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San Marzano sul Sarno

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San Marzano sul Sarno 1980
San Marzano sul Sarno 1980

San Marzano sul Sarno è un comune italiano di 10 245 abitanti della provincia di Salerno. Dall'aprile 2013 fa parte dell'Unione dei comuni Terre dell'Agro, assieme ai comuni di Corbara e Sant'Egidio del Monte Albino.

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San Marzano sul Sarno

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San Marzano sul Sarno 1980
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San Valentino Torio
San Valentino Torio

San Valentino Torio (Valndin in dialetto locale) è un comune italiano di 10 822 abitanti della provincia di Salerno in Campania. Il territorio comunale, totalmente pianeggiante, comprende una piccola parte dell'Agro Nocerino Sarnese, al confine con la Città metropolitana di Napoli. Il comune confina a nord con Sarno, a sud con San Marzano sul Sarno, Pagani, Nocera Inferiore, ad ovest con Striano (NA), Poggiomarino (NA) e Scafati. I principali corsi d'acqua del comune sono il fiume Sarno, il Rio San Marino e il Canale Fosso Imperatore. Classificazione sismica: zona 2 (sismicità media), Ordinanza PCM. 3274 del 20/03/2003. La parte sud orientale della pianura campana presenta le prime tracce di presenza umana tra il IX e il VI secolo a.C., epoca a cui risalgono numerose necropoli con circa 1.400 tombe a fossa, attribuite alla popolazione dei Sarrastri. La valle del Sarno infatti era abitata dai Sarrastri sotto la dominazione dei Greci e degli Etruschi, mentre a partire dal 421 a.C. il territorio fu invaso dai Sanniti. Successivamente gran parte della popolazione si trasferì nei nuovi centri di Nuceria, Pompei e Stabia, tutti appartenenti al territorio della valle del Sarno. La prima menzione di San Valentino risale ad un documento dell'868, conservato nel Codex Diplomaticus Cavensis dell'abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni, nel quale la località è menzionata come Balentino. Nel 987 l'atto di fitto di un terreno menziona la località tuttora esistente di Cesina. Il territorio di San Valentino ebbe diversi feudatari, a partire dal primo attestato nel 1269, Bertrando del Balzo, che i Registri angioini citano come possessore dei casali di San Valentino e di Casatori. Il territorio fu in possesso di diverse famiglie fino a giungere nel 1459 ai Capece Minutolo (famiglia napoletana), che lo mantennero fino all'abolizione dei diritti feudali nel XIX secolo. Il villaggio Balentino fu università autonoma alla metà del XVI secolo, cambiando la denominazione in Castello di Valentino. La comunità fu in conflitto con il feudatario, Giovan Battista Capece Minutolo (morto nel 1586). Il primo sindaco dell'università di cui si conosce il nome fu Francesco Martorelli (1599-1600). La località venne per la prima volta citata con il toponimo odierno di San Valentino in un atto del 1681. Alla fine del secolo Francesco Capece Minutolo ottenne il titolo di duca di San Valentino. Dopo l'abolizione dei diritti feudali nel 1806, l'università di San Valentino divenne comune del Regno delle Due Sicilie nel 1809. Alcuni abitanti del paese presero parte ai moti carbonari del 1820 Nel 1863, dopo il passaggio al Regno d'Italia, San Valentino assunse la denominazione attuale: divenne, cioè, San Valentino Torio. L'aggiunta della parola "Torio" venne sancita per regio decreto (RDL del 22 gennaio 1863) su proposta del consiglio comunale per distinguere il comune dalla città abruzzese di San Valentino in Abruzzo Citeriore. Alla fine del XIX secolo il comune di San Valentino partecipò finanziariamente alla costruzione della ferrovia Circumvesuviana e tra la fine del 1899 e l'inizio del 1900 fu approvato il progetto della nuova stazione di San Valentino, inaugurata nel 1904. Nel 1936 grazie all'allora vescovo della Diocesi Sarno-Cava, il mons. Pasquale dell'Isola, la città di San Valentino Torio detiene alcune reliquie del Santo Patrono degli Innamorati, ed è a partire da questa data che San Valentino viene proclamato Santo Patrono del Comune di San Valentino Torio. Chiesa di San Giacomo Maggiore (1700 circa), principale edificio religioso del paese, venne realizzato sul terreno di una preesistente chiesa originaria del 1511 ed abbattuta a seguito di un accordo fra il governo locale dell'epoca, del feudatario e della diocesi di Sarno. Essa fu realizzata lontano dall'abitato di San Valentino, in una zona detta "Starza di San Giacomo" e fu concepita a tre navate, disposte nel senso est-ovest, con tre ingressi che guardavano verso il paese e, cioè, verso occidente. All'interno di essa è presente il "Trittico di S.Giacomo" (olio su tavola), opera del pittore Andrea Sabatini, che risale agli inizi del secondo decennio del XVI secolo (intorno al 1520). La splendida gradinata in blocchi di piperno, disposti a coda di pavone, davanti alla Chiesa, venne eretta tra il 1804 e il 1813. Chiesa della Consolazione Chiesa Santa Maria delle Grazie (XVII secolo) Torre orologiaia Palazzo Formosa Il grafico sottostante riporta l'evoluzione demografica del Comune di San Valentino Torio (compresi i territori di Casatori e Sciulia). Abitanti censiti Il vernacolo parlato dagli abitanti di San Valentino Torio mostra molte affinità con il napoletano, distinguendosi dalla parlata del capoluogo provinciale Salerno per alcune sottigliezze come l'uso di articoli determinativi differenti, che risultano essere gli stessi utilizzati a Napoli: "Il" e "Lo" nel vernacolo valentinese, come in quello napoletano, diventano 'O (es.: o scarrafone, tradotto: "lo scarafaggio", oppure o pummarulino, tradotto: "il pomodorino"), mentre nella parlata salernitana diventano "'U" ('u pummarulino, 'u scarrafone); "Gli", "I" e "Le" nel vernacolo valentinese, come in quello napoletano, diventano "'E" (es.: e percoche, tradotto: "le pesche", e puparuole, tradotto: "i peperoni"), mentre nella parlata salernitana diventano "'I" ('i percoche, 'i puparuole...). A San Valentino Torio è possibile trovare ogni genere di prodotto agroalimentare della Campania, come ad esempio la mozzarella di bufala, il babà, la pizza napoletana, la pastiera, la sfogliatella, 'O pere e 'o musso. È possibile trovare anche prodotti a diffusione limitata in alcune aree specifiche della Campania, come: 'A purpetta e pastenaca, un particolare tipo di polpetta, con una ricetta particolare, la cui caratteristica principale risiede nella presenza delle "pastenache" (carote) messe al posto della carne. Cipollotto Nocerino, particolare tipo di cipolla a marchio DOP diffuso nell'Agro nocerino sarnese; Pomodoro San Marzano, pomodoro lungo (a forma di lampadina) di origine protetta diffuso in alcune aree del salernitano e del napoletano. San Valentino Torio, come recita lo statuto comunale, ha due frazioni: Casatori e Sciulia. L'economia del paese si basa sulla sua produzione agricola (ortaggi e pomodoro San Marzano), che viene esportata in tutto il territorio. Esistono anche realtà industriali di conserve di pomodoro. San Valentino si trova a metà strada tra Salerno e Napoli, e per tale motivo è coperto sia dalla rete ferroviaria della Circumvesuviana che consente di raggiungere buona parte delle città della confinante città metropolitana di Napoli, sia dalla linee del servizio autobus della rete CSTP, la quale permette di raggiungere alcuni territori dell'agro nocerino sarnese come Sarno, San Marzano, Pagani, la Stazione di Nocera Inferiore e l'Università degli Studi di Salerno. Dalle fermate di Pagani e Nocera è possibile inoltre usufruire di ulteriori linee CSTP per raggiungere altri luoghi del salernitano. La stazione di San Valentino Torio è stata inaugurata nel 1904, ed è composta da due binari situati sulla linea principale Napoli-Ottaviano-Sarno. Questa stazione consente di raggiungere Napoli. Strada Regionale 367/a Innesto SS 18-S.Marzano-S.Valentino Torio. Strada Provinciale 6 Nocera Inferiore-Sarno. Strada Provinciale 102 San Valentino Torio-Casatori. Strada Provinciale 152 S.Valentino Torio-confine di Striano. Strada Provinciale 298 Casatori-Ponte Migliaro. Sindaci durante il periodo del Viceregno Sindaci durante il Regno delle Due Sicilie Sindaci durante il Regno delle Due Sicilie Sindaci durante il Regno d'Italia Podestà Sindaci durante la Repubblica La gestione del ciclo dell'acqua è affidato all'ATO 3 Sarnese Vesuviano. Il 31 ottobre 2018, il sindaco ing. Michele Strianese viene eletto presidente della provincia di Salerno, con oltre il 70% dei voti. La cittadina di San Valentino Torio conta alcune società sportive dilettantistiche come: ASD San Valentino 1975, società calcistica fondata nel 1975, i suoi colori sociali sono il giallo e il rosso. Nella stagione 2023-2024 milita nel campionato di Promozione Campania - Girone B, disputando le gare casalinghe nello "Stadio Comunale Giovanni Vastola". Atletico San Valentino Torio, fondata nel 2017, i cui colori sociali sono il bianco, il rosso e il blu. Milita nel campionato di Seconda Categoria Campania - Girone F, disputando le gare casalinghe nello "Stadio Comunale Giovanni Vastola". Toria Scuola Calcio, società calcistica impegnata nell'attività di scuola calcio, fondata nel 2008; i suoi colori sociali sono il rosso e il blu, e sullo stemma è disegnata una leonessa. Shirai Club San Valentino, società dilettantistica a carattere polisportivo, la cui sezione principale è il karate, disciplina in cui alcuni sportivi locali hanno ottenuto diverse volte il titolo di Campione d'Italia (specialità kumite). Salvatore Silvestri, Dal Balentino del Codex Diplomaticus Cavensis al San Valentino Torio del Decreto di Vittorio Emanuele II, Editrice Gaia 2006, ISBN 88-89821-14-0 Franco Pastore, San Marzano nella Pianura Campana , pag.24, Editrice Palladio, Salerno 1983, cod. IT\ICCU\CFI\0032994. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Valentino Torio Sito ufficiale, su comune.sanvalentinotorio.sa.it. San Valentino Tòrio, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa della Madonna della Pace (Angri)
Chiesa della Madonna della Pace (Angri)

La chiesa della Madonna della Pace è una chiesa che si trova ad Angri, nella provincia di Salerno. La chiesa viene chiamata anche Regina Pacis, perché venne fatta erigere come ringraziamento dei cittadini di Angri verso la Madonna per la fine della prima guerra mondiale. La chiesa venne edificata dopo la creazione di un'edicola votiva con una statua della Madonnina, ad opera di don Vincenzo del Pezzo, reduce del primo conflitto mondiale e nipote di sant'Alfonso Maria Fusco. Molti abitanti del posto vollero la creazione di questa chiesa anche perché in quella zona di Angri non ne esistevano altre e si trovava molto distante dalle altre chiese del centro cittadino. Tra il 1923 e il 1925 al posto dell'edicola votiva venne eretta la nuova chiesa, grazie alle offerte dei cittadini angresi e all'aiuto degli abitanti, soprattutto della zona locale. Fu consacrata nel 1926 dall'allora monsignor Romeo e divenne parrocchia ufficialmente il 5 aprile del 1953, su ordinazione ecclesiale del vescovo Fortunato Zoppas. La chiesa sorge su una piccola piazzetta che prende il suo nome. Sulla facciata della chiesa si legge la scritta Reginae Pacis Dicatum (Dedicato alla Regina della Pace). La chiesa possiede un piccolo campanile, in alto a sinistra sulla facciata, sormontato da una piccola statua della Madonna. Sulla facciata è anche collocato un orologio e sopra di esso altre due campane. Sulla facciata della chiesa sono poste tre lapidi commemorative. Quella posta sopra il portone d'ingresso ricorda l'inizio dei lavori di fondazione. La lapide posta a sinistra del portone d'ingresso è stata affissa