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San Bernardino (torrente)

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Torrente san Bernardino Verbania
Torrente san Bernardino Verbania

San Bernardino è un torrente italiano del Piemonte, immissario del lago Maggiore, interamente compreso nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Deve il suo nome a un convento francescano intitolato a Bernardino da Siena, edificato nel 1483 e non più esistente, che sorgeva in prossimità della foce del torrente tra Intra e Pallanza, nell'odierno comune di Verbania. Nasce in Val Grande, dall'unione del rio Valgrande e del rio Pogallo (in località Ponte Casletto); il suo bacino imbrifero corrisponde alla Val Grande ed alla val Pogallo ed il suo percorso, compreso quello dei suoi affluenti, è contraddistinto da profonde forre ed orridi. Si immette nel lago Maggiore a Verbania, dove divide i centri abitati di Pallanza ed Intra. Attraversa i comuni di San Bernardino Verbano (che dal fiume prende il nome), Cossogno, Verbania. Il fiume fu utilizzato fino all'inizio del XX secolo per il trasporto tramite fluitazione del legname tagliato in Val Grande e Val Pogallo, attività praticata intensamente nei secoli passati. Le sue acque servirono anche per il procedimento di sbiancamento delle tele prodotte dalle vicine industrie tessili. Il San Bernardino fu utilizzato in passato sfruttando l'energia idrica per le fabbriche che sorgevano lungo il suo corso. Nel 1892 a Cossogno fu costruita, su iniziativa di Carlo Sutermeister, industriale verbanese, la prima centrale idroelettrica d'Italia con distribuzione d'energia, che serviva, oltre alle fabbriche della zona, anche gli abitati di Intra, Pallanza ed altre località limitrofe. In seguito fu costruita la centrale di Rovegro; attualmente sono tre gli impianti idroelettrici in funzione sul fiume. Dal punto di vista sportivo c'è la possibilità di praticare la discesa di alcuni tratti in canoa fluviale. Per quanto riguarda l'aspetto puramente ricreativo, a dispetto della temperatura da torrente alpino, durante l'estate è frequentato per la balneazione, specialmente in località Santino. È praticata la pesca, permessa solo per la trota fario ed al di fuori delle riserve del parco. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Bernardino

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San Bernardino (torrente)
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Torrente san Bernardino Verbania
Torrente san Bernardino Verbania
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Villa Maioni
Villa Maioni

Villa Maioni è una villa d'epoca di Verbania (Provincia del Verbano-Cusio-Ossola). Affacciata sul Lago Maggiore si trova tra le frazioni di Pallanza e Intra poco distante dalla foce del torrente San Bernardino. Il progetto è opera dell'architetto Giuseppe Baroggi, la costruzione fu edificata nel 1925 su incarico di Pietro Maioni, un industriale locale. Nel 1943 la proprietà fu venduta dalla moglie di Maioni al dottor Borgomaneri di Galliate, nel 1977 il comune di Verbania la acquistò per destinarla ad ospitare, dal 1981, la biblioteca comunale intitolata al filosofo Pietro Ceretti. La villa situata in posizione lievemente rialzata, ha forma rettangolare e si sviluppa su quattro livelli, nel seminterrato sono ospitati gli archivi della biblioteca, i tre piani soprastanti sono adibiti a sale accessibili al pubblico e uffici della biblioteca. Al piano rialzato e rivolta verso il lago un'ampia terrazza con balaustra in cemento collega la villa al giardino tramite una scalinata con due rampe simmetriche. La terrazza è parzialmente coperta da un porticato con tre colonne che sostiene un terrazzino al primo piano. L'ingresso principale della villa è invece situato sul lato settentrionale e vi si accede, superando la dépendance, tramite un breve viale alberato. Nell'ingresso è notevole la scala di marmo che porta al piano superiore. L'edificio è situato all'interno di un ampio parco all'inglese (circa 30000 m²) percorso da viali e piantumato con alberi ad alto fusto tra i quali anche specie di pregio. Il parco è percorso da un viale principale a forma di ellisse che si sviluppa intorno alla villa ed è separato dal lago da un muro di recinzione nel quale si aprono due ingressi, uno a est della villa dal quale si accede al parcheggio condiviso con il teatro Il Maggiore e uno rivolto verso il lago e la spiaggia antistante la villa. Tra le essenze spiccano, sulla parte rivolta al lago esemplari di conifere, Cedrus atlantica, Cedrus deodara e Abies nordmanniana. il 25 marzo, in concomitanza con la cinquantacinquesima edizione della mostra della Camelia, è stato inaugurato, presso il giardino di Villa Maioni il parco della Camelia, dedicato a Piero Hillebrand, morto nel 2019. Finanziato con 130.000 euro dal Comune di Verbania, con oltre 320 piante a dimora. Sono state acquistate da tre florovivaisti della zona: Paolo Zacchera della Compagnia del Lago, i fratelli Savioli e Orsola Poggi del vivaio Camelia d’oro a Oggebbio. Dei lavori di piantumazione si è occupata L'azienda Fioribianchi Di Bianchi Salvatore & C. S.n.c.. Carola Lodari, Andar per giardini del Lago Maggiore, Verbania, Tararà, 2011, ISBN 9788886593984. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Maioni

