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Palazzo Mazzonis

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MAO, ingresso
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Palazzo Mazzonis è una dimora signorile di origine secentesca, ubicata in via San Domenico, nel centro di Torino. Dal 2008 ospita la sede del MAO - Museo di Arte Orientale.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Mazzonis (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo Mazzonis
Via Corte d'Appello, Torino Circoscrizione 1

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Via Corte d'Appello 16a
10122 Torino, Circoscrizione 1
Piemonte, Italia
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MAO, ingresso
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Luoghi vicini

Cappella dei Mercanti di Torino
Cappella dei Mercanti di Torino

La cappella dei Mercanti, Negozianti e Banchieri, più nota semplicemente come cappella dei Mercanti, è un luogo di culto cattolico situato nel centro storico di Torino, al numero 25 della monumentale via Garibaldi. Grazie alla sua ottima acustica, è utilizzata per concerti di musica classica. La cappella, la cui costruzione è stata autorizzata dalle autorità nel corso del secolo XV, fu edificata a partire dalla fine del Seicento e la maggior parte delle opere conservate al suo interno è datata tra Sei e Settecento, in stile barocco. La sagrestia conserva il Calendario Perpetuo dell'ingegnere Giovanni Plana, un'antica macchina da calcolo costruita per calcolare il calendario per 4000 anni. La Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti di Torino fu riconosciuta nel 1663, e costruì la propria cappella all’interno del palazzo dei Gesuiti, nell’isolato di San Paolo (di proprietà della congregazione) su via Dora Grossa, oggi via Garibaldi. Lo spazio è attiguo alla cinquecentesca Chiesa dei Santi Martiri, presieduta dai Gesuiti. La cappella fu costruita durante il rettorato del gesuita Agostino Provana (1680-1726). Inaugurata nel 1692, la grande sala rettangolare fu decorata negli anni successivi sotto la direzione di Provana. Il tema delle decorazioni è l’Epifania, che rappresenta manifestazione di Cristo ai potenti della terra e in cui la Congregazione celebra la propria festa. Le pareti della sala principale vedono numerosi dipinti secenteschi, tutti ispirati al tema dei Magi. Sulla parete sinistra Erode con i Magi e i sapienti (ante 1694) di Sebastiano Taricco, Viaggio dei Magi verso Betlemme (ante 1694) di Luigi Vannier, Aprimento dei tesori dei Santi Re (1705) di Stefano Maria Legnani (detto Legnanino), e Annuncio dell’angelo ai Magi (ante 1694) di Sebastiano Taricco. Sulla parete sinistra Comparsa della stella consultata dai Magi (1703) di Andrea Pozzo, Re David che medita il mistero dell’Epifania (ante 1695) di Stefano Maria Legnani, Strage degli Innocenti (1703) di Andrea Pozzo,e Corteo dei Magi vicino a Gerusalemme (1712) di Niccolò Carone. Si alternano ai dipinti statue in legno marmorizzato realizzate da Carlo Giuseppe Plura tra il 1707 e il 1715 e raffiguranti papi e padri della chiesa; San Giovanni Crisostomo, San Gregorio, e Sant’Ambrogio sulla parete sinistra e San Gerolamo, San Leone, e Sant’Agostino sulla parete destra. Plana scolpì anche il busto marmoreo della Madonna a sinistra dell'altare. L'altare risale al 1797 ed è opera di Michele Emanuele Buscaglione. Adiacenti alla parete dietro l'altare e ai lati di questo vi sono due reliquiari, mentre sulla parete si trovano tre tele del pittore gesuita Andrea Pozzo: Natività con i pastori (1699 circa), Adorazione dei Magi (ante 1694), e Fuga in Egitto (1699 circa). Anche la bella volta affrescata dal Legnanino presenta lo stile barocco e raffigura Il Paradiso, profeti, sibille ed episodi biblici e reisale al 1694-1695. L'organo alla parete opposta all'altare è risalente al Settecento. Nella sagrestia vi sono la pala Adorazione dei Magi (1620 circa) di Guglielmo Caccia (detto Moncalvo), e un Piccolo Trono (1792) di Michele Brassiè, assieme ad un armadio di Natale Favriano del 1712. La sagrestia ospita anche dei preziosi paliotti e l'archivio della Congregazione. Il 21 gennaio 2017 la cappella è stata restituita al pubblico, dopo un periodo di restauro. La sacrestia contiene diversi oggetti sacri, ma soprattutto il famoso "calendario perpetuo" di Giovanni Plana, una delle più antiche macchine di calcolo (è dotato di tamburi rotanti e di un sistema di trasmissione che permette la combinazione corretta delle diverse informazioni contenute nel sistema) che permette il calcolo calandariale preciso su un arco temporale di ben 4000 anni a partire dall'anno zero (compreso il calcolo delle lunazioni, dei giorni della settimana e delle festività cristiane). Paolo Cornaglia, Cappella della Pia Congregazione dei Banchieri e dei Mercanti, in Guida di Torino. Architettura, Umberto Allemandi, 1999, p. 99. Marco Ciaramella, Il calendario perpetuo di Giovanni Plana (PDF), in Coelum Astronomia, n. 212, giugno 2017, pp. 92-97. Edifici di culto a Torino Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla cappella dei Mercanti di Torino Calendario Meccanico Universale, su cappelladeimercanti.it. PIA CONGREGAZIONE DEI BANCHIERI, NEGOZIANTI E MERCANTI, su cappelladeibanchieriemercanti.blogspot.it.

