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Montepagano

Frazioni di Roseto degli AbruzziMontepaganoPagine con mappeSenza fonti - centri abitati dell'AbruzzoSenza fonti - giugno 2011
MONTEPAGANO ( ROSETO DEGLI ABRUZZI) 18) Scorcio
MONTEPAGANO ( ROSETO DEGLI ABRUZZI) 18) Scorcio

Montepagano è una frazione di Roseto degli Abruzzi, in provincia di Teramo. Centro abitato più antico del territorio comunale, è il luogo in cui si è sviluppata la storia e l'urbanizzazione dell'attuale comune. Il paese sorge sulla collina che fronteggia il capoluogo, da cui dista circa 6 km, ed è considerato anche centro storico e panoramico dello stesso. Le radici di Montepagano hanno origine nel Medioevo. Risalgono intorno all'XI secolo d.C. i primi insediamenti, dovuti per lo più per paura di una possibile invasione dei turchi . Il nome, di origine latina, deriva dalla fusione di due parole: "mons-montis" e "pagus" e significa "villaggio sul monte". Dopo essere caduta prima sotto mano normanna, dal XIII secolo passò allo Stato Pontificio. Restò feudo fedele alla Chiesa di Roma fino a quando subì l'invasione da parte dei Francesi nel 1798, che provocò non pochi danni. Nel 1857 il Clero della Chiesa Ricettizia prevedendo lo sviluppo della costa sottostante diede in affitto a 12 coloni 12 lotti di terreno. Tale area corrisponde alla attuale zona centrale di Roseto che va dalla Villa Comunale a sud fino al bivio per Montepagano a Nord. Da questo evento deriva il nome che gli abitanti di Montepagano (li paga-n-sc) danno ai Rosetani e cioè "cotaroli". Infatti la parola "lotto" in latino (lingua ufficiale ancora usata dalla chiesa in quei tempi) si scrive "quota" e si legge "cota", da cui cotaroli. Nella sagrestia della chiesa della SS Annunziata di Montepagano è presente un'epigrafe che ricorda tale documento. Questo borgo è stato sede del Comune dall'Unità d'Italia fino al 1927, anno in cui Benito Mussolini con un decreto regio firmato dal re Vittorio Emanuele III spostò il Comune Capoluogo a Rosburgo, ridenominandola però Roseto degli Abruzzi. Montepagano è la frazione più nota, antica e nobile, sia per la storia che per la ricchezza dei monumenti che possiede. Il Castello di Montepagano è uno di questi; si tratta di un arroccato castello che sorge sulla bruna collina di Roseto e conserva ancora oggi opere d'arte e monumenti del passato, davvero importanti ed illustri. Il castello oggi è scomparso, tuttavia si conservano ancora elementi fortificati presso la parte a mare del viale Umberto I e via Santo Spirito. Pur essendo un paese di piccole dimensioni, Montepagano possiede una storia antica ed importante che si snoda tra le sue vie, tra i suoi ricordi e tra le sue piazzette. Ha rilevanti monumenti come la Porta da Borea con l'arco ad ogiva, resto dell'imponente cinta di mura medievale; ha inoltre diverse chiese, tra cui la più importante è sicuramente la Santissima Annunziata, ultimata nel 1602 e tuttora sede delle più importanti funzioni religiose paganesi. Posta nel cuore del paese, in via della Misericordia, risale al XVII secolo sopra una chiesa preesistente, il portale è datato 1611, la facciata in laterizio è molto semplice a terminazione piana con leggera curvatura al centro. Oltre al portale architravato c'è un finestrone centrale. L'impianto longitudinale è rettangolare, con cupola all'altezza del presbiterio, e campanile a vela. L'interno è a navata unica con 4 cappelle laterali a nicchia, l'ultima a sinistra funge da ingresso laterale. La cupola è ottagonale, leggermente schiacciata, l'abside è semicircolare. Di pregio sono le tele settecentesche, l'altare maggiore ha un tabernacolo ligneo di scuola marchigiana con la Madonna tra angeli e santi. Nel luogo di un'originaria tela, c'è un Crocifisso ottocentesco. Delle tele del Seicento mostrano una Madonna col Bambino tra santi (1660) e la Madonna tra san Leonardo e san Bartolomeo (1614). Si ricorda anche un armadio per gli olii sacri com sportelli decorati da immagini del gruppo dell'Annunciazione, oltre a ciò delle statue di santi del XIV secolo. Però il monumento simbolo è di sicuro il Campanile. Esso è alto 40 m e si erge sulla Piazza Centrale lungo viale Umberto I. Ha un basamento quadrato, è in stile romanico nella parte inferiore e in stile barocco nella parte superiore. Stranamente a Montepagano il campanile è posto a distanza notevole dalla chiesa. Questo deriva dal fatto che la chiesa patronale (patrono di Montepagano, festeggiato l'11 maggio, è sant'Antimo sacerdote e martire cristiano ai tempi delle persecuzioni romane contro i cristiani e non san Liberatore –o Gesù Liberatore– che con un miracolo scacciò, accecandoli, i Turchi che volevano attaccare il paese), era posta sull'attuale strada di accesso alla piazza di Montepagano (piazza del municipio), a fianco del campanile. Fu abbattuta, grazie alla legge di utilità pubblica di fine '800, essendo stata chiusa già durante l'occupazione francese del 1806-1815 e in pericolo di crollo. Rimase in piedi solo la torre, usata come orologio pubblico comunale. La chiesa era descritta come un pregiato monumento del XIII-XIV secolo con controsoffittatura in legno laminato in oro del XVII secolo, (andato perso durante i lavori di abbattimento). Fino a qualche anno fa erano ancora visibili, sulla base sud del campanile, alcune tracce di affreschi prima interni alla chiesa abbattuta, che era posta a ridosso del campanile stesso. Il campanile cinquecentesco conserva molti aspetti delle "torri sorelle" del Duomo di Teramo, del duomo di Atri, della Cattedrale di San Giustino a Chieti, e del campanile di Sant'Agostino a Penne. Ha pianta quadrangolare, in ciottoli di fiume e laterizio, scandito in settori da cornici, con i lati occupati dalle bucature degli archi. La caratteristica che unisce questo campanile e gli altri all'archetipo della torre della cattedrale di Teramo, opera di Antonio da Lodi, sono le cornici riccamente elaborate, e il tiburio sommitale ottagonale, con cammei policromi per lato, e cuspide ottagonale. Il campanile è stato danneggiato dai terremoti del 2009 e del 2016, pertanto è stato messo in sicurezza, ed è in restauro. Ogni anno, da ormai diverso tempo, durante la prima settimana di Agosto a Montepagano si svolge la famosa Mostra dei Vini, che attira turisti da ogni parte della regione e non solo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Montepagano Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Montepagano