dal comune di Angri nel dicembre del 1975 a ricordo del suo fondatore, don Vincenzo Del Pezzo, nel ventesimo anno della sua morte ed è stata nuovamente ripristinata dai parenti del prete nell'ottobre del 2010. La lapide posta a destra del portone d'ingresso è stata collocata il 18 novembre 1987dopo il trigesimo della morte di don Alfonso Fiorelli, il secondo parroco della parrocchia che l'amministrò per ben 36 anni fino alla sua morte. Successivamente alla morte di questo priore, la chiesa venne retta dal fratello di don Alfonso, don Giacomo Fiorelli, il quale rimase in carica come sacerdote fino alla sua morte, nell'ottobre del 2000. A succedergli fu don Romualdo Calcìde il 17 dicembre 2000. L'interno della chiesa è formato da un unico ambiente quadrangolare con un altare maggiore. Al suo ingresso, sulla destra, vi è una porta che permette di accedere al piano superiore dove c'è un soppalco, nella sua parte frontale al centro invece è allocata in una nicchia una statua della Madonna con il bambino Gesù, chiamata anch'essa come la chiesa, Madonna della Pace. La statua della Madonna della Pace è stata portata via dalla chiesa poiché oggetto di restauro, dal 5 settembre al 24 dicembre del 2019 dopodiché, nel giorno del rientro in chiesa, è stata fatta una piccola processione per le strade limitrofe della chiesa prima di essere riposta nella sua nicchia. Un crocefisso ligneo di piccole dimensioni è conservato vicino all'altare maggiore. Si trovano inoltre nella chiesa una statua moderna diSant'Isidoro l'agricoltore e una tela rappresentante Sant'Alfonso Maria Fusco in abiti canonici, riproduzione parziale dell'originale del pittore Salvatore Seme del 2014. La chiesa è decorata con affreschi novecenteschi fatti realizzare durante i lavori di fondazione dell'edificio. I dipinti a pian terreno sono realizzati in quest'ordine: lungo la parete di sinistra, dall'ingresso fino all'altare maggiore ci sono tre dipinti che raffigurano San Gerardo Maiella, Gesù e San Pasquale Baylon; lungo la parete di destra, dall'ingresso fino all'altare maggiore ci sono altri quattro dipinti che raffigurano: San Vincenzo Ferrer, Sant'Antonio di Padova, Sant'Anna e san Gioacchino e San Domenico di Guzmán. Sul soffitto della chiesa, a partire dall'ingresso, sono raffigurati in affreschi murali: Santa Cecilia in paradiso, una Battaglia della prima guerra mondiale vinta dall'esercito italiano con angeli protettori, dedicata al parroco don Giacomo Fiorelli, e la Beata Vergine Maria assunta in cielo, tra gli angeli. Sulle pareti tra le finestre sono stati raffigurati i quattro evangelisti. Tutti i dipinti e i vari affreschi presenti nella chiesa sono stati restaurati nell'anno 2015. Festa di Sant'Isidoro l'agricoltore Ogni 15 maggio viene celebrata la memoria liturgica di sant'Isidoro oltre alla festa del casale che inizia 3 giorni prima. Durante la settimana della festività di sant'Isidoro, la sua statua viene esposta alla sinistra dell'altare maggiore. Nel primo giorno dopo la santa messa serale c'è anche la distribuzione dei "tagliolini di Sant'Isidoro", nel secondo giorno, sempre dopo la messa serale, c'è la consacrazione delle famiglie a Sant'Isidoro e alla Beata Vergine Maria, nel terzo giorno infine sempre dopo la Santa Messa serale, c'è la distribuzione del pane benedetto alle famiglie. Festa della Madonna della Pace Circa una settimana prima dell'otto settembre viene esposta la statua della Madonna della Pace presso l'altare maggiore della chiesa omologa. Nella domenica di questa settimana viene poi celebrata la natività della Beata Vergine Maria con una processione nel quartiere della chiesa. La processione si svolge in genere la domenica in cui cade la festività ed inizia dopo la prima e prestatissima messa mattutina svolta all'interno della chiesa omologa. Successivamente la statua della Madonna della Pace viene trasportata all'esterno della chiesa e portata su un supporto ligneo e mantenuta tramite appoggi resistenti da alcuni volontari. La processione mattutina viene effettuata in questo modo finché, non vengono liberate delle colombe (simbolo della pace), prima dello spostamento della statua su un camioncino che la porterà prima fra le zone limitrofe dove, verrà fermato il camioncino per la benedizione verso i fedeli e successivamente nelle campagne limitrofe da cui farà ritorno in chiesa per essere esposta presso l'altare maggiore solo dopo una processione solenne che avviene solitamente in tarda serata. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Madonna della Pace Chiesa della Madonna della Pace, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Chiesa di San Benedetto (Angri)
Chiesa di San Benedetto (Angri)

La chiesa di San Benedetto è un edificio religioso cattolico che sorge nel comune di Angri, in provincia di Salerno. Rientra nella diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Eretta nel VII secolo, è la più antica chiesa della città. Le prime notizie della fondazione della chiesa di San Benedetto e del circondario Secondo le fonti ufficiali, la chiesa risale al VII secolo. Inoltre, prima dell'anno 800, fu presente nella zona limitrofa la borgata dei Casamabile o Casamaurese, fondata in maniera quasi coeva alla chiesa. Dagli archivi storici diocesani si sa solo che questa borgata si estendeva lungo la foce del Sarno ma, non si è riuscito a rintracciare esattamente né il nome esatto e né il luogo preciso dove si trovava. Nello stesso periodo della fondazione della chiesa arrivò anche un certo Ardingon e, secondo alcune fonti era normanno, il quale risiedette prima a Salerno (allora capitale del regno normanno in Italia del sud) e successivamente ad Angri, nei pressi della chiesa. Stando ad una parte di un documento, il n° XXXV-40 e della n° XXV, quest'ultimo della quinta edizione, del Codice Diplomatico Cavese, del marzo del 1042, dove viene indicato