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Stazione di Borgaro

Borgaro TorineseInformazioni senza fontePagine con mappeStazioni ferroviarie attivate nel 1871Stazioni ferroviarie della città metropolitana di Torino
Borgaro Torinese stazione ferroviaria elettrotreno TTR
Borgaro Torinese stazione ferroviaria elettrotreno TTR

La stazione di Borgaro è una stazione ferroviaria situata della ferrovia Torino-Ceres, a servizio del comune di Borgaro Torinese, nella città metropolitana di Torino, e della vicina Reggia di Venaria Reale. Precedemente gestita dal Gruppo Torinese Trasporti (GTT), dal 1 gennaio 2024 è gestita da Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Originariamente era solamente una fermata secondaria, costruita nel 1871 secondo il progetto dell'ingegner Gaetano Capuccio. L'edificio ha il corpo principale a tre piani fuori terra, tetto a falde con struttura in legno e rivestimento in coppi mentre la struttura dell'edificio è in mattoni; addossata al fabbricato viaggiatori c'è una pensilina a falda unica in acciaio con rivestimento di lamiera. La stazione ha 2 binari, più un piazzale per la sosta dei carri. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Servizi igienici La stazione fino all'estate 2023 era servita dai treni operati da GTT in servizio sulla vecchia linea SFM A del Servizio ferroviario metropolitano di Torino. Dalla sua riapertura, avvenuta il 20 gennaio 2024, è servita da treni regionali in servizio sulle linee SFM 4 e SFM 7 del Servizio ferroviario metropolitano di Torino, operati da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Piemonte. La stazione è servita da bus urbani ed extraurbani. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Borgaro

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Stazione di Borgaro
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Borgaro

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Borgaro Torinese stazione ferroviaria elettrotreno TTR
Borgaro Torinese stazione ferroviaria elettrotreno TTR
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Luoghi vicini

Borgaro Torinese
Borgaro Torinese

Borgaro Torinese ([bór-ga-ro]; Borghi in piemontese) è un comune italiano di 11 809 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte. Il comune fa parte dell'area metropolitana del capoluogo piemontese, Torino. Nel 774 d.C., con l'arrivo dei Franchi di Carlo Magno, vi è l'annessione del territorio di Borgaro al territorio di Caselle e di Altessano Inferiore, ora Venaria Reale.Nel 1600 il feudo Borgaro era suddiviso fra tre famiglie: i Birago di Vische, gli Havard di Senantes ed i Provana di Druento. Nel 1630 e 1660 il paese fu duramente colpito dalle epidemie di peste. Successivamente i Birago riuscirono lentamente ad espandere e consolidare il loro potere sul territorio, finché nell'anno 1746 tutta Borgaro divenne feudo dei Birago, che presero il titolo di "Conti di Borgaro". Nel XIX secolo re Carlo Alberto di Savoia separa nuovamente Altessano da Borgaro, e, successivamente, il territorio viene incorporato nei beni del Duca di Chiablese (Chablais) fino alla creazione dello Stato Sabaudo. Lo stemma e il gonfalone di Borgaro Torinese sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 20 settembre 1955. Le fasce doppiomerlate di rosso in campo d'argento provengono dal blasone della famiglia Birago. Situato ad est rispetto al concentrico, c'è il Castello di Santa Cristina, realizzato nel XVII secolo, ed attualmente sede di un'azienda agricola privata. La storia del Castello di Santa Cristina è legata alla presenza del nobile francese François Havard de Sènantes, trasferitosi in Piemonte al servizio dei Savoia. Con il passare del tempo la sua reputazione a Corte crebbe, tanto da permettergli di acquistare diverse cascine e terre annesse, concentrate tutte nella stessa zona, a costituire un insediamento idoneo alla costruzione di un castello.L'edificio era completamente e pregevolmente affrescato; cariatidi, medaglioni, e putti caratteristici del tardo barocco, completavano l'apparato decorativo.Oggi il Castello di Santa Cristina è di proprietà privata, ma posto sotto vincolo monumentale. Il Parco intitolato a Chico Mendes si estende per circa 100 ettari, confinando con i territori di Torino e Venaria e con il fiume Stura di Lanzo, ed è attraversato da percorsi pedonali e ciclabili, che portano a Caselle Torinese e verso le Valli di Lanzo. Durante i mesi estivi il parco viene utilizzato per lo svolgimento di manifestazioni e concerti musicali. Dal 1961 al 2011, la forte immigrazione ha portato ad un aumento pari a sei volte della popolazione residente. Abitanti censiti Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2020, i cittadini stranieri residenti a Borgaro Torinese sono 497, pari al 4,2 % della popolazione totale, così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative: Romania, 328 Il paese è servito dalla Ferrovia Torino-Ceres, e da due autobus di linea, il 69 e il 26. Nel 1995 è stato installato un monumento allo sport, di fronte al centro sportivo comunale: una statua in marmo nuvolato del Piemonte che rappresenta una podista. Nel maggio del 2018 è stato scoperto un monumento raffigurante la squadra del Grande Torino, che riporta una frase celebrativa dello scrittore Giovanni Arpino in piemontese: "T'las vinciù 'l mund...". L'opera è una rivisitazione del monumento precedente, pesantemente danneggiata. La prima squadra cittadina di calcio è il Borgaro Nobis 1965, che nel 2015 ha compiuto e festeggiato i primi cinquant'anni di attività, e che milita attualmente in Serie D La squadra giovanile di pallacanestro è la Lo.Vi Basket Borgaro, fondata nel 2014. La squadra di pallavolo femminile è la Labor volley. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Borgaro Torinese Sito ufficiale, su comune.borgaro-torinese.to.it. Bórgaro Torinése, su sapere.it, De Agostini.

