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Palazzo Rosso (Genova)

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Palazzi dei Rolli di Genova
Palazzo Rosso
Palazzo Rosso

Il palazzo Rodolfo e Gio Francesco Brignole Sale o Palazzo Rosso è un edificio sito in via Garibaldi al civico 18 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista dei 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova, riconosciuti in tale data Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Ospita la prima sezione dei Musei di Strada Nuova, che comprendono anche Palazzo Bianco e Palazzo Doria-Tursi, dedicata principalmente alle collezioni d'arte dei Brignole-Sale, in parte ospitate in sale che conservano l'arredo e la decorazione originale.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Rosso (Genova) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo Rosso (Genova)
Vico Angeli, Genova Maddalena

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Palazzo Rosso

Vico Angeli
16124 Genova, Maddalena
Liguria, Italia
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Palazzo Rosso
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Palazzo Bianco
Palazzo Bianco

Palazzo Bianco, detto anche Palazzo di Luca Grimaldi, o palazzo Brignole Sale, è un edificio sito in via Garibaldi al civico 11 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Ospita una sezione dei Musei di Strada Nuova, che comprendono anche Palazzo Rosso e Palazzo Doria-Tursi, specificamente dedicata alla pittura a Genova e in Liguria tra XVI e XVIII secolo, e con importanti sezioni di arte italiana, fiamminga e spagnola. Il palazzo oggi conosciuto come Palazzo Bianco, in contrapposizione al seicentesco Palazzo Rosso che sorge di fronte, precedentemente appartenuto alla stessa famiglia Brignole-Sale, occupa il sito della dimora costruita tra il 1530 e il 1540 per Luca Grimaldi, membro di una delle più importanti famiglie genovesi, e in molti documenti fra cui l'iscrizione nel Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO è tuttora indicato come Palazzo di Luca Grimaldi. Dal 1658 essa passò in proprietà alla famiglia Franchi de Candia e nel 1711 venne ceduta, dagli eredi di Federico De Franchi, a Maria Durazzo Brignole-Sale, vedova di uno dei due primi proprietari di Palazzo Rosso. La nuova proprietaria, che intendeva destinarlo al nipote cadetto Gio. Giacomo, commissionò una radicale ristrutturazione del palazzo, che da allora fu denominato Bianco per il colore chiaro dei paramenti esterni. La ristrutturazione avvenne ad opera dell'architetto Giacomo Viano fra il 1714 ed il 1716, su ispirazione dell'adiacente Palazzo Tursi. L'architetto, autore delle facciate settecentesche che oggi si possono ammirare, spostò su Strada Nuova (odierna Via Garibaldi) l'ingresso principale che precedentemente si trovava sulla salita di san Francesco di Castelletto, in quanto il palazzo di Luca Grimaldi fu edificato precedentemente all'apertura di Strada Nuova. Nel 1889, alla morte di Maria Brignole-Sale De Ferrari, duchessa di Galliera, ultima discendente della famiglia Brignole-Sale, il palazzo venne ereditato dal Municipio e, per volere di quest'ultima, destinato a galleria pubblica. Il Museo fu inaugurato in occasione del quattrocentenario della scoperta dell'America nel 1892. A seguito delle pesanti distruzioni dovute al bombardamento alleato del 1942, fu riaperto al pubblico nel 1950 dopo un totale riordino delle collezioni dovuto alla direttrice Caterina Marcenaro e al riallestimento razionalista dell'architetto Franco Albini. «Per la formazione di una pubblica galleria»: con queste parole, nel testamento del 1884, si trova l'intenzione della duchessa di Galliera di adibire il palazzo a museo civico, corroborata dalla destinazione a quella sede di un nucleo delle proprie raccolte. A partire dal 1892 si arricchì di altri legati e donazioni private e il municipio stesso intervenne con un'oculata politica di acquisti. Dapprima ospitò diverse collezioni del Comune di Genova (oltre a dipinti e sculture, anche reperti archeologici, storici...) di cui un primo tentativo di riordino fu avviato da Gaetano Poggi, primo Assessore alle Belle Arti del Comune (1906-1908), ma