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Sabbio Chiese

Pagine che utilizzano TimelinePagine che utilizzano collegamenti magici ISBNPagine con mappeSabbio ChieseSenza fonti - aprile 2022
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Sabbio Chiese
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Sabbio Chiese (Sàbio in dialetto bresciano) è un comune italiano di 4 045 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. Fanno parte del comune di Sabbio Chiese le frazioni di Sabbio Sopra, Clibbio e Pavone. Il comune appartiene alla Comunità montana della Valle Sabbia. Il comune di Sabbio Chiese si trova in provincia di Brescia, all'incirca a metà strada tra il lago di Garda ed il lago d'Idro. Si apre su una conca caratterizzata da terrazzamenti di sabbia e massi, trasportati dai ghiacciai, depositatisi ai due lati del fiume Chiese, che lo attraversa. Fino al 1616 era denominato semplicemente Sabbio, L'origine del nome deriva dal latino sabulum, sabbia. La specificazione si riferisce alla posizione del luogo sul fiume Chiese. Alcuni utensili in selce sono stati rinvenuti in contrada Pavone; oggetti del neolitico in grotte sul versante nord-ovest del Monte Selvapiana; una fibula in bronzo nel centro del paese. Di qui passarono Etruschi, Reti e Celti. Il paese divenne centro della dominazione romana nella valle; tale epoca è attestata da tre epigrafi catalogate da Theodor Mommsen e da alcune sepolture romano-barbariche sulla "Strada del Bosco" verso Odolo. La chiesa più antica sarebbe quella di Pavone, dedicata a San Giovanni Battista; è solo leggenda che qui fosse la prima pieve, trasferita poi a Provaglio per maggior sicurezza da alluvioni e invasioni. La Rocca ebbe un ruolo nel sistema difensivo della valle e fu coinvolta nei principali eventi, dal passaggio di Federico Barbarossa nel 1162 a quello di Federico II di Svevia nel 1238, fino a Mastino I della Scala e Bernabò Visconti (1362). Il riordinamento amministrativo visconteo (1385) collocò Sabbio nella quadra di Valle Sabbia; dopo il 1427 Venezia lo aggregò alla quadra di Montagna. Nella prima metà del '500 Sabbio assistette all'occupazione francese, seguita da una breve reggenza militare spagnola e dal passaggio dei lanzichenecchi, che spogliarono la parrocchiale di San Michele. Lo stemma del Comune è costituito da uno scudo appuntato detto sannitico, con pezza araldica campagna che occupa la parte inferiore a rappresentare un prato verde/giallo su cui insistono 10 covoni di fieno sormontati da un rastrello affiancato da due alabarde. Una corona araldica di comune sovrasta lo scudo mentre un ramo di ulivo ed un ramo di quercia, uniti da un nastro rosso, lo contornano a simboleggiare pace, forza e laboriosità. Il gonfalone è costituito da un drappo blu cobalto al cui centro campeggia lo stemma del Comune sovrastato dalla scritta “COMUNE DI SABBIO CHIESE” e contornato da un motivo floreale argenteo. Lo stemma del Comune di Sabbio Chiese, che è anche simbolo della Valle; venne ordinato nel 1909 al pittore Giovanni Vernini da Salò per la somma di 500 Lire. L'opera di restauro, fatta circa 20 anni fa, fu affidata ad Achille Lazzari. Al centro del paese, su una rupe di roccia dolomitica che si erge alcune decine di metri sopra il letto del fiume Vrenda, sorge la "Rocca". Dalla sommità dell'edificio, in posizione dominante sul resto del paese, con lo sguardo è possibile abbracciare gran parte della media Valle Sabbia. Elemento architettonico caratterizzante, l'edificio sorse tra il IX e il X secolo. Probabilmente in origine la "Rocca" era un semplice terrapieno protetto da palizzate che successivamente si trasformò in bastione o fortezza militare, destinato a dare rifugio ai sabbiensi contro le invasioni di passaggio così frequenti nel Medioevo. Tra il XII ed il XIII secolo, Sabbio Chiese e la Valle Sabbia sono teatro delle continue tensioni e scontri tra le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini. Il Vaglia riferisce che nel 1330 la Rocca venne occupata dai ghibellini di Mastino I della Scala, signore di Verona, ma le vicende belliche la restituirono presto ai guelfi comandati da Tebaldo Graziotti di Vestone. Successivamente, per tutto il 1400, Sabbio Chiese segue il destino dell'intera Valle ed assiste al conflitto ed alle lotte fra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, ed è periodicamente oggetto di tentativi di saccheggio a causa dell'incessante passaggio dei diversi eserciti. La Repubblica di Venezia, che ormai controlla la Valle Sabbia, decide la riorganizzazione del sistema difensivo dei propri territori. Alla fine del XV secolo i veneziani decidono di privilegiare la ristrutturazione ed il rinforzo della Rocca d'Anfo, decretando pertanto la fine della funzione militare e politica delle altre fortezze della Valle, tra cui la "Rocca". Inizia così la trasformazione della Rocca in santuario dedicato alla Beata Vergine del Campanile (1527) mentre nel 1588, con bolla