place

Parco territoriale attrezzato Fiume Fiumetto

Aggiungere sezioni - aree naturali protetteAree naturali protette della provincia di TeramoPagine con mappeStub - TeramoStub - aree naturali protette dell'Abruzzo

Il parco territoriale attrezzato Fiume Fiumetto è un'area naturale protetta dell'Abruzzo istituita nel 1990. Occupa una superficie di 74 ha nella provincia di Teramo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Parco territoriale attrezzato Fiume Fiumetto (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Parco territoriale attrezzato Fiume Fiumetto

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Parco territoriale attrezzato Fiume FiumettoContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 42.5525 ° E 13.6793 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo


64042
Abruzzo, Italia
mapAprire su Google Maps

Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Campo di internamento di Tossicia

Il Campo di internamento di Tossicia, in provincia di Teramo, è stato uno dei numerosi campi di internamento istituiti dal governo fascista in seguito all'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, per rinchiudervi persone di etnie non desiderate, stranieri e oppositori antifascisti. Il campo è stato attivo dall'agosto 1940 fino al 1944. Il campo nacque per imprigionare i rom provenienti da Postumia, per epurare l'Istria dai gruppi di etnia rom e sinti, nonché per internare cinesi e slavi, similmente al pre-esistente campo di Gonars, in provincia di Udine. Nel 1940-41 furono anche ospitati al campo almeno 28 profughi ebrei stranieri di nazionalità tedesca, austriaca o polacca, provenienti perlopiù dal campo di internamento di Manfredonia; si trattò solo di una sistemazione provvisoria prima del trasferimento ad altra località, che per la maggior parte di loro fu il campo di internamento di Civitella del Tronto. Nessun ebreo risulta presente al campo di Tossicia nell'estate del 1943 o nel periodo dell'occupazione tedesca. I 12 ex-internati ebrei del campo, che furono deportati e uccisi ad Auschwitz, furono tutti arrestati in altra località. Il campo era suddiviso tra largo Belvedere e piazza Umberto I, negli edifici noti come casa Mirti, casa Fabii e casa De Marco, con una capienza totale di 115 posti, divisi nei tre diversi fabbricati. All'ingresso di questi fabbricati venne impressa l'effigie di Benito Mussolini, ancora oggi visibile su alcuni di essi. Il direttore del campo fu il podestà di Tossicia, Nicola Palumbi.

