place

Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso

Antropologia criminaleChiarireInformazioni senza fonteMusei di TorinoMusei di antropologia d'Italia
Musei scientifici d'ItaliaPagine con mappeVoci con codice ISNIVoci con codice LCCNVoci con codice VIAFVoci con codice WorldCat IdentitiesVoci con template Museo senza Note visitatoriVoci non biografiche con codici di controllo di autorità
Torino MuseoAntropologiaCriminaleMuseoFrutta
Torino MuseoAntropologiaCriminaleMuseoFrutta

Il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso è un museo di Torino, fondato nel 1876 dal medico e antropologo Cesare Lombroso (1835-1909). L'esposizione fa parte del sistema museale dell'Università degli Studi di Torino.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso
Via Michelangelo Buonarroti, Torino San Salvario

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Museo di antropologia criminale Cesare LombrosoContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.049759 ° E 7.680356 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via Michelangelo Buonarroti 32
10126 Torino, San Salvario
Piemonte, Italia
mapAprire su Google Maps

Torino MuseoAntropologiaCriminaleMuseoFrutta
Torino MuseoAntropologiaCriminaleMuseoFrutta
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Museo di anatomia umana Luigi Rolando
Museo di anatomia umana Luigi Rolando

Il Museo di Anatomia Umana Luigi Rolando è un museo di anatomia fondato nel 1739 con sede a Torino (quartiere San Salvario). Fa parte della rete museale dell'Università degli Studi di Torino. Lo studio dell'anatomia a Torino inizia nel 1563, con l'arrivo in città dello studioso savonese Angelo Visca, ma fu solo nel 1739 che si ebbe la prima collezione di preparati anatomici, commissionata a Giovanni Battista Bianchi da Carlo Emanuele III per il costituendo Museo dell'Università. Di quella raccolta restano ancora una pregevole statua in gesso di donna gravida, un modello scomponibile di cervello in legno e avorio ed alcune cere. Nel 1830, grazie all'opera di Luigi Rolando, la collezione viene incrementata da nuovi reperti ed esposta al pubblico in quello che oggi è il museo egizio di Torino. Fra il 1837 ed il 1898, sotto la direzione di Carlo Giacomini, la collezione viene ancora ampliata con l'aggiunta di preparati anatomici in alcol ed a secco. Il diffondersi della teoria evoluzionistica di Charles Darwin incentiva lo sviluppo delle collezioni antropologiche e primatologiche. Nel 1898, con il completamento del palazzo degli studi anatomici, il museo viene trasferito nella sua sede definitiva. Il museo, oltre alle raccolte di materiale prettamente anatomico, ospita ed espone anche collezioni antropologiche, frenologiche, primatologiche, artistiche e di strumenti d'epoca. È inoltre presente una biblioteca ed un archivio documentale e fotografico. Musei di Torino luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo di anatomia umana Luigi Rolando

Torino Esposizioni
Torino Esposizioni

Torino Esposizioni è un complesso fieristico della città di Torino. Nato con il nome di Palazzo della Moda, fu progettato da Ettore Sottsass senior nel 1938, con la collaborazione di Pier Luigi Nervi. Si trova in Corso Massimo d'Azeglio, nel quartiere San Salvario, ai margini dello storico Parco del Valentino. Voluto dall'amministrazione comunale nel 1936 per dotare la città di una sede per le sfilate di moda, il progetto vincitore dell'appalto fu quello dell'architetto Ettore Sottsass senior. Nel 1940 venne inaugurato come sede dell'Ente Nazionale della Moda, voluto dal governo fascista e in seguito ospitò alcune edizioni del Salone dell'Autarchia. Tra il 1950 e il 1960, la struttura subì ulteriori trasformazioni come la sostituzione del grande padiglione centrale con un salone absidato, su impianto planimetrico dell'architetto Roberto Biscaretti di Ruffia, una nuova copertura progettata dall'ingegner Pier Luigi Nervi e le successive trasformazioni con la creazione di un nuovo salone ipogeo su progetto di Riccardo Morandi. Intensamente utilizzato nel corso degli anni sessanta e settanta, divenne il polo fieristico di Torino, nonché sede di svariate