pontificia, l'edificio viene eletto ad oratorio non consacrato. Anche se ha ormai terminato da secoli il suo compito di difesa ed è ormai trasformata in edificio di culto e di preghiera, ancora oggi è possibile identificare nell'architettura della Rocca alcune parti dell'originario bastione: ad esempio il massiccio portone d'accesso, con posto di guardia e feritoie, le imponenti colonne all'ingresso e parte della scalinata interna. All'attuale edificio si accede partendo dalla sottostante piazza Rocca. Si salgono i 107 scalini della scalinata e, attraversando alla sommità il massiccio portone militare, si accede al piccolo sagrato antistante la chiesa. All'inizio della scalinata da segnalare la cinquecentesca Chiesetta di San Pietro, in passato utilizzata come ospizio e poi scuola elementare. Nella roccia su cui sorge l'edificio sono stati scavati cunicoli sotterranei e prigioni. Successivamente nella prima metà del Cinquecento l'edificio fu risistemato e trasformato in oratorio. Dal sagrato posto in cima alla balza è possibile accedere alla chiesa oltrepassando il pesante portone che la cela. La struttura dell'edificio è estremamente originale e si articola in due chiese sovrapposte, entrambe dedicate all'Annunciazione. Nella chiesa inferiore, di forma decisamente irregolare, si trovano due altari, uno laterale ed un altro centrale, arricchiti da sculture lignee policrome, opera della bottega dei Boscaì, antichi e celebri intagliatori valsabbini. Sfortunatamente parte di questo patrimonio artistico venne gravemente danneggiato da un incendio scoppiato nel 1958. Nella cantoria in legno osserviamo tre immagini e fra queste la Maternità, che mostra sullo sfondo il paesaggio di Sabbio con la rocca. Dal fondo della navata e dal lato della sacrestia, attraverso due scale poste una a destra ed una a sinistra, è possibile salire fino alla parte superiore. Qui l'abside appare protetta da un cancello in ferro battuto che risale ai primi del Cinquecento. Nella nicchia da segnalare l'affresco della Vergine col Bambino, con ai lati quattro statue dei Profeti. Nel volto numerosi affreschi: Annunciazione, Visitazione, Incarnazione, Maternità, Morte di Maria. Alle pareti delle due navate riconosciamo ex voto cinquecenteschi ormai deteriorati, uno dei quali raffigura San Aio. Una porticina introduce al campanile, che verosimilmente nel passato fu torre di vedetta e venne eretto nel Cinquecento, quando già alloggiava un orologio. Il porticato esterno settecentesco, infine, è caratterizzato da colonne di marmo. Il museo si trova nella ex-chiesetta di S. Nicola da Tolentino, ai piedi del Santuario della Madonna della Rocca, ben visibile dalla Statale oltre il fiume Chiese. Nella navata sono disposti, secondo una progressione di aree a tema, gli oggetti relativi all'agricoltura, all'allevamento, alle arti tessili, ai mestieri del falegname, fabbro, calzolaio, macellaio, muratore, postino, stagnaro, oste, conciatore, apicoltore, etc. Una stanza a soppalco ospita gli oggetti tipici della vita domestica della famiglia contadina : utensili per cucinare e relativi al focolare, ed oggetti relativi alla camera da letto. Nel portico sottostante trovano posto altri strumenti dell'agricoltore ed un barroccino (calesse da passeggio), mentre in una stanza adiacente sono sistemati gli strumenti per la produzione casalinga del vino e dei latticini. Di grande interesse è la dimostrazione di lavorazione al telaio, da gomitoli di lana vengono creati coloratissimi tappeti, è previsto per il futuro la dimostrazione completa del ciclo della lavorazione della lana. Verso il 1000 si costruì una chiesa dedicata a S. Michele. La struttura della chiesa si presenta particolarmente ordinata ed equilibrata: nella facciata che segue lo schema a capanna del tetto (munita di contrafforti laterali, di un rosone e di un oculo tondo), si inserisce un portale cinquecentesco. Sulle pareti laterali vi sono dei contrafforti di pietra squadrata e si aprono finestre allungate, concluse in alto da archi inflessi. I contrafforti sono separati da due cornici che ribadiscono a breve distanza le normali conclusioni della bassa zoccolatura. Lo stile armonico e severo del romanico lombardo, sembra cessare con l'affermarsi della nuova architettura ‘sacra’ promossa dagli Ordini mendicanti, fiorita nel XIII secolo. Un modello semplice in apparenza, ad aula unica o a ‘sala’, derivato da influenze cistercensi, francesi e lombarde; architettura che si limita a riutilizzare strutture preesistenti. Uno stile che si rivelò dominante anche nei confronti delle successive realizzazioni tra il XIV e XV secolo. Diffusione che non espresse episodi architettonici esaltanti, tuttavia «significanti e paradigmatici nella comune voluta riduzione dell'architettura a funzione e struttura, nel superamento del complesso percorso simbolico dei ritmi icnografici e figurativi romanici, verso una spazialità chiara, immediata e non priva di enfasi scenica. Nel corpus delle