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Ponte Vecchio (Bassano del Grappa)

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Ponte Vecchio (Bassano del Grappa) 01
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Il ponte sul Brenta, detto Ponte Vecchio, Ponte di Bassano o Ponte degli Alpini, situato nella città di Bassano del Grappa, è considerato uno dei ponti più caratteristici d'Italia, essendo un ponte coperto in legno, costruito su progetto di Andrea Palladio. A seguito della Legge n. 65/2019 del 5 luglio 2019 "Il ponte sul Brenta in Bassano del Grappa, nella provincia di Vicenza, detto «Ponte Vecchio di Bassano», è dichiarato monumento nazionale." Dal 1928, il ponte è anche dedicato alla memoria delle centinaia di migliaia di soldati (in particolare i reparti alpini) che durante la prima guerra mondiale attraverso il ponte salivano sull'altopiano dei Sette Comuni, teatro di sanguinosi combattimenti per oltre 41 mesi. Ha subito numerosi interventi e ricostruzioni dalla sua nascita, documentata nel 1209 da Gerardo Maurisio.

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Ponte Vecchio (Bassano del Grappa)
Ponte degli Alpini,

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Ponte degli Alpini (Ponte Vecchio)

Ponte degli Alpini
36061
Veneto, Italia
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Ponte Vecchio (Bassano del Grappa) 01
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Luoghi vicini

Museo della stampa Remondini

Il Museo della stampa Remondini di Bassano del Grappa è uno dei pochi in Italia interamente dedicato alla stampa. Ha sede dal 2007 all'interno di Palazzo Sturm, dimora settecentesca situata in riva al fiume Brenta. In un percorso storico-temporale di circa 200 anni, tra la metà del Seicento e la metà dell'Ottocento, il museo permette di ricostruire il collegamento tra le vicende della famiglia Remondini e i pregiati materiali prodotti. In esso vengono illustrati vari aspetti del fenomeno industriale sette-ottocentesco dei Remondini, anche con l'ausilio di documentari e sostegno multimediale che affiancano gli apparati didascalici stampati per favorire una didattica moderna. Il museo si articola in otto sezioni, tra cui quella dedicata a due secoli di storia imprenditoriale della famiglia Remondini che è in grado di documentare l'enorme quantità di stampe e libri prodotti dalla seconda metà del XVII secolo fino al 1861. La sezione fornisce i cenni storici fondamentali del passaggio dal manoscritto al libro, a partire dall'invenzione della pressa per la stampa da parte di Gutenberg. La tecnica della xilografia, ideata per riprodurre a stampa le immagini, si diffuse in Europa dalla fine del XIV secolo. Sperimentando nel corso del tempo nuove tecniche di incisione, segue dopo alcuni decenni la calcografia, che è invece l'incisione su lastra di rame. Un'altra sala è dedicata ai "Tesini" (provenienti dalla valle trentina di Tesino) che erano venditori ambulanti di stampe di cui Giovanni Antonio Remondini, capostipite della famiglia, si servì sin dal 1685 per i traffici commerciali. Nella sala sono esposti modellini di cassette utilizzate per contenere la merce e una sagoma raffigurante un Tesino, realizzata da Emanuele Luzzati, illustratore e scenografo. La produzione dei Remondini è stata la più grande realtà produttiva dedicata alla calcografia e tipografia esistente in Europa a metà del Settecento, come attestato dall'Encyclopédie di Diderot e Jean Baptiste Le Rond d'Alembert. La sala del tesoro ospita capolavori della produzione popolare e la collezione di stampe antiche appartenuta alla famiglia Remondini, composta di 8500 fogli. La collezione, esposta a rotazione, raccoglie anche l'opera incisoria di Mantegna, Dürer, Luca di Leida, Marcantonio Raimondi, Ugo da Carpi e Jacques Callot. Un locale ospita la parte significativa della produzione remondiniana di stampe devozionali raffiguranti santi, ventole, giochi, figure chinesi e vedute. Le ventole, fogli stampati con due immagini accostate sorretti da un manico in legno, costituirono un accessorio di abbigliamento molto diffuso fino al XIX secolo, quando furono progressivamente sostituite dal ventaglio. Alla carta decorata, assai diffusa soprattutto nel XVIII secolo è dedicata un'intera stanza e la sua esposizione illustra in maniera evidente il rapporto tra il legno xilografico e la carta decorata, da parati e da ritaglio. A seconda della tecnica di realizzazione si possono individuare varie famiglie di carte decorate, vellutate, dorate, silografate, a colla, marmorizzate e in tinta unita. Di carta dorata Remondini venne rivestito a Venezia nel 1792 il Teatro La Fenice. Nella stanza con i libri Remondini sono rappresentate tutte le tipologie, dagli avvisi ai libri da risma fino ai grandi libri illustrati che con Bartolomeo Gamba, direttore della stamperia e poi bibliotecario della Biblioteca nazionale Marciana di Venezia, permise ai Remondini di divenire una stamperia importantissima dell'enciclopedismo veneto e dei Gesuiti. Palazzo Sturm Remondini Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo della stampa Remondini Il museo della stampa Remondini nel sito ufficiale dei Musei di Bassano Bertarelli Achille, La Remondiniana di Bassano Veneto (contributo alla storia delle calcografie italiane) in «EMPORIUM», Vol. LXVIII, n. 408, pp. 358-369, 1928, su artivisive.sns.it. URL consultato il 2 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2017).

