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Villa Palagonia

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Villa Palagonia (3)
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Villa Palagonia, nota come "villa dei mostri", è un edificio cintato settecentesco situato a Bagheria, in Sicilia.

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Villa Palagonia
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Villa Palagonia

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Sicilia, Italia
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Villa Spedalotto
Villa Spedalotto

Villa Spedalotto è una residenza civile di Santa Flavia. La villa è una residenza di villeggiatura situata su una collina ai margini della piana di Solanto, circondata da oliveti e agrumeti. La casa, ad un piano, è costruita attorno ad una corte aperta, con due corpi di servizio che si dipartono dal corpo principale, al centro del quale si trova un pronao in stile Neoclassico. Commissionata nel 1783 da don Barbaro Arezzo all'architetto Giovanni Emanuele Cardona (o Incardona, attivo a Palermo dal 1775 al 1820), fu costruita tra il 1784 ed il 1793. Il progettista fu allievo dell'architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia, il massimo esponente del Neoclassicismo in Sicilia. Nel 1790, ancora in costruzione, fu acquistata da Onofrio Emanuele Paternò, Barone di Spedalotto. Gli interni sono affrescati in uno stile tra il Neoclassico-Pompeiano e l'Impero, e sono attribuiti ad Elia Interguglielmi. Nel 1845 fu posta l'attuale pavimentazione della terrazza, in maioliche bicrome bianche e blu di Vietri, mentre tra il 1900 ed il 1902 furono sostituiti i pavimenti all'interno. La parte centrale del prospetto, parzialmente danneggiata da un bombardamento aereo alleato nel 1943, fu ricostruita nel 1945. Dal 9 ottobre al 9 dicembre 1799, sono stati ospitati i principi reali ereditari Francesco di Borbone (futuro Re Francesco I) con la consorte Maria Clementina d'Asburgo, e la figlia Maria Carolina (futura Duchessa di Berry). La famiglia reale, fuggita da Napoli per la rivoluzione del 1799, era divisa tra Villa Spedalotto (i principi reali) e Villa Valguarnera (i sovrani Ferdinando I e Maria Carolina). Successivamente vi soggiorneranno Francesco II di Borbone, duca di Calabria, e Luigi Filippo d'Orleans, futuro re dei Francesi. Una tradizione vuole che in questa Villa sia nato, nel 1810, Ferdinando II di Borbone Re delle Due Sicilie, ma la storiografia ufficiale lo indica nato a Palermo, a Palazzo Reale. Durante gli anni 70 del XIX secolo vi soggiornò spesso l'astronomo gesuita padre Angelo Secchi che, amico del Marchese di Spedalotto, usava la terrazza per le sue osservazioni. Il 30 marzo 1987, nella cappella della Villa, è stato celebrato il matrimonio tra il duca d'Aosta Amedeo di Savoia e Silvia Paternò di Spedalotto. Nel 1991 è stata la location per alcune scene del film Johnny Stecchino di Roberto Benigni. La villa è proprietà privata. Gioacchino Lanza Tomasi e Angheli Zalapì, Dimore di Sicilia, Ed. Arsenale, Venezia, 1998, pp. 244-253 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Spedalotto

Bagheria
Bagheria

Bagherìa (Bagarìa in siciliano, Baarìa nel dialetto locale) è un comune italiano di 53 021 abitanti della città metropolitana di Palermo in Sicilia. Detta anche «Città delle ville», dopo Palermo è il comune più popoloso della città metropolitana. Il territorio comunale si affaccia sulla costa tirrenica nel tratto sud-est del golfo di Palermo e comprende la frazione marinara di Aspra. Le origini del toponimo sono sconosciute, ma già dal XVII secolo, come riporta Giordano Cascini nel 1651, si ipotizzava una derivazione dall'arabo baḥriyya, ossia «marina». Uno dei primi riferimenti al nome latinizzato risale al 1134 attraverso la forma Bacharìa, per poi comparire come Baiarìa nel 1573. Il nome attuale è il risultato dell'italianizzazione del siciliano Bagarìa laddove però la g è prevalente muta nella maggior parte dei dialetti interni alla Sicilia, finendo così per prevalere nella forma e nel suono di Baarìa. Tra il VII e il III secolo a.C. è attestato lo strategico