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Campo di aviazione di Taliedo

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Italy location map 1929 1947
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Il campo di aviazione di Taliedo, all'epoca denominato Aerodromo d'Italia, fu uno dei primi aeroporti d'Italia, il primo ed unico aeroporto di Milano fino ai primi anni trenta. Fino al 1873 il territorio ha fatto parte del comune dei Corpi Santi che vennero inglobati alla città Milano. Taliedo era una zona di campagna ricca di orti e cascine. Il nome deriva dalla Cascina Taliedo, la più grossa della zona, che a sua volta prese il nome dalla presenza di numerosi alberi di tiglio (tilietum in latino). Nel 1910 la località di Taliedo venne scelta per svolgere il Circuito aereo internazionale, gara di velocità aperta a piloti e apparecchi stranieri. L'area venne attrezzata con hangar e officine di manutenzione, e nell'Aerodromo d'Italia, come venne pomposamente chiamato, venne ricavato un percorso di gara chiuso di forma triangolare. Vennero requisite ed abbattute tutte le cascine della zona ad eccezione della Cascina Taliedo che venne abbattuta successivamente. L'aerodromo venne collegato con la città da una linea tramviaria, la numero 35, con capolinea in piazza Ovidio. Nel 1911 il campo di aviazione fu scelto come sede della seconda scuola di aviazione fondata in Italia, per opera della «Società anonima di aviazione» (Sada). Il 27 aprile fu celebrata l'inaugurazione; il successivo 30 aprile si tenne la 1ª Riunione degli aviatori italiani, organizzata dalla Sada con la sponsorizzazione della Oleoblitz. La Sada, insieme a un'altra società di aviazione, la Società aviazione Torino, organizzò il primo trasporto di posta aerea in Italia. Il volo di andata fu effettuato il 29 ottobre 1911 con decollo da Taliedo ed atterraggio all'Aeroporto Mirafiori di Torino. Il 31 ottobre fu effettuato il viaggio di ritorno. Nel 1913 il campo divenne aeroporto militare, con due squadriglie del Battaglione Aviatori del Regio Esercito. Ai bordi del campo, lungo la via Mecenate, nel 1915 la Società per lo sviluppo dell'aviazione in Italia costruì lo stabilimento per la produzione degli aerei progettati dall'ing. Gianni Caproni, che nel 1917 rilevò l'azienda, nominandola Aeronautica Caproni, e proseguì fino al 1949 la produzione aeronautica. Al termine del primo conflitto mondiale l'attività di volo subì una stasi, sia per la riduzione dell'attività militare, sia per la crisi del settore aeronautico. Tuttavia l'aerodromo rimase ancora in funzione ad uso civile, seppur l'inaugurazione ufficiale avvenne qualche tempo dopo, il 19 giugno del 1921. Il campo fu intitolato alla memoria di Emilio Pensuti, pilota collaudatore della Caproni, morto il 15 aprile del 1918. Taliedo fu uno dei primi aeroporti d'Italia e l'unico aeroporto di Milano fino alla costruzione di Linate poco lontano da questo. Col crescente sviluppo del trasporto aereo, dai primi anni trenta divenne la sede principale della compagnia aerea Avio Linee Italiane. Nel 1932 il campo di volo ospitò il decollo iniziale e l'atterraggio conclusivo del trionfale raid europeo di Gaby Angelini, oltre a vedere la sua ultima partenza a dicembre, per il tentato raid in India, dal quale non fece ritorno. Con la costruzione dell'aeroporto intitolato a Enrico Forlanini di Linate nei primi anni trenta e inaugurato nel 1938, il Campo di aviazione di Taliedo fu abbandonato per l'uso civile e militare. Fu comunque utilizzato fino alla fine della seconda guerra mondiale dalle società aeronautiche ivi insediate, soprattutto dalla Caproni. Nel dopoguerra fu definitivamente trasformato in zona residenziale e industriale. Milano Taliedo Gianni Widmer Giovanni Battista Caproni Caproni Velivoli Caproni http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/volo/taliedo.htm#_edn1 http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/volo/caproni.htm http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/volo/linate_malpensa.htm http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/volo/aeroplani.htm

Estratto dall'articolo di Wikipedia Campo di aviazione di Taliedo (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Campo di aviazione di Taliedo
Via Mecenate, Milano Municipio 4

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Parco Guido Galli
Parco Guido Galli