Stazione di Venaria Reale
Stazione di Venaria Reale

La stazione di Venaria Reale è una stazione ferroviaria della ferrovia Torino-Ceres. Serve il comune di Venaria Reale, nella città metropolitana di Torino. Precedemente gestita dal Gruppo Torinese Trasporti (GTT), dal 1 gennaio 2024 è gestita da Rete Ferroviaria Italiana (RFI). La stazione era stata progettata originariamente direttamente dall'ingegnere Cappuccio nel 1867 e costituiva un unicum nel panorama delle stazioni ferroviarie italiane, in quanto il fabbricato viaggiatori era una costruzione di due piani posta a cavallo dei binari lungo il sovrappassaggio della ferrovia di viale Roma. All'inizio degli anni 1990, lo stabile dovette essere abbattuto a causa dei lavori di raddoppio del binario: al suo posto venne costruito un nuovo fabbricato in stile postmoderno. La stazione venne riaperta il 21 dicembre 1991. La stazione attuale è anch'essa posta a cavallo della ferrovia, ma con solo più un piano fuori terra, tetto a falde con struttura in acciaio e rivestimento in lamiera. La stazione ha tre binari, di cui uno di servizio. Dal 25 agosto 2020 è diventata il capolinea provvisorio della Torino-Ceres a causa della soppressione delle stazioni di Torino Dora GTT e Madonna di Campagna causata dai lavori per l'allacciamento della Torino Ceres al passante ferroviario di Torino. A causa di lavori che hanno riguardato il ponte prima della stazione, quest'ultima è risultata da dicembre 2020 a gennaio 2022 senza traffico, con il capolinea della Torino-Ceres momentaneamente spostato alla stazione di Borgaro. Dal 1º febbraio 2022 il capolinea è tornato nuovamente a Venaria, con la stazione stessa ristrutturata e modificata nella facciata d'accesso. La stazione fino all'estate 2023 è stata servita dai treni operati da GTT in servizio sulla linea SFM A del servizio ferroviario metropolitano di Torino. Dal 20 gennaio 2024 è servita da treni regionali in servizio sulle linee SFM 4 e SFM 7 del servizio ferroviario metropolitano di Torino, operate da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Piemonte. In prossimità della stazione, fra il 1888 e il 1951 era possibile l'interscambio con i convogli in servizio sulla tranvia Torino-Venaria Reale. È disponibile l'interscambio con la linea 11 di GTT mentre, dal 25 agosto 2020 all'11 giugno 2023, è stata in esercizio la linea SF2 per consentire il collegamento con la stazione di Torino Porta Susa in attesa del completamento dei lavori di collegamento alla rete nazionale dell'ultimo tratto della ferrovia Torino-Ceres. La stazione dispone di: Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Servizi igienici Bar Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Venaria Reale

Parco naturale La Mandria
Parco naturale La Mandria

Il parco naturale La Mandria è un'area naturale protetta situata tra il torrente Stura di Lanzo, il torrente Ceronda e l'area urbanizzata a nord-ovest di Torino e di Venaria Reale. È stato istituito nel 1978 dalla Regione Piemonte, risultando il primo parco regionale ad essere istituito in Italia. Grazie al lungo muro di cinta fatto costruire a metà '800 da re Vittorio Emanuele II, il parco La Mandria è il secondo più grande parco cintato d'Europa dopo quello di Chambord. La superficie recintata ammonta a circa 3.000 ettari. Il muro, lungo circa 30 km e costato 1 milione di lire, doveva proteggere gli appartamenti reali del castello della Mandria voluti dal re per viverci con la sua seconda famiglia creata con la moglie morganatica Rosa Vercellana detta "la Bela Rosin"; è servito di fatto a proteggere uno dei rarissimi lembi sopravvissuti della foresta planiziale che un tempo copriva l'intera Pianura Padana. Gran parte del territorio del parco appartiene ora al comune di Druento. Nel medioevo invece il territorio apparteneva alla comunità di Rubbianetta, ora scomparsa. Si conserva, nella zona della Rubbianetta, la pregevole chiesetta di San Giuliano, al cui interno sono presenti affreschi con immagini di santi, risalenti al 1493. A lato della chiesetta si possono osservare i resti del ricetto medievale e del castello appartenuto ai visconti di Baratonia, antichi consignori del luogo. I marchesi Medici del Vascello, divenuti nel 1882 proprietari della tenuta alla morte di Vittorio Emanuele II, ne hanno mantenuto integre le caratteristiche naturali ed architettoniche, consentendo di trasmettere sino ai giorni nostri uno dei più importanti patrimoni piemontesi. Nella tenuta de La