insediamento di Monte Porcara, situato a 3,5 km in direzione sud-ovest da Bagheria. La città di Bagheria sorge in una stretta piana a sud-est della città di Palermo, sovrastata dal Monte Catalfano insieme al Monte Consona e alla Montagnola di Serradifalco, dove si estendeva la cosiddetta Foresta della Bacarìa. L'origine urbanistica di Bagheria ebbe inizio dall'edificazione del Palazzo Butera ad opera del principe Giuseppe Branciforte, ultimata nel 1658 da una precedente masseria di proprietà di Benedetto Rizzo, che Branciforti aveva acquistato nel 1595. Branciforti, infatti, voleva isolare la vita di corte in un palazzo nobiliare lontano dal castello della contea di Raccuja. Il tessuto urbano si sviluppò da una serie di modeste costruzioni dove alloggiavano gli inservienti di Giuseppe Branciforti; tra il 1653 e il 1697, benché in assenza di licentia populandi, vennero realizzate 43 abitazioni, mentre tra il 1705 e il 1723 si ebbe un incremento di 137 unità abitative. Nel 1769 si venne a delineare l'asse principale dell'impianto urbanistico bagherese ad opera di Salvatore Branciforti - ovvero il Corso Butera, popolarmente detto Stratuni per differenziarlo dallo Stratunieddu (il Corso Umberto I) - insieme alla costruzione della Chiesa Madrice che fu ultimata nel 1771. Una lapide in marmo del 1769 ricorda la realizzazione del Corso Butera: Salvatori Brancifortio Buterae principi quod viam hanc qua ad villam elegantius compositam nobilior e regione aditus patet ad delicias perpetuis hic inde arboribus protectam veteribus contemptis diverticulis amplam rectam straverit; atque augendo colonorum censui aedem Dei Matris costruxerit, collabentem pontem restauraverit, in aridum fundum aquam per M pass. deduxerit agrumque ab amsegete venationis tuendae muro diviserit. Importante arteria di Bagheria è il Corso Umberto I, anticamente Via Municipio, che fu tracciato per metà da Salvatore Branciforti nella seconda metà del XVIII secolo; vi si trova il palazzo del Duca di Milazzo, dove venne ospitata la regina Maria Carolina d'Austria. A metà sviluppo del Corso Umberto I sono presenti, inglobati nel tessuto urbano, i due alti pilastri in calcarenite che costituivano l'accesso secondario alla Villa Palagonia; raffigurano ciascuno due statue armate, con elmi piumati e scudi, tra cui la Giustizia con bilancia e spada. Altra importante arteria all'interno del tessuto urbano è la cosiddetta Corsa Vecchia, diventata successivamente Via Ciro Scianna. Lo stemma di Bagheria è uno scudo partito e reca da un lato una pianta di vite, simbolo dell'operosità dei suoi primi abitanti che prosperarono coltivandola e commerciando vino; dall'altro lato un leone rampante sostenente un vessillo, richiamo al blasone della famiglia Branciforti. Il gonfalone è un drappo di rosso. Chiesa Madrice di Bagheria. Fatta edificare dal principe Salvatore Branciforti nel 1769 lungo il nuovo asse urbano di Bagheria, fu ultimata nel 1771 ed intitolata alla Natività di Maria. Progettista fu Salvatore Attinelli. Nel 1872, per volere di Domenico Mangione, nella facciata della chiesa fu installato un orologio. Chiesa del Sepolcro. La prima costruzione, voluta dal principe Nicolò Branciforti, è del 1734, con successivi completamenti interni avvenuti nel 1744 e 1750. Le forme attuali si devono al progetto (1914) di Ernesto Armò, e riprendono schemi propri dello stile neogotico. Chiesa delle Anime Sante. Anticamente nota come Chiesa del Miserèmini, risale al 1722. Il prospetto fu progettato da Filippo Scordato agli inizi del XX secolo. All'interno si conservano importanti decorazioni parietali di Onofrio Tomaselli. Chiesa di Sant'Antonio. Più conosciuta come Chiesa di Sant'Antonino, fu edificata alla fine del XVIII secolo dal duca di Angiò. L'attiguo convento si sviluppò durante il secolo successivo. Chiesa della Beata Maria Vergine del Monte Carmelo, fatta erigere nel 1867 da Nicola Farina su un preesistente magazzino e per questo detta Chiesa di don Cola. Chiesa di San Pietro apostolo, fatta erigere nel 1881 da Pietro Scaduto su un preesistente magazzino; per tale motivo è ancora chiamata Chiesa di don Pietro. Le ville sono quasi