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Concattedrale di Santa Maria Assunta (Giovinazzo)

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La cattedrale di Santa Maria Assunta è il duomo di Giovinazzo e una concattedrale della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. L'attuale cattedrale, che sorge sul luogo di un edificio più antico, chiamato dalle fonti Santa Maria de Episcopio, fu costruita nel corso del XII secolo in età normanna, databile tra il 1125 (inizio della costruzione della cripta) ed il 1180 (completamento della chiesa superiore). L'edificio fu consacrato solo un secolo più tardi, il 23 maggio 1283. La cattedrale romanica era a tre navate suddivise da colonne, con soffitto a capriate, falsi matronei e pavimento musivo. Di questa chiesa restano oggi poche tracce, a causa dei lavori di ristrutturazione dell'edificio nel corso del Settecento (tra il 1730 ed il 1752 sotto il vescovo Paolo de Mercuzo), che hanno portato al totale rifacimento degli interni secondo il gusto barocco: appartengono all'antica chiesa romanica il prospetto posteriore, chiuso tra due torri campanarie (di cui la più piccola però è del Seicento), parte della zona del presbiterio e la cripta. All'interno la chiesa è a tre navate suddivise da pilastri, con ampio transetto, tre cappelle laterali per lato, ed ampio altare maggiore. L'abside è completamente ricoperta da tele del pittore giovinazzese Carlo Rosa del 1676, che raffigurano Maria Assunta ed altri santi. Nel braccio destro del transetto e nell'area presbiteriale, nel corso dei lavori di restauro degli anni Novanta del secolo scorso, sono state riportate alla luce tracce di mosaici dell'antica pavimentazione romanica della cattedrale, databili alla fine del XII secolo. Gli altari delle cappelle laterali sono dedicati al Santissimo Sacramento, a Santa Maria delle Grazie, al beato Nicola Pagla, al Crocifisso, a Santa Maria di Loreto e a San Francesco Saverio. La più importante è la cappella del Santissimo Sacramento, edificata nel 1768 da Gennaro Sammartino e di Crescenzo Tronchese. Di particolare pregio storico-artistico sono due tavole: una duecentesca, di fattura bizantina, raffigurante la Madonna di Corsignano; e l'altra quattrocentesca raffigurante il Redentore. Dalla navata di sinistra si scende nella cripta, la parte più antica della cattedrale. Essa è composta di 10 colonne di spoglio e 12 pilastri sporgenti dai muri perimetrali. Lastre tombali sono presenti nelle pareti e nel pavimento; fra queste quella del giovane Antonio Sindolfi del 1386. Cattedrali di Puglia. Una storia lunga duemila anni, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Mario Adda Editore, Bari 2001 E. De Cillis, La cattedrale di Giovinazzo. Restauri e rinvenimenti, in Cultura e società in Puglia in età sveva e angioina, a cura di F. Moretti, Atti del Convegno di Studi (Bitonto 1987), Bitonto 1989, pp. 327–364 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su concattedrale di Santa Maria Assunta Sito ufficiale della parrocchia Il pavimento del duomo di Giovinazzo Foto e descrizione Archiviato il 14 settembre 2007 in Internet Archive. del muro perimetrale esterno romanico Chiesa di Santa Maria Assunta (Giovinazzo) su BeWeB - Beni ecclesiastici in web

Estratto dall'articolo di Wikipedia Concattedrale di Santa Maria Assunta (Giovinazzo) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Concattedrale di Santa Maria Assunta (Giovinazzo)
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Luoghi vicini