che la fondazione della chiesa venne effettuata durante l'anno 850, dopo che un terreno confinante con l'edificio venne fatto affittare dal suo proprietario di Roberto Mostazza figlio di Guglielmo Normanno ad un certo Pietro Ardingo. Si legge inoltre nel documento che questo appezzamento di terreno era chiamato Pratello (situato nel casale dei Giudici) e si trovava all'epoca in una zona boschiva (all'epoca non c'erano molte case nei paraggi), confinante con la parte occidentale della chiesa di San Benedetto. Dopo tale insediamento da parte di Ardingon, al rione gli venne cambiato il nome con il suo, infatti tale borgo venne e si chiama tuttora borgo Ardinghi. Altre fonti riguardanti la fondazione della chiesa Secondo alcune fonti, la chiesa fu fondata dal prete Giovanni de Miro nell'anno 1081, e stette sotto il dominio spirituale dell'abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni fino al 1216 (nei registri dell'abbazia di Cava De' Tirreni risulta fino al 1217). Un'altra notizia riguardante sempre il sacerdote Giovanni de Miro, indica che egli fondò nel 1181 (ovvero esattamente 100 anni dopo), sempre nella città di Angri, un'altra chiesa, dedicata però a sant'Angelo (san Michele arcangelo), che oggigiorno è l'attuale collegiata di san Giovanni Battista. Tali fonti non fanno chiarezza sul sacerdote fondatore di entrambe le chiese in un periodo di tempo così lungo, ma è molto probabile che entrambi i chierici fossero stati zio e nipote appartenenti a un medesimo casato della città e aventi anche lo stesso nome. Nel 1308 si evince che nelle Rationes decimarum (in italiano Raccolta delle decime) descritte in un registro ecclesiale, un abate, un certo Simon Paganus, avesse un obbligo di un'oncia per alcune chiese dell'agro nocerino-sarnese, tra le quali compare anche la chiesa di San Benedetto di Angri. Nella inquisitio castri Nucerie et eius casalium (in italiano Nocera, l'indagine del castello e dei suoi casali), in un suo documento del 1309, concernente un'indagine sulle proprietà dell'allora Nocera dei Pagani (l'attuale Nocera Inferiore) e delle città limitrofe, viene riportato che sempre l'abate Simon Paganus, per le chiese che egli sovrintendeva, doveva pagare 10 once, tra cui di nuovo anche la chiesa di San Benedetto di Angri. Risultano delle notizie sbagliate pervenute fino ai giorni nostri, per quanto riguarda la data di fondazione della chiesa, la quale risalirebbe al 1401. In verità, in quell'anno essa non venne fondata, ma fu portata a rango di rettoria curata (poiché pur trovandosi in un territorio parrocchiale, non svolgeva funzioni di parrocchia e dipendeva dalla chiesa parrocchiale del luogo, ovvero la Santissima Annunziata di Angri, per quanto riguardava le questioni canoniche e le direttive pastorali). Ancora un'altra fonte, vede il nascere della chiesa nel XV secolo per opera di un certo G.G. De Rinaldo e che la chiesa all'epoca fruttava 300 ducati l'anno. Le prime ristrutturazioni La chiesa venne fatta restaurare e ampliare una prima volta in stile barocco nel 1786 dalla nobile famiglia angrese De Filippis; in questi primi lavori di restauro e ampliamento venne creata la cancellata che esiste tuttora e che divide la parte del cortile interno della chiesa con la strada esterna di via Ardinghi. Durante questi lavori di restauro vennero riscoperti sotto al pavimento delle opere artistiche. Sfortunatamente però, durante i lavori di restaurazione della chiesa, il polittico fu danneggiato nelle figure di san Giovanni Battista e nel piede sinistro di san Sebastiano. La perdita della sede parrocchiale Nel 1847 la sede parrocchiale della chiesa venne parzialmente trasferita alla chiesa della Santissima Annunziata di Angri. L'11 ottobre del 1986 la sede parrocchiale della chiesa venne definitivamente trasferita a quella della chiesa dell'Annunziata. Le nuove ristrutturazioni e i lavori di ampliamento della chiesa La chiesa è stata chiusa per circa un anno e mezzo alle celebrazioni liturgiche perché si procedette a dei lavori di ristrutturazione interni e di ampliamento del piazzale circostante dall'anno 1999 fino al 2002. I lavori vennero fatti eseguire su volontà del sacerdote angrese don Bellino di Lieto e dei fedeli della parrocchia della Santissima Annunziata di Angri. Furti in chiesa Il polittico della chiesa fu trafugato per due volte dai ladri nei primi anni del XXI secolo; durante l'ultimo furto inoltre venne spaccato in tre parti per permettere ai malviventi di rubarlo. Le forze dell'ordine sono riuscite però sempre a ritrovarlo e a riportarlo nuovamente nella chiesa dopo un opportuno riassestamento e restauro. Inoltre dietro al polittico sono state aggiunte delle basi di legno in supporto dell'opera artistica. Attualmente è di nuovo esposto al pubblico ma necessita di ulteriori restauri. Festività di San Benedetto da Norcia La festività di San Benedetto da Norcia è stata molto sentita e praticata nel corso dei secoli dai fedeli del rione. Ogni 11 luglio viene celebrata la festa della traslazione del corpo di san Benedetto da Norcia, che tra l'altro è anche un santo patrono cattolico d'Europa. La festività viene celebrata con la consueta messa mattutina con ringraziamento al santo. L'ubicazione della chiesa e la sua composizione esterna La chiesa sorge in uno dei due più antichi nuclei abitativi di Angri, in via Ardinghi. Le dimensioni iniziali di fondazione della chiesa erano più piccole di come le si possono osservare oggi. Nel 1786, durante la prima ristrutturazione e ampliamento dell'edificio, venne spostato l'ingresso da ovest ad est, dopodiché vennero create sulla nuova facciata tre finestre di forma circolare, due poste ai lati e una sopra al portone d'ingresso. Venne inoltre aggiunto un piccolo campanile. Prima del XX secolo vi era un piccolo cortile della chiesa non chiuso tra le case e le terre dei cittadini confinanti, ma