edizioni del Salone dell'automobile di Torino. Dal 1989 l'attività fieristica venne trasferita al Lingotto e parte della struttura fu utilizzata come sede didattica dell'Università degli Studi di Torino, mentre una parte dell'ampio Padiglione Giovanni Agnelli fu usata fino al 2001 come palaghiaccio; in occasione dei XX Giochi olimpici invernali ha ospitato un impianto di hockey su ghiaccio, che era stato utilizzato l'anno precedente per Torino Ice 2005 (prove generali del grande evento). Dal novembre del 2014 ha ospitato varie edizioni di Paratissima, festival d'arte contemporanea che si svolge in autunno con cadenza annuale. Il complesso si compone da quattro edifici disposti attorno ad un giardino rettangolare. Sul lato nord è presente l'ingresso principale con un ampio porticato a tutta altezza, mentre accanto trova posto un volume cilindrico che ospita un ristorante. Le prime modifiche del dopoguerra interessano il padiglione centrale e contemplano l'allungamento del padiglione rettangolare centrale con una copertura autoportante di voltini prefabbricati progettata da Pier Luigi Nervi. Sempre a Nervi si deve l'aggiunta di un nuovo, grande padiglione che si sviluppa sul lato destro di via Petrarca, caratterizzato da una volta a vela nervata, poggiante su quattro arconi. A livello sotterraneo invece si trova il vasto salone a volta tesa progettata da Riccardo Morandi. Nella manica affacciata su corso Massimo d'Azeglio trova posto il Teatro Nuovo, abituale sede di balletti di danza contemporanea. Il Padiglione Giovanni Agnelli è stato ristrutturato nel 2006 in occasione dei XX Giochi olimpici invernali, realizzando anche una pista per allenamenti; la sua capienza è di 4 320 posti. Il Padiglione 2 ospiterà la nuova Biblioteca Civica Centrale. Il Padiglione Morandi (V Padiglione) ospiterà il campus di architettura del Politecnico di Torino. Palazzo della Moda e Torino Esposizioni (Centro Fiere), in Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all'Architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Umberto Allemandi & C., Torino 2008, pp. 279–280 Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984 , p. 350 Padiglione interrato di Torino Esposizioni al Valentino, in Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995, p. 209 Palazzo della Moda e Torino Esposizioni, in Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995, p. 161 Luca Gibello, Palazzo della Moda e Torino Esposizioni, in Vera Comoli, Carlo Olmo (a cura di), Guida di Torino. Architettura, Allemandi, Torino 1999, p. 191 Mario Alberto Chiorino, Nervi, Pier Luigi, in Carlo Olmo (a cura di), Dizionario dell'architettura del XX secolo, Vol. III, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2003 Mario Alberto Chiorino, Morandi, Riccardo, in Carlo Olmo (a cura di), Dizionario dell'architettura del XX secolo, Vol. III, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2003 Gabriella D'Amato, Sottsass, Ettore Sr., in Carlo Olmo (a cura di), Dizionario dell'architettura del XX secolo, Vol. IV, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2003 Marco Filippi, Franco Mellano, Agenzia per lo svolgimento dei XX giochi olimpici invernali Torino 2006. 1. I progetti, Electa, Milano 2004 Marco Filippi, Franco Mellano, Agenzia per lo svolgimento dei XX giochi olimpici invernali Torino 2006. 2. Cantieri e opere, Electa, Milano 2006 Torino 2006, numero monografico di Il Giornale dell'Architettura, n. 36, gennaio, 2006 Giulietta Fassino, Torino Esposizioni, in Michele Bonino, Giulietta Fassino, Davide Tommaso Ferrando, Carlo Spinelli (a cura di), Torino 1984-2008. Atlante di architettura, Urban Center Metropolitano, Umberto Allemandi & C., Torino 2008, scheda n. 44 Carlo Olmo, Cristiana Chiorino (a cura di), Pier Luigi Nervi. L'architettura come sfida, Silvana Editoriale, Milano 2010 Politecnico di Torino. Dipartimento casa città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984, p. 351 Palavela Palazzo del Lavoro Lingotto Parco del Valentino Pier Luigi Nervi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torino Esposizioni Scheda di Torino Esposizioni sul sito ufficiale di Torino 2006 , su torino2006.it.

