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Ponte della Ferrovia (Parona)

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Il ponte della Ferrovia è uno dei due ponte ferroviari situati lungo il fiume Adige all'interno del territorio comunale di Verona, più precisamente nella frazione di Parona. L'opera venne realizzata dal Governo austriaco per farvi transitare la ferrovia che doveva collegare la piazzaforte di Verona con la città di Monaco di Baviera; la sua realizzazione fu pertanto sottoscritta dall'Impero austriaco e dal Regno di Baviera nel 1847 e la progettazione e direzione lavori affidata a Luigi Negrelli, ingegnere trentino noto per aver progettato il canale di Suez. La ferrovia del Brennero fu poi inaugurata nel 1858, ma il ponte subì ulteriori lavori negli anni venti del Novecento, quando la linea venne raddoppiata, e nel 1941, quando fu elettrificata. Durante la seconda guerra mondiale fu naturalmente un obiettivo importante per gli alleati, che lo bombardarono in più occasioni per tagliare i collegamenti con la Germania nazista; in particolare, il 9 e il 10 marzo 1945 fu colpito da ben 533 tonnellate di bombe, e pertanto quasi completamente distrutto. Il ponte venne prontamente ripristinato nel 1946, a guerra conclusa, inoltre venne aggiunto un passaggio pedonale sul lato a valle dell'opera. Il ponte ferroviario è lungo 100 metri ed è caratterizzato da cinque campate di 16 metri con pile alte 17 metri; la sede ferroviaria venne realizzata già in origine larga 8 metri, in previsione del futuro possibile raddoppio dei binari. Mario Patuzzo, L'Adige: Verona e i suoi ponti, Vago di Lavagno, Gianni Bussinelli, 2015, ISBN 978-88-6947-129-2. Urbanistica di Verona Monumenti di Verona Storia di Verona

Estratto dall'articolo di Wikipedia Ponte della Ferrovia (Parona) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Ponte della Ferrovia (Parona)
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Forte Parona
Forte Parona