tutte del XVIII secolo, lo stile è barocco. Non tutte visitabili e molte in stato di abbandono, rappresentarono un tempo le più pregiate residenze estive dell'aristocrazia palermitana; è stato ipotizzato un preciso intento architettonico con stretti riferimenti alla filosofia alchemica settecentesca che sarebbe alla base dell'edificazione di alcune ville, in particolar modo Villa Valguarnera e Villa Palagonia; in molte sculture e decorazioni di tali ville compare il dio Mercurio, che nel processo alchemico presiedeva alla trasmutazione della materia dallo stato primordiale della nigredo a quello finale della rubedo attraverso l'albedo. Anche l'impianto planimetrico di Villa Palagonia e Villa Valguarnera, considerato insieme ai viali d'ingresso, sarebbe ispirato alla forma della chiave dell'Opera alchemica. Questo contesto fortemente simbolico derivò verosimilmente dalla volontà di creare una congregazione arcadica dove gli aristocratici adepti potessero dedicarsi alle arti liberali e alla filosofia alchemica, lontani dall'ostile Tribunale dell'Inquisizione di Palermo. Palazzo Butera-Branciforti La più antica, costruita nel 1658 e popolarmente nota come U Palazzu. Voluta da Giuseppe Branciforti, principe di Pietraperzia e Leonforte, venne concepita quale dimora lontana dalla dimensione della corte palermitana di cui il Branciforti aveva aspirato a diventare invano il reggente. Per tale motivo, sul portone d'ingresso della torre merlata tramite cui si accede al palazzo - non a caso rivolta a occidente, verso Palermo - il principe fece scolpire «O corte a Dio». Sullo stesso fronte, sul portale d'ingresso, campeggia un'epigrafe in marmo che recita: Al mio Re nel servir qual'aspre e dure fatiche non durai costante e forte? E sempre immerso in importanti cure de le stelle soffrii la varia sorte. Tra le campagne alfin solinghe e scure spera la mente mia la propria morte, mentre vedovo genitor per fato rio qui intanto piango e dico «O corte a Dio». Sul lato opposto, quello orientale, sopra la porta principale si trova un'altra epigrafe marmorea che cita un sonetto di Miguel De Cervantes tratto dalla Galatea: Ya la esperanza es perdida, y un solo bien me consuela: que el tiempo, que passa y buela, llevarà presto la vida. Il prospetto settentrionale è opera di Giovanni Giglio (1769), mentre la cosiddetta Certosa, posta come fondale della Villa Butera, fu progettata da Vincenzo Fiorelli nel 1797. Si tratta di un edificio in stile neoclassico con portico colonnato e celle interne che - sino alla metà del XX secolo - contenevano statue a grandezza naturale in paglia e stoppa con il volto in cera raffiguranti personaggi celebri dell'epoca in abito di monaci certosini. L'idea di riunire le raffigurazioni statuarie fu dovuta a Ercole Michele Branciforti, principe di Butera. Nel piano superiore della struttura, con decorazioni parietali di Giuseppe Velasquez e caratterizzata da una scala a chiocciola interna, si trovava all'ingresso la statua di un sacrestano con una piccola brocca in mano; più avanti, quella di un monaco certosino in atto di suonare una campanella appesa al muro. Proseguendo, in fondo a un corridoio era presente la statua di un servitore con una scopa in mano; la prima cella, a destra, accoglieva le statue di uno schiavo moro che serviva il pranzo all'ammiraglio Orazio Nelson e alla regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena. Nella seconda cella, seduto a un tavolo, vi era Comingio in rapimento amoroso e, nella terza, la delicata figura di Adelaide; si trattava dei protagonisti del melodramma Adelaide e Comingio (1817) di Giovanni Pacini. Le statue di due monaci cucinieri erano presenti nella quarta cella, adibita a cucina con utensili. Nel corridoio, tornando indietro a sinistra, la statua di un certosino con pala e cesta; nella quinta cella, la statua del re Ruggero II di Sicilia intento a leggere un libro della biblioteca che si apriva sulle pareti. Nella sesta cella, intorno a un tavolo campeggiavano le statue del principe Ercole Michele Branciforti, del re Luigi XVI e del re Ferdinando I di Borbone; durante una visita dello stesso Ferdinando I alla