Dolmen di San Silvestro
Dolmen di San Silvestro

Il Dolmen di San Silvestro è una tomba megalitica dell'età del bronzo situato nel comune di Giovinazzo, nella città metropolitana di Bari. Il dolmen fu scoperto casualmente nel 1961 quando una ruspa tagliò nel mezzo il monumento funerario, mentre si cercava di prelevare del pietrisco. È un bell'esempio dell'architettura megalitica del secondo millennio A.C. nel sud Italia. In origine aveva la forma di una collina circolare racchiusa da muretti a secco, di circa 40 metri di diametro e 10 metri di altezza. Come altri sistemi di questo tipo, può essere fatto risalire all'età del bronzo (1500-1200 A.C.). Probabilmente fu edificato da una comunità che viveva sul basso promontorio su cui sorge il paese di Giovinazzo. All'interno della collina si trova una lunga galleria orientata da nord a sud fatta di lastre e muratura, che è ricoperta da grandi lastre. Alla sua estremità meridionale si trova una grande camera circolare in muratura a secco a forma di tholos. Sul lato nord, la camera, alta circa 50 cm, è piena di pietre. Qui sono stati trovati i resti di 13 persone con corredi funerari di varie culture, il che fa supporre che probabilmente il dolmen sia stato utilizzato ininterrottamente nel tempo. A differenza degli analoghi complessi megalitici di Bisceglie, il dolmen di San Silvestro è ancora poco conosciuto a 50 anni dalla sua scoperta e restauro. Gino Felice LoPorto, Il "dolmen" a galleria si Giovinazzo, in Bullettino di Paletnologia Italiana Nuova Serie XVIII, vol. 76, 1967. M.A. Orlando, Presenze necropoliche e strutture funerarie nel Salento dal XVI al X sec. A.C., in Studi di Antichità, vol. 8, n. 2, 1995, pp. 19-38. R. Whitehouse, The Megalithic Monuments of South-East Italy, in Man (New Series), vol. 2, n. 3, 1967, pp. 347-365. Sito ufficiale, su dolmensansilvestro.beniculturali.it. http://www.comune.giovinazzo.ba.it/component/content/article/159-guida-turistica/palazzi-e-monumenti/agro-giovinazzese/290-dolmen-di-san-silvestro.html Descrizione Immagini e schizzi immagine Descrizione Immagini e schizzi

Cattedrale di Santa Maria Assunta (Molfetta)
Cattedrale di Santa Maria Assunta (Molfetta)

La cattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Molfetta, nella città metropolitana di Bari. È dal 1785 cattedrale della diocesi di Molfetta (dal 1986 diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi). L'attuale cattedrale molfettese fu costruita dai Gesuiti nel corso del Seicento e dedicata al loro fondatore, Ignazio di Loyola. Iniziata nel 1610 fu ultimata solo nel 1744 con la costruzione della facciata. Con la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1767 la chiesa rimase per alcuni abbandonata, finché nel 1785, debitamente restaurata ed ampliata, fu eretta a nuova cattedrale diocesana, al posto dell'antica chiesa, l'odierna chiesa di San Corrado, o “duomo vecchio”. In questa occasione furono traslate nella nuova cattedrale le reliquie del santo patrono cittadino, san Corrado di Baviera. La facciata della chiesa, con paramento murario in pietra, è a salienti, percorsa verticalmente da lesene composite lisce, anch'esse in pietra. Al centro, si apre il portale, con sopra una finestra rettangolare. La parte superiore della facciata è caratterizzata da un profilo ad arco a tutto sesto ed ospita al centro, all'interno di una finta finestra, una statua marmorea raffigurante Sant'Ignazio di Loyola. L'interno della chiesa è a croce latina, con volta a botte lunettata affrescata nel 1887 dal pittore molfettese Michele Romano; in corrispondenza della crociera, vi è una volta a vela con stucchi che formano a finta cupola. Il presbiterio è cinto da una balaustra marmorea ed ospita gli stalli lignei del coro e l'altare maggiore. Alle spalle di quest'ultimo, nell'abside semicircolare, si trova un altorilievo raffigurante l'Assunzione di Maria. Fra le altre opere custodite nella cattedrale vi sono la Dormitio Mariae attribuita allo Scacco (XVI secolo), il monumento sepolcrale del naturalista e storico molfettese Giuseppe Maria Giovene, posto a sinistra dell'altare dedicato a San Corrado e, su questo, la tela di Corrado Giaquinto raffigurante l'Assunzione di Maria. Sulla cantoria in controfacciata, si trova l'organo a canne, costruito nel 1961 dai Fratelli Ruffatti riutilizzando la cassa e parte del materiale fonico del precedente strumento, di Francesco Criscuolo che lo realizzò nel 1866. L'organo è a trasmissione elettrica e la sua consolle ha due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. La mostra è composta da canne di principale disposte in più campi a cuspide, con bocche a mitria dorate e allineate. La cantoria lignea presenta un parapetto riccamente decorato con rilievi scolpiti. Cattedrali di Puglia. Una storia lunga duemila anni, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Mario Adda Editore, Bari 2001 Molfetta Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi Architettura barocca Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla cattedrale di Santa Maria Assunta a Molfetta La cattedrale sul sito della diocesi, su webdiocesi.chiesacattolica.it. URL consultato il 10 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2015). Immagine a 360° della cattedrale, su italiavirtualtour.it. URL consultato il 10 aprile 2013. Chiesa di Santa Maria Assunta (Molfetta) su BeWeB - Beni ecclesiastici in web