Piazza Savoia
Piazza Savoia

Piazza Savoia (comunemente detta "Piazza obelisco") è una piazza del centro storico di Torino, nel Quadrilatero Romano. Si trova tra via Corte d'Appello e via della Consolata e rappresenta uno degli scorci più curiosi della città, per via dell'obelisco che troneggia al suo centro. È intitolata alla regione della Savoia, un tempo possedimento del regno di Sardegna, sebbene comunemente si pensi sia dedicata all'omonima dinastia regnante Casa Savoia. Anticamente fu la porta occidentale (per molti storici la "Decumana") al fondo del decumano maximo (attuale via Garibaldi), che portava direttamente alla strada delle Gallie, e appartenente alla primitiva cinta romana della città romana III secolo. Nel VI secolo, l'antica porta romana prese poi il nome di Secusina, Segusina o Susina, poiché da lì si usciva verso la via per la Val di Susa. Intorno al X secolo, la Porta Segusina ospitò un piccolo castello-fortificazione per i nobili arduinici, dei quali la più famosa fu la contessa Adelaide di Susa, ma, ormai in disuso, il conte Pietro II di Savoia la fece abbattere intorno al 1250, per riedificarne nuova. Fra il XII secolo e il XIII secolo fu quindi utilizzata come frequente passaggio della diramazione meridionale della Via Francigena, il percorso dei pellegrini cristiani europei diretti alla sede dell'impero romano e passanti per il Colle del Moncenisio, in questo caso attraverso le strade Rippolarum e Collegii, Rivoli e Collegno, località situate entrambe a ovest della capitale sabauda. In previsione dei nuovi ampliamenti della città (che avverranno però solo nel 1620), la fortificazione della Porta Segusina fu definitivamente abbattuta nel 1585, per dare vita alla semplice Piazzetta Segusina (o Susina). Nel 1713, con il terzo ampliamento della città da parte dei Savoia, Michelangelo Garove disegnò la pianta quadrata di quella che diventerà l'attuale piazzetta. Essa doveva essere circondata da eleganti palazzi, di cui i due più importanti sono: a nord, un'ala del Palazzo Martini di Cigala, elegante edificio attribuito al celebre architetto Juvarra (il quale prese in mano il progetto del Garove, nel frattempo deceduto) e lo fece erigere nel 1716 per conto del presidente del Senato Carlo Francesco Martini Cortesia, Conte di Cigala. a sud un'ala del Palazzo Baldassarre Saluzzo di Paesana, senatore del Regno di Sardegna che lo fece erigere dall'architetto Giacomo Plantery nel 1717, lungo via della Consolata fino a via Dora Grossa (attuale via Garibaldi), in direzione dei Giardini della Cittadella militare (oggi attuale Piazza Arbarello). Il palazzo, oltre che a conferire uno stile signorile all'isolato, fu dotato di misteriosi cunicoli sotterranei e passaggi segreti, in collegamento con le altre corti e chiese. Quando nel 1796 lo stato sabaudo vacillò e il re Carlo Emanuele IV di Savoia venne costretto all'esilio (8 dicembre 1798), i francesi giunsero in città e, tra i primi provvedimenti, vi fu anche quello di mutare i nomi delle strade e delle piazze; Piazza Susina non fece eccezione e, negli anni dell'occupazione prima giacobina e poi napoleonica, si chiamò Place de France. Restaurata la monarchia sabauda e cancellata la denominazione francese, la piazza mutò nome in "Piazza Paesana" (per la vicinanza col Palazzo Saluzzo di Paesana) almeno fino al 1860, quando prese l'attuale nome. In questo periodo la piazzetta fu adibita altresì ad area mercatale col nome piemontese di mercà dij busiard, ossia mercato dei rigattieri. La piazzetta è celebre oggi per l'imponente obelisco in granito di Baveno, alto 21 metri, eretto nel 1853 a ricordo delle leggi Siccardi del 1850. L'idea di erigere un monumento celebrativo per le discusse leggi del ministro di giustizia e senatore conte Giuseppe Siccardi (che abolivano il foro ecclesiastico) fu già del 1851, su iniziativa della torinese Gazzetta del Popolo. L'obelisco venne progettato dal pittore e scultore Luigi Quarenghi e i sostenitori del progetto (tra cui il direttore della Gazzetta del Popolo, Giovanni Battista Bottero) proposero di sistemarlo in Piazza Carignano. Non senza aspre discussioni col clero torinese, nella persona dell'arcivescovo Luigi Fransoni, il 23 novembre 1853 il monumento venne qui inaugurato, come ricorda una delle frasi incise sull'obelisco: Il monumento contiene inoltre i nomi degli 800 comuni che sostennero entusiasti l'opera, scolpiti su tutti i lati. Il giorno della posa della prima pietra, il 17 giugno 1852, furono murati nel basamento i numeri 141 e 142 della Gazzetta del Popolo, una copia della legge Siccardi, monete, semi di riso, grissini e una bottiglia di Barbera. Frutto dell'ideologia anticlericale, esso fu volutamente collocato in una piazza prossima al Santuario della Consolata, sede della principale devozione cittadina, e a Palazzo Barolo, dove risiedeva la cattolica Giulia Falletti di Barolo. Durante la seconda guerra mondiale, i combattimenti per le strade cittadine rischiarono di abbattere l'obelisco: combattenti appostati in corso Siccardi, in direzione di via Cernaia, spararono alcuni colpi di mortaio in direzione di piazza Savoia, danneggiando il monumento e facendolo vacillare; rimasto in piedi, esso venne restaurato a guerra terminata. Un secondo restauro, nel 1993, ne ripulì la superficie e l'ampia gradinata. Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza Savoia