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Tempio civico di San Sebastiano

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Milano, San Sebastiano 02
Milano, San Sebastiano 02

Il Tempio Civico di San Sebastiano è un edificio sacro di Milano sito nella centrale via Torino. Fu eretto a partire dal 1576 su progetto dell'architetto Pellegrino Tibaldi (1527-1596). La chiesa attuale venne eretta dal governatore di Milano, Antonio de Guzmán Zúñiga y Sotomayor, marchese di Ayamonte, con richiesta alla curia milanese del 15 ottobre 1576 come atto votivo per la disastrosa peste che da poco aveva colpito la città. Il luogo prescelto ospitava già in tempi antichi una chiesa dedicata a san Tranquillino detta "alla corticella" o "alla cancelleria" per l'estrema vicinanza con l'antico palazzo imperiale romano del IV secolo. Nel 1319, quando la chiesetta passò alla famiglia Pusterla, essa ne cambiò la dedicazione in San Sebastiano abbinandovi la cosiddetta "facchinata del cavallazzo", una cerimonia rituale con la quale l'antica casata milanese portava in processione dalla chiesa al Duomo un cavallo realizzato con materiali commestibili che poi veniva distribuito alla popolazione sul piazzale. Il Tempio civico, invece, venne realizzato dal governo milanese con l'intervento dell'arcivescovo Carlo Borromeo il quale si inserì nella costruzione dell'edificio proponendo l'affidamento del progetto al suo architetto di fiducia, Pellegrino Tibaldi, che venne incaricato della costruzione dal 1577, il quale seguì l'evolversi del cantiere sino al 1586, anno in cui venne chiamato a operare in Spagna. La posa della prima pietra avvenne il 6 settembre 1577. Il progetto passò dunque a Giuseppe Meda che si occupò dell'area del presbiterio e diresse i lavori sino al 1599, anno in cui gli subentrò Pietro Antonio Barca, il quale fece realizzare la cupola a tamburo ancora oggi spiccatamente visibile. L'edificio, completato nel 1616 seguitò per anni a barcamenarsi nell'amministrazione tra la curia milanese e gli uffici del governatorato, sino al 1861 quando il comune di Milano decise di affidarne la rettorìa ad una "conservatorìa" municipale che avesse essenzialmente una funzione di tutela artistica. Fu nel 1938, infine, che l'allora podestà milanese Gallarati Scotti decise di valorizzare al meglio il monumento, occupandosi personalmente di opere di isolamento esterno della chiesa, alla quale nei secoli erano state addossate case civili estranee al progetto originario, oltre a un restauro globale della chiesa. Gli ultimi interventi all'interno della struttura si compirono nel 1970 quando sotto la cappella della pietà (realizzata nel 1862) venne posto un sarcofago contenente la salma dell'"internato ignoto" ovvero di una persona sconosciuta internata e deceduta in un campo di concentramento per commemorare perennemente la fine della seconda guerra mondiale. Venne apposta per l'occasione anche una targa a spiegazione del monumento. Il progetto innovativo curato dal Tibaldi per realizzare il Tempio civico di San Sebastiano era strutturato tenendo conto di alcune problematiche esistenziali del complesso architettonico, ovvero il ridotto spazio disponibile nell'area da edificare, nonché gli scarsi fondi messi a disposizione per l'opera. Il progetto presentato infine fu una struttura perfettamente cilindrica come si era soliti fare nelle chiese paleocristiane e come già si riscontrava in alcune parti della Basilica di San Lorenzo a Milano. La nuova struttura riprendeva anche il progetto del Pantheon di Roma, rimarcandone quindi la funzione anche civica e con la possibilità di costruire delle cappelle poste a circolo rispetto al centro. L'esterno della struttura accoglie otto coppie di lesene doriche che racchiudono degli archi in corrispondenza delle cappelle interne, area che sappiamo essere già stata completata all'epoca della partenza del Tibaldi per la Spagna (1586). Le lesene del tamburo superiore sono di ordine jonico. I suoi successori (Meda prima e Barca poi), portarono a compimento la cappella maggiore con alcuni ampliamenti e soprattutto la cupola che, rispetto al progetto originario che la voleva solo di poco sporgente dalla struttura (in ricordo di quella del Pantheon), venne realizzata ampiamente aggettante e completa anche di tiburio. Nel 1616 il progetto passò in ultime mani a Fabio Mangone il quale completò il nuovo presbiterio che venne aggiunto alla cappella maggiore, alterando però così di fatto il progetto perfettamente cilindrico studiato dal Tibaldi oltre quarant'anni prima. Nel Tempio civico si trova un organo a canne costruito nel 1928 dalla ditta Balbiani-Vegezzi Bossi; esso è collocato entro due ricche casse intagliate poste su due cantorie gemelle situate sotto i due archi alla destra e alla sinistra del portale d'ingresso. A trasmissione elettrica, ha due tastiere di 61 note ciascuna e una pedaliera di 32. San Sebastiano (dipinto a olio; ignoto, XVII sec.) La Pietà (statua in marmo; Benedetto Cacciatori, 1887) San Francesco (statua in bronzo; Domenico Trentacoste, 1928) Deposizione di Cristo (dipinto a olio; Lazzaro Pasini, 1933) Crocifisso (cesello di M. Restelli, 1932) Annunciata (dipinto a olio; A. Moncalvo, 1650) Sant'Eligio (dipinto a olio; Andrea Lanzani, 1724) Via crucis (serie di bassorilievi in marmo; F. Lombardi, 1933) Vetrate artistiche (serie di vetrate; Pietro Marussig, 1930) La chiesa ha da sempre uno status fondamentalmente ambiguo, civile e religioso, in quanto sin dall'atto della sua costruzione esso si rivelò frutto di un lavoro a quattro mani. Nel documento datato 15 ottobre 1576 col quale il governatore di Milano diede il via all'idea della costruzione della cappella, si cita infatti la richiesta di autorizzazione al vicario di provvisione Giovanni Battista Capra il quale comunicò subito la notizia all'arcivescovo per autorizzarne la costruzione. Carlo Borromeo, contemporaneamente impegnato nelle vicende del Concilio di Trento, colse subito l'occasione del progetto del tempio per impedire, in pieno spirito controriformista, che si potesse costruire un luogo di culto "cittadino" che avesse come richiamo formale tra l'altro quello dei templi pagani. Il Borromeo invocò dapprima una richiesta e poi una pretesa da parte della curia milanese rifacendosi alle norme all'epoca da poco approvate che regolavano i rapporti tra la chiesa e lo Stato milanese, giungendo quindi a un accordo: il progetto della chiesa sarebbe stato gestito dal comune e dalla chiesa, e anche la nomina del cappellano civico predisposto all'officiatura dei riti doveva essere proposta dal comune di Milano ma ratificata dall'arcivescovo. All'interno della struttura, ad ogni modo, non mancano i richiami evidenti alla città di Milano come ad esempio la presenza dei blasoni dei sei sestieri in cui era suddivisa la municipalità (detti familiarmente "porte") che qui si riunivano in occasione di feste patronali legate alla città e in rapporto con le loro specifiche aree di pertinenza. Alessandro Rovetta, Pellegrino Tibaldi e l'idea di Tempio: San Sebastiano a Milano, in Arte Lombarda, n. 94/95, Milano, Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda, 1990, pp. 105-111, ISSN 0004-3443 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2014). Blanchard Paul: Northern Italy (Blue Guide), W. Norton Company, Londra, 2005, ISBN 978-0393327304 Wikibooks contiene testi o manuali su disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su tempio civico di San Sebastiano L'organo, su marietto.altervista.org. URL consultato il 26 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2015).