chiese mendicanti questa. unità di concezione, che potremmo dire meta-architettonica, precede e in un certo senso supera la specificità delle scelte spaziali e formali. In altre parole le chiese mendicanti realizzano tipi e modelli precisi sulla base di una scelta, paradossalmente indifferente alla tipologia, nella quale prevale l'utilizzo dell'architettura come luogo e non più come simbolo». Temi più complessi sono nella zona absidale «ricavati però anch'essi, si può dire, dalla stessa tradizione artigianale e innestati in un insieme di convincente unità e coerenza. L'interno, purtroppo guastato da una decorazione recente, comporta una serie di cinque campate separate da quattro archi acuti sostenuti da semipilastri. L'imposta è segnata da una piccola cornice. Il profondo coro strutturato in una volta a vela, collegato attraverso una fitta seria di «unghie» ad un sistema di pilastrini che fanno da tramite alla cornice d'imposta, rappresenta probabilmente la fase terminale della costruzione, con mezzi che si possono dire, per questo periferico angolo della provincia, ‘rinascimentali’». Sulle quadrelle del soffitto è stata più volte segnata la data 1548, sotto la cornice esterna in granito dell'abside centrale si legge 1549, quasi alla base della conchiglia decorativa dell'abside minore a destra è scritto 1551. Queste date segnano alcune fasi della ricostruzione della chiesa, notizia confermata anche dall'indicazione 1482 figurante sotto al deposito degli olii santi. Sull'ampia abside romanica si è innestata la nuova navata che utilizza il tracciato della vecchia chiesa forse altrettanto ampia. Della chiesa primitiva si sono in parte imitate le forme e lo stile, ma alla nuova costruzione si è probabilmente dato maggiore ampiezza. La chiesa lungo i secoli ha registrato molte trasformazioni, fortunatamente non furono irrimediabili e, con gli ultimi restauri, si è riusciti in qualche modo a correggerle. Nella parrocchiale di San Michele a Sabbio sono certamente del Caylina le quattro lunette con: Phrigia, Eliseus, Helias e Cumea, mentre le altre sono state realizzate da Vittorio Trainini. Sulla parete di sinistra (voltando le spalle all'ingresso principale) la cappella della Madonna del Rosario è decorata con un'ancona lignea a colonne sormontate da trabeazione e timpano, contiene la pala di Giovan Battista Galeazzi (figlio del pittore Agostino Galeazzi a sua volta allievo del Moretto), opera realizzata nel 1585. La pala di Sabbio è firmata in basso a sinistra: «Johannes Baptista de Galeatijs Brixiensis fecit 1585», olio su tela (185 x 275 cm), in discreto stato di conservazione. Con il tema della Madonna del Rosario il pittore rinnova la pratica dell'ucronia, cioè del mescolare un motivo religioso o mistico con personaggi del presente in un'unica immagine coerente. L'opera è magistralmente dipinta soprattutto nella parte bassa con i gruppi di Santi, cardinali e vescovi, inoltre religiose, Sante e nobili donne colti in atteggiamento devoto. La Deposizione attribuita a Johannes da Ulma (l'ultimo recente restauro non ha fatto ritrovare alcuna firma) è collocata nell'ancona lignea della cappella di destra (sempre voltando le spalle all'ingresso principale), chiusa in alto a semicerchio, con la croce posta quasi al limite della composizione, il Cristo calato e sorretto da più figure maschili; più in basso, il gruppo con la Madonna e la Maddalena. Il polittico di San Michele a Sabbio, datato dal Panazza 1548-1551 (anni della ricostruzione della chiesa) è sicuramente opera di Dionisio Brevio; è suddiviso in sei scomparti (in origine trattenuti da una cornice della Bottega dei Boscai: in alto San Lorenzo con san Michele arcangelo e santo vescovo, mentre in basso vi sono San Giovanni Battista, Madonna con Bambino e angeli e San Pietro. Il Panazza assegnava al Brevio soltanto cinque delle sei tavole; la Madonna con Bambino aveva preferito assegnarla ad un artista vicino ai modi di Zenone Veronese. Invece è del Brevio. Infatti se osserviamo il dipinto Ritratto di donna (La Velata) di Palazzo Pitti a Firenze (del 1516), certamente la «Fornarina», e il Ritratto di giovane donna (La Fornarina) (intorno al 1519), della Galleria Nazionale di Roma, opere di Raffaello, e, li raffrontiamo con la Madonna di Sabbio, noteremo una straordinaria somiglianza che non è soltanto palese. La Madonna di Sabbio è un ritratto della senese Margherita Luti, figlia del fornaio della contrada di Santa Dorotea a Roma, amica intima di Raffaello. Sono del 1940 gli affreschi «Preludio all'istituzione dell'eucaristia» (Abramo che offre il pane e il vino a Melchisedec) e «L'ultima cena». Ogni 10 anni a Sabbio si svolgono le solenni feste decennali in onore della Madonna della Rocca. La tradizione vuole che fossero istituite per ricordare la peste del 1630. A sabbio le vittime furono poche rispetto ai paesi vicini e questo venne attribuito all'intercessione miracolosa della Madonna. Festa della Birra che si svolge nella seconda metà di giugno Festa del SS. Redentore a Pavone che si svolge a metà luglio Festa di San Lorenzo a Clibbio che si svolge nei giorni vicini al 10 di agosto Ferragosto a Sabbio Sopra che si svolge a metà agosto Abitanti censiti Gli stranieri residenti a Sabbio Chiese al 1º gennaio 2021 sono 400 e rappresentano il 10,1% della popolazione residente. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono: Marocco 94 Albania 69 Burkina Faso 61 Romania 45 Senegal 28 Pakistan 21 Egitto 17 Moldavia 15 Ucraina 8 Storicamente sede di attività agricole, tra il XVI e il XVII secolo il paese fu un centro per l'industria stampatrice. Nel XXI secolo l'agricoltura ha assunto un ruolo del tutto marginale, mentre grande impulso hanno preso le attività artigiane di lavorazione dei metalli, soprattutto per la produzione di coltelli e armi da taglio, e le attività commerciali. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sabbio Chiese Sito ufficiale, su comune.sabbio.bs.it. Sàbbio Chièse, su sapere.it, De Agostini. Sabbio Chiese, su vallesabbianews.it. Sabbio Chiese, su enciclopediabresciana.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Sabbio Chiese (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Chiesa di San Michele Arcangelo (Sabbio Chiese)
Chiesa di San Michele Arcangelo (Sabbio Chiese)

La chiesa di San Michele Arcangelo è la parrocchiale di Sabbio Chiese, in provincia e diocesi di Brescia; fa parte della zona pastorale della Bassa Val Sabbia. Il primitivo luogo di culto fu fondato forse dai Longobardi, presso i quali godeva di particolare venerazione proprio san Michele; tuttavia, il primo documento che certifica la presenza di una chiesa risale al 1193 e riguarda una controversia tra i sabbiensi e i provagliesi. La chiesa, già restaurata nel XIV secolo, venne ricostruita in forme più ampie nel Cinquecento; fu poi decorata da Paolo da Caylina. Dalla relazione della visita pastorale del 1703 del vescovo di Brescia Marco Dolfin s'apprende che i fedeli ammontavano a 1004, che il parroco era coadiuvato da sette altri sacerdoti, che il reddito del beneficio era di circa 440 lire e che la parrocchiale di San Michele, in cui erano ospitati cinque altari, aveva come filiali le chiese della Beata Vergine Maria della Rocca, di San Giovanni Battista e di San Martino e gli oratori di Sant'Onofrio e di San Nicola da Tolentino. Nel 1740 si procedette al rifacimento dell'abside e all'edificazione della sagrestia, mentre nel 1843 venne realizzato il portichetto sul lato nord. L'apparato decorativo della chiesa fu rinnovato nel 1930 e nel 1952 il vescovo Giacinto Tredici impartì la consacrazione del luogo di culto. In epoca postconciliare la parrocchiale venne adeguata alle nuove norme mediante l'aggiunta del nuovo altare rivolto verso l'assemblea; nel 1973 l'edificio fu interessato da un restauro che riguardò principalmente la copertura. Il 14 aprile 1989, secondo quanto stabilito dal Direttorio diocesano per le zone pastorali, la chiesa passò dal vicariato di Preseglie, contestualmente soppresso, alla zona pastorale della Bassa Val Sabbia. La simmetrica facciata a capanna della chiesa, rivolta a occidente e caratterizzata dalla muratura decorata secondo motivi geometrici, presenta centralmente il portale d'ingresso a tutto sesto, affiancato da colonne con capitelli corinzi, e il rosone, mentre ai lati vi sono due paraste in pietra. Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, la cui cella presenta su ogni lato una monofora a sesto acuto ed è coperta dal tetto a quattro falde. L'interno dell'edificio si compone di un'unica ampia navata, sulla quale si affacciano le cappellette laterali con gli altari minori e le cui pareti sono scandite dai contrafforti sorreggenti i grandi archi a sesto acuto che sostengono il tetto; al termine dell'aula si sviluppano due cappelle absidate, il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, delimitato da balaustre e chiuso dall'abside semicircolare, il cui catino è caratterizzato da archetti. Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali l'organo, costruito dalla ditta Mascioni nel 1998, la pala con soggetto la Deposizione, attribuita a Johannes da Ulma, gli affreschi raffiguranti il Sacrificio di Melchisedech e l'Ultima Cena, eseguiti da Vittorio Trainini nel XX secolo, autore pure della Via Crucis, il polittico ritraente la Madonna col Bambino insieme ai santi Lorenzo, Michele, Giovanni Battista e Pietro, dipinto dal veronese Dionisio Brevio, la pala della Beata Vergine del Rosario, realizzata nel 1585 da Giovanni Battista Galeazzi, e alcune croci astili risalenti al Cinquecento. Parrocchie della diocesi di Brescia Sabbio Chiese Diocesi di Brescia Regione ecclesiastica Lombardia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Michele Arcangelo Chiesa di San Michele Arcangelo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di San Michele Arcangelo (Sabbio Chiese), su orarimesse.it. URL consultato il 2 febbraio 2024.