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MONTEPAGANO ( ROSETO DEGLI ABRUZZI) 18) Scorcio
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Luoghi vicini

Villa Clemente
Villa Clemente

Villa Clemente è un edificio storico di Roseto degli Abruzzi. Si trova in via Nazionale nella zona nord della città. Era una delle numerose residenze in stile Liberty della fine dell'Ottocento, che erano disseminate lungo tutta la costa adriatica. Progettata dal nobile Vincenzo Clemente, nel periodo della scoperta delle vacanze balneari, divenne ben presto l'abitazione principale di questo ramo dei Clemente di Castelbasso e Notaresco. L'edificio incorpora una costruzione preesistente ad un piano di proprietà di Belisario Clemente. Le origini di questo edificio risalgono probabilmente al 1857, quando il Clero della Chiesa ricettizia di Montepagano, prevedendo lo sviluppo della costa sottostante, diede in affitto a 12 coloni 12 lotti di terreno. Le mura del piano terra sono in pietre grandi di fiume miste a detriti e molta calce. Lo spessore dei muri è di circa 60cm. Questo sembra indicare una costruzione molto antica. Le linee tratteggiate nella pianta marcano uno spazio sotto il piano terra, alto circa 1.60m, con soffitti a volta per reggere il piano superiore. Questo spazio era spesso allagato. Mostrata nella figura accanto è la pianta della costruzione originale. Le mura interposte tra una camera e l'altra sono aperte con archi alti, con o senza porte. Tutti i soffitti sono a volta o a botte. Vincenzo Clemente venne in possesso di questa proprietà, forse dal prozio Belisario. Alla fine dell’Ottocento iniziò i lavori di ristrutturazione con l’aggiunta del secondo e del terzo piano, con metodi di costruzione tipici del periodo. I soffitti del piano terra furono affrescati in questo periodo. Il secondo piano ("piano nobile"), era una grande loggia usata come salotto, con divani e grandi lampadari che potevano esser calati per accendere i lumi. L'esterno, come molte ville dell'epoca, è di mattoni a faccia vista. La facciata principale dell'edificio presenta un ricco apparato decorativo, con richiami di ispirazione neogotica. Il primo piano è caratterizzato dalla simmetria delle 5 grandi finestre a ogiva: le due ai lati bifore, la centrale apre su un piccolo terrazzo. Nella torre-altana, sul lato nord, è collocata la grande scala che serve i tre piani dell'edificio e dalla quale si accede al belvedere. Un grande loggiato si affacciava sul lato giardino e fungeva da raccordo alle stanze del primo piano. Il giardino, tagliato dalla ferrovia, arrivava fino al mare. Sul lato sud un campo da tennis rallegrava le giornate estive. Negli anni '20, nel giardino verso il mare fu costruito un elegante villino in stile Bauhaus su progetto di Le Corbusier. Oggi la villa è di proprietà del comune di Roseto degli Abruzzi. Negli anni sono stati fatti diversi tentativi di recupero, anche a costo di snaturare completamente l'edificio. Tra questi va ricordato il premio di architettura della fondazione Tetraktis “Istituto di cultura Urbana” nel 1996.

Chiesa di Santa Maria a Mare
Chiesa di Santa Maria a Mare

La chiesa di Santa Maria a Mare è un edificio religioso che si trova a Giulianova, in provincia di Teramo. Costruita nei secoli a cavallo tra la fine del primo millennio e l'inizio del secondo, in stile romanico lombardo, ha subito numerose modifiche nel corso del tempo a seguito di restauri e crolli che hanno lasciano un aspetto amputato rispetto a quello che doveva avere in origine. È la chiesa esistente più antica della città. La chiesa di Santa Maria a Mare, detta anche popolarmente "dell'Annunziata", dal nome del quartiere sortogli attorno durante il secondo Novecento, si trova lungo la zona costiera meridionale di Giulianova, a ridosso dell'attuale tracciato ferroviario ed è l'unica esistenza ancora in piedi di Castel San Flaviano, nome della città in epoca medievale, andata distrutta durante la battaglia del Tordino del 1460. La data di fondazione della chiesa non è nota, a causa della mancanza di un'esauriente documentazione, ma le testimonianze più antiche risalgono al XII secolo: è ricordata dall'Ughelli, nel suo scritto Italia sacra, in cui riporta un documento del 1108, in cui viene citato il conte aprutino Attone Comite, del quale si diceva risiedesse nel suburbio di San Flaviano, "in Ecclesia S. Mariae Juxta Mare sitam", mentre un documento del Bindi, risalente 1120, aggiungeva che "la chiesa conservò anche in appresso titolo e dignità di prepositura, dignità ambita dai principali signori della nostra provincia". È dunque probabile che sia stata costruita prima dell'anno Mille e riedificata dalle fondamenta, sui resti di una preesistente grangia benedettina farfense, di cui furono trovate testimonianze sotto la navata sinistra, nel 1156 per mano del vescovo Guido, in segno di riconoscenza verso la città per averlo ospitato durante la guerra contro i normanni di Roberto III di Loritello.. Nel duecento e nel trecento le furono apportate le prime sostanziali modifiche, in particolare il pregevole portale, l'aggiunta di una terza navata e tre absidi, successivamente appiattite nel corso del medesimo secolo a causa di alcuni crolli. Nell'Ottocento gli fu accorpato un convento, salvo poi essere rimosso durante i restauri avvenuti tra il 1964 e il 1968, effettuati a seguito dei bombardamenti subiti dal complesso durante la Seconda guerra mondiale, che riportarono la chiesa alle forme trecentesche. Tuttavia l'utilizzo ampio di materiali di nuova produzione, dati gli ingenti crolli, durante questi ultimi interventi, le hanno conferito l'effetto di un "antico duplicato". Il tempio era luogo di sosta per i soldati che dal vicino porto si imbarcavano per la Terra Santa. La chiesa, in stile romanico, con una struttura interamente in laterizio, si presenta oggi come un volume parallelepipedo, povero e amputato in molte parti. Lungo il suo perimetro è rinforzato da lesene e decorato, sulla parete meridionale e occidentale, con archetti pensili in cotto sagomato, secondo l'uso lombardo, poggianti su mensoline a guscio e a quarto di cerchio. Al di sotto corrono orizzontalmente filari di mattoni disposti a denti di ruota. La facciata è a capanna, delimitata da due contrafforti, tagliata sulla parte destra da un campanile a vela monoforata con due campane sovrapposte, che ha sostituito negli anni quello originale, romanico, di cui restano alcune lastre in travertino nella parte bassa. Il portale, riccamente decorato, risale all'inizio del XIV secolo ed è attribuito a Raimondo di Poggio, autore dei medesimi della cattedrale di Atri e della chiesa di San Francesco a Città Sant'Angelo. Esso si trova disallineato verso sinistra rispetto all'asse centrale del fabbricato. Presenta una modesta strombatura composta da due pilastri e una colonnina, culminanti in capitelli elegantemente lavorati a foglie, margherite ed animali mitologici, posti a sostegno degli archi della parte superiore costituenti l'archivolto. Ad inquadrare il portale, due colonne esterne, sui cui capitelli posano due basi, ciascuna con un leone accovacciato. Sopra l'arcata un timpano, schiacciato alla parete, chiuso da una cornice a nastro che ai tre vertici forma dei nodi rotondi, con quello centrale più grande rispetto ai due laterali. La parte più ricca e preziosa del portale è l'archivolto, composto da quattro archi concentrici e presenta due facce, una anteriore decorata con motivi floreali, animali e volti umani, l'altra, sottostante, decorata con diciotto formelle scolpite a bassorilievo, rappresentanti una storia composta di scene simboliche affrontante il tema del continuo mutamento espresso attraverso le diverse fasi dello zodiaco, dell'alternarsi delle stagioni e del percorso del sole durante l'arco della giornata. Al di sotto dell'archivolto vi è una lunetta ospitante una piccola scultura raffigurante la Madonna in cattedra che stringe a sé il Figlio. La pianta duecentesca, ad aula, presentava tre navate con tre corrispondenti absidi semicircolari, eliminate nel corso di un lavoro di ampliamento trecentesco e rimpiazzate da una parete lineare. Una serie colonne circolari di grosso fusto in laterizio dividevano le navate tra loro. Se il colonnato che separava la navata centrale da quella laterale destra permane, la navata sinistra venne abbattuta a seguito dei crolli e ne restano ben visibili tre arcate, conseguentemente murate, sulla parete nord. Al centro dell'aula presbiteriale si trova una colonna con capitello, decorato con le caratteristiche palmette atriane riunite a formare una sorta di corona nobiliare, attribuita alla mano di Raimondo di Poggio e alla scuola di Atri. L'altare, a seguito di un anomalo spostamento, si trova al centro della navata di destra. La copertura appare recentemente ristrutturata. Sulla parete sinistra vi era un affresco del XIII secolo, raffigurante l'incendio di Teramo da parte del Conte di Loretello, eliminato dai restauri già dal 1859. Il Bindi descrive la presenza di altri affreschi andati perduti, raffiguranti santi, abati e vescovi. Dal fondo della navata meridionale, si accede alla camera di San Gabriele dell’Addolorata, che fece tappa nella chiesa nel Luglio 1859 tornando da Pieve Torina, dove aveva compiuto gli studi filosofici, per compiere gli studi teologici in Abruzzo. Chiesa di Santa Maria a Mare a Giulianova, in Chiese d'Abruzzo, Pescara, Carsa Edizioni, 2016, pp. 10-12, ISBN 978-88-501-0354-6. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria a Mare Sito ufficiale, su parrocchiadellannunziata.it. Chiesa di Santa Maria a Mare, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Santa Maria a Mare, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.