Museo diocesano (Molfetta)
Museo diocesano (Molfetta)

Il Museo-Pinacoteca di Molfetta è situato nei locali del Seminario Vescovile, nel centro storico della città. Il primo nucleo museale è da ricondurre all'operato dell'ecclesiastico molfettese, Giuseppe Maria Giovene, il quale accumulò il materiale archeologico proveniente dal Pulo. In seguito nei primi anni del XIX secolo il vescovo Mons. Filippo Giudice Caracciolo, insieme all'arciprete Giovene, riorganizzò il patrimonio diocesano costituendo il primo nucleo del Museo. Il museo ospita reperti provenienti da varie campagne di scavo effettuate sull'onda degli "entusiasmi ottocenteschi", nel Pulo di Molfetta e in altri siti archeologici circostanti. Il secondo nucleo del Museo è legato al nome di un altro insigne sacerdote, Francesco Samarelli, che tra il 1908 e il 1910 scandagliò alcune località nell'agro di Molfetta rinvenendo manufatti litici e ceramici cronologicamente e culturalmente assimilabili a quelli del Pulo e oggi esposti nel Museo. Dopo un lungo periodo di stasi, il 23 ottobre 1976 si istituì con decreto vescovile il Museo Diocesano, aperto al pubblico dal 1980. Nel giugno 2009 si sono conclusi i lunghi lavori di restauro che hanno adeguato il museo alle più moderne teorie museografiche e museotecniche, hanno permesso l'ampliamento dei locali (su una superficie di circa 1500 m2) ospitando le oltre 200 opere provenienti da molte chiese dei quattro paesi della diocesi (Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo) e la monumentale biblioteca dell'inizio del XIX secolo con oltre 47.000 volumi del XV - XVIII secolo. Al piano terra la possibilità di ammirare la sezione archeologica che raccoglie sia materiale preistorico di Età Neolitica che di Età preromana; la galleria dei paramenti liturgici che rivelano l'evolversi del gusto e delle tipologie tessili e decorative dal XVII alla fine del XIX secolo; il lapidarium che custodisce i frammenti erratici provenienti dall'antico Duomo di Molfetta, dalle chiese e dall'arredo urbano; le due sale della statuaria che ospitano le antiche statue della Settimana Santa molfettese e una raccolta di reliquiari “a busto” in legno dipinto, risalenti al Seicento. Al primo piano s'impone la monumentale Biblioteca del Seminario Vescovile, realizzata tra il 1837 e il 1844, che attualmente custodisce circa 47 000 opere, compresi manoscritti, incunaboli e cinquecentine e alcuni testi a stampa risalenti al Seicento e Settecento. A completare il percorso è la Pinacoteca nella quale sono esposte opere comprese tra il XVI e XVIII secolo, a firma di grandi artisti quali Marco Cardisco, Francesco Cozza, Bernardo Cavallino, Corrado Giaquinto, Nicola Porta e altri della “scuola napoletana”. Di non poco interesse sono anche la Sala del Tesoro che espone apparati e vasi sacri per la liturgia; la sezione della Scultura contemporanea dell'artista molfettese Vito Zaza; l'antica Cappella del Collegio dei Gesuiti, oggi Auditorium, riprogettata nell'Ottocento dall'arch. de Judicibus e arricchita dai dipinti murali di Michele Romano. Diocesi di Molfetta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo diocesano di Molfetta Sito ufficiale, su museodiocesanomolfetta.it. Museo diocesano, su Anagrafe degli istituti culturali ecclesiastici, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Museo diocesano, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Stazione di Molfetta