Il parco Guido Galli è un parco della città di Milano, situato sul lato orientale dell'Ortomercato, quello opposto al centro, tra la vie Oreste Salomone, Zama e Numidia. È dedicato al magistrato e giurista Guido Galli, assassinato da Prima Linea il 19 marzo 1980 all'Università statale di Milano. Il parco era già in costruzione prima della sua morte e, ultimato l'anno successivo, gli fu intitolato. La Sogemi, la società che possiede strutture e aree dei mercati generali e li gestisce, ha recentemente stipulato un accordo di permute di terreni, in parte destinati a verde, con il comune. Progettato dall'Ufficio tecnico comunale con un indirizzo rivolto marcatamente all'esercizio sportivo, gli spazi del parco non sono fittamente alberati: spicca però, all'ingresso di via Salomone, un bel gruppo di cedri dell'Atlante. Tra le altre essenze, ricordiamo l'albero di Giuda, il bagolaro, il ciliegio da fiore, il ginkgo biloba, il noce nero, il liquidambar, l'olmo, il pioppo cipressino, il tiglio e il frassino comune, oltre ad alcune varietà di aceri. Nel 2010 è stata rinnovata la dotazione dell'unica area giochi per i bambini, privilegiando il legno; lo spazio riservato ai cani è di quasi duemila metri quadrati. Nel settore di via Salomone è presente un campo di calcio regolamentare, contornato da una pista asfaltata anulare per la corsa e vi sono una pista per lo skating e un campo da basket. Liliana Casieri, Lina Lepera, Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, Comune di Milano, settore ecologia, GAV, 1989. Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, Milano, CLESAV, giugno 1985, ISBN 978-88-7064-118-9. Vittore e Claudio Buzzi Le vie di Milano, 2005, Milano, Ulrico Hoepli editore. Parchi e giardini di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Guido Galli Scheda parco Guido Galli, su comune.milano.it, comune di Milano. URL consultato il 15 gennaio 2011.