Tordino
Tordino

Il Tordino è un fiume della provincia di Teramo, in Abruzzo. In epoca romana aveva nome Batinus. Nasce tra il Monte Gorzano (m. 2455) e il Monte Pelone (m. 2230) (Monti della Laga) nel territorio del comune di Cortino e dopo un percorso di 59 km sfocia nel mare Adriatico. Inizialmente scorre nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso verso est con un regime di tipo torrentizio e compie quindi un arco verso nord aggirando il Monte Bilanciere (m. 1263), per dirigersi quindi verso sud-est. In prossimità delle sorgenti il Tordino forma la cascata della Fiumata e poco dopo ancora le cascate del Tordino. Dopo le tre prese Enel site sul fosso Malvese, sull'asse principale del Tordino e sul fosso Cavata, il fiume attraversa Padula e la località Fiume e, tra il paese di Lame e quello di Elce funge da confine tra i comuni di Cortino e Rocca S. Maria. In un remoto passato questo primo tratto del fiume era anche denominato Trontino. Nel tratto alto del percorso si conservano mulini e frantoi fino a Valle San Giovanni, a monte del quale, in località Varano, il Tordino è nuovamente captato dall'Enel. Alla confluenza tra il Tordino e il Vezzola sorge Teramo (antica Interamnia che in latino vuol dire "tra fiumi"). Alla sua foce sorse Giulianova (l'antica Castrum Novum). Prima ancora, in suddetta zona, vi era un nucleo abitato, probabilmente chiamato Batinus (antico nome del fiume), di vita e civiltà più antiche della capitale del Pretuzio, Interamnia. Il suo bacino comprende una superficie complessiva di circa 450 km², e con i suoi 59 km di lunghezza è il quarto fiume d'Abruzzo. Riceve come affluenti da sinistra il fosso della Cavata (che forma presso la sorgente i tre balzi delle cascate Cantagalli o della Cavata), il Rivettino, il Castiglione, il Rivoleto, il rio Verde, il fosso dell'Inferno, il torrente Fiumicino (corso di 10 km) e il fiume Vezzola. Quest'ultimo, le cui acque sono in gran parte captate dall'Enel, ha un corso di 20 km di lunghezza: nasce presso la frazione Imposte del comune di Rocca Santa Maria e attraversa Torricella Sicura. Gli affluenti di destra del Tordino sono il fosso Malvese, il fosso di Elce e il torrente Fiumicello, che raccoglie le acque delle pendici del Bilanciere. Val Tordino Vezzola Teramo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tordino Valle del fiume Tordino, su cmgransasso.it. Il fiume Tordino, su regione.abruzzo.it. URL consultato il 14 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2016).