Intra
Intra

Intra è una frazione del comune di Verbania nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. È una delle anime della città, assieme a Pallanza e Suna. Comune autonomo fino al 1939, nel 1927 gli vennero aggregati i comuni di Arizzano Inferiore, Trobaso e Zoverallo, così come Unchio nel 1929. Infine con il regio decreto n. 702 del 4 aprile 1939 vennero uniti i due comuni di Intra e Pallanza sotto il nome di Verbania. Intra oggi è un'importante località del lago Maggiore. È importante anche per i trasporti in virtù dell'imbarcadero passeggeri e trasporto auto per Laveno, e come snodo degli autobus locali e comunali. Grazie alla sua posizione privilegiata il settore turistico è molto sviluppato. È posta nella piana alluvionale dei torrenti San Bernardino e San Giovanni, a due chilometri da Pallanza. Il nome deriva da “intra (flumina)”, ovvero "tra (in mezzo a) fiumi": il San Giovanni e il torrente San Bernardino Abitata probabilmente dai Leponzi, poi dai Romani. Fu nell'alto Medioevo dei conti di Biandrate, che la cedettero nel 1220 al vescovo di Novara, al quale si debbono forse alcune opere di fortificazione, ormai scomparse, sulla riviera. Successi i Visconti, Intra ottenne nel 1393 i propri statuti. Subentrò poi la Signoria dei Borromeo che mantennero la loro influenza anche coi successivi governi della Spagna e dei Savoia. Lo sviluppo industriale si fonda su una plurisecolare tradizione di attivo artigianato. Verso la fine del XIX secolo una deviazione idraulica permise di portare sino agli stabilimenti l'energia elettrica. Centro storico Il centro di Intra è un insieme di viottoli, piccole corti e vicoli che si snodano dal lungolago fino alla basilica di San Vittore. Lungolago È una zona pedonale con castagni, oleandri, magnolie e conifere che parte dal ponte sul fiume San Giovanni fino all'imbarcadero nuovo. Vi sono presenti il monumento ai Caduti di Gaetano Orsolini, il busto allo scrittore e politico Felice Cavallotti, il monumento ai marinai caduti e il busto al pittore intrese Daniele Ranzoni tutti e tre del Troubetzkoy. Basilica di San Vittore Di origine antichissima, forse dei primi secoli dell'era cristiana, rimaneggiata in età romanica e barocca, la chiesa cominciò a prendere l'odierno aspetto dal 1708, con il successivo intervento dell'abate Zanoia, e conclusione in pieno nell'800 (cupola e campanile). Bartolomeo Franzosini vi è stato a lungo tempo Maestro di Cappella tra il XVIII e il XIX secolo. Nel febbraio del 1947 papa Pio XII l'ha elevata alla dignità di basilica minore. Vecchio Imbarcadero Il vecchio imbarcadero di Intra, in ferro battuto, un incrocio tra liberty e neoclassico, si affaccia su piazza Ranzoni (ex piazza Mazzini), la principale del centro, che include anche il monumento a Francesco Simonetta, opera di Giulio Bergonzoli. Chiuso e sostituito dal nuovo imbarcadero della località verbanese, dove attraccano i traghetti per Laveno sulla sponda lombarda, e i battelli del trasporto pubblico del Lago Maggiore, adesso ospita un ristorante con vista lago. Chiesa di San Giuseppe nel XII secolo è documentata sul luogo una chiesa di Santa Maria in Agro, andata poi in rovina. Venne ricostruita, con dedica a san Giuseppe, nel Cinquecento, assumendo le forme attuali nel Settecento Storicamente legata, per le proprie comunicazioni, alla navigazione sul Lago Maggiore, fra il 1910 e il 1946 la città ospitò anche una stazione della tranvia Intra-Omegna e il capolinea della ferrovia Intra-Premeno. Approfondimenti (LA) Statuta burgi Intri, Pallantae, et Vallis Intrascae, Milano, 1589. Giancarlo Andenna, Castelli di Intra e di Pallanza, in Da Novara tutto intorno, Andar per castelli, Novara, Milvia, 1982, pp. 649-655. URL consultato il 17 maggio 2024. Ospitato su Calameo. Verbania Lago Maggiore Fortunato Tami Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Intra

Chiesa di San Giuseppe (Verbania, Intra)
Chiesa di San Giuseppe (Verbania, Intra)

La chiesa di San Giuseppe è una chiesa cattolica situata a Intra, frazione del comune di Verbania in provincia del Verbano-Cusio-Ossola; è sussidiaria della basilica di San Vittore e fa parte della diocesi di Novara. Sul sito esisteva in origine l'antica chiesa romanica di Santa Maria di Agro (così detta poiché situata in campagna); le sue origini sono ignote, ma è documentata una consacrazione tra il 1123 e il 1151. Priva di fondamento è invece la tradizione che la vorrebbe fondata nel IV secolo dai santi Giulio e Giuliano (una leggenda comune a molte altre chiese della zona), riportata anche in un'epigrafie latina dipinta sotto al portico nel Settecento. Caduta in rovina, verso la fine del XVI secolo venne ricostruita da una confraternita di San Giuseppe, da cui deriva l'attuale intitolazione (un frammento della costruzione romanica è ancora presente nel sottotetto, dietro all'organo). La struttura venne sostanzialmente riedificata nei due secoli successivi, portandola all'aspetto attuale; tra gli interventi, sono da segnalare l'aggiunta della cappella laterale nel 1665 e il rifacimento della facciata nel 1705. Dal 1822 al 1911 accanto alla chiesa venne posto il cimitero di Intra, che sorgeva in precedenza vicino alla basilica di San Vittore e che venne poi spostato nel luogo attuale. La chiesa è situata ad Intra in piazza Carlo Leone Fabbri, circondata da un piccolo parco urbano. Si tratta di un edificio a navata unica, preceduto da un portico che sostiene la cantoria; sul fianco sinistro, in corrispondenza del presbiterio, emerge il volume ottagonale della cappella laterale. Nell'altare maggiore è inglobata un'ara latina tratta da un altare dedicato al dio Silvano da un tal T. Stazio Marciano, databile al I o al II secolo. Le mappe della memoria, Comune di Verbania, 2004. Mario Bertolo, Verbania: città nuova dalla storia antica, vol. 2, Novara, 1988. Pino Spinelli e Antonello Vincenti, Monumenti e ambienti del territorio storico di Verbania, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1969. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giuseppe