Forte Parona, originariamente chiamato Werk Erzherzog Albrecht, è una fortificazione posta a nord-ovest di Verona, parte del complesso sistema difensivo cittadino e più in particolare del secondo campo trincerato di pianura, messo in opera tra 1859 e 1866. La struttura fortificata fu realizzata tra 1859 e 1860 e i lavori furono diretti dall’Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona. La struttura fu colpita da un bombardamento aereo alleato nel 1944, verso la fine della seconda guerra mondiale, che causò l'esplosione dei depositi di esplosivi ivi contenuti, riducendolo in completa rovina. Rimangono quindi solo i resti del terrapieno e del fossato, completamente invasi dalla vegetazione. Il forte è intitolato all'arciduca Alberto, comandante di una divisione nella guerra del 1849, sotto la guida di Radetzky, e infine comandante dell'armata d'Italia durante la terza guerra di indipendenza. Forte Parona era un grande forte a tracciato poligonale misto, con ridotto centrale. All'inizio del 1859 il forte fu tracciato sul terreno e costruito in stile semipermanente; nel fossato, il terrapieno era quindi difeso da palizzate, mentre il ridotto circolare centrale era protetto da una copertura provvisoria, di travi lignee accostate e terra. Venne solo successivamente trasformato in opera permanente, con muri distaccati, caponiere e coperture casamattate. Il forte era situato poco a monte del ponte ferroviario di Parona, quasi a contatto con la riva destra dell'Adige, e faceva sistema con il forte Chievo, a sud, anche se, per via della notevole distanza da quel corpo di piazza, venne realizzato come caposaldo autosufficiente. Forte Parona fu integrato nella linea più avanzata del secondo campo trincerato, divenendo il cardine settentrionale del sistema difensivo scaligero. Le sue artiglierie potevano battere l'intero giro d'orizzonte (pianura, fiume e colli) con la medesima potenza di fuoco, tuttavia la sua principale funzione era di presidiare il ponte della ferrovia proveniente da Bolzano, e di battere d'infilata e di fianco la ferrovia del Brennero al suo ingresso nello spazio della piazzaforte. Dominava pertanto la doppia grande ansa dell'Adige da Settimo di Pescantina a Chievo, che era un tratto favorevole al passaggio del fiume per imprese offensive condotte sulla riva sinistra: il nemico, anche se avesse superato l'Adige, era soggetto alle artiglierie del forte che battevano la riva opposta, i versanti collinari e la strada postale del Brennero, presa d'infilata e di rovescio su tutto il lungo rettilineo da Parona a porta San Giorgio. La strada di accesso raggiungeva il forte sul fronte orientale, e sdoppiandosi si dirigeva verso due portali d'accesso, ai fianchi della caponiera. Transitati sui ponti levatoi, dal cortile di sicurezza fronteggiato da fuciliere, si accedeva alla poterna orientale, risalendo poi verso il piazzale interno. Il dispositivo di ingresso, combinato con la caponiera, è tra i più originali e studiati: la medesima poterna orientale svolgeva il duplice compito di comunicazione interna e di ingresso al forte. Il grande ridotto casamattato, a pianta circolare, deriva dalla tipologia a torre cilindrica per artiglieria con cortile interno. In posizione perfettamente centrale nell'impianto del forte, il ridotto si eleva su un solo piano, con copertura terrapienata, in origine disposta per la difesa di fanteria. Il piano terra, oltre a contenere i ricoveri per la numerosa guarnigione, e varie attività di servizio, era predisposto per la difesa. La corona esterna settentrionale del ridotto era ordinata per le artiglierie in casamatta, mentre nella corona opposta era prevista solo la difesa dei fucilieri; due delle cannoniere battevano d'infilata le poterne opposte, sul diametro. Nel cortile del ridotto, a segmento di cerchio, era collocato al centro il pozzo per la riserva d'acqua, un secondo pozzo era all'interno del ridotto, e infine altri due pozzi erano accessibili negli angoli opposti del piazzale, in nicchie casamattate protette sotto il terrapieno. Sul poligono d'impianto ottagonale, con scarpata esterna che scendeva fino al livello del fossato asciutto, era modellata l'opera principale da combattimento: il terrapieno, le traverse casamattate e le postazioni a cielo aperto per le artiglierie da fortezza. Due poterne con annesse polveriere, mettevano in comunicazione il piazzale interno del forte con il cammino di ronda lungo il muro, ordinato per fucileria, e con le quattro caponiere. Lungo il profilo esterno completavano l'opera la controscarpa a pendenza naturale, rivestita dal muro aderente solo in corrispondenza delle caponiere. L'armamento della fortificazione consisteva in: 4 cannoni rigati da 12 cm a retrocarica 24 cannoni di diverso calibro ad anima liscia Riserve di munizioni: 45 000 kg di polveri. Il presidio in caso di guerra della fortificazione consisteva in: 450 fanti 70 artiglieri Era inoltre possibile disporre un presidio di emergenza di 400 uomini. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona

Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo (Verona)
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo (Verona)