Centro Storico Fiat
Centro Storico Fiat

Il Centro Storico Fiat è un museo e archivio aziendale con sede a Torino. Espone automobili, aeroplani, treni, trattori, camion, biciclette, lavatrici, frigoriferi con marchio Fiat. Modellini in scala, ricostruzioni di parti del processo produttivo, manifesti e bozzetti pubblicitari completano la collezione. La parte archivistica conserva più di 5.000 metri lineari di documenti cartacei, 300.000 disegni tecnici, 5.000 tra volumi e riviste di automobilismo e storia industriale, 6 milioni di immagini, 200 ore di filmati storici. Di particolare interesse i fondi dei progettisti Dante Giacosa e Giuseppe Gabrielli. Il Centro Storico Fiat ha sede nel primo ampliamento delle officine di corso Dante Alighieri a Torino dove nacque l'azienda. Opera di Alfredo Premoli, apprezzato esponente del liberty torinese, fu progettato e realizzato fra il 1904 e il 1906 e inaugurato nel 1907. Fu officina di produzione e finitura, rimessa, magazzino, sede di rappresentanza della casa automobilistica torinese. L'idea di un museo e centro di documentazione nacque nel 1961, sull'onda dell'entusiasmo per le celebrazioni del centenario dell'Unità d'Italia. Operativo dal 1963, le sue sale ospitarono eventi importanti per la storia dell'azienda, primo fra tutti la firma, il 4 maggio 1966, dell'accordo che portò alla costruzione di uno stabilimento nella città russa di Togliatti per produrre la Zhiguli, una versione leggermente modificata della Fiat 124. Nel 1999, in occasione del centenario Fiat, è stato ristrutturato e riallestito ad opera degli architetti Gabetti ed Isola. Nel 2011 sono stati quadruplicati gli spazi destinati agli archivi, realizzata una nuova sala consultazione, aperta stabilmente al pubblico, esclusivamente la domenica, la parte museale. Dal 2023 il Centro Storico Fiat risulta chiuso al pubblico, la parte relativa agli archivi resta consultabile previa richiesta di appuntamento. L'area espositiva, sotto tutela di FCA Heritage (il dipartimento costituito da FCA Italy per la divulgazione, la promozione del patrimonio storico, automobilistico e archivistico dei marchi italiani, di proprietà del gruppo Stellantis), si sviluppa su due piani per un totale di circa 3000 metri quadri suddivisi per aree tematiche. Dal 1899 - anno della fondazione - al grande balzo produttivo della prima guerra mondiale. Da segnalare: la 3 ½ Hp, prima vettura Fiat; il 18BL, autocarro che motorizzò l'esercito italiano, e la trattrice Fiat 702, che del 18BL condivideva il motore; i cicli Fiat, in versione turismo e militare. Campo di sperimentazione per soluzioni tecnologiche d'avanguardia e mezzo pubblicitario, le competizioni mantennero un ruolo importante anche dopo che, nel 1927, la Fiat cessa di avere una squadra corse ufficiale. Sono presenti due pezzi unici: la Mefistofele, autovettura realizzata installando un motore aeronautico Fiat A.12 sul telaio di una Fiat SB4; la Fiat 8V con carrozzeria in vetroresina, dallo spessore 3 millimetri e peso di soli 48 chilogrammi. Vetture di alta gamma prodotte nello stabilimento del Lingotto come la 525SS. Presente la Fiat 700 prototipo, col basamento del motore in alluminio. Presentata a Mussolini nel 1939, avrebbe dovuto essere il primo modello del neonato stabilimento di Mirafiori. Lo scoppio della seconda guerra mondiale ne bloccò la produzione. Area dedicata non ai prodotti, ma ai processi produttivi. Presente un segmento di linea di montaggio (proveniente da Mirafiori) con ganci Webb. Vetture progettate per il lavoro, presente la