Istituto Lorenzo Cobianchi
Istituto Lorenzo Cobianchi

L'Istituto d'Istruzione Superiore "Lorenzo Cobianchi" è un'istituzione scolastica con sede a Verbania, istituito nel 1886 con Regio Decreto ed è dedicato all'imprenditore Lorenzo Cobianchi, deputato nel Parlamento del Regno di Sardegna e sindaco di Intra per 3 mandati. Rappresenta il più importante polo formativo di istituzione secondaria di secondo grado per la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Lorenzo Cobianchi redigendo il proprio testamento il 15 luglio 1874, lasciò come volontà personale la creazione di una scuola di Arti e Mestieri ad Intra, portante il proprio nome, su modello di una scuola già esistente a Biella. In quel periodo storico fu il primo privato ad elargire lasciti in favore dell'istruzione: seguirono il suo esempio Giuseppe Omar a Novara (1895) e Ferdinando Bocconi con l'Università commerciale Luigi Bocconi (1902). Con la morte del politico, nel settembre 1881, la moglie Luisa Brielli e i nipoti Ernesto Casana e Giovanni Grugnola, si misero all'opera affinché l'opera di Lorenzo Cobianchi potesse nascere; con il Regio decreto 4 giugno 1882 venne riconosciuto L'Ente Morale Fondazione Cobianchi, mentre con un Regio Decreto del 21 febbraio 1886 venne riconosciuta la Scuola professionale L. Cobianchi, la quale aveva già iniziato ad erogare i corsi dal 4 gennaio del medesimo anno; i corsi attivati erano biennali nel campo meccanico e tintoria chimica, ai quali si accedeva come specializzazione post-elementare. Il primo anno scolastico intero (1886/1887) contò 18 iscritti per il corso diurno e 88 per il corso serale. Nei primi 3 anni di fondazione, le lezioni furono svolte in locali messi a disposizione dalla città di Intra. Nel 1889 fu completato l'edificio, nelle quali vennero spostate tutte le lezioni; la struttura, novità architettonica per il tempo, nel 1900 vinse il primo premio all'esposizione universale di Parigi, nella sezione edilizia scolastica. Il 30 agosto 1903 venne inaugurata, dinanzi all'edificio, la statua in bronzo di Lorenzo Cobianchi, opera dall'artista Cesare Villa. Nel 1919 l'Istituto da scuola professionale divenne Istituto professionale e nel 1933 si trasformò in Istituto Tecnico Industriale e assunse la denominazione di Regio Istituto Tecnico Industriale Lorenzo Cobianchi; in questi primi decenni del XX secolo le tre specializzazioni cardini furono Chimica, Elettrotecnica e Meccanica, i tre settori principali della produzione nazionale. L'Istituto acquisiva una fama a livello nazionale e difatti la provenienza degli studenti era su ampia scala (oltre VCO e novarese, gli studenti provenivano dal varesotto, comasco e persino da Sicilia e Puglia), con possibilità di pernottamento in una Casa-Studenti poco lontana della scuola, per coloro provenienti da molto lontano. Nel 1947 nasce l'Associazione Ex Allievi, la quale aveva come scopo la promozione del Cobianchi; dal giugno 1949 al maggio 1952 distribuì ai tesserati, una rivista trimestrale, la quale cessò per motivi economici e l'ultimo convegno dell'Associazione avvenne nel 1971. Tuttavia nel 1987 si riprese l'idea di questo ente e il 29 maggio dell'anno successivo venne convocata una prima assemblea generale; attualmente il raduno Ex Allievi avviene nel mese di ottobre. Nel 1962 aprì una sezione distaccata a Borgomanero, nel 1967 una a Domodossola, ora entrambe scuole autonome. Nel 1971 vennero avviati i corsi di Informatica industriale, mentre nel 1974 presero vita i corsi Linguistico Moderno e Scienze Umane Sociali. Nel 1983 l'istituto venne ampliato con la costruzione di due corpi laterali, nel 1984 nasce l'indirizzo Elettronica, nel 1993 l'indirizzo Scientifico-Tecnologico e nel 1994 l'indirizzo Biologico. A partire dal 2003, tramite corsi serali, vennero erogati corsi universitari (tramite Università degli Studi di Torino e Politecnico di Torino), affini alle scienze chimiche e dal 2006 corsi di Ingegneria informatica ed Ingegneria elettronica; questo progetti durarono alcuni anni, prima di essere dismessi. Il 6 marzo 2009, tramite delibera del Consiglio Regionale ha assunto la denominazione ancora in uso di Istituto d'Istruzione Superiore. A partire dall'anno scolastico 2014/2015 l'indirizzo Scienze Umane Sociali/Liceo delle Scienze Umane viene trasferito al Liceo classico Cavalieri (sempre a Verbania); tuttavia dall'anno scolastico 2018/2019 si avvia l'opzione economico-sociale inerente al Liceo delle Scienze Umane. I corsi attualmente erogati dall'istituto sono 7 (4 tecnici e 3 liceali), aventi 12 classi di indirizzo. Chimica, Materiali e Biotecnologie (articolazioni: Ambientale, Sanitario, Materiali) Elettronica ed Elettrotecnica (articolazioni: Elettronica, Elettrotecnica) Informatica e Telecomunicazioni (articolazioni: Informatica, Telecomunicazioni) Meccanica, Meccatronica ed Energia (articolazioni: Meccanica e Meccatronica, Energia) Liceo linguistico Liceo scientifico (opzione:scienze applicate) Liceo delle scienze umane (opzione: economico-sociale) La scuola possiede attualmente circa 2000 alunni ed è dotata di 59 classi, 6 aule speciali, 32 laboratori, 1 auditorium, 1 aula magna, 1 biblioteca (dotata di circa 19000 volumi), 1 palestra (più l'uso del PalaBattisti per le ore di Educazione Fisica) con circa 200 docenti. L'istituto negli anni è stato promotore di iniziative scolastiche ed extrascolastiche, inerenti molti ambiti: Olimpiadi internazionali della matematica, Progetto Erasmus, concorso di poesia, scambi linguistici-culturali, giochi sportivi studenteschi provinciali, gare di robotica, oltre a tutti i laboratori (Chimica, Biologia, Microbiologia, Meccanica, Informatica ecc.) affini ai corsi didattici. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Istituto d'Istruzione Superiore "Lorenzo Cobianchi" Cobianchi, su cobianchi.it.