Colleranesco
Colleranesco

Colleranesco è una frazione del comune italiano di Giulianova, nella provincia di Teramo, in Abruzzo. La frazione rientrava nei possedimenti della nobile famiglia Acquaviva ed era nota per la coltivazione del riso fino al 1763, quando le risaie furono drasticamente ridotte: tale attività cessò definitivamente nel 1831. Il centro abitato si è sviluppato principalmente a partire dal XIX secolo, lungo la ferrovia Giulianova-Teramo tra i centri di Giulianova e Mosciano Sant'Angelo, fungendo da centro per le numerose località rurali dell'entroterra giuliese, dove sorgevano importanti tenute delle più facoltose famiglie di proprietari terrieri della città. Il paese ha conosciuto un notevole sviluppo urbano a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, incrementando vertiginosamente i propri abitanti a partire dagli anni sessanta, tanto da essere, con i suoi circa 1 500 abitanti, la più popolosa frazione del comune. Negli anni settanta è stata realizzata la nuova zona industriale, che porta tuttora il nome dell'abitato, principale area industriale del comune di Giulianova. Nel 1940 è stata edificata la scuola elementare, nel dopoguerra fu aperta anche la scuola dell'infanzia nel piano terra della stessa struttura. La chiesa di San Giuseppe è la chiesa parrocchiale della frazione ed è stata consacrata il 23 settembre 1951 dal vescovo Gilla Vincenzo Gremigni, dopo che Giuseppe Trifoni aveva donato gratuitamente nel 1949 un terreno da adibire al culto. La costruzione dell'edificio fu fortemente voluta dalla popolazione, poiché prima di allora gli abitanti di Colleranesco erano costretti per le funzioni a raggiungere le cappelle private rurali delle tenute dei Giordani, dei Cerulli e dei Trifoni, e solamente per le festività religiose più importanti. La parrocchia di San Giuseppe fu eretta il 19 giugno 1986. L'edificio ha subito importanti interventi di ristrutturazione ed ampliamento, venendo inaugurato nuovamente il 2 marzo 2003. La chiesa è stata costruita originariamente in stile neoromanico, su progetto dell'ingegnere Giuseppe Iannetti, e presenta una facciata a coronamento orizzontale – che richiama lo stile del duomo di Teramo – con al centro un rosone di vetro istoriato che reca lo stemma di monsignor Gremigni. Sulla parte sommitale è raffigurata una croce con il simbolo paleocristiano del pesce, mentre sulla lunetta del portale si trova il bassorilievo in cotto raffigurante Gesù Bambino che abbraccia san Giuseppe di Cecilia Cossentino. L'interno si presenta a navata unica, con un grande arco a sesto acuto in stile neogotico che delimita il presbiterio, frutto dell'ampliamento avvenuto dei primi anni duemila. Sono qui conservate una statua raffigurante la Madonna di Fatima, le statue lignee della Madonna Addolorata e di san Giuseppe. Annessa alla chiesa, sul lato sinistro, si trova la casa canonica. La parrocchia di San Giuseppe si estende su un territorio che conta circa 1 600 abitanti. Cappella di San Domenico, situata presso la tenuta dei Trifoni, è stata costruita nel 1873 per volere di Domenico Trifoni e della moglie Teresa De Berardinis. Fu utilizzata dagli abitanti di Colleranesco come luogo di culto, prima della costruzione della chiesa parrocchiale, sin dagli inizi del XX secolo, come si nota anche dalle visite pastorali effettuate nel 1904 e nel 1909, acquisendo particolare importanza tra gli anni cinquanta e sessanta. L'ultima funzione religiosa vi è stata celebrata nel 1973. Si presenta con facciata a capanna neoclassicheggiante, mentre l'interno ad aula unica conserva un dipinto di san Gabriele dell'Addolorata ed un crocifisso ligneo. La chiesetta è dotata di un piccolo campanile a vela. Cappella di Santa Lucia, situata presso la tenuta dei Cerulli, nella contrada Santa Lucia in direzione della frazione di Case di Trento, è stata costruita nel 1871 per volere di Elena e Serafino Cerulli e successivamente restaurata e decorata nel 1941 dal pittore Ugo Palchetti. Cappella di Santa Maria dell'Arco, situata presso la Villa Giordani-Paoloni, oggi Villa Fiorita, è stata costruita nel 1968 sul luogo di una chiesa precedente andata perduta. La chiesa originaria era già nota nel 1430, quando sul colle «nelle vicinanze della Chiesa di S. Maria dell'Arco» furono fatti impiccare tredici avversari politici dal duca d'Atri Giosia Acquaviva, da poco divenuto signore di Teramo. La chiesa attuale è stata realizzata con alcuni resti del vecchio edificio – architrave e parti di colonne ioniche – e si presenta ad aula unica, con una pala d'altare posta nell'area presbiteriale realizzata da Emilia Paoloni nel 1970, raffigurante la Madonna sotto un arco con alle spalle il mare ed il Gran Sasso. Il campanile a vela posto sopra la facciata conserva una campana fusa nelle note fonderie di Agnone, presso Isernia. Villa Fiorita, grande tenuta composta dalla villa padronale, la casa colonica, la cappella di Santa Maria e vari annessi rurali, è attestata sin dal 1812 come proprietà dei Giordani. Nel 1938 venne acquistata da Gaetano Paoloni, per poi passare alla famiglia Olivieri nei primi anni duemila, i quali vi realizzarono un'azienda agrituristica attiva ancora oggi. Villa Arfé, già De Nigris-Urbani e prima ancora Volpi Villa Rozzi Il centro urbano è attraversato dalla SS80, che la unisce al capoluogo comunale e provinciale. In passato fino alla Seconda Guerra Mondiale il centro urbano è stato servito da una stazione ferroviaria passante, posta sulla linee ferroviarie ferrovia Giulianova-Teramo. Nella frazione risiede Debora Sbei, 15 volte campionessa del mondiale di pattinaggio artistico. Dal 2005 esiste una squadra di calcio che porta il nome della frazione, ad oggi milita in Prima categoria. Andrea Palandrani, Residenze padronali e paesaggio rurale: le "Ville" nel quadro insediativo del territorio di Colleranesco, in "San Giuseppe" (rivista), 2009.