Certosa, il re vide il proprio ritratto statuario e ne rimase estremamente divertito. Nell'ultima cella era rappresentata la morte del principe Francesco d'Aquino insieme a John Acton, primo ministro della regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena. Nel 1889 la principessa Sofia di Trabia affidò la Villa Butera alle Figlie della Carità, più che la trasformarono in asilo infantile. Villa Valguarnera Costruita nel 1712 dai principi Valguarnera con interventi degli architetti Tommaso Maria Napoli, Vincenzo Fiorelli e Giovanni Del Frago. Nella composizione planimetrica si ravvisano interessanti elementi derivanti da matrici esoteriche e alchemiche, come ad esempio nella pianta claviforme derivante dalla chiave dell'Opera alchemica e nella sistemazione della vicina altura (Montagnola di Valguarnera, 105 m), sulla cui sommità fu realizzata una balaustrata ottagonale nel mezzo della quale campeggiava una statua della musa Urania munita di cannocchiale; il camminamento che conduce alla vetta della Montagnola è assimilabile al percorso simbolico dalla terra alla sfera celeste, lungo il quale si trovano sette sedili in pietra riferentisi ai sette stadi di trasformazione alchemica della materia. Lungo il tragitto si trova una piccola grotta artificiale in muratura, il cui interno fu affrescato da Giuseppe Crestadoro con la rappresentazione di Aci e Galatea seduti alle falde dell'Etna, con in lontananza il mare e Cupido sopra un delfino. A breve distanza si trovava una statua di Polifemo nell'atto di suonare una zampogna. All'interno del giardino della villa si trovano due eleganti coffee houses in stile neoclassico, con affreschi. Villa Palagonia La più famosa, costruita nel 1715 dal principe Gravina di Palagonia; è nota come Villa dei Mostri a causa delle figure deformi e animalesche che, secondo studi del 2008, seguono una matrice alchemica nella ricerca dell'armonia, partendo dalle sculture di musicanti (nigredo) per giungere alla consistenza materica delle creature deformi (rubedo). Nel 1787 la villa fu visitata da Johann Wolfgang von Goethe, che così ne descrisse gli interni: «I piedi delle sedie sono segati inegualmente, in modo che nessuno può prendere posto e, davanti all'entrata, il custode del palazzo invita i visitatori a non fidarsi delle sedie solide perché sotto i cuscini di velluto nascondono delle spine». A metà del viale d'ingresso si trova il cosiddetto Arco del Padreterno, fornice in calcarenite con quattro enormi statue di cacciatori originariamente stuccate a somiglianza del marmo; nella cappella interna si trovava una delle rarissime raffigurazioni italiane del Padreterno, conservata presso il Museo di Villa Cattolica e sostituita da una copia. Fu invece demolito nei primi decenni del XX secolo il maestoso Arco dei Tre Portoni in calcarenite (localmente noto come Tri Purtuna), all'inizio del viale; mancante della trabeazione sommitale, presentava tre fornici su modello di un arco trionfale romano di ordine corinzio. Palazzo Cutò Costruito nel 1716 da Luigi Onofrio Naselli, principe d'Aragona, su progetto di Giuseppe Mariani; è sede della Biblioteca comunale e del Museo del Giocattolo. Villa Cattolica Costruita nel 1736 dal principe di Cattolica Eraclea, che ospita il museo comunale dedicato al pittore Renato Guttuso dove sono conservate molte opere dell'autore nonché tele e sculture di altri artisti come Domenico Quattrociocchi, Pina Calì, Silvestre Cuffaro, Vincenzo Gennaro e Arrigo Musti. Villa San Cataldo Costruita nella prima metà del XVIII secolo dai principi Galletti di San Cataldo. L'assetto architettonico risale a un restyling effettuato alla fine del XIX secolo. Nel 1905 la villa fu acquistata dalla Compagnia di Gesù. Villa Larderìa Costruita nel 1752 dal principe Francesco Litterio Moncada di Larderia. Palazzo Inguaggiato Costruito nel 1770 da Giovanni Pietro Galletti, marchese di Santa Marina, su progetto di Andrea Gigante. Fu sede della truppa borbonica sino al 1860. Villa Villarosa Costruita nel 1763 da Placido Notarbartolo, duca di Villarosa, su progetto di Giuseppe Venanzio Marvuglia. Si tratta dell'unica villa bagherese in stile