La chiesa dei Santi Filippo e Giacomo è la parrocchiale di Parona, frazione di Verona, in provincia e diocesi di Verona; fa parte del vicariato di Verona Nord Ovest. La prima citazione di una chiesa a Parona, dedicata allora al solo San Giacomo, risale al 1187 ed è contenuta nella bolla di papa Urbano III; il borgo era pertinenza dell'abbazia di San Zeno almeno dal secolo precedente. Nel 1341 la cappella paronese venne affidata a Spinetta Malaspina, che acquisì dunque il giuspatronato; dalla relazione della visita pastorale del 1530 del vescovo Gian Matteo Giberti s'apprende che la comunità dipendeva dalla pieve d'Arbizzano, mentre in altri documenti di poco successivi si legge che il curato veniva scelto dai Malaspina e approvato dall'abate di San Zeno. La chiesetta fu eretta a parrocchiale nel 1600 e ampliata nel 1640; in quest'occasione venne realizzato il coro. Verso la seconda metà del XVIII secolo l'edificio si rivelò insufficiente a soddisfare le esigenze dei fedeli e, così, nel 1762 iniziarono i lavori di costruzione della nuova parrocchiale; la struttura fu terminata nel 1766 e all'inizio dell'Ottocento venne eretto il campanile, disegnato da Giuseppe Barbieri, mentre il 24 settembre 1848 il vescovo titolare di Canopo Ludovico de Besi impartì la consacrazione. La chiesa venne poi interessata da un restauro nel 2006. La facciata a capanna della chiesa, che volge ad occidente, è scandita da quattro paraste, terminanti con capitelli ionici sopra cui si impostano la trabeazione e il frontone triangolare, e presenta al centro il portale d'ingresso, sormontato dal timpano semicircolare e da due raffigurazioni di angeli sorreggenti un medaglione con all'interno un'immagine della Vergine con Bambino, e ai lati due nicchie ospitanti le statue che ritraggono i santi Filippo e Giacomo. Annesso alla parrocchiale è il campanile a pianta quadrata, sulla cui cella si apre una monofora per lato. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata rettangolare, sulla quale si affacciano le quattro cappelle laterali con gli altari minori del Crocifisso, di San Luigi, della Madonna e di San Giovanni e le cui pareti sono scandite da paraste sorreggenti la trabeazione sulla quale s'imposta la volta a botte; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, sopraelevato di tre gradini e chiuso dall'abside semicircolare, in cui è conservata la pala raffigurante la Madonna col Bambino in gloria e i Santi Filippo e Giacomo, dipinta da Felice Cappelletti nel XVIII secolo. Parrocchie della diocesi di Verona Diocesi di Verona Parona (Verona) Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Filippo e Giacomo Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo Apostoli, su parrocchiemap.it. URL consultato il 23 luglio 2021.

Parona (Verona)
Parona (Verona)

Parona (precedentemente Parona di Valpolicella) è una frazione di 3.355 abitanti del comune di Verona nel Veneto. Fu comune autonomo fino al 1927. Attualmente fa parte della Circoscrizione 2 Nord-Ovest del comune di Verona. Parona nel passato fu un porto importante sul fiume Adige, soprattutto come porta di ingresso a Verona per le merci provenienti dal nord Europa. Il nome del paese potrebbe derivare dal termine latino parronius, letteralmente “luogo pieno di sassi e rocce”, oppure secondo un’altra ipotesi dalle numerose “parone”, cioè le padrone delle osterie, presenti sul territorio. La cittadina, posta alle porte della Valpolicella, è attraversata da due strade principali provinciali parallele, la S.P. 1a del Brennero e la S.P. 4 della Valpolicella. La prima documentazione scritta inerente Parona risale al Medioevo; più precisamente il documento più antico è dell'anno 954. Il paese era sotto il controllo dell'Abbazia di San Zeno la quale, nel 1165, lo infeudò ad una tra le più potenti famiglie veronesi: i Monticali. Parona rivestiva notevole importanza strategica, in quanto posizionata sulla strada romana Claudia Augusta Padana, passaggio obbligato per tutti gli eserciti invasori. La nascita del comune rurale di Parona risale alla seconda metà del Duecento. Le principali attività economiche erano di natura agricola, legate alla lavorazione della pietra e della lana; oltre a tutte le attività collegate alla navigazione fluviale. Una data importante per il paese è la pestilenza del 1630, che dimezzò gli abitanti. L'Ottocento è il secolo delle dominazioni straniere e per Parona ci furono importanti novità; infatti si ricordano in quegli anni la nascita dell'asilo e delle scuole elementari, la ricostruzione della chiesa, la costruzione delle ferrovie Verona - Brennero e Verona - Caprino e il passaggio del paese sotto il controllo della famiglia Alessandri. Nel Novecento si ricorda, in modo terribile, il bombardamento alleato del luglio 1944, che provocó morte e distruzione. Parona può vantare diverse ville signorili e un acquedotto romano, situato presso la galleria sulla strada provinciale della Valpolicella. Di non particolare interesse architettonico e storico, ma molto importante come nodo ferroviario, il ponte della ferrovia: come lo si può ammirare oggi, è molto diverso da come era in passato, dopo il bombardamento alleato e per il recente rimodernamento ma soprattutto per l'apposizione di un'alta barriera di ferro che separa i binari dallo stretto camminamento che permette a pedoni motorini e biciclette di attraversare. Il campanile della chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo ospita 6 melodiose campane in Mib3 montate per essere suonate secondo la tecnica dei concerti di Campane alla veronese. La sua manifestazione più tipica è la "Festa de la Renga", dedicata al piatto tipico della polenta con aringa. Si svolge ogni anno il mercoledì delle Ceneri. La manifestazione riempie il paese di persone provenienti da tutta la provincia e oltre, essendo la chiusura del carnevale veronese. Nel primo pomeriggio si può vedere la sfilata delle maschere con in testa la maschera del paese, "la parona de Parona" e il sire del carnevale veronese "il Papà del Gnoco". Sfilano per le strade tra la gente regalando caramelle ai bambini e si ritrovano nel parco cittadino di piazza del Porto, presentandosi alla popolazione e ravvivando così la giornata. Stazione di Verona Parona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Parona di Valpolicella

