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Breglia

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Breglia (Breja in dialetto comasco, AFI: [ˈbreːja]) è una frazione del comune di Plesio in provincia di Como, già comune autonomo fino al 1928.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Breglia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 46.05287 ° E 9.2331 °
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Indirizzo

Via Gera
22010
Lombardia, Italia
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Luoghi vicini

Calveseglio
Calveseglio

Calveseglio (Calvesei /kalveˈzɛj/ in dialetto comasco) è la più centrale delle frazioni del comune di Plesio. Anche se una tra le più piccole, rappresenta il centro del comune, ospitando il palazzo comunale, la chiesa priorale di san Fedele, l'ufficio postale, le scuole e l'asilo, il teatro e i negozi più importanti. L'origine toponomastica è controversa. Alcuni lo derivano da un ipotetico nome personale Calvisius. Altri vi intravede le radici indoeuropee kar ed es (fortificazione sull'acqua?). Più probabilmente l'origine del toponimo è da inquadrare nell'ambito del sistema viario dell'antica Strada Regina: da qui passava la variante che da Menaggio saliva per raggiungere Breglia e da lì a scendere a Rezzonico al fine di evitare gli impervi pendii del Sasso Rancio. Infatti nel nome si può intravedere le parole latine carrus e vehes. Calveseglio poteva rappresentare se non una statio o una mansio, una mutatio a servizio dei viaggiatori militari e commercianti che dovevano affrontare un tratto di strada certamente disagevole. La particolare frequentazione della percorrenza viaria è attestata anche dai ritrovamenti archeologici. Tra l'abitato di Calveseglio e Plesio, in località Palazz, è stata rinvenuta una tomba a incenerazione appartenente alla cultura della Cà Morta (Golasecca III A3). Il materiale è costituito da due olle contenenti alcuni oggetti di bronzo di ornamento (pendagli, parti di pettorale, fibule, anelli) appartenuti a una personalità femminile, morta nubile o durante la gravidanza o il parto. La datazione è stimata nella prima metà del IV secolo a.C. Nei pressi di Calveseglio, a Pasera è stato ritrovato nel secolo scorso un masso avello. La tomba è completamente scavata in un masso erratico di gneiss e dotata di coperchio di beola scolpito a due spioventi, non sono stati trovati oggetti al suo interno. I massi avelli rappresentano ancora un mistero archeologico. Diffusi soprattutto nel triangolo lariano, ma anche sulle sponde del Lario, in Valchiavenna e nel Canton Ticino, vengono datati al VI secolo.

Ligomena
Ligomena

Ligomena (Ligomena /li.ˈgo.me.na/ nel dialetto locale) è la più grande frazione del comune di Plesio in provincia di Como, conta 166 abitanti (79 maschi e 87 femmine). All'interno del toponimo si può individuare la radice -men che attesta la sua origine preromana. Poco sopra l'abitato infatti, in località Ciapp del castell si potrebbe identificare un castrum (il men per l'appunto) di una popolazione di origine celtica. Altri microtoponimi (Sibell, Paron, Dunira, Sciagh, ...), ma soprattutto i reperti archeologici ritrovati vicino a Plesio indicano un'antica origine protostorica collocabile nell'ambito della cultura della Cà morta (Golasecca III A 3 - prima metà del IV secolo a.C.). Ligomena è suddivisa in tre zone: Costa a sud, sulla strada verso Barna, Caraa più declive verso Logo e L'Era, nella zona più sommitale. Più propriamente, l'Era è la piazzetta, oggi intitolata a don Umberto Marmori, adiacente alla chiesa. Anticamente costituiva lo spiazzo pubblico dove venivano battuti i grani e dove veniva radunato il bestiame per la Üsenda. Corrisponde all'area romana, ma deriva dal celtico aire che significa "luogo non coltivato né arato". A L'Era è collocato l'oratorio di San Bernardo, di costruzione secentesca, donato alla comunità da abitanti emigrati, che originariamente era dedicato a San Barnaba. Nel 1923 è stato fatto restaurare dal priore don Umberto Marmori e "coronato di tre argentine campanelle". Era dotato anche di una casa, residenza del cappellano, che è stata abbattuta per fare posto alla piazzetta. In una cava al di sopra dell'abitato, fino agli anni 50 del secolo scorso veniva estratto un particolare marmo a striature rosse chiamato "la fiamma di Plesio". A Ligomena è nato ed è morto il già tristemente noto brigante Giacomo Carciocchi detto Carcini.