neoclassico, e presenta un elegante porticato con alte colonne d'ordine corinzio. Villa Ramacca Costruita alla metà del XVIII secolo da Bernardo Gravina, principe di Ramacca. Villa Trabia Costruita alla metà del XVIII secolo da Michele Gravina, principe di Comitini su progetto di Nicolò Palma. La villa fu successivamente acquistata dal principe Pietro Lanza di Trabia. Villa Angiò Costruita alla metà del XVIII secolo dal principe di Angiò. I due pilastri di accesso alla villa sono inglobati in edifici allo sbocco del Passo del Carretto. Villa Spedalotto (1784) Costruita da Barbaro Arezzo su progetto di Emanuele Incardona. Nel 1991 vi furono girate alcune scene del film Johnny Stecchino. Villa Casaurro Costruita nel XVIII secolo, di piccole dimensioni e con decorazioni in stile Luigi XV. Villa Parisi Costruita per volere della baronessa Parisi. Villa Roccaforte Costruita nel XVIII secolo dai principi Cottù, marchesi di Roccaforte; sul cancello d'ingresso si trovano gli aforismi latini Aut amor aut libertas e Et amor et libertas. Villa Sant'Elia Costruita nella prima metà del XVIII secolo dal principe di Sant'Elia. Sull'ingresso si trova scolpito l'aforisma latino Parva sed apta mihi. Villa Sant'Isidoro Costruita alla fine del XVIII secolo dal marchese Cordova di Sant'Isidoro, sede dell'omonimo museo, dove sono esposte opere di Vincenzo Gennaro. Villa Serradifalco Costruita nella seconda metà del XVIII secolo dal duca Lo Faso di Serradifalco. Villa Cirincione (1905) Costruita dall'illustre professore Giuseppe Cirincione Dal XV secolo, il territorio di Bagheria entrò a far parte del Feudo di Sòlanto. A questo periodo risalgono le prime torri sparse per le campagne circostanti. In seguito, intorno a queste torri, nacquero masserie adibite all'allevamento del bestiame e all'agricoltura. Torre Amalfitano. La struttura, di probabile origine duecentesca, fu riedificata nel 1546 dal viceré Juan de Vega; in seguito, durante la prima metà del XVIII secolo, fu trasformata in masseria da Ugo Notarbartolo di Amalfitano. Pare che accanto alla torre vi fosse una filanda per la lavorazione della seta e l'allevamento del baco. La torre presenta una pianta quadrata ed era costituita da un pianoterra con cisterna per l'acqua, un piano superiore adibito a magazzino ed un terrazzo con merlature a coda di rondine. Torre Bellacera. Torre agricola del XVI secolo fatta costruire da Anfusio Bellacera, imprenditore agricolo di canna da zucchero. Nel XVIII secolo la torre fu trasformata in casina residenziale con terrazza a belvedere e cappella. Torre Chiarandà. Si tratta di una torre agricola del XVI secolo, in stato di totale abbandono. Torre Cordova. Torre del XVI secolo sorta per la difesa dei terreni della famiglia La Grua, lungo il corso del fiume Eleuterio. Il pianterreno era adibito a magazzino, mentre il piano superiore era l'abitazione. Torre Ferrante. Risalente al XVI secolo, è inglobata nel tessuto urbano di Bagheria. È nota per essere stata abitata dal rivoluzionario Andrea Cuffaro. Torre Mortillaro. Realizzata durante il XIX secolo dal marchese Mortillaro, non è più esistente a causa dell'espansione urbanistica bagherese; rimane tuttavia, a fianco del Corso Butera, uno dei due grandi pilastri in calcarenite da cui si accedeva alla tenuta di Mortillaro. Torre Parisi. Risalente al XVII secolo, è una grande torre rustica con fornice affrescato raffigurante il Padreterno. Torre Roccaforte. Torre agricola del XVI secolo che durante il XVIII secolo fu inglobata nella Villa Roccaforte di proprietà dei principi Cottù, marchesi di Roccaforte. Imprese Elettriche Rosolino Gagliardo, prima centrale a carbone della Sicilia, nazionalizzata nel 1963. Industria Molino Fratelli Cuffaro, fondato nei primi del 900 da Michele Cuffaro. Nel 2022 è stato annunciato il rinvenimento, durante gli scavi archeologici di un sito risalente all'età del Rame, effettuati nella grotta Zubbio situata in località Cozzo san Pietro, di resti fossili relativi ad una specie di tartaruga gigante, che è stata denominata Solitudo sicula, estintasi 12.500 anni fa a causa dell'uomo . Abitanti censiti Culto molto sentito in città è la celebrazione