Chiesa di Santa Maria di Ronzano
Chiesa di Santa Maria di Ronzano

La chiesa di Santa Maria di Ronzano sorge isolata sopra ad un colle della valle Mavone, in località Ronzano, nel comune abruzzese di Castel Castagna, in provincia di Teramo. L'edificio appartenne al complesso monastico abbaziale dell'ordine dei benedettini che qui ebbero anche il convento, ormai scomparso, ed inclusa nel 1902 nell'elenco dei Monumenti nazionali italiani. L'abbazia è inserita in un itinerario turistico religioso denominato "Valle delle Abbazie". La scrittura documentale più antica che cita questa chiesa è un rescritto papale redatto ad Anagni sotto il pontificato di papa Lucio III, datato 21 gennaio 1184. Il papa rivolgendosi ad Oderisio, vescovo di Penne, in lite con Senebaldo, abate di San Quirico, e Giuditta presso Antrodoco, confermava la validità della sentenza del 22 dicembre 1183, composta «pro bono pacis de assensu utriusque partis», che sanciva i diritti sulle prepositure di Santa Maria di Ronzano, San Giovanni ad insulam ed altre chiese. L'esatta data della costruzione della fabbrica è sconosciuta. Ferdinando Bologna, nei DAT, la colloca tra il 1170 e i primi anni del 1180 rilevando che l'interno della chiesa custodisce, nel lacunoso contesto epigrafico posto tra la parte inferiore dell'abside e la sua calotta, la data letta come 1171, interpretata anche come 1181 da Émile Bertaux o 1281 da altri storici.Bologna adduce un secondo elemento come prova del periodo di elevazione dell'edificio rilevando la presenza del bassorilievo inserito nell'alzata di uno dei gradini che accedono alla zona absidale di sinistra. Il manufatto mostra scolpito un quadrupede animale simbolico. Si tratta di un elemento erratico di reimpiego databile fra il X e l'XI secolo, idoneo a testimoniare che vi fosse stata qualche opera nello stesso sito anteriore alla sentenza del dicembre 1183 e al documento di Lucio III. Lo stile architettonico della chiesa è caratterizzato da una chiara impronta di stile romanico pugliese che si ritrova nell'impostazione delle finestrature, negli archi ciechi della zona del presbiterio e nella pianta che, sebbene internamente racchiuda tre absidi semicircolari, esternamente appare rettilinea. Queste caratteristiche accomunano la fabbrica di Ronzano alle chiese pugliesi della cattedrale di Bitonto, del duomo di San Corrado a Molfetta e della basilica di San Nicola a Bari. Il prospetto, tripartito a spioventi, è stato alzato utilizzando laterizi lisci, lasciati a vista, disposti a taglio, ordinati uniformemente e pietre chiare, squadrate, poste in corrispondenza del movimento degli archi interni e delle mura del perimetro. La facciata è aperta da tre portali, due monofore ed un rosone ormai privo della raggiera, ma che conserva la sua cornice. I muri esterni dei fianchi della chiesa sono anch'essi costituiti da mattoni e conci di pietra, dove questi ultimi sono stati accostati ed ordinati per generare forme di decoro che rispettano lo stesso succedersi delle archeggiature interne.Le linee chiare della pietra, che emergono dal rosso laterizio, disegnano un'ossatura che incornicia archi ciechi tra lesene su entrambe le porzioni longitudinali e sulla parete presbiteriale, dove si raccordano ai quattro archi ciechi e alla grande monofora che si apre al centro dell'abside.L'intero tessuto murario presenta finestrature di monofore, alcune a fessura, altre di media grandezza delimitate da transenne decorate con motivi a tralcio e la più grande della zona dell'abside. Questa ha dimensioni maggiori rispetto a tutte le altre, si apre tra due colonnine poggianti su mensole e sovrastate da capitelli decorati a palmette. Il suo contorno è incorniciato da una fascia scolpita con frutta e fiori ed ha il vano sbarrato dalla sua transenna lapidea traforata e lavorata a scacchiera. Al di sopra del tetto della parete di fondo trova la sua collocazione il campanile a vela realizzato, anche questo, in mattoni e pietra. L'invaso ha un'armonica struttura longitudinale, quasi rettangolare. Il suo spazio è ripartito in tre ampie navate, con quella centrale di altezza maggiore. Ogni navata è composta di tre valichi, sorretti da pilastri croceiformi, e termina con un'abside di modesta profondità. La porzione d'interno dove insistono le navate ha una copertura a capriate, mentre la zona del presbiterio è chiusa da tre volte a crociera. Il catino absidale contiene un ciclo d'affreschi medievali su cui la critica storico-artistica ancora dibatte: sono variamente datati 1181 o 1281, in base all'interpretazione che viene data dell'iscrizione dipinta che corre alla base della calotta absidale. Nella calotta absidale è rappresentato Cristo benedicente all'interno di una mandorla, attorniato da quattro angeli in volo: nella mano sinistra tiene un disco su cui è scritto EGO SUM LUX MUNDI o altrimenti EGO SO(L)LUS MUNDI. Nel primo registro della parete absidale sono rappresentati i dodici apostoli, con al centro la rappresentazione dell'Annunciazione, con la Vergine Maria e l'arcangelo Gabriele, rispettivamente alla destra e alla sinistra della finestra. Nel secondo registro iniziano le scene relative all'infanzia di Cristo: la prima scena a sinistra mostra la Visitazione della Vergine Maria a sant'Elisabetta; segue la Natività di Gesù, con il Bambino doppiamente rappresentato. Al centro della parete e immediatamente sotto la finestrella, è rappresentata l'Adorazione dei re Magi, con la Madonna seduta in trono e il Bambino Gesù in braccio: le figure dei Magi sono completamente scomparse e rimane solo una parte del cavallo riccamente agghindato. Segue la scena della Fuga in Egitto, con la Madonna seduta sul somaro insieme al Bambino e S. Giuseppe li guida, tenendo sulle spalle un bastone con appeso un fagotto e un barilotto, e indossa il pileus cornutus, il berretto a punta utilizzato nel XIII secolo come elemento distintivo per gli ebrei. Nell'ultima scena del secondo registro è raffigurata la Strage degli innocenti e in molti l'hanno collegata alla scena sottostante, l'ultima del terzo registro, variamente interpretata come le pie donne al sepolcro o le madri piangenti degli innocenti. Sul terzo registro sono rappresentate le scene relative alla Passione di Cristo: la prima raffigura il Bacio di Giuda e la cattura di Cristo operata da una moltitudine di soldati vestiti con l'armatura; segue Cristo davanti a Pilato, portato da un soldato; la flagellazione di Cristo, con ai lati due soldati forniti di scudiscio e bastone; al centro del registro è la Crocifissione, in parte scomparsa, ma si riesce ancora ad ammirare la figura di Longino a sinistra con la lancia e la figura dell'altro soldato con il secchiello dell'aceto. Segue la Richiesta del corpo di Cristo a Pilato da parte della Madonna e di san Pietro; poi la Deposizione nel sepolcro, e l'ultima scena già sopra menzionata. AA. VV. - Documenti dell'Abruzzo Teramano, II, 1, “La valle Siciliana o del Mavone”, De Luca Editore srl, Roma, settembre 1986, pp. 147 – 234; Mario Moretti, “Architettura Medioevale in Abruzzo - (dal VI al XVI secolo)", De Luca Editore, Roma, pp. 188 – 191; Giovanni Corrieri, Castel Castagna e la Chiesa di Santa Maria di Ronzano, Colledara, 1999 Francesca Fraticelli, La pittura abruzzese nei secoli XII e XIII, Pescara, 2003 Ignazio Gavini, Storia dell'Architettura in Abruzzo, Pescara, 1980 Guglielmo Matthiae, Pittura Medievale Abruzzese, Milano, 1969 Valentino Pace, Su Santa Maria di Ronzano: problemi e proposte, in Commentarii, 1969, pp. 259–269 Castel Castagna Chiesa di San Giovanni ad insulam Mavone Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria di Ronzano Sito ufficiale, su comunedicastelcastagna.gov.it. Chiesa di Santa Maria di Ronzano, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Santa Maria di Ronzano, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico.