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Stazione di Arona

AronaPagine con mappeSenza fonti - marzo 2017Senza fonti - stazioni d'ItaliaStazioni ferroviarie attivate nel 1905
Stazioni ferroviarie della provincia di Novara
305AronaStazione
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La stazione di Arona è una stazione ferroviaria sulla linea Domodossola–Milano e capolinea delle linee per Novara e per Santhià.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione di Arona (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Stazione di Arona
Largo Duca D'Aosta,

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28041
Piemonte, Italia
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305AronaStazione
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Asilo Bottelli
Asilo Bottelli

L'Asilo Bottelli è un edificio storico di Arona (NO) inaugurato nel 1854, un tempo adibito ad asilo infantile e scuola femminile. Dal 1995 non è più utilizzato come scuola dell'infanzia, vincolato perpetuamente a finalità educative ospita ora un centro diurno per diversamente abili e parte dei corsi della sezione locale di Unitre - Università della Terza Età. La necessità di dotare la città di Arona di un asilo infantile era da tempo sentita e venne espressa pubblicamente nel maggio del 1844 in occasione dell'inaugurazione del piroscafo Verbano II in un discorso tenuto dall'abate Botero, insegnante nelle scuole locali. Nel 1848 il canonico Luigi Boniforti rinnovò l'esortazione nel suo testo Carità verso la patria. L'impulso alla costruzione arrivò dal Cavalier Luigi Bottelli, già sindaco di Arona nei periodi 1832-1835 e 1839-1849, che nel 1850 decise di erigere un edificio destinandolo ad asilo infantile e scuola per fanciulle incaricando del progetto l'architetto Antonio Polli originario dell'Isola Bella. Luigi Bottelli era cugino per parte di madre ed esecutore testamentario delle sorelle Berrini che lasciarono un ingente patrimonio destinandolo all'educazione delle povere figlie d'Arona, già nel 1840 era stata fondata in quella che un tempo era la loro abitazione una scuola femminile che nel 1854 verrà trasferita nel piano superiore del nuovo fabbricato dell'Asilo. L'atto di approvazione dell'asilo risale al 19 febbraio 1854 mentre l'inaugurazione avvenne con celebrazioni solenni il 31 maggio 1854, in quella occasione tenne un discorso il politico e letterato Achille Mauri, ottimo amico del Bottelli fin da quando fu suo ospite dopo la fuga da Milano a causa dell'Armistizio Salasco e più volte Deputato del Regno di Sardegna per il collegio di Arona. Il ruolo di direttrice e maestra fu assegnato a due sorelle di Mondovì, Angela e Felicita Carlevaris, consigliate al presidente dell'asilo da Ferrante Aporti, all'epoca ispettore generale degli asili di Torino. Bottelli aveva mantenuto la proprietà di un locale e di due spazi nel seminterrato, nel tempo, con i vari passaggi di eredità vennero progressivamente ceduto prima la nuda proprietà e poi anche l'usufrutto dei locali, nel 1880, in occasione di una di queste cessioni venne aggiunto al nome "Asilo Infantile" il predicato "Bottelli". Il passaggio definitivo dell'intera proprietà all'istituzione avvenne nel 1893. La