solo quando la direzione venne assunta da Orlando Grosso (1928) si poté procedere al primo vero allestimento museale, sia trasferendo altrove le collezioni storiche, sia riordinando con criteri moderni e aggiornati tutte le opere delle collezioni artistiche. A seguito dei gravissimi danni riportati nel corso della Seconda guerra mondiale, e della ricostruzione ad opera del Genio Civile, Caterina Marcenaro, direttrice alle Belle Arti del Comune, elaborò un nuovo ordinamento avallato da una commissione composta da Orlando Grosso, Carla Mazzarello, assessore alle Belle Arti del Comune di Genova, Mario Labò, architetto, e da Franco Albini, architetto, il cui intervento per l'allestimento delle opere è considerato una delle opere più significative del razionalismo italiano. Il palazzo venne riaperto alla cittadinanza nel 1950. Nel 1970 la stessa Caterina Marcenaro operò una nuova radicale trasformazione: in vista della costituzione del Museo di Sant'Agostino, destinato alle sculture e agli affreschi, Palazzo Bianco venne completamente riallestito esclusivamente come pinacoteca, che offre oggi una panoramica della pittura europea dal Cinquecento al Settecento, con opere di scuola genovese, fiamminga, francese e spagnola. Sono esposti dipinti cinquecenteschi di Filippino Lippi, Giorgio Vasari, Paolo Caliari detto il Veronese, Luca Cambiaso e un'importante collezione di pittura fiamminga e olandese dal XVI al XVIII secolo, con capolavori di Hans Memling, Gerard David, Jan Matsys, Peter Paul Rubens e Antoon van Dyck. Tra gli autori francesi e spagnoli del Sei-Settecento vi sono Francisco de Zurbarán, Bartolomé Esteban Murillo, Jusepe de Ribera e Simon Vouet. L'attività degli autori del barocco genovese del XVII e XVIII secolo è documentata tra gli altri dalle opere del Grechetto, Bernardo Strozzi, Valerio Castello, Domenico Piola e dei figli Anton Maria e Paolo Gerolamo, Gregorio De Ferrari e Alessandro Magnasco. È presente inoltre dal 2009 la celeberrima scultura di Antonio Canova, la Maddalena penitente, e che è stata collocata nell'adiacente Palazzo Tursi che, in collegamento diretto con Palazzo Bianco, accoglie le ultime sale del percorso di visita dei Musei di Strada Nuova. Luca Cambiaso, Madonna della candela; Autoritratto del pittore in atto di dipingere il ritratto di suo padre; Caravaggio, Ecce Homo; Matthias Stomer, Salomè con la testa del Battista Filippino Lippi, Pala di Francesco Lomellini, 1502-1503; Pier Francesco Mazzuchelli detto il Morazzone, Decollazione di san Giovanni Battista, 1612-1613 Jan Massijs, Carità Hans Memling, Cristo benedicente; Peter Paul Rubens, Venere e Marte/allegoria dell'intemperanza; Antoon van Dyck, Vertummo e Pomona; Gerard David, Polittico della Cervara; Gioacchino Assereto, La morte di Catone Anton Maria Vassallo, la Fuga in Egitto Simon Vouet, David con la testa di Golia; Bartolomé Esteban Murillo, Fuga in Egitto; Francisco de Zurbarán, Sant'Orsola, Sant'Eufemia; Paolo Veronese, Crocifissione, Susanna e i vecchioni; Palma il Giovane, Cristo e la samaritana, L'adultera; Giorgio Vasari, Ritratto di gentiluomo fiorentino; Ennio Poleggi e Fiorella Poleggi (a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep Editori, 1969, pp. 146-147. Mario Labò, I Palazzi di Genova di P. P. Rubens e altri scritti di architettura, Genova, Nuova Editrice Genovese, 2003. Piero Boccardo e Piero Migliorisi, Genova via Garibaldi, Milano, Electa, 2005, ISBN 9788837035624. Massimo Listri, Piero Boccardo e Clario Di Fabio, I Musei di Strada Nuova a Genova. Palazzo Rosso, Palazzo Bianco e Palazzo Tursi, Umberto Allemandi, 2005, ISBN 8842213470. VÁZQUEZ ASTORGA, Mónica, La pintura española en los museos y colecciones privadas de Génova y en el resto de Liguria (Italia), Zaragoza, Prensas Universitarias de Zaragoza, 2008. Musei di Strada Nuova a Genova, Milano, Skira, 2010, ISBN 978-88-572-0433-8. Raffaella Besta, Piero Boccardo e Margherita Priarone (a cura di), I Musei di Strada Nuova a Genova. Palazzo Rosso, Palazzo Bianco e Palazzo Tursi, Silvana, 2017. Rolli di Genova Musei di Strada Nuova Barocco genovese Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su palazzo Bianco (IT, EN) Sito ufficiale, su museidigenova.it.