Mandria, ancora a metà del secolo scorso, vivevano oltre 900 persone, ed erano presenti due chiese, due scuole, un teatro, un cinema, un giornale ed addirittura una piccola piscina destinata ai ragazzi. Nel 1976 la tenuta venne in parte venduta alla Regione Piemonte che, con la L.R. 54/1978 istituì il parco suddividendo il territorio in due grandi aree, il preparco di 3.446 ettari, all'esterno del muro - con finalità di graduale raccordo tra il regime d'uso e di tutela dell'area attrezzata e le aree circostanti, e l'area attrezzata, vero nucleo del parco, di 3.124 ettari - con finalità di tutela del patrimonio naturalistico e culturale - nella quale sono collocate anche attrezzature per il tempo libero. Molti sono i varchi per accedere al parco: quelli privati, ovvero il cancello di Fiano sul viale Bella Rosina e i cancelli di Robassomero denominati Cascina la Falchetta, Cancello delle Teppe con cui si accede al Royal Park I Roveri, e quelli pubblici ovvero Druento e Cascina Rubianetta, Ponte Verde e Tre Cancelli, cancello Brero nel territorio di Venaria Reale, la Bizzarria nel territorio di San Gillio e cascina Oslera e Villa Laghi. L'accesso al pubblico (fruitori/visitatori) avviene esclusivamente dagli ingressi di Ponte Verde e Tre Cancelli (Venaria Reale), Rubbianetta e Cascina Oslera (Druento) e Bizzarría (San Gillio). Nel parco è possibile accedere solamente a piedi od in bicicletta. I cani non sono ammessi. Numerose sono le attività organizzate per la fruizione degli spazi naturali, quali trekking a piedi, visite notturne con il trenino interparco, conferenze naturalistiche, gite in carrozza. Il parco la Mandria è un sito di importanza comunitaria (SIC) istituito dalla Regione Piemonte per implementare la Rete Natura 2000, la principale azione comunitaria per la conservazione della natura basata su una nuova politica di gestione dell'ambiente sviluppata attraverso obiettivi e strategie comuni all'interno di siti già presenti (parchi e riserve naturali) oppure individuati ex novo. La fauna comprende principalmente cervi, cinghiali, volpi, lepri e tassi e rapaci notturni quali gufi, civette e allocchi oltre alle specie aliene rappresentate da nutrie, daini e minilepri. Gli animali più interessanti sono quelli legati all'ambiente forestale maturo quali il picchio nero, che in pianura nidifica solo a La Mandria, e il coleottero Osmoderma eremita. Sono comunque numerose le specie protette dall'Unione europea censite all'interno del parco. L'ente parco mantiene inoltre l'allevamento di cavalli appartenenti alla razza autoctona Tpr presso le scuderie della Cascina Vittoria. Una parte dell'area può essere considerata un vero bosco planiziale: vi si trovano le specie vegetali tipiche del clima temperato: farnia, rovere, ontano, salici, olmo, acero, frassino, pioppo bianco e pioppo nero, noccioli, betulle, carpini e le tipiche piante del sottobosco padano. Altre aree mantengono l'aspetto della prateria acida a molinia tipica dell'alta pianura. All'interno del parco si trova il Castello La Mandria, un bene definito dall'UNESCO patrimonio dell'Umanità, che ospitò in occasione dell'Expo 1961 la regina Elisabetta II in visita in Italia. Inoltre vi si trovano anche il Castello dei Laghi, piccolo edificio che fu reposoir di caccia del re Vittorio Emanuele II, diverse cascine coloniche e casini di caccia. A fianco dell'ingresso omonimo, a San Gillio, si trova il castelletto della Bizzarría, così chiamato per lo stile architettonico fantasioso e indefinibile, con elementi architettonici del tutto particolari che possono ricordare il liberty, o le torri moresche, concepito come piccolo padiglione di caccia, è una degli edifici più curiosi del parco. A poche centinaia di metri dall'entrata di Druento si trova la cascina Rubbianetta, costruita negli anni 1860-63 per volere di Vittorio Emanuele II, come centro di allevamento cavalli. A lato la notevole chiesetta di San Giuliano, fondata attorno al 1250 e ristrutturata alla fine del XV secolo, che conserva pregevoli affreschi coevi. Della Mandria è importante segnalare come essa sia organizzata al suo interno: visitando i suoi lunghi viali appositamente aperti per regalare "giornate nel verde" ai cittadini che volessero visitarla, si possono trovare punti di ristoro, quali il ristorante posto presso la cascina Prato Pascolo e Oslera, cascine con cavalli, come la cascina Vittoria ed il Centro Internazionale del cavallo alla Cascina Rubianetta, spiazzi attrezzati