Museo Stampatori "da Sabbio"

Il Museo Stampatori «da Sabbio» si trova nel comune italiano di Sabbio Chiese, nella provincia di Brescia in Lombardia. L’intuizione della necessità di un museo per raccogliere e ricordare l’attività degli stampatori sabbiensi, attività iniziata nel secolo XVI e diffusasi presto in Italia e non solo, è riconducibile inizialmente ad Alfredo Bonomi sin dai primi anni del Duemila. Lo stesso Bonomi donò nel 2019 al comune l'attuale sede del museo, con il vincolo della destinazione culturale, e continua ad adoperarsi per la realizzazione del progetto. Un'importante mostra tenutasi nel 2012, Gli stampatori, da Sabbio alla conquista del mondo. Uomini, idee e tecniche tra Cinque e Seicento, confermò l’interesse storico, scientifico e culturale della materia e la necessità di allestire un'esposizione permanente. Il museo è oggi sede di eventi e manifestazioni, corsi e laboratori, spesso rivolti ai giovani e al mondo della scuola. Acquisizioni da parte del comune, elargizioni e donazioni hanno portato il patrimonio bibliografico del museo a una cinquantina di volumi, tra cinquecentine e seicentine, stampati presso tipografie riconducibili a Sabbio Chiese. Spiccano alcuni nomi conosciuti all'epoca, fra cui i Nicolini, i Bericchia, i Tini, i Gelmini, i Pelizzari, i Baruzzi e i Ventura. La collezione è inoltre arricchita dalle opere di Giovanni Paoli, operante a Città del Messico e pioniere della stampa in America. Alfredo Bonomi, Ennio Ferraglio e Michela Valotti, Gli stampatori da Sabbio alla conquista del mondo. Uomini, idee e tecniche tra Cinque e Seicento (PDF), a cura di Michela Valotti, Azzano San Paolo, Bolis Edizioni, 2012, ISBN 978-88-7827-241-5. Michela Valotti, Per un museo degli stampatori "da Sabbio"... a Sabbio, a cura di Comitato scientifico per la memoria e la valorizzazione degli stampatori di Sabbio Chiese, Sabbio Chiese, EVS Edizioni Valle Sabbia, 2021, ISBN 9788897690306. Giuseppe Nova, Stampatori, librai ed editori bresciani in Italia nel Cinquecento, Fondazione Civiltà bresciana, 2000, ISBN 9788886670197. Ennio Sandal (a cura di), Il mestier de le stamperie de i libri: le vicende e i percorsi dei tipografi di Sabbio Chiese tra Cinque e Seicento e l'opera dei Nicolini, Brescia, Grafo, 2002, ISBN 9788873855521. Sito ufficiale, su museostampatorisabbio.it. Museo stampatori "da Sabbio", su Sistema museale della Valle Sabbia, Comunità montana di Valle Sabbia. URL consultato il 17 maggio 2024.