Fiat 509, il cui lancio avvenne, nel 1925, proprio all'interno dei locali dell'attuale Centro Storico Fiat. Fu la prima Fiat venduta a credito ed ebbe notevole diffusione anche come taxi e veicolo commerciale. Presenti le Tipo Zero, la 600, la Topolino amaranto che appartenne a Dante Giacosa oltre a numerosi altri modelli. Area dedicata allo stabilimento di Togliatti e alla Lada Zhiguli. Gli anni della dolce vita rappresentati dalla 1100TV (Turismo Veloce). La Fiat fu attiva nel settore ferroviario dal 1917 al 2000. Presente il carrello della Littorina. Lavatrici e frigoriferi prodotti su licenza Westinghouse. La Fiat fu attiva nel campo dell'aviazione dal 1908 al 2003. Da segnalare: i motori dei record, dallo SPA Faccioli allo SPA 6A, il Fiat A.14, l'A.22T, AS.3, A.22R, A.30RA, A.50, AS.6, A.80; il G.91, cacciabombardiere ricognitore capace di operare da piste di fortuna, vincitore di un concorso NATO nel 1953. La Fiat è attiva nel campo dei motori marini e per la produzione di energia dal 1903. Presente il modello in scala 1/10 del motore Fiat 9012 S, potenza di 25.200 Cv (32.500 nelle prove al banco), 12 cilindri con alesaggio 900mm e corsa 1600mm. Il motore Fiat 9012 S era lungo 24 metri, alto 10, largo 6,5. Peso complessivo superiore alle 1000 tonnellate. Venne utilizzato sulla motocisterna “Carlo Cameli”, al tempo del varo (1964) la più grande nave mercantile mai costruita in Italia e la maggiore petroliera d'Europa.. Collezione di manifesti pubblicitari dal 1899 agli anni Ottanta del novecento. Tra le firme: Marcello Dudovich, Plinio Codognato, Giuseppe Riccobaldi, Giorgio Forattini. Ricostruzione, con mobili originali, dell'ufficio di Dante Giacosa. In esposizione anche disegni e modellini di alcune delle vetture che il progettista e designer contribuì a creare: 1100, 500C, 500, 850, 124, 128, Dino, 127. Di fronte all'ufficio, master in legno della 500, pezzo unico che venne utilizzato per realizzare gli stampi della carrozzeria. Il centro di documentazione istituito nel 1963 raccoglieva principalmente materiale già nato con finalità di comunicazione. È solo a partire dal 1984, con il progetto Archivio storico, che si inizia a concentrare, inventariare e rendere fruibile un vero archivio aziendale, che attualmente raccoglie più di 5.000 metri lineari di documenti cartacei, 300.000 disegni tecnici, 18.000 manifesti, 1.300 bozzetti, 5.000 tra volumi e riviste di automobilismo e storia industriale, 6 milioni di immagini, 200 ore di filmati storici. L'archivio documenta l'attività Fiat nel corso del Novecento, nei diversi settori e funzioni aziendali. Da segnalare i fondi relativi ad alcuni marchi o aziende confluiti e/o fuoriusciti dal perimetro Fiat: Abarth (estremi cronologici: 1930 - 1970), Autobianchi (estremi cronologici: 1955 - 1975), Fiat-Allis (estremi cronologici: 1951 - 1978), Fiat Avio (estremi cronologici: 1908 - 1985), Grandi Motori (estremi cronologici: 1900 - 1986), OM (estremi cronologici: 1849 - 1983), Lancia (estremi cronologici: 1906 - 1990), Nebiolo (estremi cronologici: 1880 - 1970), Materfer (estremi cronologici: 1881 - 1974), Teksid (estremi cronologici: 1970 - 1980), Seat (estremi cronologici: 1950 - 1980), SPA (estremi cronologici: 1906 - 1979). Da segnalare altresì i fondi dei progettisti Dante Giacosa (estremi cronologici: 1903 - 1996) e Giuseppe Gabrielli (estremi cronologici: 1908 - 1984). Musei di Torino Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Centro Storico Fiat Sito ufficiale, su fcagroup.com. Sito ufficiale, su centrostoricofiat.com.