Cavriano
Cavriano

Cavriano (Cavrian in dialetto milanese, AFI: [kaˈvrjãː]) è un antico borgo agricolo, già frazione di Lambrate, incluso nel territorio comunale di Milano a partire dal 1923 e facente parte del Municipio 4. Si sviluppava lungo l'antica strada che portava da Monluè a Lambrate, che prende il nome nell'unico tratto sopravvissuto di via Cavriana. Le prime tracce attestate di un insediamento agricolo in nell'area di Cavriano risalgono al 1014, e si fa più consistente nel secolo successivo, con la fuoriuscita di molti milanesi dalla città dopo l'arrivo del Barbarossa, che trovarono rifugio qui, all'Ortica e nella vicina Lambrate. Fra il XVI e il XVII secolo la peste raggiunge anche il piccolo borgo, e Carlo Borromeo dispone la costruzione in loco di capanne per ospitare coloro che erano in esubero nel Lazzaretto. Raggiunto forse l'apice della prosperità nel corso della prima metà del Settecento il borgo, cui le riforme dell'imperatrice Maria Teresa tolsero il rango di comune annettendolo a Lambrate nel 1757, iniziò un lento inesorabile declino, che proseguì per tutto il secolo successivo, quando la Ferrovia Ferdinandea – così chiamata in onore dell'Imperatore d'Austria Ferdinando I – la separò fisicamente dall'Ortica, dando inizio ad un lungo periodo d'isolamento che – in parte – continua tuttora. L'antico borgo sopravvive oggi negli appezzamenti agricoli e nelle due cascine che si affacciano lungo la via Cavriana, una stradina di campagna stretta e irregolare che da viale Forlanini termina in via Tucidide, sotto al cavalcavia Buccari. Il tratto iniziale della via Cavriana, venendo da viale Forlanini, appare come un qualcosa di radicalmente diverso rispetto alle forme di quella strada di campagna che assume poco più avanti. La via è infatti chiusa da entrambi i lati da palazzine residenziali (sulla sinistra) e da imponenti complessi di uffici (sulla destra). Comincia ad assumere una forma più agreste poco prima dell'imbocco della via Gatto (che riporta in viale Forlanini), dove palazzine e uffici sono sostituite da piccoli capannoni e aree dismesse, circondate da lamiere. In una di queste si trova anche il deposito comunale in cui viene custodito il pavé, utilizzato dagli zingari come rifugio. L'area è infatti caratterizzata dalla forte presenza di accampamenti abusivi, abitati sia da zingari che da stranieri senzatetto. La parte superiore di Cavriano è invece occupata da attrezzature sportive e da un vivaio. Da segnalare inoltre la presenza dello scheletro di un vecchio gasometro, attualmente facente parte della centrale di cogenerazione "Canavese" della A2A, laddove sorgeva l'antica Cascina Canavese. L'area di Cavriano è fisicamente delimitata ad ovest dalla presenza del rilevato ferroviario della Cintura di Milano (già attiva dal 1914), che sovrappassava la vecchia Milano – Venezia coi ponti attualmente utilizzati dalla via Marescalchi che prosegue sul cavalcavia Buccari. Appena sotto quest'ultimo si apriva un tempo il piazzale della prima stazione di Lambrate all'Ortica (dismessa nel 1931), di cui rimane oggi soltanto il vecchio fabbricato viaggiatori, utilizzato come centro ricreativo per i ferrovieri. Poco più spostato corre il nuovo tracciato della Milano – Venezia. La Cascina Cavriano, che risale addirittura al Seicento, si estende sui due lati della strada, dividendosi nel corpo principale, quello padronale, e nei corpi aggiunti, tuttora in stato d'abbandono. Fra i beni dell'Ospedale Maggiore fino al 1967, passò poi al Comune di Milano che ne è tuttora il proprietario. La famiglia Colombo da quasi tre secoli si tramanda di padre in figlio la conduzione del podere, unica cascina all'interno del Comune di Milano ancora in attività e riconosciuta come agriturismo. Posta sulla via Cavriana, appena sotto l'omonima Cascina, la Cascina Sant'Ambrogio sorse dall'accorpamento dei resti di una piccola chiesa romanica tardo trecentesca, dedicata appunto al santo da cui ha poi preso il nome la cascina. Facente parte della Pieve di Segrate, era di proprietà delle monache di Santa Radegonda, che probabilmente qui vi avevano retto anche un piccolo complesso monastico. Risale alla seconda metà dell'Ottocento la demolizione di queste strutture, delle quali sopravvive esclusivamente l'abside. La cascina nelle sue forme attuali risale ad allora, e si compone di un corpo principale sul quale si innestano due rustici adibiti a stalla e deposito. Pur privata del resto della chiesa, l'abside conservava ancora agli inizi del Novecento alcuni affreschi interni, andati in seguito perduti per via del prolungato uso di questa come ghiacciaia. Il primo piano regolatore a contemplare le sorti del borgo agricolo di Cavriano è stato nel 1934 il Piano Albertini. Coerentemente con l'urbanizzazione forzata che portava avanti per tutta la superficie del Comune di Milano, la nuova maglia viabilistica che lottizza i territori ivi compresi calò indistintamente su tutta l'area, incurante della preesistenza della Cascina Cavriano e della Cascina Sant'Ambrogio, che sarebbero state spazzate via secondo quest'ipotesi dalla successiva speculazione. La nuova maglia viabilistica riprendeva il disegno della città presente all'interno della Cintura ferroviaria (che risaliva al piano Pavia-Masera, del 1912), con strade larghe 15, 30 e 60 m. La via Pannonia avrebbe costituito lo sbocco verso l'esterno dell'asse di viale Argonne: scavalcando infatti la ferrovia si sarebbe poi biforcata su due assi, uno in direzione dell'Aeroporto di Linate, l'altro che si sarebbe immesso sulla vecchia strada per Limito. Significativa la presenza del grande Canale Navigabile, che avrebbe attraversato l'area da nord a sud, in direzione del Porto di Mare. Attorno a questo era prevista un'ampia area industriale, propriamente detta “del Porto”. Tuttavia già nella seconda metà degli anni trenta, si procedette alla realizzazione dell'attuale Cavalcavia Buccari, alzando il livello stradale e chiudendo i due fornici laterali (adibiti a garage), contrariamente a quanto previsto dal Piano che prevedeva lo scavalco col prolungamento della via Pannonia. Curiosa l'intitolazione della struttura alla cittadina croata celebre per la cosiddetta “beffa” fra il 10 e l'11 febbraio 1918, intotolazione tipica dell'era fascista, sopravvissuta fino ai nostri giorni. Col Dopoguerra scomparve definitivamente ogni progetto di lottizzazione (e di estensione della maglia viaria) nelle aree poste ad est della ferrovia, in favore molto probabilmente di una saturazione dei territori ad ovest, in larghissima parte ancora inedificati. L'inquadramento del Piano di Ricostruzione del 1946 mostra bene la sostanziale differenza fra i terreni posti ad est della ferrovia – rimasti totalmente agricoli – e quelli ad ovest – in parte ancora agricoli, ma caratterizzati da un disegno urbano. Curiosamente rimane il progetto del Canale, che seguirà qualche anno più tardi le stesse sorti del Porto di Mare. Il nuovo PGT contempla un'ambigua valorizzazione dell'area, che prevede la totale edificazione lungo i suoi margini (viale Forlanini e via Tucidide) e la realizzazione di un corridoio verde che dal Parco Forlanini inglobi i terreni agricoli residuali. Secondo quest'ipotesi, comunque piuttosto discussa, le cascine scomparirebbero lasciando posto alle nuove edificazioni e all'area verde. Fondamentale per la nuova spinta edilizia l'arrivo della M4, che dal 26 novembre 2022 effettua le fermate Repetti e Stazione Forlanini su aree poste ai margini sud ed ovest di Cavriano. Inoltre in corrispondenza di Stazione Forlanini è presente la fermata ferroviaria di Milano Forlanini, servita dalle linee S5, S6, S9 del servizio ferroviario suburbano di Milano. Municipio 4 di Milano Ortica (Milano) Lambrate Viale Forlanini Linea M4 (metropolitana di Milano) Stazione di Milano Forlanini Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cavriano