Preseglie
Preseglie

Preseglie (Presèi in dialetto bresciano) è un comune italiano di 1 457 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. Il comune appartiene alla Comunità Montana della Valle Sabbia. Il paese occupa la parte nordorientale della cosiddetta "Conca d'Oro", nella Valsabbia. A nord si erge il monte Poffe (861 m s.l.m.), ammantato di boschi di rovere, castagno e conifere, e sulle cui pendici ondulate si distende il territorio del comune. Secondo la Classificazione sismica il comune appartiene alla zona 2 (zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi terremoti abbastanza forti). Preseglie appartiene alla zona climatica E.. L'etimologia del nome è presumibilmente romana, collegata alla presenza nella zona di una colonia di prigionieri costretti a lavorare nelle miniere del monte Visello. Questi prigionieri la notte venivano riuniti in un castrum o castello, probabilmente localizzato nell'attuale contrada Piazza. I prigionieri erano sorvegliati da legionari. Secondo la tradizione il nome del comune deriva dall'appello degli schiavi fatto ogni sera, al quale il sorvegliante rispondeva: "Praesens est ille" Il termine con l'andar del tempo fu alterato in Presilli quindi, fra il secolo XV e XVII, in Preseio e Presei ed infine nel secolo XVIII in Preseglie. Secondo altri invece il nome deriverebbe molto più semplicemente dal latino praedium che significa podere o fondo rurale. Sono infatti numerosissimi i fondi o "predi" in cui è diviso il territorio. Da predi a "presei", nome dialettale del paese, il passo sarebbe stato assai breve. Il territorio di Preseglie fu sfruttato per la ricchezza di metalli probabilmente fin da epoca romana e successivamente longobarda (il nome di una frazione, Gazzane, è tipicamente longobardo e verosimilmente deriva da gahagium = 'bosco demaniale"). Gran parte del territorio divenne proprietà del vescovo di Brescia e con esso anche le miniere di galena (ovvero piombo argentifero) esistenti nel territorio in particolare in località Pirla, Bamboi e Visello, nonché le miniere di rame, carbonato ed ossidato esistenti sempre in località Visello. Lo storico Theodor Mommsen ci ha lasciato una testimonianza del periodo romano-barbarico del paese censendo un'epigrafe (CIL 4894). In un documento apografo del secolo XVI raccolto dal padre Luchi, conservato nell'archivio di stato di Brescia, si legge di una convenzione, risalente al 1244, dei nobili Sala o De Salis di Brescia, con la quale si obbligano a mantenere due gastaldi (funzionari della corte regia) per la sorveglianza delle miniere, dei minatori e della società: Gastaldos in loco Preselliarum (Presei) super facto arimeti (per argenti), qui Gastaldos debeant facere rationes inter medallos et laboratorihus medallorum e comporre società super vena argenti Preselliarum, que vena debeat stare in comuni utilitote eorum. All'inizio del Rinascimento il comune appartenne alla famiglia Visconti di Milano e con il nome di Presellis fece parte della Quadra di Valle Sabbia. Preseglie diviene teatro degli scontri fra Milano e Venezia e, nel 1427, così come altri comuni vicini, entra stabilmente a far parte sia economicamente che dal punto di vista amministrativo, dei domini della Serenissima. Nel 1440 il doge di Venezia, Francesco Foscari cede in feudo il territorio del paese (insieme a quelli di Odolo, Agnosine, e Abbione (Bione) a Galvano da Nozza, che aveva combattuto per Venezia "mostrando valore tra le militari fatiche" ed aveva perso suo figlio Aldreghino in battaglia. Il gonfalone è un drappo di bianco. Il Santuario della Madonna di Visello, costruito nel 1527, si trova a circa 3 km di distanza dal nucleo principale del paese, in una valletta solitaria. In un'antica memoria diffusa e pubblicata nel 1614 dallo stampatore bresciano Paolo Rizzardi viene riferito che nel luogo dove si erge il santuario sarebbe apparsa la Madonna, vestita di un semplice abito bianco, accompagnata da due sante del paradiso. Testimone dell'apparizione un certo Bonfadino Dossi, originario della frazione di Gazzane di Preseglie. Bonfadino, pastorello muto, è alle prese con il pascolo del suo gregge, quando la Vergine gli appare improvvisamente e gli comanda di avvisare i suoi concittadini della sua comparsa e del suo desiderio che nel luogo dell'apparizione venga eretto in suo onore un tempio per le preghiere. La Vergine per vincere la diffidenza del pastore gli comanda di mungere una giovenca di soli sei mesi. Il Bonfadino allibito per la prima volta riesce a parlare ed esclama: "Ma la fa mìa el lat!" (Ma non fa latte!). In realtà il pastore riesce a mungere latte in abbondanza dall'animale. Convintosi della realtà dell'apparizione torna in paese e la gente, nel sentirlo parlare, gli credette. Secondo la tradizione popolare il latte munto in quell'occasione dalla giovenca di pochi mesi si conservò per due anni e fu utilizzato per guarire numerosi infermi ritenuti