Canale Biffis
Canale Biffis

Il canale Biffis è un canale artificiale per scopi irrigui e idroelettrici che inizia fra i comuni di Ala e Avio e termina in quello di Verona, poco a nord di Chievo. Il canale prende il nome dal suo ideatore, Ferdinando Biffis, che lo progettò nel 1913. Il suo obiettivo era creare un sistema di irrigazione per le pendici delle colline dell'alto veronese che, nonostante il terreno fertile, erano poco produttive a causa della scarsità d'acqua dovuta alla loro posizione rialzata. La soluzione che propose fu quella di sfruttare le acque dell'Adige, captandole molto più a nord ad una quota più alta delle terre da irrigare. Dopo 15 anni di polemiche e discussioni sull'opera, il 9 settembre 1928 vi fu l'inizio ufficiale dei lavori su spinta di Benito Mussolini in persona. Ben presto però, a causa della recessione mondiale del 1929, i lavori rallentarono fino a fermarsi del tutto nel 1930. Ripresero solo 8 anni più tardi per finire nel 1943. Il canale Biffis è lungo 47 km di cui 8,5 in galleria. Per costruirlo fu necessario rimuovere quasi 6 milioni di metri cubi di terreno (650,000 metri cubi solo per le gallerie). Il lavoro di scavo fu svolto soprattutto a mano, con il raro utilizzo di qualche escavatrice meccanica. Durante gli ultimi anni della sua costruzione furono impiegati anche prigionieri di guerra. Per superare i vari ostacoli naturali lungo il suo percorso, oltre alle numerose gallerie fu costruito anche un imponente "ponte canale" che scavalca la valle del torrente Tasso, vicino alla località di Sega di Cavaion. Il canale Biffis alimenta anche due centrali idroelettriche che sfruttano altrettanti salti lungo il suo corso: la prima vicino a Bussolengo, la seconda quasi al suo sbocco nell'Adige a nord dell'abitato di Chievo. La portata del canale è di 135 m³/s, 25 m³/s sono derivati poco prima della centrale di Bussolengo per alimentare il canale Alto Veronese. Claudio Malini, Il canale Biffis, Hydro Dolomiti Enel, 2014. Editoriale Sometti, seconda ed., 2017 Centrale idroelettrica di Bussolengo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su canale Biffis