costruzione si affaccia su quella che un tempo era chiamata "strada regia del Sempione", le fondamenta sono situate nell'antico fossato delle mura borromee risalenti al XV secolo, le mura lambivano lo spigolo nord-est dell'edificio. Le caratteristiche del progetto originario si evincono dai "Testimoniali di Stato del Caseggiato" redatti dall'ingegner Merzagora. La facciata era delimitata da due cancellate, quella settentrionale portava ad un cortiletto e alle cantine quella più a sud portava nel cortile retrostante l'edificio, in epoca attuale vi si trova lo spazio che separa l'edificio dell'asilo dall'edificio che lo affianca che ospita un salone comunale polifunzionale. La pianta è sostanzialmente quadrata, la facciata riprende le caratteristiche del neoclassicismo francese introdotto da Leopoldo Pollack, un evidente marcapiano ne caratterizza le linee orizzontali mentre otto lesene doricheggianti costituiscono le linee verticali della facciata. Gli stessi caratteri architettonici si ritrovano in ville sul lago della medesima epoca e nei progetti novaresi di Alessandro Antonelli. Al piano inferiore due corridoi si incrociavano delimitando i locali, i due più grandi erano adibiti ad aula scolastica e refettorio. Al piano superiore si trovavano l'abitazione della direzione e le scuole femminili. Nell'agosto del 1895 venne avviata la costruzione del nuovo refettorio chiamato salone Merzagora in onore di Paolo Merzagora, ingegnere ed ex-sindaco che aveva avviato il primo piano urbanistico di ampliamento e ammodernamento della città. Il primo anno di funzionamento l'asilo registra 135 bambini frequentanti, la maggioranza di questi non pagano la retta perché provenienti da famiglie povere. Nel tempo il numero di bambini cresce fino a 190 nel 1859. Il costo per bambino è pari a 5 centesimi al giorno per vitto combustibile e istruzione, i costi sono coperti dagli azionisti dell'ente, da rendite e donazioni e dalle rette (esigue) dei bambini paganti. Nel 1864 i bambini sono 226. Nel 1873 l'Asilo Bottelli diventa Opera Pia, tra i frequentanti tra il 1879 e il 1881 c'è anche Maurilio Fossati che diverrà arcivescovo di Torino e cardinale. Nei primi anni del XX secolo le spese cominciano a superare le entrate. Nel 1925 in seguito ad alcuni illeciti amministrativi viene licenziato tutto il personale e la gestione viene affidata alle suore della carità di Vercelli. Nel 1943 il nome Asilo Infantile viene sostituito da Scuola Materna. Nel 1973 la scuola diviene statale e alle suore si affiancano insegnanti laiche. In seguito all'edificazione di strutture scolastiche più moderne le classi vengono trasferite e l'Asilo Bottelli cessa la sua funzione di scuola dell'infanzia nel 1995. Paolo Perucchetti, Arona, cenni storici con illustrazioni, Arona, Tipografia economica Fossati, 1894. Ivana Teruggi, L'asilo Bottelli e l'architettura scolastica in Arona a metà dell'800, in Giuseppe e Luigi Bottelli benefattori aronesi (1763-1863), collana Antiquarium, Arona, GASMA, 2006. Alberto Fornara, 140 anni di vita dell'asilo Bottelli, in Giuseppe e Luigi Bottelli benefattori aronesi (1763-1863), collana Antiquarium, Arona, GASMA, 2006. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Asilo Bottelli