Villa San Remigio

Villa San Remigio, è un edificio in stile barocco lombardo. Sorge nel punto più alto del promontorio della Castagnola a Pallanza, all'interno di un grande parco, delimitato a sud dalla chiesa romanica di San Remigio, e a nord dai giardini di Villa Taranto. La villa risale agli ultimi anni del 1800, commissionata dalla pittrice Irlandese Sophie Browne e il poeta e musicista Silvio Della Valle di Casanova. I due coniugi ricevettero in eredità dal diplomatico irlandese Peter Browne, nonno di Sophie, l'intera proprietà sulla sommità della Castagnola, dove tra il 1903 e il 1905, fecero trasformare e ampliare un preesistente Chalet in stile svizzero, dall'architetto Pompeo Azari in una villa in stile barocco lombardo. Nel 1916 venne mutata radicalmente l’estesa tenuta avuta in eredità. Il parco un tempo scosceso e roccioso fu rimodellato con ampie terrazze a giardino. A completa realizzazione del sogno dei due coniugi, che in una lapide esposta all'ingresso proclama che la villa è la realizzazione concreta d'un sogno che avevano iniziato a seguire insieme già da adolescenti, la villa diede ospitalità e ispirazione a Gabriele D'Annunzio, Isolde Kurz, Richard Voss, Georg Brandes, ai pianisti Emil Von Sauer, Wilhelm Kempff, al compositore Hugo Wolf e a Ferruccio Busoni che proprio a San Remigio fu ritratto da Umberto Boccioni. La villa rimase di proprietà della stessa famiglia fino al 1977, quando il complesso venne ceduto dalla Contessa Ester Della Valle Bonacossa, figlia di Silvio e Sophie, alla Regione Piemonte. La villa ha una pianta articolata: caratterizzata da ampi saloni ornati da portali, cornici, camini, soffitti lignei e ricchi arredi. Le sale più importanti sono quella d'armi e della musica; attorno al salone principale sono ubicate la saletta gotica e lo studio umanistico. Elemento distintivo della Villa sono le balconate: poste a nord-est e a sud-est, che guardano il Lago Maggiore, sono sorrette da una galleria in roccia con porticato avente funzione di giardino d'inverno. Le facciate in stile barocco lombardo evidenziano le rilevanti dimensioni del cornicione e dalle finestre sormontate da timpani triangolari e curvilinei. Immersi negli otto ettari di parco ci sono: lo studio d'arte del 1896, le scuderie, la portineria e la cappella di famiglia, costruita sulla scogliera nel 1898, successivamente venduta, ora ospita una dimora privata. Il parco è costituito da giardini a stanze e terrazzamenti, in vari stili, italiano, inglese, medievale e frutteto. Vari stretti passaggi immettono in giardini a tema: delle Ore, della Letizia, della felicità, della Mestizia, delle Memorie ed infine in quello dei Sospiri, che ha al centro l'esedra a mosaico con sette nicchie ornate da statue di divinità mitologiche. Pallanza Verbania Sito ufficiale, su illagomaggiore.com.