del santo patrono, identificato in San Giuseppe. La festa del santo viene celebrata con cerimonie solenni nella prima domenica di agosto, anche se in realtà San Giuseppe cade il 19 marzo. I festeggiamenti religiosi, svolti nel mese di agosto, vengono accompagnati da spettacoli pubblici che si svolgono per tutta la settimana precedente la domenica per culminare con i tradizionali fuochi d'artificio la sera del lunedì. Altra manifestazione è quella della festa in onore di Maria Addolorata, che è vista come patrona della borgata marinara dell'Aspra e viene festeggiata il 15 settembre. Oltre a varie scuole medie ed elementari la città di Bagheria dispone di cinque istituti superiori: Liceo Francesco Scaduto (Classico, Scienze Umane e Linguistico); Liceo Scientifico D'Alessandro; Liceo Artistico Regionale Renato Guttuso; IPSIA Salvatore D'Acquisto; ITET Don Luigi Sturzo. All'interno di Palazzo Cutò è presente una biblioteca comunale inaugurata nel 1956 dal sindaco Silvestre Cuffaro e conta 73.250 opere cartacee oltre ad un vasto repertorio di VHS e DVD. Al suo interno vengono organizzati eventi culturali e mostre artistiche. Museo Guttuso, strutturato su tre piani, venne inaugurato nel 1973 e ospita opere di Renato Guttuso donate dal maestro alla sua città natale. Il museo ospita anche opere di artisti del XX secolo quali, fra gli altri, Cagli, Mario Schifano, Mario Bardi, Onofrio Tomaselli, Silvestre Cuffaro, Pina Calì, Domenico Quattrociocchi, Giuseppe Pellitteri, Mimmo Pintacuda, Giuseppe Tornatore e Arrigo Musti. Museum - Osservatorio dell'arte in Sicilia, museo sull'arte contemporanea siciliana fondato nel 1997 dal gallerista Ezio Pagano Radio One; Radio Skitikkio; Radio Pianeta Musica (RPM). Tele one Nel film L'avventura (1960), capolavoro di Michelangelo Antonioni, Villa Palagonia risulta essere uno dei set; in particolare una scena si svolge nel salone degli specchi del piano nobile della villa. Nel film del 1962 Mafioso di Alberto Lattuada con Alberto Sordi a Villa Palagonia. In Comizi d'amore (1965) il regista, Pasolini, intervista il poeta Ignazio Buttitta in piazza Madrice. Il film L'amore coniugale (1970), di Dacia Maraini, viene girato in parte a Bagheria. Johnny Stecchino, (1991) il protagonista del film si nasconde in una villa di Bagheria, la Villa Arezzo Spedalotto. In Cento giorni a Palermo di Giuseppe Ferrara compare una scena girata in Piazza Madrice e diretta da un giovane Giuseppe Tornatore. Nuovo Cinema Paradiso (1988) diretto e sceneggiato da Giuseppe Tornatore, vincitore di numerosi premi tra cui l'Oscar. Baarìa, colossal del 2009, sempre di Giuseppe Tornatore, racconta le vicende di tre generazioni di una famiglia di Bagheria. Nel film Il padrino - Parte III, diretto da Francis Ford Coppola, si vede chiaramente all'arrivo del treno che porta Kay dai figli e dall'ex marito Michael, il cartello BAGHERIA e la parte centrale della stazione, anche se in realtà si tratta della stazione di Taormina-Giardini. Un uomo in ginocchio, anno 1979, di Damiano Damiani, con Giuliano Gemma, Michele Placido e Eleonora Giorgi. Film girato a Bagheria (dentro Palazzo Inguaggiato), Palermo e a Palazzo Adriano Alla luce del sole, film del 2004 di Roberto Faenza, con Luca Zingaretti. Girato sulla vita di Pino Puglisi, ucciso dalla Mafia nel 1993. La Dea fortuna (2019) di Ferzan Ozpetek, con Jasmine Trinca e Edoardo Leo è girato in parte a Villa Valguarnera. La miniserie "Anna" (2021) di Niccolò Ammaniti, è stata in parte girata a Bagheria a Villa Val Guarnera sede della banda dei giovani Blu e dei Bianchi guidati dalla perfida Angelica. Sono i discendenti degli ultimi veri carrettieri ed interpretano i canzuna a la carrittera, cioè i canti della tradizione etnica dei carrettieri siciliani. I testi evocano sempre i classici temi delle canzoni romantiche; attraverso splendide metafore, i cantori parlano di amore, tradimenti, separazione e duro lavoro. Ultimamente i Cantori di Bagheria hanno rappresentato l'Italia al Festival de l'Imaginaire di Parigi presso il Theatre de la Ville e la Maison des Cultures du Monde, dove si sono esibite anche compagini di diversi paesi del mondo