Aeroporto di Verona-Boscomantico
Aeroporto di Verona-Boscomantico

L'aeroporto di Verona Boscomantico Angelo Berardi è un piccolo aeroporto situato a pochi chilometri da Verona. L'aeroporto viene utilizzato per voli turistici, per manifestazioni, come base per paracadutisti ed elicotteri, poiché la lunghezza della pista consente decollo e atterraggio solo ad aeromobili di dimensioni ridotte. Nasce come una delle basi della sezione Aviazione del Battaglione Specialisti del Genio del Regio Esercito. Nel gennaio 1911, da qui si sollevò il dirigibile Ausonia bis di Nino Piccoli. Dal 25 marzo arriva il primo dirigibile militare, il P.3 che dal mese di maggio partì per Tripoli, destinato alle operazioni in Libia durante la guerra italo-turca. Nel 1913 fu sede dell'aeronave Parseval P.L.17 e dal il 20 aprile del P.5. All'inizio della guerra il P.5 era a Boscomantico. Il cantiere Dirigibili era attrezzato con tutti i servizi accessori e disponeva di un campo di manovra che si prestava anche al decollo e all'atterraggio di aerei. Nel gennaio del 1916, il cantiere fu in grado di ricoverare i dirigibili tipo M. Il 3 aprile del 1916 l'aeroscalo ospitava il dirigibile M.3, e dal 29 aprile anche l'M.1, operante per la 1ª Armata fino al mese di agosto. L'aeroporto di Boscomantico si trova in una vasta area nella zona nord di Verona e venne attrezzato nel 1916, quando venne stanziato il III Gruppo Aeroplani, che partecipò alla prima guerra mondiale, insieme ad altre squadriglie. Dal 28 giugno 1917 vi volava l'M.11. Esso è composto da una pista di atterraggio in cemento di 1014 m x 22 m per aerei di piccole e medie dimensioni. La zona militare situata a nord della pista di volo è stata acquistata dal Comune di Verona alla fine degli anni ottanta del secolo scorso. È stata negli anni utilizzata come base antincendio dal Corpo Forestale dello Stato. Parte di questa zona dell'aeroporto ha mantenuto le caratteristiche dell'utilizzo militare e reti di filo spinato proteggevano l'accesso ai fortini della seconda guerra mondiale, usati dai militari impegnati nella battaglia. Questi fortini, immersi nel verde e costruiti sottoterra, si raggiungono tramite botole con strette scalette di ferro. Nell'immenso parco del forte ci sono innumerevoli tracce dei bombardamenti, con grandi buche, che danno un'idea della potenza che poteva sprigionare una bomba lasciata cadere da un aereo. Sono pure presenti piccoli rustici utilizzati dai combattenti per proteggersi dal fuoco nemico. Immersi nel verde, sono strutture nascoste che rimangono così quasi inalterate nell'aspetto originario. Il 20 dicembre 1925 vi rinasce il XV Gruppo della Regia Aeronautica con la 32ª Squadriglia e 35ª Squadriglia del 21º Stormo di Bologna. Fu base temporanea operativa americana a partire dal 1958 con l'insediamento dell'Air Group 509 (AIRBONE) quale base di supporto dell'US ARMY fino alla fine anni 60 causa lo spostamento della S.E.T.A.F. da Verona (Ex Caserma Passalacqua) a Vicenza, ugualmente provvista di analogo aeroporto logistico nei pressi della base (Dal Molin). Attività ad uso civile tuttora presenti oltre al normale impiego privato: AeroClub di Verona, fondato nel 1928, che gestisce una delle scuole di volo più frequentate d'Italia. Dispone di 9 velivoli che permettono voli per qualsiasi meta in Italia e all'estero. La Scuola di Volo (IT ATO 0050) è autorizzata ad erogare i seguenti corsi di addestramento LAPL, PPL, CPL, ATPL, Instrument Rating, Night Rating, Flight Instructor, MCC APS. Da qualche anno è presente anche la scuola VDS (Volo da Diporto Sportivo) per il conseguimento dell'attestato basico e avanzato. Associazione Volovelistica Scaligera, nasce il 7 aprile 1997 da un gruppo di volovelisti veronesi decisi a promuovere e sviluppare il volo con alianti nella città e provincia di Verona. Si trova a nord del sedime aeroportuale con accesso a richiesta presso il bar. Dispone di un hangar di circa 1000 m2, di un traino e di circa 18 alianti. Nel 2012 apre la scuola di volo a vela per il conseguimento del brevetto. Negli anni 2000, una parte dell'aeroporto, a nord, è stata adibita dal sindaco Paolo Zanotto a sede per un campo autorizzato di Rom, che abitavano in prefabbricati posizionati nei pressi degli hangar acquistati negli anni ottanta dal Comune e poi caduti in disuso, e nelle vecchie palazzine che in passato servivano ad ospitare i militari americani. Dopo l'elezione a sindaco nel 2007 del leghista Flavio Tosi, il campo è stato smantellato. Nel passato ogni 2 anni si svolgeva la manifestazione aerea di Verona dove era sempre presente la Pattuglia Acrobatica Nazionale Frecce Tricolori, e migliaia di cittadini andavano ad ammirare questo spettacolo, passando dal ponte della Ferrovia e seguendo una passeggiata immersa nel verde per raggiungere l'aeroporto. Dopo una pausa di 7 anni causata dall'incidente di Ramstein in Germania la manifestazione riprese nel 1995 con un programma migliorato per aumentare i livelli di sicurezza per gli spettatori, fino al 1999 sempre con frequenza biennale. Il 10 settembre 2016 a Boscomantico si sono festeggiati i 100 anni dell'aeroporto. Quasi ottomila persone hanno varcato i cancelli nell'area a nord, per conoscere tutte le realtà operanti in aeroporto. Aerei, elicotteri, ultraleggeri, ma anche aerea di ristoro, gonfiabili per i bambini e molte associazioni hanno intrattenuto il numero pubblico fino a sera. Elenco degli aeroporti italiani Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Aeroporto di Verona-Boscomantico