Condominio 25 verde
Condominio 25 verde

Il Condominio 25 Verde è un edificio residenziale di Torino. Rappresenta il primo esperimento di bioarchitettura ecosostenibile in città su progetto di Luciano Pia. L’edificio è situato a pochi passi dal Parco del Valentino e dal Centro Storico Fiat. Il progetto, la cui ideazione iniziò nel 2007, nasce dall'esigenza di realizzare un nuovo edificio residenziale a completamento di un isolato urbano caratterizzato da una particolare varietà edilizia. L’intervento è concentrato all'interno del perimetro dell'isolato stesso con la necessità di realizzare dei prospetti su fronte via, ma nello stesso tempo di creare uno spazio sinuoso e fluido tra lo spazio esterno e lo spazio interno dell'edificio. Esso potrà cambiare parte del proprio aspetto grazie all'utilizzo della vegetazione impiegata, creando contemporaneamente un blocco ben definito e compatto ma tuttavia mutevole nel tempo. Questo progetto, assieme al Bosco verticale di Milano, è considerato uno dei più importanti esempi di integrazione del verde con l'architettura. L’edificio occupa un’area di 7.500 m² e ospita complessivamente 63 unità abitative tutte diverse tra loro e tutte dotate di 2 terrazzi ciascuna; la loro metratura varia come la loro altezza, compresa tra i 2,5 e gli 8 metri a seconda dei piani. La presenza di 150 alberi ad alto fusto costituisce un microclima che conferisce un apporto di ossigeno quantificabile in 150 litri all'ora, assorbendo contemporaneamente l’anidride carbonica e contribuendo a filtrare le polveri sottili. La struttura portante lascia a vista alcune travi in acciaio grezzo fitomorfe a tutt'altezza, con estese ramificazioni che si intrecciano con la vegetazione stessa, mentre il rivestimento esterno è realizzato prevalentemente in scandole di larice e segue le forme sinuose dei prospetti dell'edificio. Le solette dei terrazzi, di varia ampiezza, sono realizzati in listelli distanziati di legno massello in modo tale da consentire alla luce di filtrare all'interno il più possibile. L'efficienza energetica per un impatto ecosostenibile è raggiunta grazie a numerose soluzioni come l’isolamento «a cappotto», le pareti ventilate, la protezione dall'irraggiamento solare diretto, impianti di riscaldamento e raffrescamento che utilizzano l’acqua di falda con il sistema a pompa di calore, il recupero delle acque piovane reflue con stoccaggio e riutilizzo per l’irrigazione del verde condominiale. La distribuzione della vegetazione è differenziata: fioriere sulle terrazze private con spazi anche per piccoli alberi e arbusti, per il cortile invece è previsto un comprensivo di cinquanta alberi ad alto fusto, mentre per tutto il resto dell'edificio è previsto del verde verticale in facciata, verde pensile nella zona soppalcata dove si affacciano i loft e verde pensile a copertura dei tetti. La scelta delle specie vegetali è stata fatta per assicurare una varietà di portamento, fogliame, fioritura e colore durante tutto l'arco dell’anno. Oscar Eugenio Bellini, Laura Daglio, Il verde tecnologico nell'housing sociale, FrancoAngeli, 2015. Kirsten Dirksten, Forest condominium is ecosystem of 150 trees, 60+ apartments, 16.01.2022. Video, in inglese, disponibile sul canale YouTube di Kirsten Dirksten. Ville e palazzi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Condominio 25 Verde Una casa-bosco nel cuore di Torino, Corriere della sera

San Salvario
San Salvario

San Salvario (San Salvari in piemontese) è uno storico quartiere della Circoscrizione 8 di Torino, situato a sud-est del centro storico. Nella sua parte orientale è presente il Parco del Valentino, il più famoso parco torinese, lungo la sponda sinistra del Po. Il quartiere è anche noto per la diffusa popolazione multietnica, presente soprattutto in prossimità della stazione ferroviaria di Porta Nuova.