La stazione di Molfetta è una stazione ferroviaria posta sulla linea Adriatica a servizio del centro abitato di Molfetta. I binari 1 e 3 sono passanti e vi si fermano rispettivamente i treni diretti a Bari/Lecce e Foggia/Bologna. Il binario 2 non è dotato di banchina ed è utilizzato per precedenze per treni merci; è inoltre presente un ulteriore binario tronco, denominato appunto 1 tronco, dotato di banchina, ma al momento non viene più utilizzato. Le banchine dei binari 1 e 3 sono collegati tra loro da un sottopassaggio, con ingresso pure dal retro della stazione. L'edificio di stazione si affaccia su piazza Aldo Moro. Il corpo centrale è dotato di primo piano sulla cui sommità è posto il tipico orologio. Il piano terra del corpo centrale che ospita la biglietteria si apre sulla piazza con porte ad archi e presenta delle volte a crociera. I due corpi laterali ospitano l'edicola, il bar, la sala d'attesa e il circolo dopolavoro. La stazione è servita dai treni regionali operati da Trenitalia, anche nel contesto del servizio ferroviario metropolitano di Bari, svolto nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Puglia. Fermano inoltre alcuni collegamenti a lunga percorrenza svolti sia dalla stessa Trenitalia sia da NTV. La stazione dispone di: Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Sala d'attesa Servizi igienici Bar Edicola Nel piazzale antistante la stazione vi sono le fermate delle autolinee urbane. Fermata autobus Rete Ferroviaria Italiana, Fascicolo Linea 132.

Duomo di San Corrado
Duomo di San Corrado

La chiesa di San Corrado è un luogo di culto cattolico di Molfetta, nella città metropolitana di Bari, situato ai margini del borgo antico della città, di fronte al porto. Fino al 1785 è stata la cattedrale della diocesi di Molfetta. È considerato il simbolo della città di Molfetta. La chiesa venne costruita fra il 1150 e la fine del Duecento e dedicata a Santa Maria Assunta; fino al 1671 fu sede dell'unica parrocchia di Molfetta. Antica cattedrale della diocesi di Molfetta, nel 1785 la cattedra venne spostata nella chiesa del collegio dei Gesuiti insieme alla dedica. La ex cattedrale assunse quindi il nome di san Corrado, patrono di Molfetta. La chiesa di San Corrado costituisce un singolare esempio dell'architettura romanico-pugliese. Essa è infatti la maggiore delle chiese romaniche con la navata centrale coperta a cupole in asse (tre, nel caso specifico) impostate su tamburo a pianta esagonale, rispetto alle altre (comprese le quattro Basiliche Palatine) aventi la copertura del tipo a capriate e tegole sovrapposte. La costruzione, a pianta basilicale asimmetrica, è divisa in tre navate da pilastri cruciformi con colonne addossate e la navata centrale presenta una copertura a tre cupole in asse, come già riportato, di altezza variabile (quella centrale è considerevolmente più alta delle due di estremità), mentre le navate laterali sono coperte con tetti spioventi, a una falda ciascuna, con tegole costituite da chiancarelle della stessa tipologia della copertura dei famosi trulli della valle d'Itria. Stesso tipo di chiancarelle, assemblate a punta di diamante con sei falde convergenti al centro verso l'alto per ciascuna cupola (allo scopo di assecondare la pianta esagonale dei tamburi di base), ricopre le tre cupole centrali. La facciata rivolta a occidente, che oggi appare quella principale, è spoglia, a differenza di quella di mezzogiorno, che presenta tre finestre tardo rinascimentali, stemmi di alti prelati, un'immagine di papa Innocenzo VIII e le statue di san Corrado e san Nicola. Ciò si spiega col fatto che all'epoca della costruzione e fino al 1882 quella facciata, così come tutto il prospetto occidentale della città vecchia erano a picco sul mare, così come testimoniato dalle rare fotografie antecedenti alla costruzione della banchina Seminario, in coincidenza con la costituzione della prima tranche del nuovo porto, cioè quello attuale (2007), conclusasi intorno al 1882, appunto. Il complesso strutturale è serrato tra due torri campanarie. Queste (quella di mezzogiorno detta campanaria perché sede fisica del campanile, l'altra, più prossima al lato mare, di vedetta perché utilizzata a tale scopo per il preventivo avvistamento di eventuali incursioni saracene) sono gemelle, di base quadrata, a tre ripiani, alte 39 metri, aperte sui quattro lati da finestre bifore e monofore. Nell'interno il corredo artistico è scarno ma essenziale; un fonte battesimale del 1518, un prezioso paliotto con bassorilievo del XIV secolo, un pluteo in pietra del XII secolo che rappresenta una cerimonia pontificale e il Redentore del XIII secolo. Caratteristica è l'acquasantiera del XII secolo, la quale raffigurante un uomo, probabilmente saraceno, che regge un bacile in cui nuota un pesce, simbolo ricorrente nell'iconografia religiosa. L'altare maggiore è in stile barocco ed è collocato nell'abside semicircolare. Molfetta Cattedrale di Santa Maria Assunta (Molfetta) Romanico pugliese Chiese a sala con cupole in asse Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Corrado La chiesa di San Corrado, su web.tiscali.it. URL consultato il 10 aprile 2013. Notizie storico-artistiche e galleria fotografica, su medioevo.org. URL consultato il 10 aprile 2013.