successivamente vennero create delle mura e una cancellata che chiudeva la chiesa dalla strada esterna. Sempre nello stesso secolo venne annessa parzialmente ad un'abitazione privata riconvertita poi in magazzino. Tra gli anni 1999-2002 la struttura ha subito un nuovo e più profondo intervento di ristrutturazione ed ampliamento sia interno che esterno; in questa occasione è stata inserita una fontana metallica. È da ricordare che negli ultimi lavori è stata apposta una lapide marmorea fuori dalla chiesa e una anche al suo interno, nelle quali si ricordano il monsignor Bellino di Lieto e il vescovo Gioacchino Illiano come promotori dei lavori avvenuti in quegli anni, insieme al provveditorato regionale campano per le opere pubbliche e tutti i cittadini angresi che sostennero parte della cifra dalla ristrutturazioni: queste lapidi sono state realizzate con i marmi ritrovati nella chiesa. Appena sopra la lapide è presente un supporto metallico per la piccola bandiera che viene aggiunta solo durante le festività del borgo e della ricorrenza della nascita di san Benedetto da Norcia. Opere artistiche conservate all'esterno Sopra la fontana metallica vi è raffigurata una croce in un cerchio bianco, aggiunte entrambe nell'ultimo intervento. Sempre nel cortile antistante la chiesa e dopo essere stati fatti dei lavori di ampliamento del sagrato, vi è stata collocata una statua in metallo posta dirimpetto e nei pressi dell'ingresso del cortile dov'essa è ubicata la chiesa. La statua è stata affissa durante il grande giubileo del 2000. Essa ha una lapide ferrea posta nella parte frontale del piedistallo, nella quale vi è scritto che il popolo di Angri ringrazia san Benedetto da Norcia per la sua protezione secolare. La statua rappresenta San Benedetto da Norcia con la pastorale impugnata nella mano sinistra e con la destra in atto di benedizione verso il popolo che arriva in chiesa, per terra alla sua destra è presente un corvo su un libro che ha nel suo becco un pezzo di pane, sta a indicare un miracolo nel quale questo animale avvertì il santo del cibo avvelenato con cui il monaco Fiorenzo tentò di assassinarlo. Invece, sempre per terra, alla sua sinistra è presente una mitra poggiata su altri due libri appartenuta al santo. La mitra e i libri stanno a significare che egli fu anche vescovo della sua primitiva comunità fondata da lui stesso a Montecassino dove risiedette gran parte della sua vita. Composizione interna della chiesa Il portone d'ingresso della chiesa è fissato su delle pietre in bugnato di piperno, ricavate dall'ingresso del cortile principale durante la seconda ristrutturazione. Attualmente la chiesa si trova in posizione sopraelevata rispetto a quella preesistente perché, vi si è costruito sopra dopo i primi lavori di restauro. Inoltre, i resti della chiesa sono attualmente visibili da un vetro protettivo posto ai piedi di un'antica colonna presente al suo interno. L'interno dell'edificio si presenta con una ripartizione di tre navate nelle quali si possono ammirare ancora oggi le antiche colonne che reggevano il vecchio edificio e che ora sono inglobate all'interno delle nuove strutture architettoniche degli archi, aggiunte anch'esse nell'ultimo restauro. Le antiche colonne visibili all'interno della chiesa erano 4, altre 2 sono state aggiunte ultimamente, 3 solo visibili lungo la navata di sinistra vista dall'angolo dell'altare maggiore e 1 invece, è quella che si trova a sinistra dell'ingresso principale. Dopo il restauro degli anni 1999-2002, sotto la seconda colonna antica, alla destra dell'altare maggiore, è stato posto un doppio vetro protettivo con illuminazione azionabile in un interruttore li vicino, per permettere agli spettatori di poter osservare una piccola parte del sottosuolo e della colonna dell'antica chiesa. Nella navata di sinistra invece, sempre durante l'ultima ristrutturazione, vi è stata aggiunta un'inferriata con all'interno un sotto piano per permettere anche qui agli ospiti della chiesa di poter osservare il sottosuolo dell'antico edificio, si possono notare infatti alcuni antichi affreschi purtroppo rovinati dal primo restauro del 1786 e anche di quest'ultimo. L'altare maggiore è fatto interamente di bugnato di piperno e si presenta con 3 pietre. È stato aggiunto nel 2001 in sostituzione del precedente inoltre, anche il tabernacolo è stato sostituito da uno nuovo e sempre dopo i lavori di restaurazione. Dietro quest'altare vi era una piccola sagrestia dove il sacerdote vi si spogliava. Sopra la pala d'altare è presente una finestra rettangolare mentre, in fondo alla navata di sinistra e di destra sono presenti due finestrelle circolari. Sono state ristrutturate tutte e 3 nell'ultimo sopralluogo. In fondo alla navata vista alla sinistra dell'altare maggiore, vi è una piccola stanza della sagrestia dov'è presente una piccola finestra ed un bagno ristrutturati anch'essi durante gli ultimi lavori, appartenenti all'edificio limitrofo in precedenza e successivamente adibite alle nuove funzioni per la chiesa di San Benedetto. Nella zona del coro e dinanzi all'altare maggiore, la seconda lungo il transetto, sono stati aggiunte due mattonelle sempre nell'ultimo restauro, una semplice senza effigie in prossima del portone d'ingresso e un'altra piastrella in mosaico colorato con all'interno una riproduzione della croce di san Benedetto (o medaglia di San Benedetto), in sostituzione degli antichi tombini che davano accesso al putridarium (scolatoio), scoperto durante gli ultimi sopralluoghi. Esso serviva come luogo atto a contenere i cadaveri dei fedeli e dei chierici della parrocchia e al suo interno si sono trovate anche le ossa degli antichi abiti del luogo. La piastrella della croce di san Benedetto ha una scritta al suo interno in latino crux patris Benedicti (la croce del padre Benedetto). Intorno alla croce ci sono delle lettere