È delimitato: a nord, da Corso Vittorio Emanuele II (confine con il Borgo Nuovo del Centro) a est, dal fiume Po (confine con i quartieri Borgo Po e Cavoretto) a ovest, dal tratto ferroviario Torino-Genova (confine con Crocetta) a sud, da Corso Bramante - Ponte Franco Balbis (confine con Nizza Millefonti). È uno dei quartieri centrali più verdi di Torino, poiché nella sua parte orientale, cioè quella a ridosso della sponda sinistra del fiume Po, è situato il noto parco del Valentino nato come parco di residenza estiva dei Savoia ora adibito a parco pubblico, ricco di percorsi pedonali, locali e circoli, ospita altresì il castello omonimo, oggi sede della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, più il pittoresco Borgo Medievale. La parte occidentale invece è costituita da strette vie e vecchie case, a ridosso di via Madama Cristina-via Nizza e il tratto ferroviario della Stazione Porta Nuova. Già sito di reperti sia di epoca romana sia altomedioevale, il toponimo del quartiere deriva dalla chiesetta (e relativo convento) del 1646, posta sull'odierna via Nizza angolo corso Marconi, a ridosso dei palazzi postali della vicina ferrovia di Stazione Porta Nuova. La chiesetta nacque come San Salvatore di Campagna, o San Solutore (nome riferito a Gesù Cristo Salvatore), quindi successivamente accorciato, dal piemontese Salvari, in Salvario. La chiesetta fu voluta da Madama Cristina, moglie del re Vittorio Amedeo I di Savoia, che desiderava un luogo di culto vicino alla residenza estiva del Castello del Valentino, quest'ultimo sorto nel periodo 1630-1660 per opera degli architetti Carlo e Amedeo di Castellamonte. Quest'ultimo la edificò nel 1646, ma già sette anni dopo vi si insediarono i Servi di Maria, aggiungendovi un convento e un ospedale, quindi ancora Casa delle Serve della Carità di San Vincenzo dé Paoli. Il complesso perse importanza con la soppressione degli ordini religiosi nel 1802, quindi con la secolarizzazione dei beni ecclesiastici nel 1866 e, sempre in quel periodo, la nascita della vicina parrocchia dei Santi Pietro e Paolo Apostoli di Largo Saluzzo. Lo sviluppo urbano intorno alla chiesa di San Salvario fu documentato già da delle carte del 1790, quando era già in progetto una espansione del centro cittadino torinese verso sud, in ciò che diventerà il "Borgo Nuovo" nel 1814-1822 (ovvero la zona situata tra Corso Vittorio Emanuele II, "Via Nuova" - attuale via Roma - e il Lungo Po di Corso Cairoli). Dalla cosiddetta "Porta Nuova di Torino infatti, si usciva direttamente per recarsi sull'attuale via Nizza, quindi sul Corso del "Valentino", poi ribattezzato Corso Marconi, il quale arrivava fin al Castello del Valentino. Per uno sviluppo vero e proprio del borgo bisognerà aspettare l'abbattimento della cinta muraria torinese nel 1840, quando il quartiere cominciò a popolarsi di una nuova borghesia.Nel 1853 fu inaugurata la linea ferroviaria per Genova, ma l'edificio della Stazione Porta Nuova fu iniziato soltanto nell'anno dell'Unità d'Italia (1861), su progetto di Alessandro Mazzucchetti e di un giovane Carlo Ceppi, e terminata soltanto nel 1868, senza inaugurazioni. I successivi ampliamenti della stazione, come lo Scalo Vallino e l'area postale su via Nizza, furono parzialmente colpiti dai bombardamenti della seconda guerra mondiale dell'8 dicembre 1942 e 13 luglio 1943, per cui è frequente il ritrovamento di residuati bellici nella zona.Come capitale dell'appena nato Regno d'Italia (1861), l'amministrazione torinese decise di ampliare il Parco del Valentino, per idea del consigliere Nomis e su imitazione degli eleganti parchi inglesi e francesi, opera del paesaggista francese Barillet-Deschamps.Il ponte sul fiume Po di Corso Dante, opera dell'ingegnere Ghiotti e dedicato alla principessa Isabella di Baviera, futura moglie di Tommaso di Savoia-Genova, fu terminato soltanto nel 1880. Nel periodo 1873-1876 fu edificata, su disegno di Edoardo Arborio Mella, la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù di via Nizza, 56, mentre, in occasione dell'Esposizione generale italiana del 1884, venne realizzato il cosiddetto Borgo Medioevale del Parco del Valentino, su progetto di Alfredo d'Andrade.Nel 1889 l'architetto Carlo Ceppi fu chiamato a progettare la chiesa del Sacro Cuore di Maria di via Morgari, 9, mentre nel 1898, in occasione dell'esposizione nazionale per i cinquant'anni dello Statuto Albertino, a realizzare la Fontana dei Dodici Mesi del Parco del Valentino.Nel periodo 1848-1898 sorsero alcune eleganti palazzine, soprattutto nella zona di via Nizza, via Bidone, via Giuria e Corso Massimo d'Azeglio, a ospitare parte della Facoltà di Medicina e di Chimica e Fisica dell'Università