con tavoli per pic-nic e infine alcuni punti, segnalati su apposite mappe presenti all'interno del parco, per il noleggio di biciclette (a Prato Pascolo all'interno del parco ed all'entrata di Druento vicino ai parcheggi, nonché a Cascina Oslera sulla direttissima Torino-Lanzo) e quant'altro possa essere utile per visitare il parco. All'entrata di Druento, da alcuni anni, esiste un'area sosta camper molto frequentata. Accanto ai sentieri più frequentati ne sono presenti altri meno battuti particolarmente adatti per l'osservazione delle specie vegetali ed animali autoctone del parco. L'attività di osservazione faunistica è intensissima e si può dire che non ci sia ragazzo torinese che non abbia passato almeno una giornata nel parco usufruendo dei programmi formativi organizzati dalle guide naturalistiche. Si ricorda però che l'accesso ai sentieri è consentito unicamente alle comitive con visita guidata. Vi è poi, nella parte privata del parco, un hotel 4 stelle, un ristorante e un centro benessere ricavati dall'attento restauro di un casolare risalente al XVIII secolo. Nelle vicinanze si trovano il Circolo Golf Torino e il Royal Park i Roveri, due tra i golf club più quotati in Italia. Tangenziale Verde Elenco dei parchi regionali italiani Aree naturali protette del Piemonte Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Parco naturale La Mandria Sito ufficiale, su parchireali.it. Parco naturale La Mandria, su Parks.it. (EN) Parco naturale La Mandria, su Sistema informativo europeo della natura - Common Database on Designated Areas, EEA. Parchi Reali, su parchireali.gov.it. URL consultato il 9 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2020). Schede SIC Regione Piemonte, su gis.csi.it. URL consultato il 25 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2007).

Reggia di Venaria Reale
Reggia di Venaria Reale

La reggia di Venaria Reale (in piemontese ël Castel ëd la Venerìa) è una delle residenze sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell'umanità dal 1997. La reggia di Venaria fu progettata dall'architetto Amedeo di Castellamonte. A commissionarla fu il duca Carlo Emanuele II che intendeva farne la base per le battute di caccia nella brughiera torinese. Successivamente ingrandita con innumerevoli corpi edilizi ed edifici dove lavorò anche il più importante architetto di casa savoia Filippo Juvara. Lo stesso nome in lingua latina della reggia, Venatio Regia, viene fatto derivare dal termine reggia venatoria. La scelta del sito, ai piedi delle Valli di Lanzo, fu favorita dalla vicinanza degli estesi boschi detti del Gran Paese, ricchissimi di selvaggina: un territorio che si estende per un centinaio di chilometri fino alle montagne alpine, giungendo a sud e a est in prossimità del capoluogo. Nel 2018 ha fatto registrare 1 048 834 visitatori, risultando il settimo sito museale statale italiano più visitato, mentre nel 2017, a dieci anni di distanza dall'inaugurazione del sito turistico, la Guida Michelin ha assegnato alla reggia di Venaria la terza stella. Nel 2019 il giardino della Reggia è stato eletto parco pubblico più bello d'Italia. Probabilmente l'idea di creare una reggia a Venaria nacque da Carlo Emanuele II di Savoia dall'esempio del Castello di Mirafiori (o di Miraflores), luogo destinato alla moglie del duca Carlo Emanuele I, Caterina Michela d'Asburgo situato nel quartiere che da quella reggia avrebbe poi preso proprio il nome Mirafiori. Carlo Emanuele II, volendo anch'egli creare una reggia che si legasse al proprio nome e a quello della consorte, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, comprò i due piccoli villaggi di Altessano Superiore ed Inferiore dalla famiglia di origine milanese Birago, che qui aveva dato vita a importanti piantagioni. Il luogo venne in seguito ribattezzato "la Venaria" perché destinato agli svaghi venatori. I lavori vennero progettati dal 1658 ed affidati all'architetto Amedeo di Castellamonte. La costruzione cominciò nel 1659 e vennero completati, in ordine: la scuderia e la torre dell'orologio (1660), la Reggia di Diana (1663), Loggia e Teatro nel giardino superiore (1666), la piazza frontestante il palazzo (1667), le facciate gemelle delle chiese nella piazza del borgo (1669), la citroneria a fontana d'Ercole, il viale della Fontana d'Ercole (1671), il tempio di Diana (1673), i postici della via centrale del borgo (1679). Dopo che il 1º ottobre 1693 i francesi (in guerra contro i Savoia nella guerra della