C, S, P, B stanno a significare anche loro che quella è la croce del santo padre Benedetto e infine, lungo il cerchio che chiude la croce vi è un'altra scritta sempre in latino col motto dei monaci benedettini ora et labora (prega e lavora). Anche le statue della Madonna e di san Giuseppe presenti da secoli in chiesa sono state restaurate durante l'ultimo restauro. Quando la pala d'altare venne restaurata nel 2002, si è voluto ricordare tale evento e i suoi promotori, con una scritta incisa al disotto delle raffigurazioni, nella quale compaiono il nome del monsignor. Bellino di Lieto e di Jovane Orlando, oltre all'anno del restauro. Durante gli ultimi lavori, il soffitto interno è stato completamente rifatto e sono state collocate delle travi in legno a vista dove sono presenti 4 finestre rettangolari ristrutturate nell'ultimo restauro. Sono stati aggiunti nella navata alla sinistra dall'altare maggiore andando verso la porta d'ingresso e lungo le pareti, un quadro della Madonna di Pompei e una lapide marmorea con scritte in latino nella quale vi è scritto che il reverendissimo rettore della chiesa, il sacerdote Andrea S. Forino, che l'amministrò durante il difficile anno del 1796 (anno dell'invasione delle truppe Napoleoniche nel regno di Napoli). Lungo la parete opposta, andando dall'altare maggiore vi sono il polittico, un altro quadro della Madonna che è quello delle Lacrime e un'altra lapide marmorea nella quale si ricordano anche qui, tutti coloro che contribuirono nel restauro della chiesa. Opere artistiche conservate al suo interno La più antica opera artistica custodita all'interno della chiesa è un politico attribuito al pittore italiano Cristoforo Scacco di Verona e datata l'anno 1503. Esso raffigura la Madonna seduta, con due angeli in miniatura che le pongono una corona reale sul capo, e Gesù Bambino posto sulle sue ginocchia che impugna nella mano destra una palma portandosela dietro alla spalla destra mentre su una sua spalla vi è poggiato un cardellino. Alla loro destra sono raffigurati in piedi l'apostolo san Pietro, avente tra le mani le chiavi del Regno dei Cieli e un libro rosso e san Giovanni Battista, mentre a sinistra vi sono sempre in piedi san Benedetto da Norcia con un pastorale nella mano destra e un libro rosso nella sinistra e san Sebastiano martirizzato ad una colonna con delle frecce. L'immagine della Madonna presente nell'opera viene chiamata Madonna della Provvidenza, dagli abitanti del rione Ardinghi, quando fu ultimata. La pala d'altare è stata dipinta sul muro situata sopra l'altare maggiore della chiesa tra gli anni 1999-2002 e riporta il nome del sacerdote che fece iniziare i lavori don Bellino Di Lieto e di Jovine Orlando che seguirono questi lavori. Questa pala d'altare presente nell'abside è una riproduzione originale e fedele del polittico. Nella navata alla destra dell'altare maggiore, è custodita in una nicchia e all'interno di una teca di vetro, una statua in cartapesta di dimensioni umane della Madonna, mentre nella navata alla sinistra dell'altare maggiore, vi è un'altra teca di vetro contenente la statua di san Giuseppe sempre di dimensioni umane, che tiene in braccio Gesù Bambino, entrambe le statue risalgono al XIX secolo, gli autori non sono stati rintracciati. Nella navata alla sinistra dell'altare maggiore, accanto alla lapide marmorea che ricorda l'anno 1796, è stato posto dopo il secondo restauro della chiesa, un dipinto della Madonna col Bambino fatto realizzato con la tecnica dell'olio su tela e attribuito al celebre artista locale Mario Carotenuto. Esso è datato inizio XXI secolo e rappresenta Maria e il Bambino Gesù fra le sue braccia. Questo dipinto, è stato poi incorniciato nuovamente e sono stati incastonati dei filamenti di metallo di colore giallo e brillanti per creare due corone reali poste sul capo della Madonna e di Gesù, insieme a 4 stelle e poste sul capo della Vergine ed una collana fatta con la stessa tecnica. Al disotto di tale quadro, è stato posto anche un rosario di colore rosso di grosse dimensioni, avente uno stemma metallico, raffigurante la croce di san Benedetto da Norcia. È stata posta infine sempre nella chiesa e in tempi molto recenti una croce lignea di piccole dimensioni inserita in una supporto di pietra, rappresentante la crocifissine di Gesù, dal fedele Vincenzo Del Sorbo, cittadino e promotore privato della seconda ristrutturazione della chiesa. Don Bellino Di Lieto, Da San Benedetto alla Santissima Annunziata - Dieci secoli di Storia di una Parrocchia in Angri, Prefazione del professor Giovanni Vitolo, Napoli (NA), Arte Tipografica, giugno 2000. Vincenzo Orlando e Mariarosaria Orlando, Angri Sacra-Ricerche storiche sulle chiese, Prefazione di Angelo Villani, Angri (SA), Centro Iniziative Culturali, 2008, ISBN 88-901861-3-5. Angri Regno normanno San Benedetto da Norcia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Benedetto da Norcia (Angri) Chiesa di San Benedetto (Angri), su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Longola
Longola

