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Albusciago

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Albusciago (Albusciagh in dialetto varesotto, AFI della pronuncia locale: [albyˈʃɔːk]) è una frazione del comune italiano di Sumirago. Costituì un comune autonomo fino al 1869. Fu un antico comune del Milanese. Registrato agli atti del 1751 come un borgo di circa 150 abitanti, nel 1786 Albusciago entrò per un quinquennio a far parte dell'effimera Provincia di Varese, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1798 e nel 1799. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 280 abitanti. Nel 1809 fu soppresso con regio decreto di Napoleone ed annesso a Caidate, a sua volta aggregato ad Albizzate nel 1811. Il Comune di Albusciago fu quindi ripristinato con il ritorno degli austriaci, e l'abitato risultò essere popolato da 317 anime nel 1853, scese a 306 nel 1861. La soppressione dell'autonomia comunale giunse infine nel 1869 su decreto di Vittorio Emanuele II, che decise stavolta l'unione con Sumirago. Albusciago, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Albusciago (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Albusciago
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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Maria Annunciata (Brunello)
Chiesa di Santa Maria Annunciata (Brunello)

La chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunciata è un edificio religioso cattolico ubicato a Brunello, comune italiano in provincia di Varese. Sorge a poca distanza dal centro storico, nei pressi del confine con i limitrofi comuni di Azzate e Sumirago. La fondazione dell'edificio e dell'adiacente convento risale probabilmente alla fine del XIII o all'inizio del XIV secolo. Verosimilmente il complesso appartenne all'ordine degli Umiliati e sorgeva su terreni di proprietà dei feudatari Bossi di Azzate: nella sacrestia della chiesa sono sopravvissuti dei graffiti raffiguranti i simboli funerari della pigna, del melograno e del fior di loto, che testimoniano la presenza di sepolture della famiglia accanto alla chiesa. Quando, nel 1576, Brunello fu colpita dalla peste di San Carlo, la chiesa assunse la funzione di lazzaretto. Nel corso del secolo successivo furono edificati l'attuale sacrestia e il campanile, mentre nel XVIII secolo il conventino settentrionale fu trasformato in casa parrocchiale. L'edificio presenta una facciata a capanna con portale ad arco sormontato da un'apertura quadrata che andò a sostituire l'originario rosone quando fu costruito il nuovo soffitto dopo il sopralluogo di Carlo Borromeo del 1567. All'interno la chiesa si presenta con un'unica navata decorata con affreschi risalenti al XV-XVII secolo Durante alcuni restauri effettuati negli anni 1930 furono riscoperti alcuni affreschi coperti di calce durante la peste del 1567: sull'arco trionfale è raffigurato il Giudizio universale, eseguito tra il 1480 e il 1520 e restaurato nel 2015. L'autore dell'affresco è ignoto e viene solitamente indicato con l'appellativo "Maestro di Brunello" Sulle pareti laterali dell'arco si trovano due nicchie: in quella di sinistra è raffigurata la Madonna col Bambino e Santa Caterina d'Alessandria, mentre a destra si trova la Madonna tra San Sebastiano e San Rocco. Tra le due nicchie e l'arco sono invece rappresentati Santo Stefano e San Lucio che versa il latte a una povera. Il presbiterio è decorato con le figure dei Dottori della Chiesa, degli Evangelisti, degli Apostoli che tengono in mano il cartiglio del Credo, e dell'Annunciazione. La parete sinistra dell'aula si trovano la Madonna che adora il Bambino e la Madonna tra i Santi Bernardo e Antonio da Padova; accanto a un terzo affresco, la Madonna con bambino e Sant'Eufemia di Calcedonia tra Santa Barbara e San Nicola da Tolentino, si trova l'altare del Crocifisso, risalente al XVII secolo e realizzato in legno policromo dalle eremite del Sacro Monte di Varese. Qui si trovava l'affresco della Madonna del Latte, che nel 1831 fu strappato per essere posizionato sulla parete opposta e sostituito da un Cristo in croce. La Madonna del Latte faceva parte di un polittico attribuito in un documento del 1610 a Francesco de Tatti. Qui sono raffigurati San Rocco e San Sebastiano, l'Annunciazione e Dio Padre, mentre nella predella si trovano Visitazione, l'Adorazione dei pastori, la Fuga in Egitto e figure di Santi. Sulla parete destra si trova anche una vetrata raffigurante San Pasquale Bayron, realizzata dallo scultore Floriano Bodini e donata da Pasquale Macchi. Nel giardino adiacente alla chiesa è collocata una statua della Madonna della pietà, opera di Vincenzo Pizzolato. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Annunciata Verena Vanetti, Santa Maria Annunciata in Brunello, su varesefocus.it, VareseFocus, 1º novembre 2015. URL consultato il 23 ottobre 2018. Santa Maria Annunciata, su ilvaresotto.it. URL consultato il 23 ottobre 2018.

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Buguggiate)
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Buguggiate)

L'oratorio di Santa Caterina d'Alessandria è un edificio quattrocentesco situato sul territorio del comune di Buguggiate, in provincia di Varese e arcidiocesi di Milano. L'oratorio ospita due cicli di affreschi risalenti al Cinquecento. Meglio conosciuto come "chiesina di Erbamolle", l'oratorio, dedicato a santa Caterina d'Alessandria vergine e martire, sorge a Buguggiate, nella frazione di Erbamolle: pendio che occupa il fianco nord-occidentale della collina di Montalbo al confine con Azzate e Brunello. L'edificio, la cui costruzione è anteriore al 1498, è composto da una navata a pianta rettangolare di 3,80 x 6,25 metri, coperta da un tetto a due spioventi, e un'abside con copertura a volta, anch'essa quadrangolare, di 2,75 x 3,70 metri. La sacrestia, il campaniletto insieme alla sopraelevazione delle murature d'ambito sono modifiche operate tra il XVII e il XVIII. Il lato nord all'interno dell'oratorio è interessato da una serie di affreschi, dei quali il primo da sinistra rappresenta san Vittore a cavallo, seguito da sant'Antonio abate, una Vergine col Bambino, santa Caterina (da cui l'oratorio prende il nome), oltre alle raffigurazioni di san Rocco e una santa monaca. La data 1504, dipinta sulla cornice del san Vittore a Cavallo, indica l'anno di produzione degli affreschi. Tutto il ciclo è attribuito alla mano di un unico autore anonimo. Nonostante manchino testimonianze scritte, tuttavia, la paternità degli affreschi è attribuita a Galdino da Varese e la sua scuola. L'attribuzione è resa possibile a partire dall'analisi comparata degli affreschi di Erbamolle con altre produzioni locali firmate da Galdino. In particolare il ciclo della chiesa di San Gottardo a Cannobio e, con ancora più evidenza, gli affreschi della chiesa di Santo Stefano al cimitero di Bizzozero: «Le bocche piccole e corrucciate, i menti tondi e prominenti, i capelli ad anelli, ma soprattutto colpisce quel modo netto e incisivo di segnare i contorni bloccando le figure e quell'insistenza nella decorazione, che sono tipici del pittore varesino o della sua bottega». La committenza di tutti gli affreschi della chiesina è attribuita alla nobile famiglia che fece edificare, inizialmente ad uso privato, l'intero edificio. Del ciclo, «primo a chi entra si presenta San Vittore a Cavallo», l'affresco dalle dimensioni più importanti. L'immagine di san Vittore, ritto sulle staffe, in armatura quattrocentesca, senz'armi, tiene con la destra uno stendardo bianco crociato di rosso cupo, simbolo della sua fedeltà al cristianesimo. Esce in parte dall'iconografia più classica, che lo vuole nell'atto di reggere la palma del martirio. Pur provenendo dalla Mauritania, Vittore è ritratto con la pelle bianca, caratteristica non certo unica nell'iconografia del martire sul territorio prealpino, basti pensare alle opere di fine seicento di Salvatore Bianchi nella basilica di San Vittore a Varese e nella volta della stessa basilica dipinta da Ghisolfi e Raghetti alcuni anni prima, o ancora, nell'affresco cinquecentesco del battistero varesino di San Giovanni. La figura è armonica e pulita, in essa Galdino riesce ad abbozzare dinamismo nell'elaborato stendardo crociato e nel cavallo, pur essendo quest'ultimo in una condizione di equilibrio impossibile, avendo entrambe le zampe sinistre alzate nel trotto e dal capo troppo piccolo. Il bianco del cavallo, inframezzato dalle bardature marroni, è il colore dominante dell'affresco, che prosegue nell'armatura e nella bandiera. Al centro dell'opera emergono invece i colori caldi del corsetto damascato ocra con rifiniture in marrone. Sul petto poi, spicca ancora una volta il bianco nel diadema a croce, la cui presenza è ritenuta inusuale. Lo sfondo è simile a quello di tutte le altre opere interne: privo di prospettiva, se non appena abbozzata nel muretto, e una cornice verde nella quale si apre una monocromia in tinta chiara. Gli affreschi della facciata si sono conservati con più difficoltà rispetto al ciclo interno. Complice la sopraelevazione delle murature d'ambito che ha lasciato gli affreschi esterni prive della protezione garantita dagli spioventi del tetto una volta che questo venne rialzato. Il degrado assai vistoso non solo degli affreschi ma dell'edificio stesso dettero il via a proposte di restauro, in particolare una del novembre 1989, vista e approvata dal Comitato promotore per il restauro di Santa Caterina in Erbamolle. I lavori ebbero tuttavia luogo nel 1996. Degli affreschi esterni sono rimaste solo le sagome dei personaggi, identificabili nell'iconografia grazie a fotografie. L'autore dell'intero ciclo è stato identificato, come per i lavori dell'interno, nello stesso Galdino; la data 1498 (non più leggibile) posta sull'architrave del portone ha suggerito l'anno di produzione del ciclo. L'affresco più vistoso raffigura san Cristoforo, di notevole dimensione rispetto agli altri, 320 x 95 centimetri. È raffigurato con il bastone in fiore e con il piccolo Gesù sulle spalle mentre gli afferra una ciocca di capelli. G. Bianchi, Varese e la sua Provincia, Varese, Carducci, 1981. A. Costabile, Vittore, Il Groppolo, 2003. G. Guglielmetti Villa, Affreschi del '400 nel territorio di Varese, Varese, Bramante, 1964. C. A. Lotti e A. Ferrari, L'oratorio di Erbamolle in territorio di Buguggiate, "La Prealpina", 16 dicembre 1965, 9. G. Lotti, Relazione sommaria sullo stato dell'Oratorio di S. Caterina di Erbamolle e proposte per interventi di restauro, 1989. G. Tettamanti, Galdino da Varese e il suo tempo, Varese, Itinerari, 1975. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