Porto di Giulianova
Porto di Giulianova

Il porto di Giulianova è un'infrastruttura portuale, situata sul medio Adriatico, lungo la costa abruzzese, all'interno del territorio del comune di Giulianova, il principale della provincia di Teramo ed il più importante approdo dell'Abruzzo settentrionale, dedicata alla pesca commerciale, all'approdo turistico e al diporto nautico, sede anche dell’Ufficio Circondariale marittimo di Giulianova, che ha competenza territoriale da Martinsicuro a Silvi. Già ai tempi della prima guerra punica, quando fu Castrum Novum Civitas, il porto canale rivestì un ruolo fondamentale nel sistema dei trasporti, dell'economia e della politica dell'intera regione Pretuziana. Poi, per duecentocinquant'anni, dalla metà del XVII secolo, al 1913, il sito portuale giacque nel degrado, finché l'allora sindaco, Giuseppe De Bartolomei, e l'on. Roberto De Vito realizzarono il primo molo, a sud, e nei decenni successivi il suo gemello settentrionale; fra i due una distanza di 130 metri, ed una profondità d'acque che raggiungeva i 5 metri. Dalla seconda guerra mondiale alla nascita dell'Ente porto Sul finire degli anni trenta, l'inizio della sistemazione del Lungomare monumentale, l'inaugurazione del mercato ittico all'ingrosso, la prima mostra ittica, la costruzione di alloggi popolari e della Casa del pescatore ed i primi pescherecci a motore sancirono un decisivo sviluppo dell'intero sistema portuale. Numerose navi con portata superiore alle 30 tonnellate, furono gestite dal Governo italiano come dragamine nelle zone belliche, durante la seconda guerra mondiale. Nell'immediato dopoguerra, il porto fu soggetto a ovvie ristrutturazioni in seguito ai bombardamenti che l'avevano messo in ginocchio. In questi decenni che seguirono nacque la banchina di riva a collegamento dei due moli, prima tenuti in comunicazione da una striscia sabbiosa. Il grande sviluppo degli ultimi decenni del XX secolo Nel 1973, per rispondere in modo organico alle esigenze strutturali e funzionali dell'area portuale sia per l'attività peschereccia che per quella diportistica, in incalzante crescita, collegate anche al fattore turistico, venne costituito l'Ente porto. Fu questa istituzione, negli anni ottanta e novanta a realizzare lavori di ammodernamento, con l'ampliamento della banchina, del suo piazzale operativo e del molo nord. In questo periodo, la flottiglia peschereccia giuliese, entra a far parte delle dieci marinerie italiane con un pescato annuo di circa 30.000 q, un giro d'affari di circa 20 miliardi di lire e un'occupazione diretta e indotta di circa 2.000 unità lavorative. Vengono realizzati il centro servizi per il porto peschereccio e per quello turistico, dotati di funzionali impianti idrico-elettrico e antincendio. Oggi l'Ente porto è promotore di eventi per lo sviluppo economico, turistico e culturale, assieme agli Enti Pubblici e all'imprenditoria privata. Situato lungo la costa adriatica, tra le foci del fiume Tordino e del torrente Salinello, collegato lungo le rispettive strade statali 80 del Gran Sasso d'Italia e 16 Adriatica, A 14 Bologna-Taranto e la linea FS Giulianova-Teramo, è di tipo peschereccio e dispone di molti servizi quali diporto, distributori, prese d'acqua ed energia elettrica, scivolo, scalo di alaggio, riparazioni motori, guardianaggio, sommozzatori, lubrificanti, rivendita ghiaccio, meteo, antincendio, elettromeccanica, rimessaggio, cantieri navali, circoli club, ristorazione, supermercati e mercato ittico. Gestito da un Ente autonomo, con un proprio consiglio d'amministrazione ideato sotto forma di Consorzio tra enti, quali Regione, Provincia, Comune, Camera di Commercio e Nucleo industriale. Coordinate: 42° 45 28 N; 13° 58 69 E Posti barca: 240 Fari e fanali: Fanale a lampi rossi (testata molo sud) Fanale a luce fissa rossa (gomito molo sud) Fanale a lampi verdi (estremità molo nord) Fanale a luce fissa verde pennello (interno molo nord) Fondo marino: sabbioso Fondali: da 2,5 a 3 metri (in banchina) Servizi Radio (VHF canale 16); diporto; antincendio; riparazioni motori; guardianaggio; sommozzatori; meteo; rivendita ghiaccio; elettromeccanica; rimessaggio; ristorazione; mercato ittico; Banchine (2, rispettivamente di 800 metri e 45 metri); attrezzature; distributori; scivolo; scalo alaggio; cantieri navali. Ulteriori Caratteristiche: Il porto ha 250 punti di attracco. Per quanto riguarda il traffico passeggeri la direzione del porto aveva tentato di attuare delle corse marittime giornaliere con la Croazia, ma dato lo scarso numero di passeggeri e di utenza è stato deciso di sospendere tale tratta; per le merci invece tutto è legato al pescato giornaliero che fornisce pesce bianco, pesce azzurro e molluschi. La regione ha in progetto di dare al porto di Giulianova anche una funzione turistica; per questo sono previsti lavori di ammodernamento del porto quali: la realizzazione del nuovo scalo di alaggio della nautica da diporto, di un nuovo braccio per consentire l'ampliamento della struttura con creazione di nuovi posti barca. Il nuovo braccio avrà una larghezza di 60 metri e una lunghezza di circa 200 metri e ospiterà i motopescherecci utilizzati per la grande pesca. Al pontile per la piccola pesca già posizionato lungo il braccio del molo nord, sarà aggiunto un ulteriore pontile galleggiante della lunghezza di ulteriori 60 metri. In tal modo con le modifiche apportate, si libererà la banchina di riva per la creazione di circa 300 posti barca dedicati alla nautica da diporto. Nell'ambito del progetto in esame, è prevista la realizzazione di altri sette nuovi pontili che ospiteranno un gran numero di imbarcazioni da diporto, per un numero superiore ai 300 posti barca fino ad ora previsti. Per i futuri interventi di dragaggio, occorreranno operazioni di escavazione dei fondali, per consentire un più facile ingresso ai pescherecci di media e grossa stazza. Vi si sono esibiti: Il 16 agosto 2008, sul palco di Radio 105, Le Vibrazioni; Il 6 agosto 2011, Peppino di Capri; Il 13 luglio 2012, il duo comico siciliano, Ficarra e Picone; Il 25 agosto 2012, è stata organizzata una giornata in memoria del cantautore bolognese Lucio Dalla, scomparso prematuramente nel marzo dello stesso anno, voluta dal medico dello stesso, il dott. Giovanni Gasbarrini. A questo evento hanno partecipato un delegato del sindaco di Bologna, Virginio Merola, l'assessore Luca Rizzo Nervo, ed il primo cittadino delle Isole Tremiti, Antonio Fentini, oltre a numerosissimi fan e ad artisti che hanno dedicato loro opere al compianto Lucio. Il ricordo ha toccato il suo culmine nel lancio di una corona di fiori sul mare e nell'interpretazione del brano "Caruso", dal tenore Gianluca Terranova; Il 18 agosto 2023, Gianni Morandi. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su porto di Giulianova Sito ufficiale del sito dell'Ente Porto di Giulianova URL consultato il 3 giugno 2012. Scheda del porto di Giulianova - mareinitaly.it URL consultato il 3 giugno 2012.