Longola è un'area archeologica situata a Poggiomarino, nella città metropolitana di Napoli, nella valle del Sarno, ad est del Vesuvio. Gli scavi hanno messo alla luce un villaggio dell'età del bronzo, costruito su degli isolotti artificiali affiancati da canali navigabili in un'area paludosa. L'ambiente anaerobico ha permesso agli archeologi di ritrovare l'intera struttura degli isolotti e alcune piroghe in legno in un ottimo stato di conservazione. Dal febbraio 2018, il Parco Archeo-Fluviale di Longola è visitabile, che ospita una ricostruzione di alcune capanne protostoriche del villaggio protostorico della popolazione dei Sarrasti. Gli importanti resti archeologici, sottoposti a intense campagne di scavo dal 2001, rivelarono una stratificazione di costruzioni, capanne e aree artigianali, appartenenti ad un periodo storico che interessa l'età del bronzo. Tra i resti più significativi sono da segnalare la struttura lignea degli isolotti artificiali, così come tre piroghe tagliate in tronchi d'albero perfettamente conservate. Come spesso accade, il sito fu scoperto per puro caso. Nel novembre del 2000, in diverse discariche, fra cui nei comuni di Sarno e di San Valentino Torio furono individuati cumuli di terreno di scarto ricchi di resti ceramici, faunistici e lignei, di epoca protostorica e di conseguenza fu avvisata la Soprintendenza archeologica di Pompei (oggi Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei) che subito avviò un'indagine. Arrivò sul posto la prof.ssa Claude Albore Livadie, direttore di Ricerca presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (CNRS), la quale indagò sulla provenienza del terreno portato come rifiuto scoprendo che proveniva dalla vicina località Longola di Poggiomarino, dove si stava scavando una vasca per la costruzione di un depuratore del fiume Sarno. I lavori furono immediatamente sospesi dalla Soprintendenza e fra dicembre 2000 e gennaio del 2001 fu istituito un team di archeologi sotto la direzione della stessa Claude Albore Livadie per effettuare il primo saggio di scavo. Durante i saggi furono portati alla luce dei reperti di straordinaria importanza e una serie di abitati, sovrapposti l'uno all'altro, databili dal Tardo Bronzo (1000 a.C. circa) fino agli inizi del VI sec. a.C. attribuiti al popolo dei Sarrasti. La scoperta fu di grande importanza in quanto per la prima volta in Campania erano stati rinvenuti insediamenti di tale continuità e collocabili in una linea temporale così estesa: grazie a ciò fu possibile colmare la lacuna conoscitiva tra le fasi dell'età del Bronzo e la fondazione di Pompei. L'insediamento, che avrebbe avuto probabilmente la funzione di porto fluviale sulle rive del fiume Sarno, era caratterizzato da tanti piccoli isolotti sostenuti da robusti tronchi di quercia piantati nel fondale melmoso in modo da consolidarlo. I bordi erano raffortati da pali e paletti infitti verticalmente (successivamente sostituiti da travi squadrate) formando così una rete di canali navigabili. Il legno portato alla luce era in eccellente stato di conservazione e furono rinvenuti resti di capanne e di alcune imbarcazioni. Dal ritrovamento di resti paleobotanici e paleofaunistici fu possibile ricostruire il contesto ambientale caratterizzato dalla presenza di boschi di querce e di abbondante fauna anche selvatica quali cinghiali, orsi, caprioli, cervi ecc. Il tipo di insediamento dimostra che gli abitanti del luogo avevano una buona conoscenza di ingegneria idraulica e una conoscenza dei materiali utilizzabili per costruire le abitazioni: la superficie degli isolotti era stata bonificata e rialzata varie volte durante il corso dei secoli utilizzando tecniche diverse. Per giunta, il rinvenimento di numerosi oggetti semilavorati di uso comune e i relativi scarti di lavorazione quali bronzo, ferro, ambra e pasta vitrea, confermava l'attitudine di questa comunità nella lavorazione di tali materiali e allo scambio di beni di prestigio. Gli studiosi ipotizzano che la zona venne abbandonato a causa di un'alluvione avvenuta all'inizio del VI sec. a.C. e che proprio da questa migrazione unita a quella degli abitanti della valle superiore del Sarno potrebbero essere nate due importanti città della Valle del Sarno: Pompei e Nuceria. Il 17 gennaio 2012 ci fu una conferenza fra il sindaco Leo Annunziata e i rappresentanti dei vari organi competenti, quali Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Pompei, Ministero dei beni culturali, il gruppo archeologico "Terramare 3000" e l'Assessorato regionale ai lavori pubblici. Dal dibattito emerse che a causa della mancanza di fondi per bonificare la zona e portare a termine gli scavi, l'unica soluzione per evitare il deterioramento del villaggio portato alla luce, era quella di ricoprire tutto con l'argilla e di valorizzare il sito con la realizzazione di un parco archeologico sperimentale. Il 20 maggio 2014, venne presentato il progetto di valorizzazione degli scavi denominato Sito Archeo-Fluviale di Longola. I lavori iniziarono il 28 luglio dello stesso anno. Il 2 maggio 2016, il comune di Poggiomarino, pubblica un video sul portale YouTube, che viene poi condiviso su vari Social, per mostrare lo stato di avanzamento della dei lavori relativi alla realizzazione del parco Archeo-Naturalistico di Longola, evidenziando che la percentuale dei lavori fatti era all' 80%.I lavori giungono al termine il 31 marzo 2017. Il bando di gara per l’appalto di esecuzione dei lavori di realizzazione del parco venne pubblicato il 29 gennaio 2015. Il 20 settembre 2017 venne pubblicato il bando di gara per la concessione dei servizi integrati di gestione del Parco Archeologico-Naturalistico che alla scadenza del 6 novembre 2017 non ebbe nessun riscontro. Il 10 febbraio 2018 il parco viene inaugurato, in presenza delle autorità. Il progetto si sviluppa in un'area di circa 30000 m² intorno all'area degli scavi che resta di competenza esclusiva della soprintendenza. Prevede l'ingresso dall'area ovest del sito e (procedendo lungo il percorso in senso antiorario, nell'ordine): un'area di accoglienza e parcheggio, una struttura per spettacoli all'aperto, punti di ristoro e servizi, una vasca per la fitodepurazione, aree giochi, orti, laboratori, serre e spazi per le attività didattiche all'aperto, un padiglione per l'osservazione di uccelli e un'aula multimediale. L'area più interessante si trova a est del sito, dove è ricostruito un vero e proprio villaggio lacustre con la riproduzione fedele delle capanne preistoriche e del sistema di isolotti e paludi così come erano al tempo dei Sarrasti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Longola di Poggiomarino Sito ufficiale, su longola.it.

