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Catacombe di Porta d'Ossuna

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Catacombe di Porta d'Ossuna
Catacombe di Porta d'Ossuna

Le catacombe di Porta d'Ossuna sono un cimitero ipogeo paleocristiano di Palermo. Il sito è posto nella depressione naturale del Papireto a nord-ovest della città, e fu tagliato lungo corso Alberto Amedeo per l'edificazione dei bastioni cinquecenteschi. Il complesso fu scoperto nel 1739 durante i lavori per la costruzione del convento delle Cappuccinelle ed esplorato dal principe di Torremuzza, mentre nel 1907 fu studiato per la prima volta da Joseph Führer e Victor Schultze. Durante la seconda guerra mondiale le catacombe vennero utilizzate come ricovero dalla popolazione per rifugiarsi dai bombardamenti. L'ingresso è oggi su corso Alberto Amedeo, preceduto da un vestibolo costruito per volere di Ferdinando I di Borbone nel 1785, di cui resta un'iscrizione celebrativa all'entrata; in passato questo era posto a sud-ovest, dove si trova una rampa d'accesso con sette gradini ed un basamento trapezoidale probabilmente impiegato come mensa per i refrigeria (banchetti funebri). La catacomba è articolata su un asse est-ovest e diversi corridoi perpendicolari, dove si parano arcosoli polisomi, loculi e cubicoli. Le pareti erano dipinte, ma oggi restano solamente alcune tracce di intonaco. Alla scoperta nel XVIII secolo fu rinvenuta un'iscrizione funeraria per una bambina (CIL X, 7333), oggi conservata al Museo archeologico regionale Antonio Salinas. La struttura, nonostante le dimensioni più modeste, è simile alle catacombe di Siracusa e risale al IV-V secolo. La gestione delle catacombe è affidata alla Pontificia commissione di archeologia sacra della Santa Sede.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Catacombe di Porta d'Ossuna (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Catacombe di Porta d'Ossuna
Corso Alberto Amedeo, Palermo V Circoscrizione

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Catacombe di Porta d'Ossuna

Corso Alberto Amedeo 110
90138 Palermo, V Circoscrizione
Sicilia, Italia
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Sito web
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Il Palazzo di Giustizia di Palermo è un edificio di stile razionalista. L'edificio venne progettato dagli architetti Ernesto e Gaetano Rapisardi negli anni trenta del Novecento seguendo l'allora corrente razionalista tipica del periodo fascista. La costruzione dell'edificio iniziò nel 1938, ma per ovvi motivi bellici si interruppe quasi subito; i lavori ripresero dopo la guerra, nei primi anni cinquanta e terminarono nel 1957. Per la costruzione del palazzo vennero abbattuti il Bastione di Aragona al quartiere del Capo e altre costruzioni adiacenti. Tra queste costruzioni era compreso lo stabilimento Gulì, che era stato edificato nel 1882. Il Palazzo è stato arricchito con alcune opere d'arte: a piano terra, un altorilievo di Luigi Venturini raffigurante il re Salomone nell'atto di amministrare la giustizia, installato nel 1965, e al centro dell'atrio, una grande scultura in bronzo di Vincenzo Gennaro, dedicata a tutti i caduti della Giustizia, posizionata nel 1995. Un quadro giovanile di grandi dimensioni di Arrigo Musti intitolato:"Il Quarto Reich" (dove si stigmatizza l'orrore nazista in un particolare di giudizio divino) si trova nell'aula adunanze "Biagio Bruno". Nello spiazzo antistante l'edificio è stato ultimato nel 2009 un parcheggio multipiano sotterraneo, mentre in superficie è stato ripristinato l'antico Bastione di Aragona. A partire dai primi del Duemila, il palazzo è divenuto parte di una vera e propria cittadella giudiziaria, in quanto alle sue spalle è sorto un secondo complesso architettonico, il "Nuovo Palazzo di Giustizia", progettato dall'architetto Sebastiano Monaco, funzionante dal 2002, costruito in un'area distrutta dalla guerra e dal terremoto, e composto da una serie di edifici di dimensioni moderate, allo scopo di integrarsi nell'antica morfologia del quartiere, caratterizzato dalla presenza dell'antico Mercato del Capo. Il vecchio ed il nuovo Palazzo di Giustizia sono separati da un'ampia piazza pedonale, dedicata al ricordo dei giudici uccisi per la loro azione di contrasto a Cosa nostra, e prende il nome di "Piazza della Memoria". Vi sono state collocate varie opere d'arte, fra le quali undici sculture-colonne in acciaio ottone e marmo di Antonio Musarra Tubi, ognuna delle quali rappresenta un magistrato ucciso dalla mafia, con una fascia centrale che simula uno stato di corrosione e che si allarga man mano che ci si allontana dal centro della Piazza, e una scultura con due ali spiegate di Giovanna De Sanctis. Piazza della Memoria è delimitata da gradini, alla cui sommità sono posti in rilievo i nomi e la data di morte dei magistrati falciati dalla mafia.