come Corea, Vietnam, Algeria, India, Marocco, Perù, isole Bahamas e Capo Verde. Tra i cantori più celebri Giorgio Provenzano, noto con il nome di Gino e scomparso nel 2012, famoso anche per aver interpretato un'intensa scena del film Baarìa di Giuseppe Tornatore. La città di Bagheria dispone di una stazione ferroviaria molto trafficata dai pendolari che giornalmente raggiungono Palermo per motivi di lavoro o di studio, la stazione è inclusa nel Progetto Pegasus delle Ferrovie dello Stato, tale progetto prevede una riqualificazione della stazione aggiungendo alla stessa varie attività commerciali. Bagheria è inoltre collegata alla rete autostradale siciliana grazie all'omonima uscita dell'autostrada A19 situata proprio all'interno del territorio urbano posta al chilometro 12,2. Per ovviare ai problemi di traffico e le lunghe code che si creano presso questa uscita che è l'unica per un vasto territorio densamente popolato sono in progetto due opere. La prima opera riguarda la riformulazione dello svincolo esistente, la seconda opera consiste nella realizzazione si un nuovo svincolo situato a poca distanza dall'attuale nella zona di Ficarazzi. La periferia nord della città è attraversata dalla Strada Statale 113 Settentrionale Sicula che collega Messina a Palermo attraversando numerosi centri abitati. Bagheria è servita da alcune linee d'autobus dell'Azienda Siciliana Trasporti (AST). Le destinazioni sono: Palermo - Ficarazzi - Santa Flavia - Sant'Elia - Aspra e Bagheria - Casteldaccia - Altavilla Milicia. Un trasporto pubblico all'interno del capoluogo comunale, che esisteva negli anni precedenti, dal 2011 non è più disponibile. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. La principale squadra di calcio della città è il Bagheria Calcio 1919, fondata nel 1919 col nome di Pro Bagheria e rifondata nel 1993. Dal 2015 ha cambiato denominazione da Città di Bagheria in Bagheria Città delle Ville. Milita nel campionato di Promozione Sicilia 2018-2019 nel Girone B e disputa le partite in casa allo Stadio Comunale di Bagheria. La Polisportiva atletica Bagheria ha vinto diversi titoli italiani nella corsa su strada e nella corsa campestre. Proveniente da questa realtà è la campionessa europea di maratona Anna Incerti. Altri sport seguiti a Bagheria sono il basket con la squadra Pallacanestro Bagheria '92 che dalla stagione sportiva 1997/98 milita nella serie C regionale. Al C.A.S. è aggregato anche il Centro Minibasket, al quale partecipano circa 60 mini-cestisti, di età compresa fra i sei e gli undici anni; la pallavolo con l'AS Volley Bagheria che ha disputato il campionato di serie B2 maschile nella stagione 2002/2003 e con le squadre A.S. Eurovolley 2002 Bagheria e G.S. Nova Volley, il Sollevamento Pesi con la Polisportiva Dynamo Club che vanta di atleti quasi tutti Campioni Italiani e che hanno partecipato a molti Campionati Europei e Mondiali; infine la pallamano è uno sport seguito e praticato a Bagheria con la società A.S.D. Valens che a 4 anni dalla sua fondazione è riuscita a raggiungere la promozione in serie B, con un roster formato unicamente da giocatori bagheresi. Dacia Maraini, Bagheria, Milano, Rizzoli, 1993. Giulia Sommariva, Bagaria, Palermo, Dario Flaccovio Editore. Giuseppe Montana, La pietra d'Aspra. Storia e utilizzo. Il recupero delle ville barocche di Bagheria, Palermo, Flaccovio. Antonino Bencivinni, I Miei Volti della Sicilia, Roma, Armando Editore. Antonino e Gaetano Bencivinni, Culture di paesi, Alessandria, Dell'Orso Editore. Paolo Ferruzzi, Vigorose Impronte - Centenario della nascita di Pina Calì (pittrice) e Silvestre Cuffaro (scultore), Bagheria, Falcone Editore. Antonino Russo, Bagheria, Napoli, JN Editore. Antonino Russo, Accussì parrò Bagaria, Palermo, Edizioni ISSPE. Antonino Russo, I fattielli di Bagheria, Palermo, Edizioni ISSPE. Antonino Russo, Giacomo Giardina. Il poeta bucolico-futurista, Palermo, Edizioni ISSPE. Sabina Montana, O corte a Dio. Prime architetture barocche a Bagheria: Villa Branciforti Butera, Bagheria, Museo Guttuso. Loredana Gennaro, Ricerca sul degrado degli elementi lapidei di pregio degli edifici storici. Interventi