Stazione di Giulianova
Stazione di Giulianova

La stazione di Giulianova è la stazione ferroviaria che serve l'omonimo comune. È posta sulla ferrovia Adriatica ed è stazione terminale della ferrovia Teramo-Giulianova. È un impianto di livello silver, secondo la classificazione commerciale di RFI. La stazione venne costruita dalla Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali. È la più antica della provincia di Teramo essendo entrata in funzione nel 1863 contestualmente all'apertura del tronco Ancona-Pescara della ferrovia Adriatica. L'impianto divenne stazione di diramazione in seguito all'apertura della ferrovia Teramo-Giulianova avvenuta nel 1884. La pensilina in stile Liberty del fabbricato viaggiatori che ripara la banchina principale della stazione fu realizzata dall'allora sedicenne Enzo Ferrari insieme al padre Alfredo, allora titolare di un'officina di carpenterie metalliche. La stazione dispone di quattro binari passanti ed uno tronco. Il secondo, il terzo ed il quarto binario sono raggiungibili attraverso un sottopassaggio pedonale, dotato di due uscite opposte, una "lato mare" in direzione est, l'altra "lato città", verso ovest, su piazza Roma. La stazione di Giulianova è servita da treni regionali a orario cadenzato svolti da Trenitalia, Trasporto Unico Abruzzese e Trenitalia Tper nell'ambito dei contratti di servizio stipulati con le regioni interessate Abruzzo e Marche. I collegamenti a lunga percorrenza (Frecciarossa e InterCity) sono operati da Trenitalia e solitamente caratterizzati da una frequenza maggiore nel periodo estivo. La stazione dispone dei seguenti servizi: Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Sala d'attesa Servizi igienici Posto di Polizia ferroviaria Bar La stazione è connessa con i seguenti interscambi: Fermata autolinee urbane e suburbane di Gaspari, Flixbus e TUA Stazione taxi Rete Ferroviaria Italiana – Direzione Circolazione, Fascicolo Linea 103, su normativaesercizio.rfi.it, ed. dicembre 2003, Direzione Territoriale Produzione di Ancona. Giulianova Ferrovia Adriatica Ferrovia Teramo-Giulianova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Giulianova Giulianova, su rfi.it.

Cappella Gentilizia de Bartolomei
Cappella Gentilizia de Bartolomei

La Cappella Gentilizia De Bartolomei, intitolata a San Gaetano Thiene, sorge nell'attuale Piazza della Libertà a Giulianova. L'edificio sorse nella seconda metà dell'Ottocento per volere dell'Ing. Gaetano De Bartolomei, che in questa cappella voleva inserire il Cenotafio alla memoria dello zio, Angelo Antonio Cosimo De Bartolomei, da cui aveva ereditato cospicue sostanze. Il progetto iniziale prevedeva "un tempietto semicircolare con pronao, copertura a terrazza balaustrata e primo piano di ridotte dimensioni, esagonale, finestrato" ma successivamente si preferì una struttura molto più semplice, a pianta rettangolare, che è quella oggi visibile su Piazza della Libertà. Nel 1863 moriva Angelo Antonio Cosimo de Bartolomei, controllore dei dazi a Teramo e membro di una delle famiglie notabili di Giulianova, lasciando, poiché celibe, suo erede il nipote Gaetano De Bartolomei, ingegnere e amministratore della cittadina giuliese. Gaetano decise di dedicare al defunto zio un monumento funebre, affidandone la realizzazione al conterraneo scultore Raffaello Pagliaccetti. Inizialmente il monumento fu pensato come un mausoleo da erigere nel cimitero locale ma, dopo aver visto i primi bozzetti dello scultore, si decise per la costruzione di una cappella in cui inserire l'opera come cenotafio. La cappella gentilizia, quindi, nacque in subordine al monumento funebre e il progetto iniziale fu opera dello stesso committente: Gaetano disegnò "un tempietto semicircolare con pronao, copertura a terrazza balaustrata e primo piano di ridotte dimensioni, esagonale, finestrato" ma successivamente, su consiglio dello stesso Pagliaccetti, preferì una struttura molto più semplice, a pianta rettangolare, che è quella che mantiene ancora oggi. L'edificio fu inserito nell'ambito della razionalizzazione urbana del centro di Giulianova, ed in particolare della zona del Belvedere, che si stava realizzando alla metà dell'Ottocento e di cui Gaetano De Bartolomei fu uno dei fautori, in qualità di tecnico e di amministratore: la cappella sorge di fronte al Palazzo de Bartolomei, edificio porticato che costituì il perno attorno al quale sorsero poi gli altri edifici che fiancheggiano oggi la Piazza della Libertà. I lavori di edificazione iniziarono dopo il 1868, sotto la guida dell'Architetto teramano Lupi (di cui non si conosce il nome, ma accreditato come direttore da Vincenzo Bindi in un articolo del 1916). La cappella venne consacrata a San Gaetano il 22 agosto 1876. Oggi la Cappella, divenuta di proprietà comunale e restaurata negli anni Novanta del Novecento, rientra nel polo museale civico di Giulianova ed ospita anche una collezione di opere dello scultore giuliese Alfonso Tentarelli (1906 - 1992). La Cappella, a pianta rettangolare, presenta al suo ingresso un piccolo vestibolo mentre la parete di fondo ospita un'abside, ricavata entro il perimetro dell'edificio attraverso la realizzazione di due piccole stanze laterali a mo' di sacrestia. Le pareti sono movimentate da lesene e nicchie laterali che ospitano dipinti o sculture. La copertura, piana, presenta una cupola centrale con una piccola lanterna per illuminare l'ambiente. La