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Angri)
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Angri)

La Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria è un edificio religioso della città di Angri. La collegiata sorge in piazza Don Enrico Smaldone, ex piazza Trivio. Non si conosce l'anno preciso di fondazione della chiesa ma le prime notizie risalgono al XV secolo. Era risaputo che esisteva un oratorio chiamato con il nome spogliaturo (spogliatoio), dove i confratelli della congrega si cambiavano d'abito per le celebrazioni delle messe. Sempre nel XV secolo i confratelli della congrega fondarono il primo ospedale dell'agro nocerino-sarnese, per ricoverare e curare i poveri e gli ammalati bisogni del città e dei dintorni e anche per alloggiare i pellegrini. L'ospedale della congrega è stato operativo fino all'avvento della Repubblica Napoletana, agli inizi dell''800, poiché il governo della repubblica incamerò tutti i suoi beni. Nel Seicento la congrega istituì anche un monte di pietà che concedeva piccoli prestiti in denaro ai suoi confratelli e a chiunque si trovasse in difficoltà economiche. All'inizio della sua attività, il Monte di Pietà della congrega non richiedeva alcun interesse sul denaro prestato ai confratelli e ai bisognosi ma, poco tempo dopo, tutti i prestiti finanziati vennero corrisposti ad un moderato interesse. Grazie a tutti gli utili generati dalle sottoscrizioni dei richiedenti, nel 1685 si fondò un'istituzione, il Pio Monte dei Morti, per suffragare con celebrazioni di sante messe le anime dei morti. Alle ore 04:00 del mattino, del giorno 30 novembre del 2017, si staccò a causa del forte vento e del maltempo, una campana che si trovava all'interno del campanile, fortunatamente quando cadde non provocò vittime e né danni. Il giorno 7 maggio di mattina, è stata installata una nuova campana in sostituzione della precedente. Ogni 25 novembre si celebra la memoria liturgica di santa Caterina d'Alessandria e la festa nella piazza don Enrico Smaldone, attigua alla congrega. Angri; Santa Caterina d'Alessandria. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Caterina d'Alessandria Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Chiesa della Santissima Annunziata (Angri)
Chiesa della Santissima Annunziata (Angri)

La chiesa della Santissima Annunziata è una chiesa cattolica che sorge connessa all'ex convento dell''ordine dei frati predicatori domenicani, nei pressi della piazza omologa situata nella città di Angri. Il monastero della Santissima Annunziata si dice secondo alcune fonti, ritenute successivamente errate per una loro sbagliata interpretazione, che venne fondato il 26 luglio 1426, ma secondo la bolla di erezione ufficiale dell'edificio risulta fondato 10 anni dopo, ovvero il 26 luglio 1436. La chiesa della Santissima Annunziata venne fatta erigere il 26 luglio del 1436 dal conte Giovanni Zurolo signore dell'allora feudo della città di Angri. Il 12 maggio del 1954, verso le ore 14:00 di pomeriggio, in un cortile di via Tenente Fontanella, presso la famiglia Ferraioli, un'immaginetta sacra della Madonnina delle Lacrime appesa ad una parete del cortile si mise a piangere all'improvviso, la notizia si diffuse presto in tutta la città angrese e nei paesi limitrofi, si inneggiò subito al miracolo. Ci furono delle processioni negli anni a venire e nel portone nel quale ci fu il miracolo venne affissa una scritta al suo ingresso in ''AVE MARIA''. Dopo i restauri della chiesa della santissima Annunziata di Angri, del 2016, nel 2020, è stata posta l'immagine miracolosa della Madonnina su un altare minore vicino ad uno degli ingressi principali della chiesa. Secondo molti studiosi la facciata della chiesa della Santissima Annunziata, venne riprogettata dall'architetto e pittore Luigi Vanvitelli, nel secolo XVIII, più precisamente iniziate il 2 ottobre 1763, durante le quali vennero effettuate le ristrutturazioni sia a livello interno che esterno alla chiesa, oltre al rifacimento di alcune aree del convento domenicano limitrofo. Ciò si può evincere da un contratto reperito nell'archivio notarile di Salerno, stipulato in data 3 settembre 1764, tra il priore del monastero di quell'epoca il frate Michelangelo Carloi e i capi mastri che eseguiranno i lavori di restauro, oltre ad altri frati dello stesso monastero che furono lì da testimoni e in rappresentanza dell'atto. L'8 maggio 1851, giorno della supplica della Regina del Santo Rosario viene posta su una parete interna della chiesa una lapide marmorea interamente scritta in lingua latina per ricordare la dedizione alla chiesa della Santissima Annunziata. Una lapide è stata posta il giorno della ricorrenza della fondazione della chiesa della Santissima Annunziata, il 26 luglio 2004, su una delle pareti interne dell'atrio d'ingresso principale, una lapide commemorativa in marmo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Santissima Annunziata (Angri) Chiesa della Santissima Annunziata (Angri), su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.