diagnostici e restauro conservativo, fotografie di Salvatore Pipia, Bagheria, Centro Studi Aurora. Martino Grasso, Bagheria e la sua storia, Bagheria, edizione Mag, 2007. Rosanna Balistreri, Alchimia e architettura: un percorso tra le ville settecentesche di Bagheria, Bagheria, Falcone editore, 2008. Biagio Napoli e Salvatore Brancato, I misfatti prima della mafia. Bagheria dal 1820 alla Restaurazione borbonica, Bagheria, 2019. Antonio Morreale, La vite e il leone, Storia della Bagaria, secc. XII- XIX, Roma-Palermo, 1999. Vincenzo Drago Mattatoio Bagheria. Famiglie, banditi e politica in una capitale di mafia (1874-1930), 2018, Bagheria. Giuseppe Martorana, Bagheria (storia, personaggi, scuola, tradizioni, chiese, ville, toponomastica, sport, curiosità), Bagheria, Edit. Plumelia, 2018. Giuseppe Martorana, Storia del calcio bagherese (1919 - 1981), Palermo, Edit. Arti Grafiche Siciliane, 1982. Area metropolitana di Palermo Wikiquote contiene citazioni di o su Bagheria Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bagheria Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Bagheria Sito ufficiale, su comune.bagheria.pa.it. Bagherìa, su sapere.it, De Agostini. (EN) Bagheria, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.

Villa Filangeri
Villa Filangeri

Villa Filangeri (il cui nome completo è Villa Filangeri di Santa Flavia, raramente indicata anche come Palazzo Mazzarino), si trova nel comune di Santa Flavia in provincia di Palermo. Era la residenza per la villeggiatura estiva della famiglia Filangeri, principi di questo territorio. Attualmente è sede dell'amministrazione comunale di Santa Flavia. Il nucleo originario, risale probabilmente ai primi decenni del XVII secolo, quando nell'area dell'attuale residenza sorgeva una "casina", di proprietà del sacerdote Don Giacomo Lamattina (o La Mattina). Nel 1666, il principe Pietro Filangeri acquista l'abitazione e la vicina chiesetta di Sant'Anna – successivamente trasformata fino a diventare l'attuale Basilica Soluntina di Sant'Anna – e comincia la costruzione per la sua residenza per la villeggiatura. Fu tuttavia nel secolo successivo, che interventi di ampliamento e decorazione cambiarono radicalmente l'assetto dell'edificio: nel 1746 venne creato il cortile rettangolare centrale, presente piuttosto raramente nelle ville coeve e, intorno al 1750, si decorarono i prospetti con elementi in stucco di stile Rococò. Nel secondo dopoguerra fu venduta dai conti Lanza di Mazzarino al Comune, che ne ha fatto la propria sede: questa nuova destinazione d'uso, ha notevolmente alterato la suddivisione di gran parte degli spazi interni, non tenendo conto delle originarie decorazioni pittoriche e scultoree. La Villa oggi si presenta con un prospetto Barocco caratterizzato da una scenografica scalinata a doppia rampa, decorato con medaglioni a stucco ornati da ghirlande Rococò e da quattro statue in marmo bianco poste su alti basamenti in pietra, allegorie delle Quattro Stagioni. Tra Ottocento e Novecento, Ernesto Basile fu autore di alcuni interventi di ristrutturazione: al piano terreno, ricavò la Sala da Biliardo, che porta oggi il suo nome, dotata ancora delle originarie boiserie lignee con reggi mensole "a colpo di frusta" (tipico elemento decorativo Art Nouveau), ed un soffitto a volta decorato con motivi floreali dalle tenui cromie. Sull'ingresso sinistro, si trova una piccola cappella con il prospetto Neogotico in mattoni, con una lunetta sovrapporta in ceramica invetriata policroma, ispirata allo stile dei Della Robbia, con angeli cantori che reggono un nastro con il motto latino GLORIA IN EX CELSIS DEO. Nel prospetto posteriore, che guarda verso il parco, Ernesto Basile realizzò l'arioso Giardino d'inverno, una struttura in tufo con archi a tutto sesto chiusi da vetrate con infissi in bronzo di gusto eclettico. In fondo al giardino, sempre al Basile si deve una collinetta artificiale di gusto romantico sovrastata da un piccolo coffee house in bronzo, che riproduce una capanna orientale in bambù. Basilica Soluntina di Sant'Anna Barocco siciliano Ernesto Basile Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Filangeri