Collegiata della Natività di Maria Vergine
Collegiata della Natività di Maria Vergine

La Collegiata della natività di Maria Vergine è la parrocchiale di Arona, in provincia e diocesi di Novara; fa parte dell'unità pastorale di Arona. Sul luogo dell'edificazione della "Chiesa Nuova" era preesisnte una "Chiesa Antica di Santa Maria" risalente all'XI secolo e localizzata nella parte più posteriore del nuovo edificio in aderenza alla già esistente torre campanaria. La data precisa dell'edificazione del nuovo edificio non è certa ma la prima testimonianza documentale dell'esistenza della "chiesa nuova" proviene da un manoscritto risalente al 24 dicembre 1467 redatto dall'Abbazia dei Santi Gratiniano e Felino e conservato presso l'Archivio di Stato di Torino in cui un gruppo di famiglie è chiamato ad indicare il cappellano della cappellania di San Giovanni Battista "restaurata presso la Chiesa Nuova di S. Maria nel borgo di Arona". Un'altra conferma proviene da un documento dell'anno successivo (1468), un atto notarile dell'inventario dei beni immobiliari dell'Abbazia nel quale viene citato il diritto di passaggio dalpresbiterio della "Chiesa Nuova" su alcuni terreni dell'abbazia situati tra la chiesa nuova e la chiesa di Santa Maria che probabilmente all'epoca era ancora presente e si sperava di mantenere. La costruzione del nuovo edificio fu fortemente voluta dalla popolazione aronese che ne finanziò la realizzazione, in un contratto d'appalto risalente al 1488 che riguarda la fornitura di opere e di materiali per la realizzazione di tre cappelle nella Chiesa Nuova vengono menzionati i contraenti, da un lato tale Cristoforo da Cassano, ingegnere e muratore, dall'altro tre aronesi che a quel tempo avevano funzione di sindaci ed esattori e che di fatto agivano a titolo volontaristico come fabbricieri dell'edificio su incarico della popolazione e con il placet della signoria Borromeo. Nello stesso periodo dell'edificazione della chiesa nuova l'abbazia stava procedendo alla ricostruzione della Chiesa dei Santi Martiri situata a pochissimi metri di distanza. Si instaurò una sorta di competizione con il cantiere degli abati che portò gli aronesi a sollecitare la consacrazione della Chiesa prima della conclusione dei lavori in modo da ottenerne il riconoscimento ufficiale come chiesa cittadina svincolata dai Santi Martiri liberandosi dalla soggezione all'abbazia. La consacrazione avvenne il 12 marzo 1488. Purtroppo non è possibile risalire al disegno architettonico originale e neppure al progettista della nuova costruzione. Si suppone però che il giorno della consacrazione la Chiesa Nuova fosse ancora incompleta nelle strutture murarie, questo è confermato dalle "ordinazioni" dettate da Carlo Borromeo in seguito ad una visita pastorale del 1567 dalle quali si evince che l'edificazione non era ancora del tutto terminata. All'epoca della consacrazione la facciata era in sasso calcareo della rocca, lo stesso materiale con cui è stata fatta la facciata odierna, ma era priva delle aperture laterali. Era già presenta la composizione scultorea della natività posizionata sopra il portale fregiato dagli stemmi dei Borromeo. L'interno era senza decorazioni e arredi, le tre cappelle laterali non erano costruite mentre la Cappella Maggiore, senza coro e senza abside, era chiusa da un muro all'altezza del secondo arco e ai lati, mentre al centro sorgeva l'altare maggiore. Nell'atto di consacrazione la chiesa viene menzionata come "nuova chiesa della Beata Vergine del borgo di Arona, della diocesi di Milano", l'intitolazione completa risale al 1608 quando venne aggiunto "della Natività" su espressa richiesta di Federico Borromeo che nel 1607 chiese anche a papa Paolo V di elevare la chiesa al rango di Collegiata. Federico Borromeo provò particolare affetto per questa chiesa, tanto da finanziare con mezzi proprie numerose migliorie, ampliamenti delle finestre, rinnovo del dell'organo e decorazioni degli interni con stucchi e affreschi, sua la donazione di un ciclo di tele del Morazzone tuttora presenti. Nel 1610 dona alla Collegiata mitra palio e bastone pastorale di Carlo Borromeo. All'età barocca risale la cella campanaria costruita per volontà dell’arciprete Carlo Litta nel 1662 sopraelevando l'antico campanile romanico. Tra il 1856 e il 1910 vennero apportate una serie di modifiche come la costruzione del coro, il restauro del presbiterio, venne aperto il grande oculo sulla facciata e le finestre furono portate a sesto acuto. Tutto l’apparato decorativo venne rifatto seguendo il gusto neoromanico. La chiesa infine mantenne la pianta basilicale con uno stile ibrido tra neogotico e neobizantino ed un rivestimento delle parenti in finto marmo. L’interno è a tre navate con archi sostenuti da pilastri ottagonali con capitelli. Le volte sono a crociera e tutta la decorazione interna risale alla seconda metà dell’Ottocento. La navata centrale termina con il presbiterio ed il coro. In ciascuna delle navate laterali si aprono due cappelle e sempre due cappelle concludono, sul fondo, le navate stesse. Tra le opere d'arte presenti all'interno della chiesa spicca il Polittico della Natività, capolavoro del rinascimento piemontese di Gaudenzio Ferrari. Commissionato nel 1510, il polittico, composto da sei pannelli e tre piccoli riquadri alla base, venne inizialmente posto sull'altare maggiore, nel 1813, in occasione di un restauro dell'edificio, venne spostato all'interno della cappella degli Innocenti. Le navate laterali e le cappelle sono decorate da un ciclo di tele mariane del Morazzone commissionate da Federico Borromeo, dello stesso autore anche alcuni affreschi nel presbiterio ormai scomparsi. Il Borromeo donò alla chiesa anche un dipinto dell'Immacolata opera di Carlo Francesco Nuvolone. Carlo Torelli, La Collegiata della Natività di Maria Vergine in Arona, Arona, Edizioni Grafica, 1988. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa della Natività di Maria Vergine