Logo (Plesio)
Logo (Plesio)

Logo (Lugh /ˈluːk/ nel dialetto locale) è la più piccola e la più declive frazione del comune di Plesio. Ospita il monumento che nella tradizione è ritenuto il più antico del comune di Plesio: l'oratorio di San Sebastiano. Controversa è l'origine toponomastica del nome, pur non essendoci studi specifici in proposito: qualcuno lo fa derivare dal greco "λογος - logos" ipotizzando un'origine coloniale sotto la dominazione romana, come riferisce Strabone, altri assimila il nome dialettale Lugh alla vicinanza col lago di Como, in dialetto lagh. Suggestiva invece è l'ipotesi secondo cui il toponimo possa essere legato al dio Lugh, il luminoso esperto in mille arti, delle popolazioni celtiche preromane. Il culto a questo dio era molto diffuso, basti pensare che diede il nome anche a Lugano e a Lugdunum, l'odierna Lione. Lugh veniva associato dai romani al dio Mercurio, il dio dei commerci. Infatti da qui passava una variante dell'Antica Via Regina, la strada che collegava Comum con i paesi transalpini dopo aver oltrepassato il lago ed i valichi alpini dello Spluga e del Maloia. Il tratto Menaggio, Logo, Plesio e Breglia era una variante obbligata per quei commercianti o quegli eserciti che non volevano affrontare gli impervi pendii del Sasso rancio a precipizio sul lago. Facile quindi ipotizzare che qui ci fosse una cappella votiva o più semplicemente un luogo di culto legato a Lugh, divenuto in seguito alla diffusione del cristianesimo luogo di culto dedicato a San Sebastiano. La sostituzione di una divinità pagana con un santo cristiano, che ne rilevasse puntualmente le caratteristiche protettive, fu presente non solo tra i romani, ma anche con l'espandersi della nuova religione cristiana. Uno scavo o studio archeologico sul luogo della chiesetta potrebbe confermare l'ipotesi.

Barna
Barna

Barna (Barna anche nel dialetto locale) è una frazione del comune di Plesio in provincia di Como di 91 abitanti (44 maschi e 47 femmine). Nel Compartimento territoriale specificante le cassine del 1751 Barna viene citato come comune autonomo, mentre due anni dopo, nel 1753, nell'Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano il comune di Plesio con Barna è inserito nella pieve di Menaggio. La dizione Comune di Plesio con Barna sarà mantenuta in tutti i documenti fino al 1821, dove, in seguito a dispaccio governativo, si citerà il Comune di Plesio con Barna, Ligomna e Logo. Infine a partire dal 1853 col compartimento territoriale della Lombardia, si cita il Comune di Plesio che comprendeva le frazioni di Barna, Calviseglio, Ligomna e Logo. La parrocchia di Santa Maria Maddalena di Barna è stata eretta nel 1636 con territorio smembrato dalla parrocchia di San Fedele di Plesio dal vescovo di Como Lazzaro Carafino. La chiesa venne consacrata nel 1690, è a navata unica con tre cappelle laterali e conserva un bel crocefisso secentesco in legno, un organo "Carcano" del 1851 e dipinti. Nel 1399 si stabilisce a Barna il capostipite della famiglia Bolza, Ambrogio De Bulziis. Un Bolza è tra i segretari del duca di Milano Filippo Maria Visconti nel 1423. Il 7 settembre 1739 il re di Spagna Carlo II crea conte il nobile Gianbattista Bolza che, già ambasciatore e ministro plenipotenziario in Polonia ed in Sassonia, combinò il matrimonio tra il re di Napoli Carlo Borbone e la quindicenne Amalia Wulberga, figlia di Federico II re di Polonia nel 1738. Il conte Luigi Bolza, tristemente famoso nel risorgimento italiano come commissario della polizia austriaca, è originario di questa famiglia. Persecutore dei patrioti milanesi, divenne poi ministro del culto e dell'istruzione in Vienna. Nativo di Barna è Pacifico Bianchi, classe 1902, comunista e volontario nella Guerra civile spagnola incorporato nel II battaglione della Brigata Garibaldi, ferito e ricoverato all'ospedale di Sagarot. Schedato al casellario politico centrale al n° 621 e ricercato dal regime fascista, emigrò in Francia. Seppellito a Barna è anche Angelo Mantovani, anch'esso volontario nella Guerra civile spagnola. Operaio meccanico dal 1928 a Milano (dopo una parentesi francese), vigilato dalla polizia per le sue idee antifasciste, espatria clandestinamente nell'agosto '31 in Svizzera e pare stabilirsi a Ginevra e quindi a Basilea dove nel '36 viene arrestato e condannato per aver portato via un gagliardetto alla locale sede fascista. Arruolato in formazioni spagnole, forse anarchiche, nel maggio '37 è sul fronte di Huesca, dove risulta ferito. Il Corpo Volontari Italiani lo dà per caduto sul fronte dell'Ebro nel settembre '38, ma alla fine di quel mese risulta al centro di recupero Cardedeu e nel febbraio '39 nel campo di concentramento francese di Argelès.