Ponte diga del Chievo
Ponte diga del Chievo

Il ponte diga del Chievo è una diga, con anche funzione di ponte ciclo-pedonale, situato lungo il fiume Adige nella città di Verona, nei pressi della frazione di Chievo. La struttura, in cui si fece uso di materiali quali il calcestruzzo e l'acciaio, venne iniziata nel 1920 e inaugurata il 29 marzo 1923. La costruzione fu finanziata da un consorzio formato dal Comune di Verona e da alcune realtà industriali dell'epoca: le Cartiere Fedrigoni, i Mulini Consolaro e il Cotonificio Veneziano. Lo scopo della diga era principalmente quello di elevare il livello dell'acqua dell'Adige per aumentarne l'immissione nell'attiguo canale Camuzzoni, che qui inizia il suo corso. Il canale, realizzato a fine Ottocento, era infatti fondamentale per l'alimentazione delle centrali idroelettriche e delle fabbriche poste in località Basso Acquar, zona industriale sorta a sud di Verona. Il 25 aprile 1945 la diga fu gravemente danneggiata dai soldati tedeschi che si stavano ritirando e quindi ricostruita, rispettando le caratteristiche dell'originale, nel 1946. Il ponte-diga è costituito di otto arcate, in cui nell'ultima, sulla destra, è presente una conca che tramite la gestione dei livelli delle acque consentiva anche la navigazione fluviale, al tempo della costruzione ancora presente. Tutte le fasi della costruzione furono documentate dal fotografo da Gustavo Alfredo Bressanini, titolare di uno studio fotografico presente a Verona e fondato dal padre. A seguire alcune delle foto scattate. AA.VV., Il canale Camuzzoni, Consorzio canale industriale Giulio Camuzzoni. Mario Patuzzo, L'Adige: Verona e i suoi ponti, Vago di Lavagno, Gianni Bussinelli, 2015, ISBN 978-88-6947-129-2. Urbanistica di Verona Monumenti di Verona Storia di Verona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su ponte Diga Chievo