Castello degli Ezzelini (Bassano del Grappa)
Castello degli Ezzelini (Bassano del Grappa)

Il castello degli Ezzelini o castello superiore, è una fortificazione medioevale presente nel comune di Bassano del Grappa. La storia del castello degli Ezzelini è decisamente lunga, paragonabile a quella della maggior parte del manufatti militari che sin dai tempi più antichi venivano posti a guardia di punti strategici del territorio. Bisogna risalire addirittura ai tempi pre-romani per indagare la storia di questo edificio, anche se le strutture murarie che è possibile ammirare ancora oggi sono dei primi decenni del XII secolo. La costruzione del castello è da inquadrare nelle prime fortificazioni difensive sorte attorno alla Chiesa di Santa Maria, come testimonia un documento risalente all'anno 998 con un documento che certifica l’esistenza della “Chiesa di Santa Maria, situata in Margnano, non molto lontano dalla riva del fiume chiamato Brenta…”. La chiesa in particolare era sorta sul colle più alto assieme a strutture fortificate poste in opera a scopo difensivo e di rifugio di popolo, beni e derrate. Le strutture più antiche del castello ancora visibili risalenti al XII-XIII secolo, periodo in cui venne costruito il muro di cinta a nord e la torre dell'Ortazzo, comprendono le parti inferiori di torri e murature (identificabili per la fomazionie dei muri in ciottoli del fiume Brenta, pietre calcaree e laterizi). La piazza antistante era luogo di mercato e di adunanze. Nella seconda metà del XII secolo il vescovo di Vicenza, cui il castello apparteneva, lo donò a Ezzelino I, capostipite di quella che fu la potente famiglia degli Ezzelini. Nella prima opera di Giuseppe Verdi, "Oberto, Conte di San Bonifacio”, l’azione si svolge a Bassano del Grappa nel castello di Ezzelino e sue vicinanze nell'anno 1228;il protagonista è un personaggio illustre della nobile famiglia veronese dei Sambonifacio Il castello fu operativo durante le dominazioni degli Scaligeri (1311-1387), dei Visconti (1387-1404) e infine della Repubblica di Venezia dopo la dedizione alla Repubblica di Venezia del 10 giugno 1404. Storicamente è considerato, fra i castelli europei, uno dei più inespugnabili. Nel 1411 - durante la guerra tra la Repubblica di Venezia e il Regno d'Ungheria - le sue fortificazioni resistettero agli attacchi delle prime bombarde messe in campo dalle truppe dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo che devastavano il territorio; caddero invece sotto l'urto degli eserciti di Massimiliano I d'Asburgo, durante la guerra della Lega di Cambrai nel 1508. dopo di che venne dismesso e l'abbandono della funzione militare favorì lo sviluppo di attività commerciali e artigianali nella città di Bassano all'interno delle mura. All'ingresso l'imponente, Torre Bolzonella (oggi chiamata di Ser Ivano - masnadiere di Ezzelino III) è alta circa 30 metri ed era una 'macchina' da difesa imprendibile, autonoma ed isolata dallo stesso castello. Dell'altra torre centrale non resta che il basamento utilizzato come supporto per la costruzione del campanile della Pieve. La Torre dell’Ortazzo si trova a sud ovest della cinta del Castello degli Ezzelini, ha una forma tozza su pianta a base quadrata di 8,40 metri per lato e di 22,64 metri di altezza massima sulla faccia sud. Il nome con cui è conosciuta le deriva dal cortile che chiude a sud ovest: l’Ortazzo era il luogo di sepoltura dei morti annegati nel vicino fiume Brenta o dei sospetti suicidi. Il complesso consiste oggi di due recinti paralleli e concentrici intorno al colmo dell’altura, saldati a sud da una sola muraglia. La cinta più antica è quella esterna, mentre la cerchia interna ha molti elementi trecenteschi. Tra le due cinte murarie si snoda un camminamento di ronda da cui si possono ammirare bellissimi scorci panoramici . La fortificazione ha una forma quadrangolare e con muri alti da 7,50 a 13,50 metri circa: la struttura è realizzata con file alternate di mattoni e ciottoli raccolti direttamente dal poco distante fiume Brenta. I due lati est ed ovest sono liberi, mentre su quello sud sono addossati corpi di fabbrica con altezza prossima a quella della Mura storica mentre il lato più a nord si chiude con il fianco del Duomo: dell'antica PIeve di Santa Maria in Colle, documentata qui fin dal secolo X, restano poche strutture, l'attuale essendo il risultato di numerosi interventi, susseguitisi dal 1471, quando l'edificio venne interamente rifatto, fino alla fine del secolo scorso. Grazie agli interventi approntati negli anni Novanta del secolo scorso la torre dell'Ortazzo, quella di Ser Ivano e il Corpo di Guardia che si trova all’ingresso del percorso delle mura sono oggi fruibili e ospitano mostre temporanee ed inoltre i balletti e le rappresentazioni teatrali della rassegna OperaEstate Antonio Canova, Giovanni Mantese, I castelli medioevali del vicentino, Vicenza, Accademia Olimpica di Vicenza, 1979. Matteo Maria Marchiori, Breve storia di Bassano ad uso dei foresti, Bassano del Grappa, attiliofraccaroeditore, 2016 Valeria Parise, Bassano del Grappa. Una guida, Udine, Odos Libreria Editrice, 2018 Castelli degli Scaligeri Bassano del Grappa Da Romano Duomo di Bassano del Grappa Storia del territorio vicentino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello degli Ezzelini Pagina dedicata al Castello nella sito del comune di Bassano del Grappa, su bassanodelgrappa.gov.it. URL consultato il 25 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2014). Pagina del castello nel sito MondiMedioevali, su mondimedievali.net.