facciata, prospiciente la piazza, è realizzata in mattoni a faccia vista, sopraelevata rispetto al soffitto ed alla cupola e si caratterizza per la presenza di un balcone con balaustra, coperto da un arco a tutto sesto. Sopra il portone d’ingresso una lunetta vetrata, sormontata dallo stemma della famiglia De Bartolomei, funge da lucernario per l'interno. Ai lati del balcone due nicchie ospitano angeli in cotto. Il fastigio è più alto al centro, dov'è collocata una croce inscritta in un cerchio. All'interno della cappella sono ospitati tre monumenti sepolcrali di esponenti della famiglia De Bartolomei, tutti opera di Raffaello Pagliaccetti. Il cenotafio di Angelo Antonio Cosimo De Bartolomei è una delle prime opere realizzata da Raffaello Pagliaccetti su commissione: benché non si conosca la data esatta della sua realizzazione si possono assumere rispettivamente il 1868 come terminus post quem (da una lettera del Pagliaccetti al committente, Gaetano De Bartolomei) e come terminus ante quem il 1876, anno della consacrazione della Cappella. Il monumento, in marmo bianco, si compone di un grande blocco squadrato con epigrafe su basamento gradinato, su cui poggia un pannello rettangolare decorato a bassorilievo e sormontato da una copertura a timpano, al cui apice è collocato il busto, anch'esso marmoreo, del defunto commemorato. I volumi sono differenziati in modo che il corpo centrale del monumento risulti avanzato rispetto al resto, come poggiante su una parete, anch'essa decorata con modanature e bassorilievi. Sul blocco centrale, in basso, si legge l'epigrafe: ALLA CARA MEMORIA DI ANGELO ANTONIO COSIMO DE BARTOLOMEI DELLE ISTORIE E ANTICHITA’ PATRIE DILIGENTE CULTORE SCRITTORE E POETA GENTILE NATO NEL MDCCLXXXVII MORTO IL DI XXVI NOV. MDCCCLXII IL NIPOTE GAETANO DE BARTOLOMEI AFFETTUOSO RICONOSCENTE P. Il pannello centrale, simile ad una metopa ed imitante l'interno di un tempietto (di cui il timpano imita il tetto), contiene tre figure scolpite in bassorilievo, in atteggiamento luttuoso: da sinistra una fanciulla, in abito antico, con capelli fluenti e coronata di spighe, tiene la mano di una seconda figura femminile, in abiti e copricapo di foggia egizia, preceduta da un giovinetto alato, caratterizzato da chioma leonina e coperto da un panneggio alla cintola, che tiene una torcia spenta girata verso il basso ed un tralcio di alloro. Secondo Vincenzo Bindi, che ci ha lasciato la sola descrizione esistente dell'opera, le tre figure rappresentano i Geni della poesia, della storia e dell'archeologia, a ricordo dell'attività di storico, poeta ed archeologo del defunto. In realtà la figura maschile sembra presentare tutti i tratti distintivi di Tanato, anche se si tratta di un'ipotesi non suffragata da studi. Ai lati del pannello, due festoni di fiori e frutti confermano il gusto neoclassico dell'opera: in basso due vasi contengono rispettivamente grano e uva, seguiti in un movimento verticale da palmette e motivi decorativi vegetali tra i quali sono riconoscibili papaveri, mirto, fiori recisi e melograni, tutti simboli che rimandano all'iconologia sepolcrale. In alto, al centro del timpano, compare lo stemma della famiglia De Bartolomei, sormontato dal busto di Angelo Antonio Cosimo, cui è dedicato il cenotafio. Di questo busto il Bindi scriveva: " ... scolpito con sì elegante semplicità, con tanta espressione degli occhi e del volto e con così grande naturalezza da rendere il carattere arguto e festevole, e, nel tempo stesso, dolce e bonario dell’illustre Estinto: egli par vivo e parlante." I lati del piccolo vestibolo della cappella sono occupati rispettivamente da due lapidi commemorative, anch'esse opera di Raffaello Pagliaccetti, rispettivamente di Luigi De Bartolomei e Giovanni De Bartolomei, fratello e padre del committente Gaetano De Bartolomei. Luigi de Bartolomei, che era stato aiutante maggiore della Guardia Nazionale ed era morto a 25 anni, è ricordato da una lapide in marmo venato, alla sommità della quale, entro un medaglione in marmo di Carrara, la sua figura è rappresentata in altorilievo, in divisa e contornato da una corona di foglie di alloro e di quercia. In basso, il medaglione è incorniciato da un festone di sempreverdi e, sotto l'iscrizione lapidaria, è scolpito in bassorilievo lo stemma familiare. Sulla lapide si legge: A LUIGI DE BARTOLOMEI DA GIULIANOVA AIUTANTE MAGGIORE DE LA MILIZIA NAZIONALE DI FORTE ANIMO D’INGEGNO FELICE CHE PER L’AMORE ALLA PATRIA RISORTA SI FE’ SEVERO A’ SUOI E A SE STESSO VEGLIO’ INDEFESSO A’ MILITARI UFFICII DELLA TERRA NATALE CURA ED AMORE A DI’ XX OTTOBRE MDCCCLXIV GIOVINE QUILUSTRE MANCO’ ALLA VITA GAETANO FRATELLO POSE E DEDICO’ LAGRIMANDO AL GERMANO INCOMPARABILE A Giovanni De Bartolomei, sul lato opposto del Vestibolo, è dedicato un busto collocato in una nicchia di marmo verde entro una lapide, anch'essa arricchita dallo stemma familiare, su cui si legge l'epigrafe: A TE GIOVANNI DE BARTOLOMEI GENITORE VIRTUOSO E CARO VISSUTO XVI LUSTRI FINO AL MDCCCLXIX NOSTRO AMORE IN VITA SOSPIRO E DESIDERIO OLTRE LA TOMBA QUESTO MARMO GAETANO RACHELE ED ELISA TUOI FIGLI DEDICHIAMO ANNO MDCCCLXXIV A Raffaello Pagliaccetti si deve anche la realizzazione delle due piccole acquasantiere in marmo collocate ai lati del vestibolo, con testine d'angelo in bassorilievo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo Cappella de' Bartolomei Sito ufficiale, su giulianovaturismo.it.