degli Studi di Torino, oltre che le scienze infermieristiche dell'Istituto Rosmini sulla via omonima. Se le esposizioni generali del 1884 e 1898 diedero un forte slancio architettonico al quartiere, l'esposizione internazionale del 1911 fu un ulteriore successo. In tale occasione il già elegante e prestigioso ponte di Corso Vittorio Emanuele II sul fiume Po, realizzato soltanto quattro anni prima e dedicato a Umberto I, fu arricchito di ulteriori statue per il cinquantenario dell'Unità d'Italia. Per il decennale della fine della prima guerra mondiale poi, fu decisa la costruzione di un terzo ponte sul fiume Po, quello di Corso Bramante, terminato nel 1927 e dedicato a Vittorio Emanuele III, quindi rinominato e dedicato al partigiano torinese Franco Balbis nel 1948. Nel 1930 fu eretto l'imponente Arco del Valentino su Corso Cairoli, dedicato all'Arma dell'Artiglieria, su progetto di Pietro Canonica; nello stesso periodo, l'imponente edificio neoclassico dell'Istituto elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris. Otto anni più tardi verrà poi realizzato il complesso di Torino Esposizioni, sorto come esposizione nazionale per la Moda, da un'idea di Ettore Sottsass. Salvo che per le prime officine Fiat, che dalla storica sede di corso Dante/corso Massimo d'Azeglio furono ben presto trasferite nella sede Lingotto nel 1915, il quartiere non ebbe uno sviluppo industriale. Lo sviluppo economico si accentrò solo sul lavoro di scarico merci sul lato orientale della ferrovia di Porta Nuova. L'unica industria di un certo rilievo, dal 1929, fu la Microtecnica di Piazzetta Graf, nota nel settore aerospaziale e ancor oggi attiva, assorbita dalla statunitense United Technologies Corporation. Attualmente il quartiere ospita svariate attività culturali, artigianali e di terziario in genere. Sul finire del XX secolo si sviluppò, inoltre, una vivace vita notturna, specialmente nella zona tra via Madama Cristina e via Nizza. Ai locali multietnici, si sono aggiunti pub, rhumerie, bistrot, ristoranti e rosticcerie di ogni tipo e di ogni etnia, tuttavia in degli spazi relativamente ridotti. Il quartiere ospita altresì due mercati rionali, uno in piazza Madama Cristina e l'altro in piazza Nizza (fino al termine dei lavori della Metropolitana di Torino ospitato provvisoriamente in corso Raffaello). Il quotidiano torinese La Stampa, uno dei maggiori a livello nazionale, ha le sue sedi (subito dopo la prima sede di nascita di via Roma) proprio in questo quartiere, dapprima in via Marenco, vicino al Parco del Valentino e, dal 2012, in via Lugaro. Oltre alle sedi culturali già citate, il quartiere ospita altresì il museo di antropologia criminale "Cesare Lombroso" e quello di anatomia umana "Luigi Rolando", più il Museo della Frutta (Collezione "Francesco Garnier Valletti"), il Teatro Nuovo (di epoca contemporanea a Torino Esposizioni), il Cineteatro Baretti, nell'omonima via, quasi in Largo Saluzzo, infine il Teatro Colosseo (del 1969), su via Madama Cristina. Negli anni 1990, il quartiere vide la nascita di decine di associazioni socio-culturali multietniche, ancor oggi esistenti e che, nel 2003, si unificarono in un'unica agenzia onlus per lo sviluppo locale. Nel 2010 l'agenzia aprì la sua sede alla Casa del Quartiere di via Morgari angolo via Belfiore, (adiacente alla chiesa del Sacro Cuore di Maria) come sede centrale ricreativa, culturale e multietnica. Dal 2013 - 2014, l'area dell'ex Scalo Vallino (tra via Nizza e la linea ferroviaria, a sud della stazione) è oggetto di lavori di riqualificazione per un nuovo campus universitario, sul progetto Clinical Industrial Research Park ("CIR Park"), in collaborazione con il Centro Universitario Dipartimento di Biotecnologie Molecolari di via Nizza, 52. All'interno dell'area, una via di nuova costruzione è stata intitolata nel dicembre 2020 al cantautore e ferroviere Gianmaria Testa. Parrocchia del Sacro Cuore di Maria, di Carlo Ceppi (1887), sita in via Morgari, 9. Parrocchia-Santuario del Sacro Cuore di Gesù, di via Nizza, 56, fu voluta da monsignor Gastaldi sulle rovine dell'allora cascina Pertusa, con disegni dapprima in stile neogotico, poi trasformati in neoromanico, dall'architetto vercellese Arborio Mella, fu completata nel 1876. Parrocchia