Palazzo Bonaguro

Palazzo Bonaguro è un edificio storico del XV secolo situato vicino al Ponte vecchio nel quartiere di Angarano a Bassano del Grappa, nella provincia di Vicenza nel Veneto. È una delle quattro sedi dei musei civici di Bassano. L'edificio ha avuto origine nel XV secolo ed è appartenuto alla famiglia veneziana dei Veggia fino agli inizi del XVII secolo. Il palazzo era articolato in un complesso padronale dotato di colombara (colombaia) e protetto da un muro di cinta. Gli antichi proprietari costruirono inoltre uno scenografico giardino ricco di statue allegoriche, percorsi prospettici, fontane, secondo il gusto cinquecentesco che conferirono al podere una veste monumentale. La proprietà era situata in terre coltivate a vigneti e frumento ben rappresentato nelle statue. All'abbellimento del palazzo, in virtù dei gusti e delle disposizioni delle varie famiglie che l'hanno posseduto dal XVII al XX secolo hanno contribuito i Querini, i Correr, gli Albertoni e i Giaconi Bonaguro. Dal 1969 appartiene al Comune di Bassano che lo utilizza in occasione di mostre o altri eventi culturali. All'interno del palazzo, imponente e di struttura simmetrica, sono disposti grandi saloni centrali sovrapposti, raccordati con scale e circondati da circuiti di stanze, mentre nella parte interrata vi sono cantine con volte in laterizio. Alcuni elementi decorativi appartengono alla tradizione locale bassanese, come le cordonature delle finestre dai profili arcuati, le fasce in cocciopesto e le serliane del piano nobile, mentre altri elementi sono riconducibili alla tradizione veneziana, come la grande scala con i portali di accesso alla stessa, alcuni elementi della facciata nord, le statue dell'esedra e l'edicola – fontana. Fin dalle origini, l'interno, dell'edificio era ampiamente affrescato, con incrementi decorativi avvenuti nel Cinquecento, testimoniati dalla raffigurazione di un banchetto di dame e gentiluomini, secondo il celebre tema proposto in quell'epoca da Paolo Veronese. Di epoca più recente, riconducibile all'Ottocento, si può ammirare il decoro a soffitto in una stanza del secondo piano raffigurante medaglioni con teste maschili e femminili. Agostino Brotto-Pastega, Il Bonaguro, ossia il palazzo dei mercanti veneziani Veggia in terra vicentina, Bassano del Grappa, 1994 Michela Zonta, Palazzo Veggia-Bonaguro: progetto di recupero, Venezia, Universita degli studi, 1996 Palazzo Sturm Palazzo Bonaguro, su Musei di Bassano del Grappa, Comune di Bassano del Grappa (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2015).