Via Giuseppe Garibaldi
Via Giuseppe Garibaldi

Primo esempio di lottizzazione a livello europeo, via Giuseppe Garibaldi (in te Stradde Nêuve in ligure) presenta una unicità stilistica e di concezione che la rese già allora celebre internazionalmente. Peter Paul Rubens ne studiò palazzi, e i suoi disegni contribuirono alla diffusione dello stile rinascimentale nel Nord dell'Europa. In realtà la costruzione iniziale fu quella di un nuovo quartiere abitativo per le grandi famiglie genovesi che abbandonarono i quartieri medievali per un inedito stile di vita basato su una minore contrapposizione. La costruzione dell'intero gruppo degli edifici durò circa quarant'anni e la realizzazione del progetto si deve alla ricchissima famiglia dei Grimaldi che acquisì anche l'area più estesa. La zona più malfamata della città venne trasformata nell'area più privilegiata e dal punto di vista costruttivo vennero risolti per la prima volta problemi edilizi collegati al costruire di costa, sopra il porto, un tale complesso di palazzi. Via Garibaldi venne progettata da Bernardino Cantoni, architetto del Comune di Genova e allievo di Galeazzo Alessi, del quale, per la sua documentata presenza a Genova in quel periodo, si può arguire che egli stesso influì in modo determinante sull'allievo; soprattutto per la concezione dell'opera che rivela la genialità di un grande artista, anche perché Bernardino Cantoni che nel Palazzo Cicala, costruito nel 1542 in Piazza dell'Agnello, mostra un fare disarmonico ed un gusto assai arcaicizzante, non poté raggiungere in così pochi anni una maturità così alta e completa che invece mostra l'allora chiamata Strada Nuova. Via Garibaldi è una delle principali strade di Genova e una delle maggiori dell'intero centro storico sotto l'aspetto architettonico per l'impatto magnificente dei suoi palazzi, alcuni dei quali inclusi negli appositi Rolli. La strada ha un preciso anno di nascita: il 1550. Originariamente strada Maggiore, poi strada Nuova, fino all'Ottocento era conosciuta con il nome di via Aurea. Madame de Staël le attribuì un nome ancor più altisonante: quello di Rue des Rois, la via dei Re. Nel 1882 venne infine dedicata a Giuseppe Garibaldi. È completamente in rettilineo, con una leggera pendenza, ed è lunga 250 metri, con una larghezza di 7,5 metri; nacque proprio come strada di rappresentanza. Molte le testimonianze su questa Via lasciate da visitatori celebri succedutisi nel tempo e tra queste particolarmente significativa quella di Cesare Brandi che nel dopo-guerra si espresse autorevolmente per la sua riqualificazione Dal 13 luglio 2006 è inserita, insieme a tutto il sistema dei Rolli, fra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.