Grande Alleanza) distrussero alcune costruzioni, Vittorio Amedeo II commissionò un ulteriore intervento sulla reggia, che venne ristrutturata ed ampliata sotto la direzione di e Michelangelo Garove. Vennero completati il padiglione sud-ovest (1702),il padiglione sud-est (1703-1713) e l'inizio della manica della Galleria Grande, che rimarrà incompiuta con la morte di Garove nel 1713. Inoltre, Garove rimodellò i giardini, demolendo il Tempio di Diana (1700), tracciando l'Allea Reale e prolungando il viale (1702), demolendo la citronieria seicentesca (1703), tracciando il Giardino Inglese (1710), realizzando gli Appartamenti verdi e demolendo la Loggia a Teatro seicentesca (1711). Inoltre, ulteriori danni vennero inflitti durante l'assedio del 1706, quando i francesi di Louis d'Aubusson de la Feuillade vi presero dimora, danneggiando molte strutture destinate, in quel periodo, ai soldati. Nel 1716, Vittorio Amedeo II affidò il progetto a Filippo Juvarra che completò la Galleria Grande (1716), allestì il padiglione sud-est, costruí la Citroneria e la Scuderia Grande (1722-1727), e costruí la cappella di Sant'Uberto. Nei giardini, Juvarra demolì le fondamenta residue del tempio di Diana nel 1719 e nel 1725 realizzò il Labirinto ed il suo padiglione. Nel 1739, tre anni dopo la morte di Juvarra, Carlo Emanuele III scelse Benedetto Alfieri come nuovo direttore del progetto. Alfieri demolì la torre dell'Orologio e la ricostruì nello stesso posto (1739), eresse la manica del Belvedere (1751), la galleria tra la cappella e la Citroneria (1754), la piccola scuderia occidentale (1758) e quella orientale (1760), ed il maneggio (1761). Anche durante la dominazione napoleonica la reggia subì serie trasformazioni, in particolare, i giardini, distrutti per farne una piazza d'armi: l'intero complesso, infatti, venne trasformato in caserma e, con la Restaurazione, questa destinazione fu mantenuta. Il complesso si confermò pure come il centro nevralgico della Cavalleria sabauda, ospitando, tra l'altro, una scuola di equitazione militare di prestigio europeo (in seno alla quale maturarono innovativi metodi di equitazione, di combattimento, di affardellamento) e un allevamento di stalloni. A causa dei gravi danni subiti durante l'occupazione francese, una volta sconfitto Napoleone e restaurato il Regno di Sardegna, la reggia di Venaria non tornò al suo precedente ruolo di residenza reale, ma divenne parte del Regio Demanio Militare. I decori e gli arredi recuperabili furono trasferiti negli altri palazzi e castelli della corte sabauda, e il ruolo di residenza reale estiva fu assunto dal castello di Racconigi, da quello di Stupinigi e da quello di Agliè. Durante il suo ruolo di struttura militare, che comprendeva l'appartenenza al Regio Demanio Militare dal 1851 al 1943, il complesso fu utilizzato dall'esercito. Ospitò dal 1850 al 1943 il Reggimento artiglieria terrestre "a cavallo", la Regia Scuola Militare (oggi Scuola di cavalleria dell'Esercito Italiano), e il 5º Reggimento artiglieria terrestre "Superga". Dall'inizio del '900, l'esercito cominciò gradualmente ad abbandonare il sito, e la proprietà fu gradualmente trasferita al ministero della cultura, a partire dal 1936 con la cappella di Sant'Uberto. Tolto il presidio militare, il palazzo divenne preda di atti vandalici e proseguì in un lento ed inesorabile abbandono. Data la mancanza di fondi per il sito, gli interventi del ministero della cultura furono minimi ed essenziali, mirati alla conservazione dell'integrità strutturale degli edifici. Negli anni '40 fu intrapreso un piccolo restauro della cappella. Nel 1961, in occasione delle celebrazioni per il centenario dell'Unità d'Italia, la Galleria e il Salone di Diana furono brevemente restaurati, anche se in maniera prevalentemente scenografica. Negli anni '60 un gruppo di cittadini venariese diede vita al Coordinamento Venariese per la Tutela e Restauro del Castello, che avviò alcuni limitati lavori di recupero e valorizzazione del palazzo decadente. A partire dagli anni '80, i fondi del FIO (Fondi di investimento occupazionale) sono stati impiegati per i primi lavori di riqualificazione, restauro e valorizzazione volti a sensibilizzare l'opinione pubblica. La svolta avvenne nel 1978, quando la reggia venne ceduta alla Soprintendenza per i lavori di restauro. Una vibrante e argomentata esortazione ad avviare senza indugi i necessari radicali restauri del manufatto venne da Federico Zeri che, in una trasmissione