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Tempio civico di San Sebastiano
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Mediolanum
Mediolanum

Mediolanum era una città romana della Regio XI Transpadana. Il suo centro abitato corrisponde alla moderna Milano, la quale ne rappresenta l'evoluzione storica. Era chiamata Mediólanon dagli etnografi greci, Mediolānum o Mediolānium in latino. Si presume esista anche un'attestazione epigrafica del nome di Milano nella lingua celtica locale, presente in un graffito che sarebbe stato ritrovato su un tratto delle mura romane di Milano, dove si leggerebbe Meśiolano tracciato (di cui però non sono reperibili indagini archeologiche o anche solo fotografie che ne testimonino la reale esistenza e autenticità) in un alfabeto etrusco settentrionale meglio noto come Lepontico (con o), come nella generalità delle iscrizioni galliche. Il simbolo trascritto ś è qui usato per rappresentare una /d/ etimologica, come mostrano altri usi di tale simbolo in celtico, oltre al fatto che questo stesso segno ᛞ in runico ha precisamente il valore di /d/. Sul nome della antica Milano esiste però anche un'altra teoria, altrettanto attendibile e nello stesso modo non verificabile per mezzo di reperti archeologici o narrazioni storiche. Milàn infatti avrebbe avuto sempre lo stesso identico nome odierno, anche se scritto con grafia diversa. Scritto "Medhelan", in alfabeto lepontico, tale nome avrebbe infatti suonato come il nome della città in Milanese, dato che "e" nelle lingue celtiche assomiglia al suono "i" con il trittongo "dhe" muto. Esistono numerose città che portano lo stesso nome o varianti di esso, tra questi, Mâlain in Francia, Medelingen, ai confini tra Belgio e Lussemburgo, Meilhan sur Garonne, a sud della Francia, Meylan, sempre in Francia, Meillan, Molian, sempre in Francia. Molte di queste città presero il nome di Mediolanum durante la dominazione romana. Fondata intorno al 590 a.C. nei pressi di un santuario da una tribù celtica appartenente alla cultura di Golasecca e facente parte del gruppo degli Insubri, fu conquistata dai Romani nel 222 a.C., dopo un aspro assedio. Con il passare dei secoli accrebbe la sua importanza sino a divenire prima colonia romana (89 a.C.), poi municipium (49 a.C.) e in seguito capitale dell'Impero romano d'Occidente de facto (286 d.C. - 402 d.C.), nel cui periodo fu promulgato l'editto di Milano (313 d.C.), che concesse a tutti i cittadini, quindi anche ai cristiani, la libertà di onorare le proprie divinità. Mediolanum era un importante snodo stradale e commerciale, visto che vi passavano la via Gallica, la via delle Gallie, la via Regina, la via Spluga, la via Mediolanum-Bellasium, la via Mediolanum-Bilitio, la via Mediolanum-Brixia, la via Mediolanum-Placentia, la via Mediolanum-Ticinum e la via Mediolanum-Verbannus. Nella città era anche presente il porto fluviale di Mediolanum, che garantiva anche un importante traffico navale, visto che era in comunicazione, tramite la Vettabbia, con il Lambro, con il Po e con il mare Adriatico. I siti archeologici visitabili a Milano relativi all'antica Mediolanum sono diciotto (alcuni visibili su richiesta). Essi sono le mura, il teatro, il foro, l'anfiteatro, alcune domus, il circo, il palazzo imperiale, le Terme Erculee e i magazzini annonari, e le basiliche paleocristiane.