Palazzo Dogana (Molfetta)
Palazzo Dogana (Molfetta)

Palazzo Dogana è un edificio di Molfetta, che sorge ai margini del borgo antico, di fronte al porto. Nel corso della sua storia è stato sede del Seminario Vescovile, della Dogana e della Capitaneria di porto. Durante seconda guerra mondiale ha, inoltre, ospitato le truppe dirette al fronte greco. A partire dalla seconda metà del XX secolo, l'edificio ha vissuto un periodo di abbandono e degrado, fino al 2017. Nel 2019, dopo accurati lavori di restauro e restituzione di un bene storico e monumentale con valorizzazione in continuità, è stato inaugurato l'albergo 5 stelle "Dogana Resort". Osservando attentamente l'edificio si nota come esso sia in realtà il risultato di una serie di trasformazioni e restauri avvenuti nel corso dei secoli. Durante il Medioevo, quello che sarebbe poi diventato Palazzo Dogana faceva ancora parte della cinta muraria del borgo, come testimoniava, fino al 1812, un torrione rotondo, posto nel punto d'incontro con il lato meridionale delle fortificazioni. Le prime notizie riguardo all'edificio risalgono al 25 novembre 1655, quando il vescovo Giovanni Tommaso Pinelli acquista una "casa palaziata" dal nobile Giovanni Maria de Luca ad un prezzo di circa milleduecento ducati (cfr. C. Pisani, Palazzo Dogana, cfr. sito web de "l'altra Molfetta", Dicembre 2017). Successivamente, tra il 1673 e il 1694, vengono acquistate altre porzioni del palazzo della famiglia de Luca, andano a definire i confini del sito dove sarebbe sorto il nuovo Seminario. Tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo ebbero luogo i lavori al palazzo vescovile e al palazzo del Seminario, che terminarono nel 1713, anno di inaugurazione del nuovo Seminario da parte del vescovo Fabrizio Antonio Salerni. Sempre Salerni ottenne il 2 maggio 1725, l'autorizzazione dalla Santa Sede ad istituire l'Episcopio. Nel 1760 il Seminario fu oggetto di imponenti lavori di ristrutturazione, completati in 3 anni con un costo di circa ventunomila ducati. Nel 1767 il vescovo Orlandi inoltrò una richiesta al re, per ottenere il trasferimento della Cattedrale e dell'Episcopio nella chiesa e nei locali appartenuti alla disciolta Compagnia del Gesù, trasferimento avvenuto nel 1776. Con le leggi n°794 del 21 agosto 1862, n°3036 del 7 luglio 1866 e n°3848 del 15 agosto 1867, la vecchia sede del Seminario viene ceduta al Demanio dello Stato. Successivamente l'edificio diventa sede della Dogana e della Capitaneria di Porto e, a partire dal secondo dopoguerra, gli archivi di quest'ultima e gli uffici per le visite mediche di idoneità al servizio militare di leva. Elena Germano Finocchiaro, La fabbrica di Palazzo Dogana sede dell'antico Seminario di Molfetta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Dogana