Angarano
Angarano

Angarano (Angaràn in veneto) è un quartiere del comune di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Il toponimo viene comunemente esteso anche alle zone limitrofe, come Sant'Eusebio. Benché oggi si presenti come un'appendice di Bassano estesa a ovest del Brenta, per lungo tempo Angarano ha rappresentato una comunità a sé stante con una propria identità storica. Qui vi era già un insediamento paleoveneto precedente all'arrivo dei romani, da cui invece ha derivato il nome (fundus Ancharianus) e acquistò importanza nel medioevo come feudo dell'omonima famiglia. A nord del centro, nei pressi della pieve di Sant'Eusebio, sorgeva un fortilizio che ebbe una certa importanza in epoca ezzeliniana; fu distrutto nel 1312 durante la guerra tra Padova e Cangrande della Scala. Sotto Napoleone rappresentò un comune autonomo inquadrato nel dipartimento del Bacchiglione e nel cantone di Marostica. L'ente venne soppresso nel 1812 per divenire frazione di Bassano. Nell'ambito della prima guerra mondiale dalla fine del mese di maggio 1916 fino al 30 luglio successivo il campo di aviazione era sede della 28ª Squadriglia. Citata per la prima volta nell'inventario dei beni del Comune di Vicenza del 1262, potrebbe essere sorta all'inizio dello stesso secolo accanto a un ospizio gestito dall'Ordine della Santissima Trinità. Un'iniziativa simile si dovette verificare per la chiesa della Santissima Trinità di Schio e non è un caso se entrambe si trovavano lungo la via pedemontana che collegava il Piave a Verona. Subì una prima ricostruzione a partire dal 1460, finanziata grazie a vari lasciti testamentari. Nel 1521 fu visitata dal vescovo Francesco Soderini, il quale notò che i lavori di rifacimento non era ancora stati conclusi. Nel 1740 si iniziò un'altra riedificazione su progetto dell'architetto Giovanni Miazzi e fu consacrata il 26 luglio 1761. Già dipendenza della pieve di Sant'Eusebio, la chiesa divenne parrocchiale nel 1878. Delle opere qui conservate, si ricorda la pala con la Santissima Trinità di Jacopo Bassano. Nota anticamente come San Donato in capite pontis per la vicinanza al ponte di Bassano, ci è nota a partire dal 20 ottobre 1227, quando papa Gregorio IX la confermò all'Ordine dei frati minori assieme al convento annesso. Nel 1337 i monaci si trasferirono nella chiesa di San Francesco, nel centro di Bassano, e da allora la chiesa attraversò un periodo di abbandono. Risalgono al XV secolo diversi lasciti per finanziare la manutenzione dell'edificio. Passato in tempi recenti alla diocesi di Vicenza, il complesso ha subito un'importante opera di recupero. Nella chiesa è esposta la Madonna con i santi Michele e Donato di Francesco Bassano il Vecchio, mentre nel loggetta esterna del convento si trova una statua di Sant'Antonio, unica nel suo genere perché il santo non tiene il Bambino tra le braccia, ma un libro in cui sono riportati i Sequeri a lui stesso attribuiti. Una tradizione ricorda come questo luogo ospitò l'incontro tra i santi Antonio e Francesco. Sussiste ancora la cella dove il frate padovano si sarebbe ritirato a pregare. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Angarano Angarano, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.