televisiva dedicata alla Venaria, mostrò al grande pubblico lo stato di intollerabile degrado in cui versava il sito. Il 5 dicembre 1996 il Ministro della Cultura Walter Veltroni, d'intesa con il Presidente del Piemonte Enzo Ghigo, ha dato vita al "Comitato per la Reggia di Venaria", che ha avviato il lungo processo di restauro della Reggia. Nel 1999 è stato siglato il primo accordo quadro tra Ministero dei Beni Culturali, Regione Piemonte, Comune di Torino, Comuni di Venaria Reale e Druento. Complessivamente i lavori sono durati 8 anni dal 1999 al 2007, ed è stato il più grande progetto di restauro della storia europea. Il progetto ha coinvolto 700 tecnici e collaboratori e 300 imprese per un totale di oltre 1.800 operatori, 100 progettisti con 16 gare internazionali, 8 gare di progettazione e ha coinvolto il palazzo, il borgo, il castello della Mandria, i giardini e il parco. I fondi stanziati ammontano a oltre 300 milioni di euro (50 del Ministero dei Beni Culturali, 80 della Regione Piemonte, 170 dell'Unione Europea), hanno consentito il restauro dell'intero complesso, per una superficie complessiva di 240.000 mq tra piazze, edifici vicino la reggia, ecc; le aree verdi con 800.000 mq tra giardini e boschi, 1000 affreschi, 9.5000 mq di stucchi, con un costo inferiore a 900 €/mq. Questi interventi sono stati resi possibili anche grazie ai fondi del gioco del lotto, in base a quanto regolato dalla legge 662/96. L'apertura del complesso si è tenuta il 13 ottobre 2007. Periodicamente sono recuperati e inaugurati nuovi spazi, come le Citronière e le Scuderie aperte al pubblico nel 2009. Nel 2011, in occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia, la reggia e i giardini sono stati sede di mostre ed eventi dedicati alle eccellenze del Paese. La reggia di Venaria è gestita dalla Struttura Flessibile del Complesso della Venaria Reale, diretta da Alberto Vanelli. Sempre in un'ala della reggia è stata inaugurata la scuola di restauro della Venaria Reale. Accedendo dall'entrata principale si viene accolti nella corte d'onore, nel centro della quale sorgeva una fontana detta del cervo, la facciata principale in intonaco con cornucopie conchiglie e frutti risulta sulla parte destra come "sfregiata" da una cesura di mattoni a vista che delimitano la parte seicentesca da quella settecentesca, successiva all'intervento del primo architetto di corte Amedeo di Castellamonte. La parte sinistra del complesso presenta l'intervento del secondo architetto di corte Michelangelo Garove 1699-1713 in sintesi la realizzazione di due torrioni con tetti detti alla "Mansart" ricoperti di Scandole, mattonelle pentagonali multicolori in ceramica, uniti da una Gran Galleria erroneamente indicata a metà del XX secolo, come quella di Diana. Il pittore Giacomo Casella eseguì col cognato Giovanni Andrea Casella la decorazione pittorica della sala dei templi di Diana: Britomarte consegna un tempio a Diana, degli anni 1660-1663. Negli interni si trovavano stucchi, statue, dipinti, (secondo il Castellamonte, oltre quattromila quadri), realizzati da valenti artisti, tra cui Vittorio Amedeo Cignaroli, Pietro Domenico Olivero e Bernardino Quadri. Sulle pareti si stagliano raffigurazioni di selvaggina che istituiscono un rimando alla funzione venatoria della struttura. Le decorazioni a stucco spesso sono dovute all'arte dello stuccatore Pietro Somazzi, in ambienti trasformati in epoca successiva, oppure in sale all'interno della reggia di Diana e nei vani di raccordo con il padiglione eretto da Michelangelo Garove, dove si assiste ad un vero e proprio trionfo di abilità esecutiva. Nel 1718 nella Pietro Filippo Somazzi ottenne l'esecuzione degli stucchi della galleria, attenendosi al disegno dell'architetto Filippo Juvarra. A illustrare il complesso della reggia, esiste un modello estremamente accurato realizzato da Carlo Costantini. I giardini della reggia sono completamente spariti da quando i francesi di Napoleone li trasformarono in piazza d'armi: un'opera estremamente significativa del complesso si perse per sempre. Rimasero i disegni d'epoca, che mostravano lo splendido giardino alla francese diviso in tre terrazze collegate con scenografiche scalinate e architetture (come la torre dell'orologio del primo cortile) che le collegano: la fontana dell'Ercole, il teatro ad emiciclo e i parterre. Solo di recente Venaria Reale vede rinascere la sua ambientazione naturale, grazie ai lavori che stanno interessando la struttura (scuderie, reggia di Diana, eccetera). Attualmente sono stati resi fruibili al pubblico i settori già ultimati, oltretutto danneggiati in parte dal violento nubifragio del giugno 2007. Nel Parco Basso sono visibili alcune opere di Giuseppe Penone, in netto contrasto con la struttura barocca del complesso: tra esse, il tronco di un cedro, alto dodici metri, dal quale escono i fumi degli impianti delle centrali termiche della palazzina. Nel 2019 i giardini della Venaria si sono aggiudicati la XVII edizione del concorso Il Parco Più Bello d'Italia (categoria "parchi pubblici"). Le scuderie Juvarriane sono costituite da un grande atrio (sala 57) che dà sui giardini, ed un grande ambiente voltato diviso in due da un muro: la Scuderia Grande (sala 58) sul lato nord, e la Citroneria (sala 59) sul lato sud. La Citroniera è costituita da una grande galleria voltata (lunga 148 metri, larga 14, e alta 16) la cui funzione antica era il deposito invernale degli agrumi coltivati nei giardini. Le pareti laterali sono scandite da nicchie che imprimono dinamismo alla galleria, e a sud le pareti sono scandite da archi sormontate da oculi che danno sul giardino mentre la parete nord (che separa l'ambiente dalle scuderie) presenta dei serramenti in trompe l'oeil che riproducono gli archi. L'ambiente è usato per mostre temporanee. La scuderia grande (lunga 148 m, larga 12 e alta 15) conteneva all'epoca circa 200 cavalli e riparava il lato nord della Citroniera in inverno. Nell'ambiente sono esposte carrozze, uniformi, ed il Bucintoro veneziano. Quest'ultimo fu fatto realizzare a Venezia da Vittorio Amedeo II fra il 1729 e il 1731. Tra le carrozze esposte vi sono la Berlina dorata di gala, commissionata da Vittorio Emanuele IIasceso al trono d’Italia, la Berlina argentata della regina Margherita e alcune carrozze di Umberto I e Vittorio Emanuele III. Inoltre, è esposta temporaneamente la carrozza di Napoleone. Nell'area delle ex scuderie, su una superficie di circa 8000 metri quadrati, si trova uno dei principali centri di restauro italiani, costituito da una serie di laboratori dedicati alla diagnostica, al restauro e alla conservazione delle opere d'arte. Alla morte di Michelangelo Garove avvenuta nel 1713 seguì nel 1716 la ricostruzione per opera di Filippo Juvarra, della Gran Galleria e parallelamente la costruzione della chiesa di Sant'Uberto (1716-1729), incastonata tra i palazzi tanto da non permetterne la costruzione della cupola, che venne affrescata come trompe-l'œil all'interno, la scuderia e la citroniera (1722-1728), oltre che un rimaneggiamento in stile francese delle facciate. Gli ultimi lavori furono realizzati tra la seconda metà del Settecento e l'inizio dell'Ottocento (scuderie e maneggio, scala della reggia di Diana, galleria di Sant'Uberto) dopodiché la reggia fu quasi dimenticata a favore della Palazzina di caccia di Stupinigi (1729), più conforme ai nuovi gusti delle corti europee. Sin dalla sua inaugurazione, la Reggia di Venaria ha sviluppato una vivace attività espositiva. In occasione dell'evento "Esperienza Italia 150", ideato per commemorare il 150º anniversario dell'Unità d'Italia, la Reggia di Venaria Reale è stata il fulcro di una serie di iniziative e mostre tematiche svoltesi a partire dal 17 Marzo 2011 fino a fine anno, come la mostra "La Bella Italia", curata da Antonio Paolucci all'interno delle Scuderie Juvarriane. Nel 2014 vennero esposte nella Sala delle Arti armature italiane, tedesche, indiane, giapponesi e della tradizione islamica tra Cinquecento e Ottocento provenienti dalla collezione del Museo Stibbert di Firenze e qui affiancate all'analoga collezione dell'Armeria Reale di Torino. Nel 2017 gli storici Silvia Ghisotti ed Andrea Merlotti vi hanno realizzato la mostra "Dalle Regge d'Italia. Tesori e simboli della regalità italiana", dedicata alla storia delle regge italiane fra 1860 e 1920. Tale mostra è stata organizzata con l'aiuto dei principali palazzi reali italiani, dal Quirinale alla Reggia di Caserta. Andreina Griseri, Venaria Reale: il Principe e la caccia in Studi in onore di Giulio Carlo Argan, a cura di Silvana Macchioni, Bianca Tavassi La Greca, Roma, 1984 Camilla Barelli - Silvia Ghisotti, Decorazione e arredo in un cantiere del Seicento: Venaria Reale, in Figure del barocco: la corte, la città, i cantiere, le province, a cura di G. Romano, Torino, CRT, 1988, pp. 139–162 Paolo Cornaglia, Giardini di marmo ritrovati. La geografia del gusto in un secolo