incurabili, quali appestati ed affetti da colera, due tipi di epidemie molto frequenti in quel tempo. Il proprietario del luogo ove era avvenuta l'apparizione, il nobile Giovanni Battista Montini, commosso al racconto del pastore, si affrettò a donare il terreno affinché fosse costruito un tempio alla Vergine, la qual cosa fu realizzata nel breve volgere di pochi anni. Nello stesso periodo il Vescovo di Brescia ritenne di concedere un'indulgenza di quaranta giorni a tutti coloro che avessero visitato la Chiesa o elargito offerte per gli ornamenti. Il santuario venne definitivamente consacrato il 21 settembre 1652, e il primo cappellano fu don Battista Montini. Con il trascorrere del tempo divenne però difficile trovare altri religiosi disposti a prestare custodia al santuario che venne quindi affidato ad un eremita, tale Giovanni Antonio Ferlinga di Preseglie. Il Ferlinga venne ricompensato per la dedizione mostrata con lo sfruttamento di un bosco di 7,58 pertiche, e granoturco, fieno, foglia di gelsi e i due terzi della frutta e dell'uva raccolte nel terreno cedutogli per il sostentamento. Il paese si caratterizza per difettare di un assetto territoriale unico, dividendosi infatti in numerose frazioni, per l'esattezza sette.. Sottocastello: è il nucleo vitale del paese. I principali servizi ed edifici pubblici (municipio, farmacia, biblioteca, ambulatorio medico, scuola elementare e materna) trovano qui la loro ubicazione. In questa frazione si concentra anche la maggior parte dei negozi. Gazzane: la frazione più lontana da Sottocastello, molto ricca di laboratori artigianali. È sede dell'impianto di motocross "Galaello", teatro di numerose manifestazioni di livello regionale, nazionale ed internazionale. Piazza: è la terza frazione per popolazione ed ospita la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo (29 giugno), con adiacente il campo sportivo, nonché il cimitero Comunale. Quintilago: è con ogni probabilità la frazione più suggestiva e caratteristica. È interamente circondata da verdi prati e ricca di sorgenti d'acqua. Nella stagione autunnale il borgo sembra volersi ergere rispetto alle nebbie che tendono a circondarlo, simulando un quadro impressionista. Macenago: una frazione le cui case bellissime, proprietà di antichi signori, sembrano volersi arrampicare sulla ripida erta che le ospita. Zernago: davvero uno sparuto e bucolico borgo di case per lo più rurali, disposto al confine con il territorio della vicina Barghe. Ardessà: frazione nota nella zona per la ricercata sorgente d'acqua pura. Verdi campi e boschi ricchi di castagni l'avvolgono e circondano, come per volerle offrire rifugio e protezione. Abitanti censiti Al 1º gennaio 2022 la popolazione straniera residente era di 102 persone, pari al 7,00% della popolazione totale. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente sono: Marocco 46 Pakistan 13 Ucraina 12 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Preseglie Sito ufficiale, su comune.preseglie.bs.it. Preséglie, su sapere.it, De Agostini. Notizie su Preseglie da www.vallesabbianews.it, su vallesabbianews.it. Notizie su Preseglie dal sito ufficiale del Comune, su comune.preseglie.bs.it. Polisportiva di Preseglie, su polisportivapreseglie.it. URL consultato il 17 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2016). AVIS Odolo-Preseglie, su avisodolo.it. Associazione BKM-SOFT A.s.d. Softair a Gazzane di Preseglie, su bkm-soft.com. URL consultato il 28 luglio 2019 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2018). Associazione Crazy People - Gruppo Giovani di Preseglie, su crazypeople.vallesabbia.org. URL consultato il 17 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2009). Associazione Valsabbia Climbing di Preseglie, su valsabbiaclimbing.it.

Chiesa di San Zenone (Odolo)
Chiesa di San Zenone (Odolo)

La chiesa di San Zenone è la parrocchiale di Odolo, in provincia e diocesi di Brescia; fa parte della zona pastorale della Bassa Val Sabbia. La prima citazione di una cappella in paese, menzionata come S. Zenonis de Audulo, risale al 1148 ed è contenuta in una bolla di papa Eugenio III; questo luogo di culto dipendeva dalla pieve di Santa Maria Assunta di Bione, ma forse in origine era stato filiale della pieve di Santa Maria di Nave. La chiesetta sorgeva all'interno della rocca di Santa Maria, la quale venne smantellata nel XIV secolo; nel Catalogo queriniano del 1532 si legge che la nomina del rettore spettava al capitolo della cattedrale di Brescia. Nel 1580 l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, durante la sua visita, trovò che la chiesa versava in cattive condizioni e, pertanto, esortò a riedificarla. Ci vollero tuttavia vari decenni perché la prescrizione del presule fosse assolta, tanto che la nuova parrocchiale fu terminata appena nel 1668, per essere poi consacrata nell'ottobre 1676 dal vescovo di Brescia Marino Giovanni Zorzi. Dalla relazione della