Giardini botanici di Villa Taranto
Giardini botanici di Villa Taranto

I Giardini Botanici di Villa Taranto sono un orto botanico situato nell'omonima villa a Pallanza, frazione di Verbania. Il giardino, aperto al pubblico dal 1952, si estende sul versante nordorientale del promontorio della Castagnola che separa i centri abitati di Pallanza e di Intra. Per bellezza e ricchezza di specie è considerato l'arboreto di maggiore importanza in Italia. Nel 1931, lo scozzese Neil Boyd McEacharn, figlio di una facoltosa famiglia di armatori e appassionato di botanica, acquistò la proprietà di quella che era nota come villa "La Crocetta" fatta edificare nel 1870 dal conte Orsetti su progetto di Augusto Guidini, la proprietà nel 1900 passò alla vedova del marchese di Sant'Elia che la cedette a McEacharn. Il capitano aveva letto l'annuncio di vendita sul The Times nel 1930 mentre era in viaggio da Venezia a Londra e d'impulso decise di fermarsi a Pallanza per visionare la proprietà, già esperto di giardinaggio e botanica coltivava da tempo il sogno di allestire un giardino che ospitasse esemplari provenienti da tutto il mondo, anche da ambienti tropicali e subtropicali, le sue proprietà in Inghilterra e Scozia, per questioni climatiche, erano inadatte alla realizzazione delle sue aspirazioni. La villa, collocata nel punto più elevato della proprietà a circa 350 m s.l.m. e 100 metri dal livello del lago, era un edificio a tre piani con tetto mansardato ed una torretta centrale con una guglia, la circondava un giardino all'italiana con numerose statue collocate fra aiuole geometriche, la proprietà si estendeva fino alle rive del lago ma il resto del terreno era praticamente incolto. Sul lato occidentale la proprietà confina con quella di Villa San Remigio all'epoca di proprietà della marchesa Sophie della Valle di Casanova, ottima amica di McEacharn, le due proprietà comunicano tramite un cancelletto. McEacharn iniziò subito la ristrutturazione della villa che venne rinominata Villa Taranto, in memoria di un suo antenato, Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald, che aveva ricevuto da Napoleone Bonaparte il titolo di Duca di Taranto. Il giardino formale venne trasformato in un prato con una fontana centrale. Nel tempo McEacharn acquistò diversi lotti di terreno intorno alla proprietà e ampliò il parco fino all'attuale estensione di 16 ettari. La prima opera fu la costruzione del serbatoio d'acqua, collocato nel pendio sudorientale del giardino e che alimenta il complesso sistema di irrigazione. Nei lavori di sistemazione del parco fu indispensabile la collaborazione di Henry Cocker, esperto giardiniere e autore di alcuni testi sul giardinaggio che, assunto nel 1934, nell'arco di diversi decenni e con un'interruzione di sei anni durante la seconda guerra mondiale completò l'opera di allestimento del parco che venne aperto al pubblico a partire dal 1952 dai mesi di aprile ad ottobre. Ancora prima dell'apertura al pubblico McEacharn aveva allacciato una fitta rete di relazioni con istituti botanici universitari di tutto il mondo allo scopo di scambiare i semi selezionati. Nel 1962 Neil McEacharn donò "il compendio «Villa Taranto» [...] costituito da un complesso di fabbricati e da un parco di circa 16 ettari coltivato a piante e fiori, di valore botanico inestimabile" allo Stato Italiano, McEacharn mantenne l'usufrutto e vincolò la donazione a scopi culturali, scientifici e didattici nel campo botanico. Alla morte di McEacharn (18 aprile 1964) villa e giardino passarono quindi allo stato italiano, la villa non è visitabile e dal 1995 è sede della Prefettura del Verbano-Cusio-Ossola mentre la cura e la manutenzione del giardino è affidata all'Ente Giardini Botanici Villa Taranto. Nella notte del 25 agosto 2012 una violenta tromba d'aria che si è abbattuta sulla zona ha colpito pesantemente il promontorio della Castagnola provocando danni ingenti al patrimonio del giardino botanico. Il bilancio del danni è stato di circa 300 piante sradicate o abbattute, arbusti divelti, attrezzature distrutte, i giardini furono anticipatamente chiusi il giorno stesso e riaprirono solo nel marzo del 2013 dopo un intenso lavoro di messa in sicurezza e ripristino da parte dell'ente e del corpo forestale dello Stato. L'ingresso del parco si affaccia sulla strada di collegamento fra Intra e Pallanza ed è situato di fronte all'imbarcadero (scalo di Villa Taranto). Ancora prima di entrare spicca un notevole esemplare di Quercus coccinea della cultivar Splendens, intorno al parcheggio antistante al cancello di ingresso si trovano una piccola libreria, il bar ristorante e la biglietteria, poco dopo il cancello di ingresso si trova un chiosco per l'acquisto delle piante coltivate nel vivaio del parco. Superato il cancello si accede al viale delle conifere che ospita esemplari provenienti da tutto il mondo, dopo un grande esemplare di abete bianco si incontrano esemplari di Cunninghamia lanceolata, peccio di Likiang, peccio del Caucaso, abete del Caucaso, pino di Monterey, cipresso di Lawson, peccio del Colorado della cultivar Moerheim e della cultivar Koster, Pinus patula, pino di Montezuma e due Sciadopitys verticillata, questi ultimi sono alberi a crescita molto lenta per cui i due grandi esemplari presenti nel viale sono di notevole pregio. Seguono esemplari di sequoia sempreverde, Cryptomeria japonica e alcuni esemplari di abeti di Douglas che circondano una Thujopsis dolabrata. In evidenza una Metasequoia glyptostroboides, albero che si riteneva estinto ma del quale si trovarono degli esemplari in Cina nel 1945 dai quali si ricavarono i semi. Attualmente esemplari Metasequoia glyptostroboides sono diffusi nei principali giardini europei. I due esemplari presenti nel parco furono messi a dimora nel 1949 e 1950. Il lato sinistro del viale delle conifere è caratterizzato dalla presenza di aiuole dove si alternano colorati fiori stagionali. Nella parte finale del viale delle conifere si trova, sulla destra, la valletta delle felci, tra le diverse felci che svernano in serra e che nel periodo d'apertura si intravedono dal viale spiccano gli esemplari di Dicksonia antarctica che McEacharn portò dall'Australia, in seguito arrivarono altre piante dalla Tasmania, nel parco se ne trovano 30 esemplari. Al termine del viale delle conifere si giunge alla fontana dei putti, una vasca quadrilobata su basamento quadrato circondata da aiuole che in primavera ospitano piccole piante da fiore e in estate sono dominate dalle grandi foglie della tropicale colocasia esculenta i cui rizomi vengono ripiantati tutte le primavere. Nei pressi della fontana, in direzione della valletta si trova un'aiuola di Cardiocrinum giganteum, specie originaria dell'Himalaya, poco distante un esemplare di Pterocarya stenoptera. Fronteggiando la fontana, sul lato destro si trova il giardino ribassato, detto anche giardino all'italiana le cui aiuole regolari ospitano colorati fiori stagionali. Proseguendo si incontra il cosiddetto labirinto, un percorso tortuoso che in primavera ospita aiuole con 36 cultivar ornamentali di tulipani per un totale di circa 80.000 fiori in una composizione ideata da McEacharn stesso ed ispirata ai giardini di Keukenhof nei Paesi Bassi. In estate i tulipani lasciano lo spazio a 350 varietà di dahlie che di recente sono diventate un'attrazione del parco nei mesi estivi. Il percorso a tornanti nel labirinto conduce alla serra delle piante tropicali e subtropicali che ospita, fra le altre specie, la Victoria cruziana, una pianta acquatica originaria del Sudamerica la cui fioritura è un'altra delle attrazioni del giardino botanico. Nel boschetto a destra della serra un esemplare di