Villa Cantoni
Villa Cantoni

Villa Cantoni è un edificio storico situato ad Arona (NO) sotto la rupe calcarea della rocca e in posizione soprelevata rispetto al livello del Lago Maggiore. La struttura architettonica, progettata dell'ingegnere Vittorio Cantoni per la sua famiglia, risale agli anni Ottanta del XIX secolo ed è costituita da un avancorpo centrale affacciato verso il lago e sormontato da una torretta e da due corpi laterali sporgenti verso la parte posteriore che delimitano un cortile. La facciata a lago si innalza su una piattaforma semicircolare sotto la quale vi sono delle grotte artificiali. Un tempo il parco comprendeva la parte dell'attuale assetto stradale e terminava con i due padiglioni di accesso alla darsena privata. Il terreni furono ceduti a Cantoni dalla famiglia Borromeo nel 1873. Vittorio Cantoni era ebreo, il figlio Tullo nato nel 1866, convertitosi al cristianesimo, fu sindaco di Arona tra il 1914 e il 1919 e si sposò con Irma Finzi, una milanese di origine ebraica anche lei convertitasi, la coppia ebbe due figli: Vittorio Angelo, detto Victor, e Gianfranco. Nel 1911 Tullo venne adottato ed ereditò il titolo di conte da Giulio Cesare Mamiani della Rovere. Victor e Irma furono tra le vittime dell'Olocausto del Lago Maggiore, vennero prelevati il 15 settembre del 1943, dal rastrellamento si salvarono la moglie di Victor, Rosy Gattico e sua figlia di 5 anni, due mesi dopo vennero alla luce i gemelli Andrea e Gianluca. In seguito a questo episodio la villa venne saccheggiata e spogliata. Rimase in stato di abbandono per oltre trent'anni fino all'avvio dei lavori di ristrutturazione nel 2016. Nel corpo centrale sono in evidenza quattro lesene che spartiscono verticalmente lo spazio, orizzontalmente due cornici marcapiano mettono in risalto gli stipiti delle finestre. L'interno della villa è adornato da affreschi riconducibili al pittore veneziano Giacomo Casa ed era, al momento del suo massimo splendore, arredato in stile rinascimentale e neoclassicheggiante. Fanno parte della stessa proprietà lo chalêt dal tetto a due falde con trina lignea e i due padiglioni che consentono l'accesso alla darsena. Il piano di terreno su cui sono realizzati gli edifici minori prevede un bugnato, su cui si aprono il portale d'ingresso ad arco ribassato e gli oculi ovoidali. Nel piano superiore sono presenti quattro lati completamente aperti da quattro serliane poggianti su balaustre convesse. La copertura terrazzata ospita nel parapetto dei lambrecchini con stemmi. L'esterno della villa era occupato da un vasto giardino ricco di piante esotiche. Andrea Lazzarini, Dimore di lago: ville, castelli, parchi e personaggi della sponda piemontese del Lago Maggiore, Stresa, Scenari, 2015, ISBN 978-8894048230. AA.VV., Ville e castelli d'Italia: Lombardia e Laghi, Milano, 1907. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Cantoni

