compresa nel vicariato di Cuvio e nel resoconto delle chiese parrocchiali della diocesi di Como redatto nel 1773 dal vescovo Giambattista Muggiasca si legge che essa aveva un reddito totale di 886,7 lire. Il 12 luglio 1831, dopo la demolizioni delle vecchie chiese di San Maurizio e di San Giovanni Battista, iniziarono i lavori di costruzione della nuova parrocchiale, dedicata ad entrambi i santi; il progetto venne redatto da Lorenzo Bernago.Già verso la fine di quello stesso secolo l'edificio si rivelò però insufficiente a soddisfare le esigenze dei fedeli; per questo motivo, nel 1927 iniziò un intervento di ampliamento, terminato con la consacrazione della chiesa, celebrata il 3 dicembre 1931. Il 29 gennaio 1968 la chiesa, già compresa nel vicariato di Cuvio, entrò a far parte del vicariato di Canonica. La facciata, a capanna, presenta due lesene laterali, il portale d'ingresso dotato di timpano semicircolare e il rosone ed è coronata dal timpano di forma triangolare. Opere di pregio conservate all'interno della chiesa sono il ciclo di ventitré affreschi eseguito nel 1934, le formelle in cotto della Via Crucis, realizzate nel 1963, e l'organo, costruito nel 1849 dalla ditta Giovanni Franzetti e Figli. Caravate Diocesi di Como Parrocchie della diocesi di Como Parrocchia di S. GIOVANNI BATTISTA e S. MAURIZIO, su parrocchiemap.it. URL consultato il 12 novembre 2020.