Stadio Rubens Fadini
Stadio Rubens Fadini

Lo stadio "Rubens Fadini" è lo stadio comunale di Giulianova (TE). Ospita le partite casalinghe del Giulianova ed ha una capienza di 4.347 posti. Costruito nel 1923 e inaugurato nel 1924, all'inizio era uno spiazzo chiamato Campo della Fiera, ed ha di certo rappresentato nel corso degli anni uno dei maggiori punti di forza della compagine abruzzese, che ha sempre potuto contare su di un pubblico a ridosso del campo. A tal proposito fu popolarmente denominato "Lu callarò" (il calderone), poiché quando era pieno, si diceva ribollisse. Lo stadio, dopo aver abbandonato nel dopoguerra il nome Castrum, risalente al periodo fascista, assume il nome più generico di Comunale. Fu nel novembre 1951 che assunse la denominazione attuale di "Rubens Fadini", in ricordo del giocatore perito, insieme con gli altri atleti dell'indimenticabile Grande Torino, nella nota tragedia di Superga del 4 maggio 1949. La tribuna centrale viene costruita nel 1954, negli anni sessanta fu coperta e ai lati vennero edificati due settori di tribuna laterale. Nel 1970 iniziarono i lavori per il settore distinti così come sono oggi. Invece nel 1985 fu abbattuta la vecchia tribuna, rimpiazzata da una totalmente coperta nel 1986. La costruzione della Curva Ovest avviene nel 1994 e inaugurata nell'incontro contro il Livorno del campionato 1994-1995. Nel settembre 2021, esternamente lo stadio, è stato realizzato un grande Murale opera dell'artista Marco Tentarelli e dedicato ad alcuni personaggi storici del calcio giuliese, tra cui il presidente Tiberio Orsini, Danilo Di Vincenzo, Renato Curi, Giovan Battista Fabbri, Emilio Della Penna, Roberto Vernisi, Adelmo Capelli. In alto alla struttura è stato ritratto il logo originale. Nel maggio 2024, nei locali attigui allo Stadio Fadini e per il Centenario del Club, è stato inaugurato un museo sulla storia del calcio giuliese. Lo stadio venne intitolato a Rubens Fadini in onore di uno dei grandi calciatori della formazione del Grande Torino, purtroppo scomparso nella Tragedia di Superga, da un'estrazione a sorte scaturita da un'urna, in cui un ragazzo del posto scelto a caso, estrasse un bussolotto con il nome del calciatore. Successivamente, la decisione fu presa e diramata all'ingresso delle tribune, tramite un megafono, alla presenza di autorità politiche, religiose e militari, e un compagno di squadra di Rubens Fadini ai tempi del Venezia, il giuliese Giannino Di Teodoro, tenne un discorso di commiato all‘indirizzo dello sfortunato giocatore ferrarese scomparso. Incontro amichevole contro il Teramo dell'11 novembre 1951 (2-1). Lo stadio contiene 4.347 posti (di cui 2700 omologati) ed è così suddiviso: Tribuna (Centrale, Laterale Est e Laterale Ovest): 790 Distinti (settore ospiti): 375 Distinti (tifosi di casa): 710 Curva Est (già settore ospiti): inagibile Curva Ovest (tifoseria di casa): 825 Disabili: 6 posti TOTALE 2700 posti omologati. Di questi, le due tribune laterali e la tribuna centrale godono di copertura, mentre gli altri settori sono scoperti. Il tifo locale si concentra tutto in Curva Ovest (dal 1994, anno di costruzione della curva, precedente prendeva posto nel settore Distinti), mentre gli ospiti vengono fatti sistemare nei Distinti Est. La Curva Est è inagibile dal 2010. Nell'estate 2021 lo stadio è stato sottoposto ad ampi lavori di manutenzione riguardante tutti i settori, gli spogliatoi e il manto erboso, inoltre nel 2024 è stato messo a norma il settore distinti. Posti a sedere totali: 4.347 (omologati 2.700) Larghezza campo: 68,00 m Lunghezza campo: 105,00 m Fondo: Erba Copertura campo: Scoperto Nel 1973 il Giulianova di Fabbri affrontò il Genoa. Le formazioni: Giulianova: Candussi, Carloni, Giorgini, Bertuccioli, Agostinelli, Caucci, Vernisi, Curi, Santonico, Alessandrini, Conte. All.: Fabbri. Genoa: Lonardi, Manera, Ferrari, Derlin, Benini, Garbarini, Perotti, Piccioni, Listanti, Simoni, Corradi. All.: Silvestri. Nel 1975 ci fu un'amichevole di lusso fra il Milan di Gianni Rivera (il quale però non fu schierato) ed i padroni di casa. Il Milan schierava in porta il giuliese Franco Tancredi, in seguito ceduto alla Roma. Le formazioni titolari furono le seguenti: Giulianova: Restani, Perazzini, Giorgini, Bertuccioli, Tancredi, Caucci, Ciccotelli, Bernardini, Iachini, Tartari, Grop. All.: Corelli. Milan: Tancredi, Sabadini, Citterio, Zecchini, Bet (61' Allievi), Busnardo (31' Collovati), Gorin (51' Sartori), Biasiolo, Bigon, Lorini, Ferraris (46' Skoglund). All.: Giagnoni. Nel 1989 la Juventus di Zoff, Cabrini e Altobelli, giocò al Fadini un'altra storica amichevole. L'incontro contro i locali, disputato in notturna e in uno stadio gremito, vide la vittoria dei bianconeri per 4-2. Nelle file juventine giocò anche il giovane giuliese Federico Giampaolo, il quale fornì un assist ad Altobelli. Le formazioni: Giulianova: Pisano (D'Arcangelo), Tribuiani, Netti, Iaconi (Statuto), De Angelis (Casimirri), Marco Giampaolo, Ruffini (Pinciarelli), Voltattorni, Faraone, Minincleri (Bonomo), Damiani (Di Giannatale). All.: Oddo. Juventus: Tacconi (Bodini), Bruno, Cabrini, Galia (Napoli), Brio, Tricella (Favero), Mauro (Magrin), Rui Barros (Buso), Altobelli, Zavarov (Federico Giampaolo), De Agostini (Marocchi). All.: Zoff. Nel 1999 il Fadini ha ospitato, con diretta RAI, il match dell'Italia Under-21 contro la Bielorussia Under-21. La formazione di quell'anno, che avrebbe vinto i successivi europei, era guidata da Marco Tardelli, e possedeva giocatori che sarebbero diventati campioni di livello internazionale. L'undici azzurro titolare era composto da: Christian Abbiati, Alessandro Grandoni, Luca Mezzano, Marco Zanchi, Cristiano Zanetti, Gennaro Gattuso, Gennaro Scarlato, Roberto Baronio, Nicola Ventola, Andrea Pirlo e Gianluca Zambrotta. Nel 2002 ci fu il bis, con il match degli azzurrini contro i pari età della Turchia. Quella volta, sotto le direttive di mister Claudio Gentile, c'erano, tra gli altri, Marco Amelia, Cristian Zaccardo, Daniele Bonera, Paolo Cannavaro ed Angelo Palombo. Due volte gli azzurrini di Sergio Vatta furono ospiti al Fadini, per le qualificazioni e per la fase finale del Campionato europeo Under-19, che si giocò in Grecia e vide l'Italia arrendersi solo in finale, alla Spagna. I convocati a quella spedizione furono: De Sanctis, Baronio, Zauri, Ambrosini, Margiotta, Giubilato, Farabegoli, Stancanelli, Longo, Pesaresi, Scarlato, Buffon, C. Zanetti, Pirlo, Cernicchi, Di Donato, Magnani, Mutarelli e Totti. Dal 23 al 29 ottobre 2009 il Fadini ospita il torneo di qualificazione al Campionato europeo Under-17, gruppo 9. Vengono disputati i seguenti incontri: Italia-Moldavia 5-0, Moldavia-Norvegia 0-0, Norvegia-Italia 2-0. Il girone è completato dalla Grecia. Lo stadio è stato campo neutro dei seguenti eventi sportivi: Pescara - Como 2-0 (30 ottobre 1994, Serie B 1994-1995); Castel di Sangro - Chievo 0-4 (22 marzo 1998, Serie B 1997-1998); Hatria - Notaresco 1-3 (12 maggio 2007, finale Play-Off Eccellenza Abruzzo 2006-2007); Pescara - Sorrento 1-1 (26 aprile 2009, Lega Pro Prima Divisione 2008-2009); Pescara - Pistoiese 2-0 (10 maggio 2009, Lega Pro Prima Divisione 2008-2009); Castelnuovo - Santegidiese 1-1 (12 maggio 2019, finale play-off Promozione Abruzzo 2018-2019). Lo stadio Rubens Fadini ha ospitato i seguenti concerti: Pooh, estate 1980; Luciano Ligabue, primi anni '90; Antonello Venditti, 6 agosto 2005, Campus Live Tour; Caparezza, 30 giugno 2006 (piazzale retrostante lo stadio); Ivano Fossati, 9 agosto 2006; Premiata Forneria Marconi, 3 agosto 2007. Cesare Marcello Conte, Walter De Berardinis, Sandro Galantini, Il calcio a Giulianova dalle origini al 1960, a cura di Sandro Galantini, Pescara, Paolo de Siena editore, 2004. Maurizio Franchi, 1971-1996 - 25 anni di vittorie, Giulianova, Digiprint Group, 2004. Rubens Fadini Giulianova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Rubens Fadini