Emmenopterys henryi, la prima fioritura nel continente europeo di questa pianta si è avuta proprio a Villa Taranto nel 1971. Dalla serra tropicale il percorso procede lungo il viale degli aceri con numerose specie provenienti da tutto il mondo, diverse cultivar di Acer palmatum, Acer japonicum, Acer carpinifolium, una cultivar di acero dedicato a McEacharn è caratterizzato dalla colorazione rossa delle foglie già in primavera. Nei pressi del viale degli aceri si giunge all'area dedicata alle camelie, delle quali sono presenti nel parco circa 450 piante di numerose cultivar a fioritura primaverile e autunnale. La cappella di forma ottagonale dedicata a Sant'Antonio da Padova che si trova in quella zona del parco ospita, in un sarcofago di granito di Baveno, i resti del capitano McEacharn, venne fatta erigere nel 1965 per rispettare il desiderio di McEacharn di essere sepolto nel giardino a cui aveva dedicato gran parte della sua esistenza, le sette vetrate colorate raffigurano i fiori da lui più amati. La cappella si affaccia su una vasca di ninfee ed un sentiero erboso con bordure di piccole piante erbacee a fioritura estiva. Dalla cappella si ritorna sul percorso passando a fianco ad un castagno che ha oltre 400 anni di età integrato nel disegno dei giardini e che fa parte della vegetazione originaria che ha dato il nome all'intero promontorio. Fronteggiando il castagno, sul pendio a sinistra si trova il bosco dei rododendri, pianta particolarmente amata da McEacharn che ne portò numerosi esemplari dalla sua residenza natale in Scozia, il giardino ne ospita circa 100 specie diverse compreso il Rhododendron arboreum, originario dell'Himalaya, fiore nazionale del Nepal e particolarmente amato dal capitano. La varietà di specie permette di avere fioriture da febbraio fino a giugno inoltrato. Il percorso prosegue sul viale delle magnolie, di una di queste, la Magnolia stellata, vennero donati da McEacharn alcuni semi al Windsor Great Park dove si trova un esemplare dedicato al capitano. Tramite una scalinata si raggiunge la parte del giardino che ha richiesto i lavori più imponenti, la cosiddetta "valletta" in cui lavori di scavo hanno ampliato un avvallamento già esistente incanalando l'acqua piovana e rafforzando i pendii con grossi massi di granito, sovrasta l'avvallamento un ponte pedonale in pietra ad arcata unica lungo circa 35 metri che collega il prato antistante alla villa con i giardini terrazzati. All'ingresso della valletta un esemplare di Davidia involucrata piantato nel 1935, nella valletta i banani giapponesi sono riparati dal vento, vi si trovano diverse specie di paulownia tra cui un esemplare della rara Paulownia fortuneii che fiorisce dal 1948, vi sono numerose aiuole di diversi tipi di Hosta, i pendii sono ricoperti piante di Cotoneaster horizontalis intervallate da ginestre dell'Etna. Dalla scalinata della valletta si sbuca nel pianoro dove si trova la villa, qui si trovano aiuole con fioriture stagionali, spicca un giovane esemplare di cipresso del Kashmir. Sulla sinistra l'edificio della biblioteca che ospita la collezione di testi di botanica appartenuta a McEacharn, è accessibile su richiesta per motivi di studio, l'edificio ospita anche gli uffici amministrativi. Superato il ponte si accede ad un pergolato semicircolare che introduce alle vasche delle ninfee e piante acquatiche, sulla sinistra, nei pressi del punto di ristoro un esemplare di Choerospondias axillaris, un albero piuttosto raro nei giardini europei. I terrazzamenti sono tre con numerose aiuole con colorate fioriture stagionali e vasi di piante esotiche che d'inverno vengono custodite in serra, le terrazze sono percorse da sentieri chiusi al pubblico, tra di esse scorre un canale con cascatelle, in cima la statua del Pescatorello riproduzione dell'opera in bronzo dello scultore napoletano Vincenzo Gemito risalente al 1876. Sulla sinistra delle terrazze si trova la vasca del fior di loto che ospita il fior di loto asiatico, pianta che per la tradizione buddista simboleggia la ricerca dell'illuminazione, la fioritura si ha in giugno/luglio. Poco più in altro si trova il cosiddetto giardino blu, una composizione caratterizzata da fioriture di colore blu che si alternano nei mesi. Oltre la vasca del loto si trova il giardino delle eriche con il monumento al capitano McEacharn realizzato dallo scultore ritrattista Gualberto Rocchi. Lasciando sulla sinistra il monumento al capitano si imbocca il viale delle personalità, svoltando a destra si giunge dapprima al giardino palustre con la vasca delle ninfee di forma semicircolare, il piccolo corso d'acqua che la alimenta è costeggiato da felci. Il viale delle personalità è così chiamato perché ospita numerosi alberi donati o interrati da personaggi importanti in occasione di visite ai giardini. Tra di essi spicca un esemplare di Davidia involucrata messo a dimora nel 1938 dall'infante di Spagna Giacomo Enrico di Borbone-Spagna che ha ormai assunto dimensioni ragguardevoli, un Cephalotaxus herringtonii fu messo a dimora dal cancelliere Konrad Adenauer, anch'egli appassionato di botanica, un cipresso di Lawson della cultivar Troubetzkoyana è stato messo a dimora in onore di Paolo Troubetzkoy, scultore russo residente a Ghiffa dove aveva allestito nella villa di famiglia (Villa Ada) un giardino con numerose specie rare, un faggio della cultivar Purple Fountain è stato messo a dimora da Carlo Azeglio Ciampi nel 1985. Un breve viale contornato da diverse specie di aceri conduce in salita ad un edificio in mattoni con ampie vetrate che ospita d'inverno le piante che necessitano di protezione dalle basse temperature. All'interno una piccola collezione di piante carnivore e altre piante originarie dei climi tropicali, spiccano una conifera neozelandese, il Dacrydium cupressinum, uno Psidium cattleyanum proveniente dal Brasile e una pianta di pepe che raramente fruttifica in serra. Nella stagione di apertura viene esposta fuori dalla serra la collezione di piante succulente. Tornando sulla via principale si giunge al tempietto, una piccola edicola che ricopre una vera da pozzo. Nei suoi pressi è stato mantenuto, a memoria dei danni del 2012 un albero sradicato dall'uragano. Il percorso prosegue in discesa lungo i tornanti del belvedere da qui si ha una bella vista sul centro abitato di Intra e sulle montagne circostanti. La scala delle anfore permette di abbreviare il tragitto portando in modo più rapido verso il viale delle conifere. Alla base del pendio si trova, in ambiente riparato e umido, la vasca delle piante acquatiche circondata da felci, hosta e ortensie. Nell'edificio affacciato sul piazzale del parcheggio e che un tempo era l'abitazione del capogiardiniere è ora esposto l'erbario, nelle teche si trova la collezione di flora spontanea del Regno Unito la cui classificazione risale al 1929. (EN) Neil McEacharn, The Villa Taranto: A Scotsman's Garden in Italy, Londra, Country Life, 1954. Mariella Zoppi, Storia del giardino europeo, Firenze, Alinea, 2009, ISBN 978-8860554376. Neil McEacharn, I giardini di Villa Taranto, Terza edizione, Milano, Fabbri, 1980, SBN IT\ICCU\VEA\0040272. Carola Lodari, Villa Taranto, il giardino del capitano McEacharn, Chieri, Allemandi, 1991, ISBN 9788842202899. Carola Lodari, Andar per giardini del Lago Maggiore, Verbania, Tararà, 2011, ISBN 9788886593984. (EN) Charles Quest-Ritson, The English garden abroad, Penguin Books, 1996, ISBN 9780140132267. Villa Taranto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giardini botanici di Villa Taranto Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Giardini botanici di Villa Taranto (IT, EN, FR, DE, ES, RU) Sito ufficiale, su villataranto.it.

