place

La Parrocchietta

ChiarireRoma S. VII Portuense

La Parrocchietta è un'area urbana moderna della Roma periferica, facente parte del suburbio Portuense e amministrato dal Municipio Roma XI. La zona, situata su una collina fra le vicine zone di Casaletto e Trullo, era un tempo una collina abitata isolata e tranquilla, mentre oggi è collegata con l'EUR tramite il viale Isacco Newton. Il nome Parrocchietta potrebbe derivare dalla Torre della Parrocchietta (torre ottocentesca) situata in viale Newton.

Estratto dall'articolo di Wikipedia La Parrocchietta (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

La Parrocchietta
Via Alberese, Roma Portuense

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: La ParrocchiettaContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 41.850143 ° E 12.439399 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via Alberese

Via Alberese
00149 Roma, Portuense
Lazio, Italia
mapAprire su Google Maps

Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Chiesa di Santa Maria del Carmine e San Giuseppe al Casaletto
Chiesa di Santa Maria del Carmine e San Giuseppe al Casaletto

La chiesa di Santa Maria del Carmine e San Giuseppe al Casaletto è una chiesa di Roma, nel quartiere Gianicolense, in via del Casaletto. In realtà, sono ben tre le chiese del quartiere dedicate a Santa Maria del Carmine e San Giuseppe. La primitiva chiesa fu edificata intorno al 1772 dal sacerdote Giuseppe Aluffi, ed eretta a parrocchia da Pio VI con il breve Divina virtutum dell'11 maggio 1781. Essa fu denominata “la parrocchietta” per le sue dimensioni, ma non certo per la vastità del territorio, che si estendeva su una superficie dal diametro di 32 chilometri. Per l'aumento della popolazione il piccolo edificio sacro non bastava più. Così, nel 1853, nelle sue vicinanze, fu edificata una seconda chiesa, mentre la primitiva (che per un certo periodo fu anche sconsacrata) continuava a servire da seconda chiesa parrocchiale, finché nel 1933, con la costruzione della terza chiesa, essa fu ceduta ai camilliani e da allora dedicata a san Camillo. La seconda chiesa venne dunque edificata, su progetto di Nicola Carnevari, nel 1853, a poche decine di metri dalla precedente, con le spese sostenute dallo stesso papa Pio IX, e fu consacrata il 26 maggio 1854. Nel 1857 in un terreno di proprietà della parrocchia venne eretto un cimitero, l'unico a Roma di proprietà di una chiesa, ove furono trasferite tutte le ossa che si trovavano nella prima chiesa parrocchiale. Tra il XIX ed il XX secolo la chiesa fu ingrandita con l'aggiunta di una navata sinistra e di una cappella dedicata alla Madonna della Salute. Nel luglio 1933, ai padri silvestrini, che avevano retto la parrocchia nei decenni precedenti, subentrarono i cappuccini bolognesi-romagnoli, i quali lasciarono la parrocchia nel 1994. Tali religiosi iniziarono subito i lavori per la costruzione di una nuova e più grande chiesa, capace di ospitare un migliaio di persone, e di un convento per la loro comunità. I lavori furono affidati agli architetti Tullio Rossi e Francesco Fornari e terminarono nel 1934 con la consacrazione e l'apertura al pubblico della nuova chiesa. Il precedente edificio sacro è ancora utilizzato dalla parrocchia attuale come teatro con il nome di "sala Santa Chiara". La nuova chiesa è affiancata dal battistero a sinistra e dal convento a destra. Essa è costituita da un'unica navata, con tre cappelle sul lato sinistro; la navata è suddivisa da archi, che sorreggono la copertura, in corrispondenza dei quali vi sono statue lignee che ritraggono santi dell'ordine francescano. In un altare laterale vi è l'immagine della Madonna della Salute, che in precedenza si trovava nella seconda chiesa. Nell'ultima cappella di sinistra si trova l'organo a canne Tamburini opus 681, del 1974, con 15 registri su due manuali e pedale e trasmissione mista. Nell'adiacente battistero vi è il fonte battesimale, dono di Pio IX, il cui stemma è incastonato nella vasca di marmo rosso, sorretta da una colonna di marmo cipollino.