di cantiere a Venaria Reale (1699-1798), Torino, Lindau, 1994 La reggia di Venaria e i Savoia. Arti, magnificenza e storia di una corte europea, catalogo della mostra (Reggia di Venaria, 12 ottobre 2007 – 30 marzo 2008), a cura di Enrico Castelnuovo, con Walter Barberis, Paolo Cornaglia, Michela Di Macco, Silvia Ghisotti, Andrea Merlotti, Tomaso Ricardi di Netro, Carla Enrica Spantigati, Torino, Allemandi, 2007, 2 voll. «Delle cacce ti dono il sommo impero». Restauri per la Sala di Diana alla Venaria Reale, a cura di C.E. Spantigati, Firenze, Nardini, 2008. Clelia Arnaldi di Balme, Jan Miel e la serie delle cacce per la Reggia di Venaria, in La caccia nello Stato sabaudo, t. I, Caccia e cultura, atti del convegno (Reggia di Venaria, 11-12 settembre 2009) a cura di P. Bianchi e P. Passerin d'Entreves, Torino, Zamorani, 2010, pp. 103–202 Danilo Comino, I ritratti equestri della Sala di Diana alla Venaria Reale, in La caccia nello Stato sabaudo, cit., pp. 203–222. Residenze sabaude in Piemonte Ripopolare la reggia Valli di Lanzo Wikinotizie contiene notizie di attualità sulla Reggia di Venaria Reale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Reggia di Venaria Reale Reggia di Venaria delle Residenze Reali Sabaude, su residenzerealisabaude.com. Sito ufficiale, su lavenaria.it. Reggia di Venaria Reale, su CulturaItalia, Istituto centrale per il catalogo unico. Residenze Reali in Piemonte (residenze visitabili, beni UNESCO e non), su residenzereali.it. URL consultato il 7 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2018). A.V.T.A. - Reggia di Venaria Reale, su reggiavenariareale.it.

Stazione di Rigola Stadio
Stazione di Rigola Stadio

La stazione di Rigola Stadio è una fermata ferroviaria della linea Torino-Ceres, situata nel comune di Venaria Reale, al confine con la città di Torino, in posizione prossima al deposito dei tram GTT di Venaria e allo Juventus Stadium, sorto sulle ceneri del precedente stadio delle Alpi. Precedemente gestita dal Gruppo Torinese Trasporti (GTT), dal 1º gennaio 2024 è gestita da Rete Ferroviaria Italiana (RFI). La fermata, situata a Venaria Reale nel rione Rigola, al confine con il quartiere di Barriera di Lanzo e lo Juventus Stadium, fu costruita in occasione del campionato mondiale di calcio 1990, in concomitanza con la realizzazione dello stadio delle Alpi nell'area di una fabbrica chimica in disuso. Entrò in servizio il 17 dicembre 1991. La fermata è stata oggetto di riqualificazione per la finale della UEFA Europa League 2013-2014 al fine di accogliere i tifosi stranieri provenienti dall'aeroporto di Caselle e diretti allo Juventus Stadium, teatro dell'incontro. Dal 25 agosto 2020, la ferrovia Torino-Ceres è stata interrotta a Venaria per la soppressione di Torino Dora GTT e Madonna di Campagna, causata dai lavori per il riallacciamento al passante ferroviario di Torino. La fermata di Rigola Stadio è rimasta quindi priva di traffico fino al 20 gennaio 2024, quando la linea è stata riaperta e il capolinea riportato a Torino. La fermata è composta da due binari passanti, da un fabbricato viaggiatori adibito a biglietteria e da banchine e copertura delle pensiline. È presente, al di sopra della fermata, un sovrappasso ciclo-pedonale e stradale che scavalca le rotaie. La fermata dispone di: Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Sala d'attesa Servizi igienici Fermata autobus La fermata è servita da diverse linee urbane di autobus e dal tram 9, oltre a una linea bus extraurbana per la provincia. La fermata fino al 25 agosto 2020 era servita dalla vecchia linea SFM A del servizio ferroviario metropolitano di Torino, gestita dal GTT. Nei giorni feriali era servita da due treni in direzione di stazione di Ceres e uno in direzione stazione di Torino Dora; nei giorni festivi non fermava alcun treno, mentre aveva servizio potenziato (fermano tutti i treni, cadenzati ogni 30 minuti) durante gli eventi allo Juventus Stadium per manifestazioni sportive. Dalla sua riapertura, avvenuta il 20 gennaio 2024, la fermata è servita dalle linee SFM 4 e SFM 7 del servizio ferroviario metropolitano di Torino, operate da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Piemonte. Tale fermata è interessata dal progetto della Regione Piemonte e dell'Agenzia Mobilità Metropolitana Torino per la realizzazione di un nuovo Movicentro e dal potenziamento del servizio ferroviario regionale del Piemonte. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Rigola-Stadio