Stadio Carlo Pedroli
Stadio Carlo Pedroli

Lo stadio Carlo Pedroli è uno stadio ubicato nella città italiana di Verbania. Maggiore arena scoperta del comune di appartenenza, ha perlopiù ospitato le partite interne del Verbania, principale club calcistico della città, nonché quelle di altri club di vario livello sia suoi antesignani che suoi successori. Il primo campo di calcio in cui l'U.S. Intrese disputò i suoi campionati fu quello di via Monterosso, inaugurato il 18 gennaio 1920 con il taglio del nastro effettuato dalla madrina Maria Angiolini. Il regime fascista, cultore della forma fisica, attraverso il CONI incentivava la costruzione di nuovi stadi. Nel 1928 il sottosegretario e presidente della FIGC on. Leandro Arpinati impartì le direttive per i nuovi stadi, subito recepite dal podestà di Intra Riccardo Lucini, che sollecitò la costruzione di un nuovo campo sportivo proporzionato all'importanza della città, essendo quello esistente su proprietà privata non abbastanza vasto. Lucini individuò un'ampia area verde verso Renco, vicina al cimitero di Intra, per la costruzione dello stadio. Questa soluzione fu osteggiata da una parte dell'opinione pubblica (in special modo dai proprietari dei terreni da espropriare), che riteneva più utile destinare l'area a usi residenziali e proponeva di costruire il nuovo stadio lungo l'argine destro del torrente San Bernardino. Dopo vari ricorsi al prefetto, il podestà Lucini riuscì a imporre la propria proposta e la delibera per l'acquisto del terreno portò la data dell'8 febbraio 1930. All'inizio del 1931 cominciò la costruzione del nuovo Stadio del Littorio, su progetto dell'architetto milanese Paolo Vietti Violi (già autore delle tribune di San Siro e dello stadio di Genova, e dei più famosi ippodromi italiani). La costruzione venne appaltata all'impresa di Carlo Girolzini e per la spianata del terreno vennero asportati circa 33500 metri cubi di terra. Il nuovo stadio venne inaugurato il 13 novembre 1932 alla presenza di Renato Ricci, capo della Gioventù d'Italia e uno dei gerarchi più in vista del Fascismo. Al termine dell'inaugurazione venne giocato l'incontro di Prima Divisione Intra - Monza, vinto dai lacuali per 2-0. Durante la permanenza in Serie C del Verbania Calcio lo stadio, nel frattempo rinominato Campo sportivo comunale o Stadio dei Pini (in virtù del filare di conifere situato sul lato ovest), fu dotato di nuove tribune e di una curva a carattere non permanente, che furono rimosse nei primi anni ottanta. Il 2 maggio 2009 l'amministrazione comunale di Verbania intitolò lo stadio cittadino alla memoria di Carlo Pedroli, direttore sportivo e "anima" della società biancocerchiata per più di venticinque anni. Nell'estate del 2012 il comune di Verbania autorizzò alcuni lavori di riqualificazione dell'impianto sportivo: vennero pertanto poste in opera nuove recinzioni conformi alle normative della Lega Nazionale Dilettanti e il terreno di gioco venne rizollato con un tappeto di erba mista naturale e sintetica denominato Power Grass. Tale ultimo intervento (tra i primi in Italia nel suo genere) venne però effettuato senza contestuali collaudi a norma di legge, finendo per dare luogo a varie problematiche: dal 2012 in poi lo stadio fu infatti più volte giudicato non idoneo alla pratica agonistica dalla commissione impianti della FIGC, mettendo a repentaglio la regolare iscrizione ai campionati delle società cittadine beneficiarie dello stesso; a tale situazione si è via via ovviato mediante l'irrogazione di deroghe normative ad hoc. In relazione a quanto sopra, l'amministrazione comunale di Verbania nel 2015 accusò la maggior società calcistica cittadina di aver proceduto agli interventi di cui sopra in modo non conforme alle procedure legali e beneficiando di autorizzazioni concesse in modo irrituale. Sempre a detta del municipio, il club avrebbe al contempo omesso di pagare regolarmente canoni e bollette, nonché di praticare nell'impianto la regolare manutenzione minima. La situazione venne peraltro complicata dall'esponenziale aumento delle società autorizzate ad operare allo stadio: nel 2015, oltre al Verbania 1959 (peraltro ormai avviato alla cessazione dell'attività e infine sfrattato per morosità), al Pedroli facevano infatti base anche i club dilettantistici Sinergy Verbania, Inter Farmaci Verbania, Virtus Verbania e Accademia Calcio Verbania. Dall'estate 2016 l'impianto è tornato in gestione esclusiva all'amministrazione comunale verbanese; parallelamente sono andate calando le società usufruttuarie (il Verbania "storico" si è infatti disciolto, l'Inter Farmaci - divenuta brevemente Città di Verbania - ha cessato l'attività nel 2018, e la Virtus Verbania - divenuta Calcio Verbania - ha inglobato la Sinergy nel 2017), ma ciò non è bastato per rendere meno critica la situazione infrastrutturale, col campo sempre più dissestato soggetto a problemi di drenaggio. Nell'estate 2019 la risalita in Serie D del Calcio Verbania (frattanto rimasto l'unica società a proclamare continuità con la tradizione sportiva biancocerchiata) ha comportato l'esecuzione di alcuni lavori di ristrutturazione imposti dai criteri strutturali della Lega Nazionale Dilettanti: sono stati ampliati e riconfigurati i locali tecnici (spogliatoi, infermerie, sale di controllo), risanati gli spalti (con riverniciatura, posa di nuove recinzioni e apertura di nuovi accessi) ed è stata costruita una piccola "curva" per le tifoserie ospiti sul lato ovest del campo. A differenza di altri stadi coevi, il Pedroli è stato fin da subito concepito per l'uso prettamente calcistico: attorno al terreno di gioco non vi è la pista d'atletica leggera, né ausili analoghi. Gli spalti constano di due settori: la tribuna centrale sul lato ovest (dotata di copertura e seggiolini individuali, entro la quale sono altresì situati i locali tecnici principali) e la gradinata sul lato est (priva di copertura e serrata tra due basse costruzioni a parallelepipedo, dette colloquialmente "torrette"). L'illuminazione notturna del campo è assicurata da due cluster di riflettori montati su tralicci metallici posti ai lati della tribuna principale. Negli anni di militanza del Verbania in Serie C alle tribune in muratura vennero temporaneamente aggiunte ulteriori gradinate in materiale metallico, in particolare alle spalle dei lati corti del campo (normalmente sprovvisti di spalti). Nei primi anni d'esistenza la capienza era di circa 10.000 spettatori, poi progressivamente ridotta (complici l'introduzione di più stringenti misure di sicurezza e le alterne vicende del calcio in città) a circa 3.000 unità. Le varie ristrutturazioni effettuate non hanno intaccato la fisionomia dell'impianto, che ha mantenuto le originarie caratteristiche architettoniche di stampo razionalista, le quali sono particolarmente evidenti sull'ingresso monumentale di via Farinelli: una sorta di piccolo arco trionfale in cemento armato intonacato, con le cancellate metalliche rette da due colonne a forma di Fascio littorio (le asce sono state rimosse a seguito della Liberazione) e un largo frontone recante iscritta l'intitolazione della struttura. Nel 1959 vennero aggiunte all'intonaco bianco delle fasce decorative nei colori blu-giallo-rosso, in modo da richiamare i colori sociali del Verbania. Verbania Sportiva Associazione Sportiva Dilettantistica Calcio Verbania Verbania Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stadio Carlo Pedroli Stadio - verbaniacalcio.it (archiviato il 9 set 2012)

Chiesa di Madonna di Campagna (Verbania)
Chiesa di Madonna di Campagna (Verbania)

La chiesa di Madonna di Campagna sorge a Verbania in una zona oggi compresa nella frazione di Pallanza, ma che all'epoca era una zona isolata, vicina ai centri originali di Pallanza e Suna. Nel XIII secolo era la sede di una cappella chiamata Santa Maria de Agro, nella quale era conservato un affresco dedicato alla Madonna del Latte che attirava molti pellegrini. Nei pressi della cappella, nei vicino al fiume San Bernardino, che all'epoca compiva una grande ansa e scorreva molto più vicino alla chiesa che adesso, c'era anche un lazzaretto per i poveri e i malati. La zona era isolata, fuori dal centro abitato posta lungo la strada che portava ad un guado sul fiume San Bernardino posto un paio di chilometri più a monte del fiume. Nel XVI secolo gli abitanti di Suna decisero di ricostruire la chiesa per trasformarla in santuario. I lavori affidati all'architetto Giovanni Beretta da Brissago, secondo una pietra dell'abside, iniziarono nel 1519 e furono completati nel 1527. La data di inizio costruzione del 1519 contrasta però con quella del permesso del vescovo di demolire la chiesa precedente che risale invece al 1525. Della struttura precedente fu mantenuto solo il campanile, risalente probabilmente al 1075. Costruita dai Canonici di San Vittore e concessa come prebenda ad uno di essi, venne poi affidata a sacerdoti con cura d'anime. Venne consacrata solo nel 1547, vent'anni dopo il completamento. Nel 1572 il cardinale Giovanni Antonio Serbelloni, nella sua qualità di vescovo di Novara decise che la chiesa dovesse fungere da sede della parrocchia sia di Suna che di Villa di Pallanza e che dovesse essere condivisa dai due parroci. La coabitazione tra le due comunità divenne presto molto difficile, ma la situazione si trascinò fino al 1822 quando il cardinale Giuseppe Morozzo Della Rocca, anch'esso vescovo di Novara decise di assegnare una chiesa succursale alla parrocchia di Villa di Pallanza e la chiesa di Madonna di Campagna sarebbe rimasta parrocchiale di Suna fino alla costruzione in detta località di un altro edificio. Riconosciuta monumento nazionale è una chiesa in stile rinascimentale progettata nella prima metà del XVI secolo da Giovanni Beretta da Brissago in luogo di un preesistente edificio romanico, di cui è rimasto solo il campanile, è stata terminata nel 1527. È suddivisa in tre navate, con un tiburio ottagonale a loggiato. All'interno della cupola sopravvivono affreschi della metà del XVI secolo di influenza gaudenziana, già assegnati alla bottega valsesiana dei Cavallazzi, mentre le pitture che ornano i pennacchi e le lunette che sovrastano gli archi ai lati del presbiterio, le tre absidi e le campate terminali sono state realizzate da Carlo Urbino e Aurelio Luini a partire dal 1575. La cappella dedicata alla Madonna delle Grazie, che ospita un affresco quattrocentesco, è decorata con stucchi e dipinti di Camillo Procaccini (realizzati tra 1594 e 1596). Il coro ligneo nell'abside centrale (1580/1582), il pulpito e il ciborio ligneo del fonte battesimale (realizzati intorno al 1584) sono opera dell'intagliatore vigezzino Giovanni Andrea Merzagora. Imponente l'organo di Alessandro Mentasti, costruito nel 1892 e restaurato da Mascioni nel 1990, sopra l'ingresso principale.. L'area di fronte alla chiesa, prima in un luogo agreste, fu destinata fin dagli anni trenta a zona industriale con il complesso che nel dopoguerra divenne Rhodiatoce Paola Giacometti, Madonna di Campagna, Milano, Alberto Libraio Editore, gennaio 2011. Stefano Martinella, Due commissioni di Giovanni Andrea Merzagora e qualche considerazione su alcuni altari lignei di secondo Cinquecento nel Verbano, in "Verbanus", 34, 2013, pp. 41-60. Stefano Martinella, Fermo Stella, Giovanni Maria De Rumo e «tre anchone vecchie». Appunti sulla prima decorazione della Madonna di Campagna, in "Verbanus", 36, 2015, pp. 11-30. Stefano Martinella, Carlo Urbino e Aurelio Luini alla Madonna di Campagna a Verbania, in Un seminario sul Manierismo in Lombardia, a cura di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, Milano, Officina Libraria, 2017, pp. 125-138. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Madonna di Campagna Voce sul sito Il lago Maggiore, su illagomaggiore.com. Voce su portale ufficiale del turismo a Verbania, su verbania-turismo.it (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2006). Scheda su sito CHIESE ROMANICHE E GOTICHE DEL PIEMONTE, su isper.org. URL consultato il 7 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2013). scheda su www.verbanensia.org, su verbanensia.org.