Chiesa di Nostra Signora di Coromoto

La chiesa di Nostra Signora di Coromoto è un luogo di culto cattolico di Roma, situata nel quartiere Gianicolense, in largo Nostra Signora di Coromoto. Essa è stata costruita tra il 1976 ed il 1978 su progetto dell'architetto Massimo Battaglini (nato a Portici nel 1924), e fu inaugurata il 17 settembre 1978 dal cardinal vicario Ugo Poletti. La chiesa è sede della parrocchia omonima, istituita il 15 dicembre 1966 con decreto del cardinale vicario Luigi Traglia “Sanctissimus Dominus noster” col titolo di “San Giovanni di Dio”, mutato poi in quello attuale nel 1978. Alla chiesa è legato il titolo cardinalizio di “Nostra Signora di Coromoto in San Giovanni di Dio”, istituito il 25 maggio 1985 da Giovanni Paolo II, che aveva visitato la parrocchia il 15 marzo 1981. Il titolo della chiesa fa riferimento alla Vergine di Coromoto, la cui devozione è molto diffusa in Venezuela, di cui è patrona: la modifica del nome della parrocchia fu dovuta al contributo dato dagli italo-venezuelani alle spese di costruzione dell'edificio. L'edificio di culto si trova in posizione elevata, sopra una vasta terrazza in cemento armato cui si accede tramite due rampe di scale. Sulla terrazza si leva un'alta croce marrone in ferro, che nel 1988 sostituì quella precedente in legno. L'ingresso della chiesa è costituito da un grande portale, che fino a qualche tempo fa era sormontato dalla riproduzione fotografica di un'icona raffigurante Gesù Crocifisso con la Madonna e San Giovanni Evangelista tra i Santi Pietro e Paolo. Quest'immagine è ora sostituita da un mosaico con due angeli che sorreggono un clipeo entro il quale è una croce greca, dal cui braccio orizzontale pendono l'alfa e l'omega, prima e ultima lettera dell'alfabeto greco e perciò simboli di Cristo, principio e fine. Sotto la croce è l'iscrizione "Lucis et pacis". Il mosaico è opera del brasiliano padre Ruberval Monteiro da Silva, O.S.B., che ha realizzato anche le pitture della cripta e quelle della cappella dell'Adorazione eucaristica, al piano seminterrato sottostante la chiesa. L'edificio ha pianta irregolare, ed è costituito, all'interno, dall'aula esagonale con un'ampia abside poligonale sul lato opposto all'ingresso. Ai due lati di essa, si trovano due profonde cappelle laterali; in quella di destra è collocata la statua lignea policroma di Nostra Signora di Coromoto, accompagnata dagli stemmi musivi della Repubblica del Venezuela e degli Stati che la compongono; quella di sinistra è destinata alle confessioni dei fedeli, il cui raccoglimento è favorito dalla presenza del gruppo neogotico della Pietà, fiancheggiato da due angeli. La copertura dell'abside e dell'aula è costituita da un soffitto piano sostenuto da vistose travi lamellari in legno, mentre il paramento murario è in mattoncini ad eccezione dell'abside, che è ricoperta d'intonaco color crema. La bussola all'ingresso della chiesa comprende una vetrata serigrafata raffigurante l'Apparizione di Maria agli indios Coromoto (1988), mentre due vetrate policrome con scene bibliche, opera dell'artista Elisabetta Morelli, chiudono le asole di luce sulle pareti laterali. Su quella di sinistra si segnalano le statue in legno policromo di San Giovanni di Dio e di San Michele Arcangelo, quest'ultima dovuta ad artigiani di Ortisei. Intorno alla chiesa sono disposte le formelle in bronzo con le stazioni della Via Crucis, completate da quelle con la Resurrezione e il Battesimo di Gesù, il tutto dovuto al maestro Vincenzo Ingletti. Il presbiterio occupa quasi interamente l'abside sul lato opposto rispetto all'ingresso. Nell'area presbiteriale, rialzata di tre gradini rispetto al pavimento del resto della chiesa, si trovano l'altare maggiore, l'ambone, la sede e il tabernacolo, decorati con bassorilievi marmorei, nonché il fonte battesimale, sormontato da un gruppo in marmo del Battesimo di Gesù, di scuola romana della fine del '500; al centro dell'abside, sopra il tabernacolo, è un grande Crocifisso in terracotta smaltata, opera dello scultore Pio Fedi (Viterbo 1816 - Firenze 1892), che è fiancheggiato da due lampadari di scuola veneziana. Nel soffitto, in corrispondenza dell'altare, si apre un lucernario quadrato, suddiviso da una croce in quattro quadrati minori, che costituisce la maggiore fonte di luce naturale della chiesa. L'attuale sistemazione del presbiterio, che nel 1994 ha sostituito la precedente, dovuta a mons. Giuseppe Gulizia (parroco fino al 1990), è opera dell'ex parroco mons. Romano Rossi, dal 2008 al 2022 vescovo di Civita Castellana. La mensa dell'altare (dedicata il 27 settembre 2008) e il tabernacolo degli oli santi si devono all'attuale parroco, don Francesco Giuliani. L'organo della chiesa Ferraresi opus 43 è costituito da una consolle elettronica Viscount Hymnus 350 con registri campionati e da un corpo di canne da essa comandato situato sulla parete destra dell'aula liturgica, entro una cassa in legno. I registri reali sono dieci, per un totale di 854 canne, e sono distribuiti sulla prima e sulla seconda tastiera della consolle elettronica, che ha tre tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera concavo-radiale di 32. Pierino Ratti (a cura di), Guida alle nuove Chiese di Roma, Gangemi Editore, Roma - Reggio Calabria 1990, pp. 92–93, n. 37. Claudio Rendina, Le Chiese di Roma, Newton & Compton Editori, Milano 2000. Mauro Quercioli, Quartiere XII. Gianicolense, in AA.VV, I quartieri di Roma, Newton & Compton Editori, Roma 2006. Nostra Signora di Coromoto in San Giovanni di Dio, 1978-2008: 30 anni di grazia, Parrocchia N.S. di Coromoto, Roma 2008. Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Edizioni Ares, 2020, ISBN 978-88-815-59-367. Nostra Signora di Coromoto Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Nostra Signora di Coromoto Sito ufficiale della parrocchia, su coromoto.it. Scheda della parrocchia dal sito della Diocesi di Roma, su vicariatusurbis.org. URL consultato il 12 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2013). L'organo , su audiorama.it.