dei San Pietro e Paolo Apostoli, sita in Largo (già via) Saluzzo, 25, sorta nel 1852 come succursale della chiesa B.V. delle Grazie del quartiere Crocetta), sempre col nome di San Salvatore, quindi terminata nel 1865 e dedicata ai San Pietro e Paolo Apostoli, oggi importante centro religioso multiculturale. Chiesa di San Giovanni Evangelista Chiesa di San Salvario, situata in Via Nizza all'incrocio con corso Marconi. Fu costruita in stile barocco nel 1645 per opera di Carlo e Amedeo di Castellamonte sull'impianto della precedente chiesa dedicata a San Salvatore risalente del XII secolo. L'altare della cappella è intitolato alla Vergine Immacolata e realizzato con marmi policromi da Frabosa, Busca e Valdieri. Dà il nome al quartiere. Sinagoga ebraica, sita in via San Pio V, in quel tratto pedonalizzata per ragioni di sicurezza (dando così luogo alla Piazzetta Primo Levi), fu innalzata nel 1880-1884 dall'architetto Enrico Petitti, grazie all'allora comunità ebraica, che avevano rinunciato all'iniziale sito del loro tempio in quel che sarà la futura Mole Antonelliana. Tempio Valdese, eretto nel 1853 su Corso Vittorio Emanuele II e relativo Ospedaletto Valdese. Il quartiere vanta anche diversi edifici in stile Liberty torinese degne di rilievo, come le prime officine Fiat, le officine meccaniche in Corso Raffaello e Villa Javelli, in via Petrarca, 44, opera del 1904 dell'architetto Raimondo d'Aronco. Verso la zona Corso Massimo d'Azeglio, si trovano alcuni edifici architettonici sedi di storiche facoltà universitarie, di cui alcuni sempre in stile Liberty torinese, quali il Museo di Anatomia Umana Luigi Rolando (Corso Massimo d'Azeglio, 52), provvisto di una bizzarra stretta torretta medioevale, e che ospita, sul retro (via Pietro Giuria), il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso; oppure la massiccia facciata, con colonnato bianco, dell'antica sede dell'Istituto elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris (Corso Massimo d'Azeglio, 44). Piccolo obelisco commemorativo dell'11 marzo 1821, data del giuramento alla "Libertà d'Italia" del periodo risorgimentale e dei moti di Santorre di Santa Rosa, posto in Largo Marconi, proprio vicino alla chiesetta San Salvario. Monumento a Felice Govean, giornalista massone del XIX secolo, simbolo della libertà del giornalismo torinese dell'epoca. La bronzea statua, alta 7 metri appoggiata su un basamento in pietra di 4 metri, rappresenta il mezzo busto del giornalista su una colonna, con alla base un ragazzino che tiene una penna e una bandiera italiana; fu eseguito dallo scultore Francesco Sassi nel 1906. L'opera si trova nella piazzetta omonima, alla confluenza di V. M. Cristina/V. Belfiore/V. Petrarca. Il Condominio 25 Verde è un edificio residenziale che rappresenta il primo esperimento di bioarchitettura ecosostenibile in città su progetto di Luciano Pia. L'edificio è situato a pochi passi dal Parco del Valentino e dal Centro Storico Fiat. Chiesa dell'Immacolata Concezione, sita in via Nizza 47. Costruita all'inizio del Novecento su progetto di Enrico Mottura, fu danneggiata dal bombardamento dell'8 dicembre 1943. Altre opere sparse nel Parco del Valentino, tra le più importanti: Castello del Valentino (1630-1660), prestigioso edificio opera di Carlo e Amedeo di Castellamonte. Borgo Medioevale, il pittoresco castello del 1884 costruito sulle rive del Po. Monumento equestre, posto sulla piazzetta d'ingresso del percorso floreale di fianco a Torino Esposizioni, e dedicato a Amedeo I (1845-1890), primo duca dei Savoia-Aosta, statua in bronzo opera di Davide Calandra (1902). Fontana del Ceppi, meglio conosciuta come dei "Fontana dei Dodici mesi". Statua di Massimo d'Azeglio, opera di Balzico del 1873, posta sul corso omonimo angolo Corso Vittorio Emanuele II. Successivi interventi si sono succeduti dall'anno 2015 su facciate cieche di condomini o su muri di edifici come il Teatro Colosseo (nel 2016) o la Clinica "Sedes Sapientiae" (aprile 2017) a cura di street artists italiani e internazionali, creando un percorso molto originale tra le vie del quartiere, date anche le grandi dimensioni degli interventi eseguiti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Salvario Città di Torino - Circoscrizione 8, su comune.torino.it.