Dagnente
Dagnente

Dagnente (Dagnént in lombardo) è una frazione del comune italiano di Arona. Fu comune autonomo fino al 1928. La località è divenuta famosa soprattutto per il suo piccolo cimitero, luogo di sepoltura di due illustri personaggi: prima che fosse trafugata, il cimitero conservava la salma del popolare presentatore televisivo Mike Bongiorno. In seguito al suo ritrovamento essa non fu però riportata a Dagnente; il "Bardo della Democrazia", lo scrittore ed uomo politico Felice Cavallotti, padre del radicalismo italiano e fondatore dell'originario Partito Radicale Italiano. In memoria di Felice Cavallotti nel cimitero di Dagnente fu eretto un monumento ad opera di Troubetskoj e di Conconi. Nel luglio del 2008 il comune di Arona ha patrocinato un'iniziativa realizzata in collaborazione con l'associazione Pro Dagnente "Felice Cavallotti" e l'azienda Red Tronics di Castelletto Ticino, per la rivalorizzazione del monumento. Il monumento è stato illuminato con un impianto a led di ultima generazione, donando così al monumento ed alla memoria del "Bardo" nuova vita. Dagnente ospita una chiesa in onore di San Giovanni Battista, conosciuta sin dal 1159, che si caratterizza per il proprio sagrato, risalente agli anni 1917-18, e per le opere raffiguranti alcune scene tratte dalla vita del santo. Il campanile della chiesa è staccato dall'edificio principale. La chiesa, collocata in prossimità del cimitero, fu oggetto di lavori di ampliamento tra il 1714 ed il 1719 e poi ancora nel 1839, quando vi vennero erette accanto le quattordici stazioni della Via Crucis. Oggi ne restano solo quattro.

Mercurago
Mercurago

Mercurago è una frazione del comune di Arona, in provincia di Novara, nella regione Piemonte. Questa frazione del comune di Arona, dal cui centro dista circa 1 km, si sviluppa a 225 metri sul livello del mare in un territorio caratterizzato dalla presenza del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago. Il toponimo pare derivare dall'antroponimo Mercurius, un mercante romano. Prime notizie sul paese risalgono al X o, più probabilmente, all'XI secolo, mentre il castello viene menzionato nel 1223. Nel comune erano comprese anche le frazioni di Dormello e Dormelletto, staccate da Mercurago ed elevate nel comune autonomo di Dormelletto con legge del 1901, in vigore dall'anno successivo. Mercurago fu comune autonomo fino al 1928, anno in cui fu soppresso e divenne frazione di Arona. Degna di nota la Chiesa di San Giorgio, menzionata per la prima volta nel 1351, che sorge su un luogo sacro già ai tempi dell'Antica Roma, fatto testimoniato da due iscrizioni in latino, dedicate a Matrone e a Mercurio, rispettivamente del II e I secolo d.C., e dai resti di un'ara, ora inglobati in un pilastro della chiesa. Nel territorio del paese verso la metà dell'Ottocento ci furono numerose scoperte archeologiche. Nel 1860 vennero ritrovate una palafitta, prima in Italia, e una piroga, conservatesi nella torbiera, risalenti all'età del bronzo. Sull'altura detta Motto Lagone è stata scoperta una necropoli appartenente alla cultura di Golasecca. Nella località Colle del castello sono inoltre stati ritrovati vasi gallici ed una tomba di un guerriero longobardo. È sede del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago. Giancarlo Andenna, Rocca di Arona, castelli di Dormelletto e di Mercurago, in Da Novara tutto intorno, Andar per castelli, Novara, Milvia, 1982, pp. 384-385. Ospitato su Calameo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mercurago Percorsi storici attorno ai Lagoni di Mercurago, su parchilagomaggiore.it.