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Parco regionale Campo dei Fiori

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Il parco regionale Campo dei Fiori è un'area naturale protetta sita nella provincia di Varese, in Lombardia. Istituito nel 1984 con la legge regionale n.17 del 19 marzo 1984, si estende essenzialmente sui territori occupati dal Massiccio del Campo dei Fiori e dal Massiccio del monte Martica. Il Parco è delimitato a Nord e a Nord-Ovest dalla Valcuvia, ad Est dalla Valganna e a Sud dalla città di Varese e dalla strada statale che conduce a Laveno-Mombello. I due massicci sono separati dalla Val di Rasa che unisce la Valcuvia alla Valle dell'Olona.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Parco regionale Campo dei Fiori (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Parco regionale Campo dei Fiori
Sentiero Panoramico, Comunità Montana Valli del Verbano

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Latitudine Longitudine
N 45.868889 ° E 8.774444 °
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Sentiero Panoramico
21025 Comunità Montana Valli del Verbano
Lombardia, Italia
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Luoghi vicini

Grotte del Campo dei Fiori

Grotte del Campo dei Fiori è il nome di un sito di interesse comunitario e zona speciale di conservazione della rete Natura 2000 situato in provincia di Varese. Occupa una superficie di 894 ha compresa all'interno della zona di protezione speciale denominata Parco regionale Campo dei Fiori e dell'omonimo parco regionale. Il sito si estende nelle porzioni settentrionali dei comuni di Barasso, Cocquio Trevisago, Comerio, Gavirate, Luvinate e Varese, in un territorio quasi interamente boscoso sul versante meridionale del Campo dei Fiori. Il sito è caratterizzato da particolari tipi di habitat connessi alla presenza di carsismo, sia a livello epigeo, con campi solcati e doline, che ipogeo, con numerose grotte. All'interno del sito è inoltre presente una sorgente collegata al fenomeno carsico attiva tutto l'anno: la Fontana del Ceppo. Nel sito sono presenti sette habitat di interesse comunitario che occupano una superficie complessiva di 161,71 ha, pari al 18% della superficie complessiva dell'area protetta: Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* notevole fioritura di orchidee) Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica Grotte non ancora sfruttate a livello turistico (per un totale di 86 grotte) Faggeti dell'Asperulo-Fagetum Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (AlnoPadion, Alnion incanae, Salicion albae) Boschi pannonici di Quercus pubescens Non sono presenti specie vegetali considerate di interesse comunitario, né specie rare o minacciate. Nel sito sono segnalate complessivamente un centinaio specie di interesse comunitario. Tra queste si trovano i rapaci astore, sparviero eurasiatico, poiana comune, gheppio comune e allocco (è segnalato inoltre un esemplare di falco pellegrino), i passeriformi il codibugnolo, cardellino, verdone comune, rampichino comune, merlo acquaiolo, pettirosso, ballerina bianca, ballerina gialla, cincia mora, cinciarella, cincia dal ciuffo, cinciallegra, cincia bigia, cincia bigia alpestre, codirosso spazzacamino, luì piccolo, ciuffolotto, fiorrancino, regolo comune, verzellino, picchio muratore, capinera e scricciolo comune e i picidi picchio rosso maggiore, picchio nero e picchio verde. Altre specie di interesse comunitario che qui nidificano per la riproduzione sono i rapaci nibbio bruno e falco pecchiaiolo, gli apodiformi rondone e rondone maggiore, i passeriformi lucherino, balestruccio, canapino, rondine comune, pigliamosche comune, rigogolo, luì bianco, luì verde, beccafico e sterpazzola. Si trovano poi il torcicollo e la beccaccia. È infine segnalata una coppia di bianconi. Tra i mammiferi considerati di interesse comunitario si trovano tre specie di pipistrelli: vespertilio di Bechstein, vespertilio di Capaccini e vespertilio smarginato. La presenza di numero grotte consente la presenza di numerose altre specie di chirotteri: serotino comune, vespertilio di Daubenton, vespertilio di Natterer, nottola minore, pipistrello albolimbato, pipistrello nano, orecchione comune, orecchione alpino, molosso di Cestoni. Altri mammiferi presenti sono il capriolo e il cervo nobile tra gli ungulati, faina, martora, donnola e tasso tra i mustelidi, e infine crocidura minore, toporagno comune, riccio comune, moscardino, ghiro e scoiattolo comune. Sono presenti l'orbettino, il saettone, il biacco, l'aspide, il ramarro occidentale e la lucertola muraiola. Un'unica specie anfibia presente nel sito è considerata di interesse comunitario: il tritone crestato italiano. Le altre specie presenti sono il rospo comune, la rana agile, la rana alpina e la salamandra pezzata. È segnalata la presenza di un'unica specie ittica, lo scazzone, che è considerata di interesse comunitario. Tra gli invertebrati di interesse comunitario vi sono tre specie di insetti, cerambice della quercia, falena dell'edera e cervo volante, e un crostaceo, il gambero di fiume Tra gli altri insetti, sono da segnalare anche Duvalius ghidinii e Maculinea arion. (EN) Grotte del Campo dei Fiori, su Sistema informativo europeo della natura - Common Database on Designated Areas, EEA.

Museo Baroffio e del Sacro Monte
Museo Baroffio e del Sacro Monte

Il Museo Baroffio e del Santuario del Sacro Monte sopra Varese è uno dei musei lombardi di più antica fondazione, venne, infatti, inaugurato originariamente nell'agosto del 1900 in locali annessi al Santuario del Sacro Monte di Varese. L'edificio in cui attualmente è esposta la collezione venne inaugurato nel 1936 grazie ai lasciti del barone Giuseppe Baroffio dall'Aglio, da cui il museo prende il nome, con un allestimento curato da Lodovico Pogliaghi. Dopo una chiusura quasi decennale è stato riaperto nel dicembre 2001, grazie alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte. Al patrimonio storico-artistico legato a Santa Maria del Monte, Patrimonio dell'Umanità UNESCO dal 2003, si uniscono la collezione del barone Giuseppe Baroffio Dall'Aglio e la sezione d'arte sacra del Novecento donata da monsignor Pasquale Macchi, arciprete del santuario e già segretario di Papa Paolo VI. La visita in museo consente di tuffarsi nella storia del Sacro Monte di Varese, con alcuni capolavori dell'arte lombarda, come la scultura raffigurante la Madonna con Bambino (1196 circa) di Domenico e Lanfranco da Ligurno, le miniature di Cristoforo de' Predis (1476) o i tessuti donati da Ludovico il Moro (1494 – 1495) e contemporaneamente di volare lontano, sulla scia delle tante opere fiamminghe e olandesi o verso alcuni protagonisti dell'arte italiana ed europea del XX secolo, come Guttuso, Sironi, Bodini, Matisse e Rouault. Il museo conservava uno studio preparatorio del Bacco di Leonardo da Vinci, rubato nel 1974.