Crosio della Valle
Crosio della Valle

Crosio della Valle (Croeus o Cros in dialetto varesotto) è un comune italiano di 596 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Dal dialetto varesotto croeus o cros che significa "tracciati scavati nella montagna". Viene citata come Crucion sulla mappa del Ducato di Milano nella Galleria delle carte geografiche dei Musei Vaticani. Monumento notabile del comune è la piccola chiesa parrocchiale di Sant'Apollinare martire, primo vescovo di Ravenna. L'edificazione originaria di questo edificio, come appurato dai rilievi archeologici, risale attorno all'anno 1000; nel 1119 una comunità di monache benedettine che si era stabilita presso il tempietto provvide ad ampliarlo. San Carlo Borromeo visitò la chiesina a metà del Cinquecento e colse l'occasione per dare indicazioni sulla necessità di ristrutturarla e ampliarla, così da ospitare più fedeli. Nella circostanza il tempio fu decorato con una serie di affreschi, di cui uno rappresentante san Carlo orante, che si aggiunsero al trittico più antico situato sul lato destro avanti il presbiterio, attribuito a Galdino da Varese e datato 1505. Sulla facciata che dà sulla strada si notano le figure di S. Antonio abate e di S. Cristoforo, mentre al centro sopra la porta di ingresso è affrescata una Madonna con Bambino; nel timpano si vede la colomba dello Spirito Santo e una decorazione meglio conservata. Sull'arco trionfale è venuta alla luce la scena dell'Annunciazione, mentre sulla parete dietro l'altare barocco si può contemplare la scena dell'agonia di Gesù nel Getsemani, pur mancando la figura del Cristo eliminato dalla posteriore nicchia barocca dove è posta una statua lignea dell'Addolorata. In epoca contemporanea il restauro della chiesa, promosso da un apposito comitato e condotto da un'equipe guidata da Rossella Bernasconi, ha riportato alla luce un'altra serie di affreschi nel presbiterio, nell'arco trionfale e nella parete nord, datata al 1607 e attribuibile alla scuola della famiglia De Avogadro. L'intervento ha inoltre messo in sicurezza la struttura: dopo aver effettuato uno studio approfondito, i lavori di consolidamento strutturale sono iniziati nel luglio 2012, mentre l'opera di restauro degli affreschi è proseguita fino al 2019. Il Battistero è stato dotato di un nuovo fonte battesimale in pietra della Val d'Ossola. Dalla piazza Paolo VI si apprezza il panorama sulla catena del Monte Rosa. 142 nel 1751 188 nel 1805 233 nel 1853 Abitanti censiti L'Accademia Musicale Camille Saint-Saens ha inaugurato la sua sede accademica presso Piazza Paolo VI, il 23 giugno 2007 con un concerto del giovane e apprezzato pianista Orazio Sciortino. L'accademia è dedita alla divulgazione dell'arte musicale ed al suo insegnamento, con corsi di musica che iniziano dall'insegnamento propedeutico della musica in culla per piccolissimi, fino ad arrivare a corsi di perfezionamento per adulti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Crosio della Valle Sito ufficiale, su comune.crosiodellavalle.va.it. Cròsio della Valle, su sapere.it, De Agostini.