Forte Chievo
Forte Chievo

Forte Chievo, originariamente Werk Kaiser Franz Josef, è una fortificazione posta a ovest di Verona, parte del complesso sistema difensivo cittadino e più in particolare del primo campo trincerato di pianura, messo in opera tra 1848 e 1856. La struttura fortificata fu realizzata tra 1850 e 1852 e i lavori furono seguiti dal direttore dell'Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona, il maggiore Conrad Petrasch. In questo forte ottimamente conservato, dedicato al giovane imperatore Francesco Giuseppe I d'Asburgo, tutto denota l'importanza dell'opera, da osservare come modello di architettura militare absburgica per le successive fortificazioni di Verona e dell'impero asburgico. È ragguardevole la perfezione geometrica dell'impianto planimetrico, la sua simmetria, l'impiego di raccordi curvilinei, la complessa e razionale articolazione delle parti. Nell'insieme e nei particolari, risalta la qualità costruttiva e la bellezza delle opere di pietra, con i paramenti murari a conci di tufo a opus poligonale. Il forte è a tracciato poligonale (un sistema poligonale misto tipico della scuola fortificatoria neotedesca), con ridotto centrale e ridotto di gola e impianto a lunetta simmetrica. Il forte chiudeva il campo trincerato a settentrione, facendo sistema a sinistra con il forte Croce Bianca: batteva il terreno antistante verso le strade per Pescantina e Peschiera, mentre il fianco destro e il fronte di gola battevano l'ansa dell'Adige e prendevano d'infilata la ferrovia per Bolzano. Esso nel 1861 venne inoltre integrato nella linea del successivo ingrandimento del campo trincerato. La ridotta casamattata si compone di due parti: nel centro dell'opera il ridotto principale, a corpo lineare angolato, si eleva su un solo piano, con copertura terrapienata, ordinata per l'artiglieria a cielo aperto, così come il piano terra, con i ricoveri per la guarnigione, è ordinato per l'artiglieria in casamatta; al centro del fronte di gola, si eleva il ridotto di gola, su due piani e copertura con postazioni di artiglieria. La parte sporgente verso l'esterno di questo secondo ridotto è ordinata sui due piani con feritoie per fucilieri e cannoniere, per battere il fronte di gola e per l'azione lontana. Il grande terrapieno a forma di lunetta è ordinato per le artiglierie da fortezza, su postazioni a cielo aperto. Protetta dalla massa coprente di terra, al centro dell'opera, è inserita la polveriera a prova di bomba; altre due polveriere sono infine situate rispettivamente nel ridotto principale e nel ridotto di gola. La scarpata esterna del terrapieno scende sino al livello del fossato asciutto perimetrale, dove è presidiata dal muro distaccato alla Carnot, con feritoie per fucilieri. Ai due angoli, arrotondati, sporgono le caponiere casamattate per il fiancheggiamento del fosso, provviste di cannoniere e fuciliere. La controscarpa del fosso è rivestita dal muro aderente solo in corrispondenza delle caponiere. Due poterne, adiacenti alle ali del fronte di gola, mettono in comunicazione il piazzale interno del forte con il cammino di ronda, lungo il muro alla Carnot, e con le caponiere. Nel fronte di gola, in posizioni simmetriche rispetto al ridotto, sono inseriti due maestosi portali neoclassici architravati, con bugne di pietra da taglio, provvisti di ponte levatoio sul fossato. All'interno, ulteriori portali e ponti levatoi rendono il ridotto isolabile dal resto del forte, per l'ultima difesa dell'opera. L'armamento della fortificazione consisteva in: 2 cannoni rigati da 90 mm a retrocarica 19 cannoni ad anima liscia Riserve di munizioni: 56 000 kg di polveri. Il presidio in caso di guerra della fortificazione consisteva in: 310 fanti 50 artiglieri Era inoltre possibile disporre un presidio di emergenza di 380 uomini. Luigi Battizocco, Forte Chievo, in Verona militare: studio storico militare, Verona, H. F. Münster, 1877, p. 93, SBN IT\ICCU\RML\0110150. Verona Monumenti di Verona Sistema difensivo di Verona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte Chievo