visita pastorale del 1703 del vescovo Marco Dolfin s'apprende che a servizio della cura d'animo vi erano, oltre al parroco, altri sei sacerdoti e due chierici, che i fedeli ammontavano a 889 e che la parrocchiale, in cui avevano sede le due scuole del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario ed erano collocati sei altari, aveva come filiali gli oratori di Santa Maria di Cagnatico, di San Bartolomeo in località Botteghe, di San Lorenzo e di Sant'Apollonia. Nel 1967 si provvide a restaurare la chiesa, il campanile e la sagrestia; in epoca postconciliare la parrocchiale venne adeguata alle nuove norme mediante l'aggiunta dell'altare rivolto verso l'assemblea. Il 14 aprile 1989, secondo quanto stabilito dal Direttorio diocesano per le zone pastorali, la chiesa entrò a far parte della neo-costituita zona pastorale della Bassa Val Sabbia; nel 2013 il luogo di culto venne restaurato. La simmetrica facciata a salienti della chiesa, rivolta a nordovest, è suddivisa da una cornice marcapiano in due registri, entrambi scanditi da lesene: quello inferiore, più largo, presenta al centro il portale d'ingresso, sormontato dal timpanetto semicircolare spezzato, mentre quello superiore è caratterizzato da una finestra e coronato dal frontone triangolare. Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, la cui cella presenta su ogni lato una monofora ed è coperta dal tetto a quattro falde. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano le cappelle laterali introdotte da archi a tutto sesto e le cui pareti sono scandite da lesene sorreggenti la trabeazione modanata e aggettante sopra la quale si imposta la volta a botte; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, rialzato di alcuni gradini e chiuso dalla parete di fondo piana. Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali gli affreschi che rappresentano il Sacrificio di Abramo e la Cena di Emmaus, eseguiti da Vittorio Trainini nel 1942, la statua lignea della Madonna col Bambino, intagliata da Zamaria Rosi nel 1641, le due tele raffiguranti la Deposizione dalla Croce, attribuita generalmente ad Antonio Balestra e San Zeno, un Crocifisso, risalente al XVII secolo, e l'affresco di San Zeno che obbliga il demonio a portare un recipiente, dipinto da Angelo Paglia nel 1738. Parrocchie della diocesi di Brescia Regione ecclesiastica Lombardia Diocesi di Brescia Odolo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Zenone Vescovo Chiesa di San Zenone Vescovo (Odolo), su orarimesse.it. URL consultato il 5 febbraio 2023. Chiesa di San Zenone, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Chiesa di San Bartolomeo (Odolo)
Chiesa di San Bartolomeo (Odolo)

La chiesa di San Bartolomeo, anche nota come chiesa di San Bartolomeo di Fosina, è una piccola chiesa sussidiaria a Botteghe, frazione di Odolo, in provincia di Brescia. Con la sua parrocchia di San Zenone rientra nella zona pastorale della Bassa Val Sabbia della diocesi di Brescia e risale al XIII secolo. La prima cappella con dedicazione a San Bartolomeo nella località di Botteghe si trovava annessa ad un ospizio, situato accanto al torrente Vrenda. Il luogo di culto di maggiori dimensioni venne edificato nel 1449 da Comino Leali e oltre ottant'anni dopo, nel 1531, fu ricostruito per volontà comunale e per l'iniziativa di vari cittadini. Negli atti della visita pastorale del 1580 di san Carlo Borromeo, cardinale e arcivescovo di Milano viene descritta come chiesa di San Bartolomeo de Fosina. Nuovamente, nel XVIII secolo, la chiesa fu completamente ristrutturata e un secolo più tardi fu restaurata. Nel primo decennio del XXI secolo venne realizzato l'adeguamento liturgico con la sistemazione al centro del presbiterio della mensa rivolta al popolo, davanti all'altare maggiore storico. L'ultimo ciclo di restauri conservativi si è concluso nel 2013. La chiesa si trova nel centro dell'abitato di Botteghe. La facciata a capanna è semplice con due spioventi. Il portale architravato è arricchito di una finestra a lunetta cieca con affresco e sopra, in asse, una finestra rettangolare. Davanti ha un piccolo sagrato che si trova ad un livello inferiore rispetto al vicino piano stradale. La torre campanaria e la sagrestia si trovano a fianco. La navata interna è unica. Il presbiterio è leggermente rialzato e con volta a vela. Angelo Turchini; Gabriele Archetti; Giovanni Donni, Visita apostolica e decreti di Carlo Borromeo alla diocesi di Brescia. VI, Riviera del Garda, Valle Sabbia e decreti Aggiunti, Brescia, Associazione per la storia della chiesa Bresciana, 2007, OCLC 494591492. Odolo Regione ecclesiastica Lombardia Chiesa di San Bartolomeo , su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 14 gennaio 2022. Cosa vedere a Odolo, su comune.odolo.bs.it. URL consultato il 14 gennaio 2022 (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2022). Odolo, su aesi.altervista.org. URL consultato il 14 gennaio 2022.